Nel marzo scorso ho scritto il post:”La politica prima di DarsiPace?”.
Molti amici hanno fatto riflessioni vere e profonde, piene di travaglio ma anche di speranza.
Il 12 ottobre Marco Guzzi scrive su Facebook “Essere nello Spirito significa essere nell’Unità…”.
Ai cinquecento assetati di acqua viva venuti a festeggiare il XX° di vita di DarsiPace abbiamo aperto le braccia senza chiedere prima nessuna dichiarazione di adesione a qualcosa.
Per praticare il percorso iniziatico in DarsiPace è sufficiente la disperazione per l’insostenibilità della vita in questi tempi finali, per cui uno può essere:
- credente o ateo; cristiano o buddista o credente nella stregoneria;
- operaio o docente universitario, ricco o povero;
- sposato o risposato, eterosessuale o omosessuale, carnivoro o vegano;
- di sinistra o di destra, “politicamente corretto” o identitario e sovranista.
L’accenno ad alcune possibili diversità l’ho finalizzato a quelle riguardanti la politica.
Mi sembra che in questo campo esse siano un nodo complicato per i praticanti di DarsiPace, ed è faticoso il confronto che è emerso in varie occasioni.
Restare nell’unico contenitore iniziatico appartenendo a diversi contenitori politici può indurre alcune incertezze ed anche prese di distanza.
Penso che tutti, io per primo, specialmente davanti alla politica, siamo naturalmente inclini ad avere l’automatismo dell’attaccamento alla parte politica cui abbiamo aderito e della ripulsa della parte politica avversaria, ma vedo questa condizione come una possibile “palestra” in cui allenarci ad applicare alla politica quanto stiamo apprendendo come iniziati o inizianti.
Constatiamo che è diffusa la giusta attenzione a non rifiutare il diverso, ed anzi ad accettare chi è “altro” come una ricchezza: se questo vale per i colori della pelle diversi, per le religioni diverse, per chi ha lingue e stili di vita diversi, credo che a maggior ragione debba valere per chi ha fatto scelte politiche diverse all’interno dello stesso percorso che è sempre più frequentato e numeroso.
E’ impossibile, e sarebbe noioso, che siamo tutti monolitici e omologati ed appiattiti o sul PD o sui Cinque stelle o su Salvini e Meloni: ma soprattutto il nostro è in sé stesso un lavoro politico profondo e potente, ma non siamo un partito.
A noi interessa relativamente delle sette prossime elezioni regionali anche perchè saremo inondati per mesi e mesi di talk show televisivi estenuanti, con sondaggi che anche quando sono veri diventano più importanti dei ragionamenti, mentre i “like” tendono a sostituire la riflessione.
Ma poi gli esiti elettorali, pur importanti, sono effimeri e vanno presto nel dimenticatoio.
A noi interessa la linea degli eoni che vengono da lontano e puntano lontano.
Tra il tanto crollare in questi tempi finali, dopo che sono quasi crollate le ideologie, l’ottimo sistema liberaldemocratico si sta indebolendo, le masse perdono interesse per la politica e i partiti sono in grande confusione e con bassa credibilità.
Verrebbe da dire :”Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”, e noi non disperdiamo tempo ed energie che dobbiamo investire sulla radice delle questioni e sulle precondizioni necessarie per coniugare la rivoluzione democratica con la conversione personale.
Per questo è necessario continuare a ricercare quali sono le ragioni profonde della crisi della politica che trascina con sè la crisi della democrazia classica.
Caduto il comunismo, in Europa occidentale è venuta meno la necessità del bipolarismo e sono nati tanti partiti con conseguenti gravissime crisi di governabilità: sono emblematiche le crisi del Belgio che per due anni non riusciva a mettere in piedi un governo, del Regno Unito con la Brexit, della Spagna che ha votato 4 volte in 4 anni ed oggi è più ingovernabile di prima.
L’11/11/19 l’Achille Ochetto della Bolognina, commemorando in tv la caduta del Muro di Berlino, parla del “male oscuro” della sinistra: la divisione, la separazione, la frammentazione suicidaria.
