Pubblichiamo volentieri la testimonianza di una suora paolina coreana, Triphonia, che in modo semplice e diretto ci racconta come ha conosciuto il lavoro dei Gruppi e come è stata aiutata nella sua vocazione.
Lo scorso anno erano quasi 40 gli iscritti ai corsi Darsi Pace dall’estero, per la maggioranza in Europa, ma anche una decina sparsi tra America Latina, Asia e Africa.
La distanza linguistica e culturale con un paese come la Corea può sembrare insormontabile, ma la testimonianza di suor Triphonia ci dimostra che il nostro metodo di lavoro e di incarnazione della fede cristiana può arrivare molto lontano.
Nella foto ci sono 5 sorelle paoline, tutte praticanti dei Gruppi Darsi Pace: da sinistra sr. Triphonia, autrice del testo, poi sr. Marta, sr. Generosa, sr. Micaela, sr. Juliana.
Buona lettura!
Sono lieta di scrivere la mia esperienza nei Gruppi Darsi Pace.
Quando sono entrata nella congregazione paolina, pensavo di vivere bene.
Ma quando sono sorti problemi relazionali con una mia consorella, ho avuto tanta difficoltà ad accoglierla e a perdonarla. In quel momento ho ignorato i miei sentimenti di odio e disagio verso le altre sorelle e ho rifiutato un rapporto profondo con le persone con cui avevo qualche difficoltà. E ho vissuto esternamente bene come se non ci fosse nessun problema.
Ma poi le difficoltà relazionali con altre consorelle si ripetevano sempre nello stesso modo. Non riuscivo a capire veramente la radice del problema relazionale e non sapevo come affrontarlo.
Anche la mia preghiera non funzionava. Ora capisco il perché. In quel momento pregavo nello stato egoico, giudicando gli altri e non ascoltando né il mio cuore profondo né la voce dello Spirito Santo.
Nel 2013 ho frequentato gli esercizi spirituali di un mese, guidati per le sorelle paoline coreane da suor Bernarda Cadavid, che seguiva il corso di Darsi Pace. Durante gli esercizi le ho chiesto un aiuto per cercare di risolvere o almeno di conoscere la causa dei miei problemi relazionali. Alla fine degli eserecizi, sr. Bernarda mi ha consigliato di seguire Darsi Pace, insieme alle altre sorelle che conoscevano l’italiano.
Così, ho cominciato a seguire Darsi Pace, con anche altre 6 sorelle. Però, a causa dei numerosi impegni, solo tre sorelle hanno continuato il percorso. Una di queste non conosceva bene l’italiano. Quindi un giorno mi ha chiesto di tradurre la lezione di Darsi Pace. Per aiutarla ho cominciato a prendere gli appunti ascoltando i video degli incontri nel sito riservato della nostra annualità. Seguendo le lezioni, abbiamo sentito la necessità di fare insieme i lavori di liberazione interiore, quindi prima io e altre due consorelle abbiamo cominciato di condividere i nostri cammini almeno una volta al mese.
Il metodo è questo: ascolto la lezione di Darsi Pace prendendo gli appunti in coreano e li consegno alle altre 2 sorelle. Loro li leggono e studiano facendo la pratica e gli esercizi. Poi ci raduniamo una volta al mese o ogni due mesi, per raccontare e condividere le modalità in cui abbiamo fatto la pratica e i lavori di auto conoscimento. Ci chiediamo inoltre se c’è qualcosa che non è risultato chiaro durante lo studio e la pratica e ci aiutiamo a sciogliere i dubbi e le difficoltà. In questo modo procediamo sul percorso di Darsi Pace.
La nostra condivisione è molto ricca ed anche la nostra esperienza è piena di grazia, gioia e consolazione. Questo cammino di Darsi Pace ci aiuta non solo nella vita spirituale, nella liberazione interiore, ma arricchisce anche la vita comunitaria. Sappiamo che il percorso non è facile e ci vogliono molta pazienza e umiltà. Ma sperimentiamo piano piano uno stato relazionale più integro e ricuperiamo una relazione più profonda e autentica con il Signore e con il prossimo. Inoltre, stiamo imparando la vera preghiera relazionale con il Signore.
Ora altre due consorelle sono entrate nel nostro gruppo. Perciò siamo in 5, come potete vedere dalla foto.
Questo cammino mi ha dato grande luce e mi ha aperto una via per realizzare la vita cristocentrica.
Il fondadatore della Famiglia Paolina, il Beato Giacomo Alberione ci ha consegnato una spiritualità molto alta, sintetizzata nelle parole di San Paolo: “Non sono io che vivo, Cristo vive in me”.