E’ la proiezione a livello politico dell’io scisso, dell’io egoico-bellico che si separa, ed è dia-bolico.
Successivamente poi si è sviluppato il fenomeno nuovo e destabilizzante della globalizzazione. Essa provoca in tutti gli Stati una perdita di sovranità con conseguente perdita di identità che spiega anche le crisi delle sinistre, riformiste e radicali, che vanno sciogliendosi come i ghiacciai.
Le liberal democrazie cedono il passo alle democrazie illiberali che, attenzione, non sono fascismo.
In Italia c’è una maggioranza di elettori che opta per partiti che propongono democrazie illiberali con riduzione della rappresentatività a favore di maggiore governabilità ed efficienza.
Non è questa la sede di approfondimenti, ma per capirsi sia la Lega che il M5S guardano con grande attenzione alla Russia di Putin.
Se a queste due forze aggiungiamo Fratelli d’Italia che vuole l’elezione diretta dei Presidenti capiamo la tendenza verso istituzioni “forti”, anche se sempre attraverso elezioni democratiche.
La spinta illiberale non nasce solo da Putin e Trump, e nemmeno da Grillo/Casaleggio che vorrebbero il “mandato imperativo” di sovietica memoria, o da Le Pen e Salvini, ma dall’esperienza esistenziale degli individui, dalla loro insicurezza lavorativa ed economica e da quella riguardante le identità o nazionali o religiose o politiche.
G. Cominelli ricorda che Sartre diceva:”L’enfer c’est les autres”, e questo ci dice che i cattivi maestri hanno cominciato già nel secolo scorso ad instillare la paura dell’altro, la paura di stare nella società.
Quelle paure sono passate dai romanzi e dal teatro e dai films alla società: liberata dal trinomio “Dio, Patria,Famiglia” essa non ha trovato altri fondamenti solidi ed è dilagato il nihilismo.
E purtroppo il nihilismo depressivo produce politica senza speranza e plasma le culture politiche e i partiti: ne è un indicatore la quasi scomparsa della militanza politica sostituita da caricaturali comunicazioni social che spesso sono solo sfogatoi.
In DarsiPace impariamo bene nel percorso quanto conti e quanto pesi, ben prima dell’assetto economico giuridico e politico, la condizione personale con la sua disperazione, e quanto sia prioritario ed “indispensabile”lavorare sulla conversione personale per far crescere degli iniziati che attivino una rivoluzione democratica.
Nell’umiltà di sempre nuovamente inizianti, il nostro lavoro potrebbe dispiegarsi in Unità costituita da pluralismo e libertà.
Carissimo Giancarlo,
perdonami se principio con l’emozione invece che col puro ragionamento, ma sento di volerti bene davvero, per come distendi la questione in modo molto chiaro e limpido, non girando attorno ai punto caldi, che anzi raddensi utilmente in un elenco, a maggior chiarezza. Tu bene-dici, “E’ impossibile, e sarebbe noioso, che siamo tutti monolitici e omologati ed appiattiti o sul PD o sui Cinque stelle o su Salvini e Meloni: ma soprattutto il nostro è in sé stesso un lavoro politico profondo e potente, ma non siamo un partito.”
Credo che in questi mesi si sia compiuto – e si stia compiendo ancora – un percorso anche faticoso, per sentirci veramente liberi nella propria appartenenza politica, senza che una determinata polarizzazione politica venga considerata (nella prassi e nella densità dell’aria che quivi si respira, anche se non dichiaratamente e tanto meno programmaticamente) un segnale, quasi di per sé, di corretta impostazione del cammino spirituale. E’ veramente un terreno spinoso e del resto i commenti anche infuocati al “famoso” e discusso “post dell’aperitivo” che pubblicai a suo tempo, su questo blog (e certe “singolar tenzoni” su Facebook), lo testimoniano e ci rimangono come sprone per un lavoro comunitario e personale.
La ulteriore familiarizzazione con una vera pluralità di polarizzazioni politiche (delle quali ricercare, però, sempre la ragione e non la contrapposizione) può essere, io penso, preludio di una ulteriore fioritura di Darsi Pace a livelli incredibili, recuperando anche alcune persone che – a torto o ragione – si sono allontanate per una percezione faticosa dell’elaborazione del livello politico, in una associazione che rimane preziosissima e compie, così mi pare, un lavoro vivo e paziente e luminoso nello “scavare” un ambito di reale vivibilità nel presente universo. E verso la quale conservo profondo affetto e un innegabile debito di gratitudine.
Grazie!
Marco, amico caro,
grazie per il regalo del tuo affetto, che è reciproco, perchè per noi la persona è il bene prioritario.
Vedo un valore nuovo nel nostro ascoltarci in modo empatico anche sulla “spinosa” tematica politica, dove abbiamo posizioni diverse ma le non vogliamo affrontare con il criterio “amicus-hostis” che è proprio del “mondo”, ma con quello della fraternità.
Considero il nostro dialogo un esperimento perchè noi, per la nostra piccola ma significativa parte, abbiamo la Grazia e la responsabilità del messaggio messianico arricchito da esperienze culturali forti, che cerchiamo di applicare qui ed ora anche al disperato e caotico mondo della politica. Possiamo fallire, ed accoglieremo in pace anche questo, ma io la vedrei come una occasione persa e sentirei di portarne responsabilità.
La riflessione scaturita dal tuo post sull’aperitivo ( ma non dispongo della la parte su Facebook), non ha visto né delle ipocrisie né dei “vaffa”, ed è stata dolorosa ma nella chiarezza.
Noi inizianti, dentro o fuori DarsiPace poco importa, siamo potenzialmente in grado di stare nella complessità e nella difficoltà senza la comoda ma fallimentare scorciatoia, che ci tenta tutti, di tagliare un corno della contraddizione.
Io ho come “stella cometa” l’enciclica “Caritas in veritate”, strumento disponibile per ciascuno di noi e in grado di svelenire la politica e di lanciarci in una creatività entusiasmante.
Ti abbraccio, GianCarlo
Nella mente si alternano vari pensieri:
Leggo l’Articolo 3 della Costituzione
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
E penso:
Al grido “Ce lo chiede l’Europa” questi ostacoli sono diminuiti o aumentati?
Quali partiti hanno assecondato e stanno assecondando queste richieste?
Questa è una distinzione che è necessario fare?
Il metro di giudizio è quello corretto?
Però leggo nel post di Giancarlo:
“In DarsiPace impariamo bene nel percorso quanto conti e quanto pesi, ben prima dell’assetto economico giuridico e politico, la condizione personale con la sua disperazione, e quanto sia prioritario ed indispensabile lavorare sulla conversione personale per far crescere degli iniziati che attivino una rivoluzione democratica.”
E nell’intervento di Marco:
“sentirci veramente liberi nella propria appartenenza politica, senza che una determinata polarizzazione politica venga considerata un segnale, quasi di per sé, di corretta impostazione del cammino spirituale.”
Vorrei riuscire ad armonizzare questi pensieri.
Vi ringrazio
Un caro saluto
Caro Giancarlo, ti ringrazio perché in questo “esperimento” mi sono accorto di imparare molto, di valutare eventualità diverse dal mio pensiero, eventualità che tu mi porgi con la grazia elegante che mi pare, se mi permetti di dirlo, un tratto specifico del tuo carattere (o almeno nelle nostre interazioni io così ho avvertito).
Ogni laboratorio di fratellanza e scambio con persone che veicolano altri punti di vista, gestito in modo non conflittuale o divisivo, è uno scampolo di umanità nuova. E non è merito nostro, mi viene, ma di Chi aprì questa via al mondo, con carne e sangue e non con fredda retorica.
Grazie, proseguiamo.