Quindi sono molto felice perché Darsi Pace mi aiuta ad essere una vera paolina e mi fa vedere come si può camminare per realizzare la nostra spiritualità paolina. Per questo vi ringrazio molto. Prego il Signore per voi tutti perché vi dia la sua grazia e accompagni sempre questo cammino di Darsi Pace.
Grazie mille e con tanto affetto!
sr. Triphonia Kim, Seoul, Corea.
Questa testimonianza di suor Triphonia a me allarga il cuore.
Nessuno di noi è immune dalle difficoltà nelle relazioni, specie quelle con le persone più vicine. Nessuna appartenenza religiosa o scelta di vita e di fede ci risparmia da questa fatica, anzi.
Siamo tutti lí, nonostante età ed esperienze diverse, nonostante viviamo in luoghi lontani e parliamo lingue differenti.
Se scendiamo nel cuore della nostra esperienza umana siamo tutti sofferenti e vulnerabili.
Lo straordinario del lavoro di Darsi Pace per me è che riparte sempre da questo, con un metodo semplice ma veramente efficace, se ci facciamo umili e desiderosi di rinascere in questa nuova forma di umanità.
Cara suor Triphonia, le tue parole mi trasmettono proprio questa umiltà e questo impegno fiducioso e operoso.
Grazie, un abbraccio a te e alle tue consorelle!
Antonietta
Carissima suor Triphonia, ho letto con molto interesse e gioia la tua testimonianza, sono anch’io una religiosa, una suora della Carità di S. Giovanna Antida Thouret e sono una praticante di Darsi Pace da dieci anni. Mi sento profondamente in sintonia con la tua testimonianza e ti confermo che il metodo e l’esperienza nella sua globalità mi hanno aiutato a rileggere e verificare il mio cammino, a rilanciare con maggiore consapevolezza, metodo e convinzione il processo di liberazione interiore, di conversione e di rigenerazione. Ti confesso che per me la cosa più ardua è stata ed è passare continuamente dalla pratica volontaristica a quella iniziatica, come pure accettare serenamente le continue oscillazioni tra uno stato e l’altro dell’Io. E’ fare pace con la propria fragilità e vulnerabilità, scegliere la via dell’umiltà sperimentando continuamente che Gesù è il nostro unico Salvatore.
Come tu dici, questo cammino non si sovrappone o entra in conflitto con la spiritualità e il carisma della propria Congregazione, ma aiuta realmente a purificarli, a viverli con più pienezza, proprio nella modalità iniziatica, ovviamente nella continua dinamica del già e del non ancora!
Ho goduto nel sentire che state facendo questo cammino come comunità o comunque come gruppo che condivide, io ho il rammarico di non essere riuscita a trasmettere alle altre la voglia di fare un cammino comunitario, ma ho potuto solo coinvolgere qualche altra sorella per aderire a darsi pace. I tempi di Dio non sono i nostri tempi…. mi dò pace!…
Grazie della tua testimonianza e buon cammino in questa avventura dello Spirito.
sr Maria
Grazie di cuore, care amiche coreane, l’esperienza di tante religiose e di tanti religiosi, che rinnovano la loro fede anche grazie ai nostri metodi, mi riempie sempre di gioia, e mi conferma sulla validità del nostro cammino. La relazione continua tra le diverse forme di vita e i diversi carismi ci arricchisce tutti, mostrando come per davvero lo Spirito sia Uno, e al contempo molteplice, policromo, e polifonico. Un abbraccio, in attesa di vedere Darsi pace tradotto in coreano…. Marco
Cara suor Triphonia, ascoltare le tue parole mi regala gioia, mi fa sentire accanto a te nella difficoltà relazionale che vivi e nel desiderio di una preghiera più autentica.
Condividere le nostre fragilità senza vergogna come facciamo nei Gruppi Darsi Pace, sia durante i corsi che negli incontri territoriali, è un dono davvero prezioso, possiamo osservare lo stato di alienazione che caratterizza la nostra condizione sulla terra, ma anche ascoltare senza interferenze la Presenza che ci chiama a Sé tirandoci fuori dalla separazione e trans-locandoci nella sfera spirituale divina in cui gli occhi si aprono e la trama della relazione non presenta strappi né cuciture.
Mi commuove sentire la sua azione instancabile e guardare i suoi occhi compassionevoli e misericordiosi.
Grazie di cuore e un abbraccio a te e alle tue consorelle, Giuliana