Caro Aldo,
sono d’accordo con te nel merito del lavoro, armonizzare questi due punti, di cui uno (casualmente ed indegnamente) qui veicolato dal sottoscritto, è quel lavoro a cui siamo forse chiamati, un lavoro di scavo paziente che cuce e intesse relazioni umane prima ancora che riparare in dichiarazioni formali o asettici “distinguo”.
Nel merito di “ce lo chiede l’Europa”, tanti altri dubbi affollano la mia mente, oltre quelli che tu giustamente citi. Uno, quanto hanno contribuito certe versioni velenose di politici nostrani nel farci sentire una avversità preconcetta a quando ci “chiede” l’Europa, come fosse un organismo sovrastatale a noi ostile in modo pregiudiziale e acclarato? Penso specificamente ad un signore amante della Nutella, che fino a questa estate chiedeva “pieni poteri” e nei suoi tweet, si riferiva sempre ai “burocrati di Bruxelles” (quando non alla “unione sovietica europea”, sic!), alimentando ad arte un risentimento acritico, perché non argomentato….
Voglio dire, quanto ci prendiamo la fatica di documentarci se dietro a queste richieste a volte (dico a volte) non ci sia un intento positivo, come un padre che fa richieste al figlio, non necessariamente per angustiarlo (qualche spunto, https://europa.eu/european-union/about-eu/what-the-eu-does-for-its-citizens_it)?
Allora forse ci aiuta uscire dall’opposizione “Europa sì-no” e lavorare, nel merito, alla paziente rinegoziazione di questo rapporto con l’Europa che, ci piaccia o no, ci costituisce, e che a volte è dolorosamente imperfetto o tragicamente sbilanciato. Ma è il lavoro necessario. Leggo nel bel libro “Ricostruiamo la politica” di Francesco Occhetta, la frase seguente, “Il bivio antropologico è quello di sentirsi “popolo europeo” o costruire un’alternativa identitaria che neghi la realtà che già esiste: i lavoratori che si spostano di Paese in Paese, i giovani cresciuti senza più barriere nazionali, i tecnici e gli imprenditori che condividono progetti e saperi”
Alla fine credo che la strada sia indicata da Papa Francesco, quando dice (pesco la citazione sempre dallo stesso libro), “Sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia” e credo che ambienti come questo, la rete di ambienti di “inizianti”, come ben dice Giancarlo, siano un laboratorio privilegiato e direi necessario, per coltivare questa “sana ed umana utopia” auspicata dal Papa, e desiderata dal nostro cuore.
Grazie a tutti per questo scambio fecondo.
Caro Aldo,
è un piacere ritrovarti dopo tanto che non leggo riflessioni tue, e considero un regalo di Natale la fatica, tua e degli altri praticanti, di scrivere su cose tanto impegnative.
Grazie, Aldo
grazie, Marco
Stiamo “creando”, per dono dell’Unico spirito, uno “stato” di Grazia, perchè proviamo a dialogare in empatia, essendo consapevoli che le nostre sensibilità politiche sono diverse.
Anche se questa condizione durasse solo oggi, racchiudiamola tra i palmi delle mani per il futuro, perchè ne siamo responsabili.
Valorizziamo il privilegio di essere accomunati dalla stessa fede nello spirito, di aver avuto esperienza di un percorso iniziatico, di saper anche attendere in silenzio.
Come canta l’Inno di Turoldo, a Natale :
“Mentre il silenzio fasciava la terra
e la notte era a metà del suo corso
Tu sei sei disceso
o Verbo di Dio
in solitudine
nel più alto silenzio…”
Ti chiedi, Aldo: “Quali partiti…”, “E’ distinzione necessaria…?” , “E’ metodo corretto…?”
Hai già fatto la scelta nonviolenta di Cristo ponendoti in forma interrogativa e rivolgendo gli interrogativi a te stesso, e anche io vorrei fare così.
Le domande aprono, scavano sempre più in profondo, ci rendono più umili e ricchi.
Io credo che potremmo staccarci un po’ dalle ideologie, dai partiti, dai clichets, dalle battute efficaci, e badate che lo dico anzitutto a me stesso.
Potremmo provare a non tagliare mai un corno della contraddizione, e ad ascoltare l’altro senza usare la mente veloce per vedere come asfaltarlo, ma al contrario facendo nostro il suo punto di vista per riuscire almeno a capirlo.
Spero che nessuno che scrive e che legge si scoraggi e nessuno rinunci a dire la sua o anche solo una riflessione su uno dei tanti argomenti aperti.
Siamo Uno, grazie, GianCarlo
Caro Giancarlo sono veramente tanti gli argomenti aperti dalla tua riflessione e dai contributi degli altri amici. Troppi direi più precisamente. Come ho già avuto modo di scrivere altre volte sento una forte opposizione a questa modalità di affrontare argomenti di una tale complessita’ in modo piuttosto confuso e talvolta superficiale. In questi casi fatico molto a tenere a bada il mio io egoico. Non ritengo accettabili dal punto di vista di una correttezza e coerenza culturale e anche politica certe affermazioni che dire azzardate mi sembra poco. Caro Giancarlo prima di parlare di cattivi maestri forse bisognerebbe conoscerli meglio e non estrapolare frasi che ci servono solo per giustificare le nostre convinzioni. Caro Marco lo stesso direi per il tuo ben poco gentile modo di appostrofare il signore “amante della Nutella” accusandolo di non argomentare bene o chiaramente la propria opposizione a questa Europa cercando in questo modo di offrire al pubblico un capro espiatorio responsabile di inibire possibili aperture e soluzioni. Preciso per evitare fraintendimenti che non sono simpatizzante né di Salvini né della Lega. A parte il fatto che non trovo nelle vostre riflessioni un porsi volenteroso e aperto verso la realtà, nel solco del nostro cammino iniziatico, quello che ritengo indispensabile sia evitare generalizzazioni e semplificazioni che non aiutano ad aprire sentieri o gettare ponti per uno scambio di sincere valutazioni o riflessioni che consentano una crescita comune. Sembra piuttosto che si vogliano proporre analisi schematiche per arrivare a formule risolutive buone per tutti i problemi. Non si tratta di essere ostili o divisivi ma soprattutto chiari e precisi. Credo sia giusto per aiutare tutti a crescere che le valutazioni e le posizioni specifiche di ciascuno di noi pur nella loro massima diversità ed autonomia siano pero’ coerentemente supportate da una correttezza e completezza argomentativa. Come ben sappiamo le parole hanno il peso di pietre o di massi e vanno sempre usate con attenzione e parsimonia. Comunque grazie per l’opportunità che mi avete offerto, ancora una volta, per esprimere le mie brevi e semplici riflessioni Un caro abbraccio a tutti. Piero
Caro Piero, devo dirti che a me non sembra che si siano proposte nel nostro scambio, analisi troppo schematiche. Ovviamente va da sé che un commento al blog non permette tutte le profondità che in altri luoghi sarebbero invece permesse. Proprio perché le parole sono importanti, cerchiamo di usarle bene. Anche dicendo chiaramente quello che pensiamo, altrimenti sì che si rischia la melassa “buonista”. Cosa che mi pare in Darsi Pace si è sempre cercato di evitare.
Caro Marco non si tratta dei limiti di approfondimento che ovviamente ha un blog. Si tratta semplicemente di individuare temi specifici su cui insieme si possa ragionare e di evitare, come ho già detto, analisi generali che è meglio lasciare giustamente ad altri contesti. Non si tratta di cadere nelle pastoie del buonismo le cose si possono e si devono dire chiaramente e possono essere talvolta anche sgradevoli. Ma se si riesce a riconoscerne e sentirne l’autenticità diventano vero momento di confronto. Ma evitiamo se possibile di passare da Putin a Trump a Salvini a Di Maio con tutti gli azzardi che una tale modalità di affrontare la realtà ci pone. Mi pare comunque che rimanga piuttosto scarsa in generale la partecipazione alla discussione su questi temi e forse mi pare che una delle cause potrebbe essere proprio la eccessiva generalizzazione. Spero di non essere frainteso ma vorrei veramente che si aprissero discussioni su temi specifici anche riguardanti la possibilità di un ruolo o un indirizzo di DP maggiormente condiviso anche se lontano da aperte adesioni a politiche più o meno istituzionali. In molti si stanno nuovamente chiedendo quale possa essere il ruolo dei cattolici nell’attuale e futura politica nazionale o mondiale. Un caro abbraccio. Piero
Caro Piero, trovo molto di vero in quanto scrivi.
Peraltro penso anche che tutto sommato il titolo del post di Giancarlo dice già tutto e se lo prendessimo proprio per vero (cosa non esattamente scontata), tanti motivi di discussione (inclusi i miei) si dissolverebbero lievemente ma sostanzialmente, lasciandoci liberi di occuparci delle cose più importanti, che come dice anche Giancarlo, non afferiscono alla politica.
Io penso che chiedersi quale sia il ruolo dei cattolici, infine, sia ancora un modo di ragionare antico, in un certo senso (anche se capisco e rispetto la rilevanza della questione che tu poni). Il ruolo del cattolici è essere libero, liberissimo, mi verrebbe da dire. Anche nella politica, finalmente libero di aderire volta per volta alla proposta che sente più vicina al bene comune, alle formazioni e alle persone che le portano avanti. Non c’è più bisogno di intellettuali, cardinali o maestri spirituali, che ci dicano chi sostenere, in politica.
Il tempo delle truppe cammellate (fossero anche, cattoliche) è definitivamente concluso, in ogni ambiente ed in ogni ambito. Direi proprio, grazie al cielo!
Un abbraccio carissimo.
In questo bel confronto tutto ‘al maschile’ (è solo una constatazione) mi dichiaro d’ accordo con Piero quando scrive
che, per evitare eccessive generalizzazioni (causa probabile di scarsa partecipazione alla discussione su certi problemi) sarebbe importante ” individuare temi specifici su cui insieme si possa ragionare” .
E proprio a questo proposito mi aiutano ancora le parole di Piero che affronta la possibilità di discutere il tema di un “ruolo o indirizzo di DP maggiormente condiviso anche se lontano da aperte adesioni politiche più o meno istituzionali”.
Personalmente mi sono trovata, in questi ultimi tempi, a chiedermi spesso quale fosse la posizione di Marco (Guzzi) riguardo alle politica del M5*(per me indifendibile)…nei suoi pochi interventi che ho potuto seguire in tv l’ho trovato un po’ troppo legato alla fase ‘nascente’ del movimento (con la sua innegabile spinta al cambiamento radicale del fare politica) e poco ‘critico’ invece nei confronti delle giravolte dei grillini all’interno del governo Conte bis !!!
Ecco , in quanto guida riconosciuta del movimento, penso che sarebbe utile per noi praticanti avere più chiare le ragioni della sue posizioni politiche per poi discuterne e valutarle liberamente.
Grazie a Giancarlo e alle riflessioni scaturite dal suo ‘post’…
Buon Natale a tutti!
mcarla
Scusate se mi intrometto, ma ho trovato la vostra conversazione troppo trascinante per non restarne coinvolto…
Purtroppo io temo che in questo nostro agitarci, su questo come su altri temi, ci sia una contraddizione di fondo con la quale è davvero arduo confrontarci, ma con cui “dobbiamo” nonostante tutto confrontarci, perché proprio questo è il processo, per così dire, “necessario”.
Il problema è che per affrontare un tale soggetto – la politica nei nostri tempi “apocalittici” – non abbiamo letteralmente il linguaggio adatto. Linguaggio il quale, oltre a dover essere pure esso rifondato insieme alla nostra identità di “io umani”, non potrà che diventare… poetico, se davvero vorrà esprimere qualcosa e se davvero vorrà a sua volta rifondare qualcosa, politica compresa. Che ne sarà allora di tutte le nostre diatrìbe?
Per esempio, parlando di oggettività… Chi può dire, Giancarlo, se la “globalizzazione” è un fenomeno davvero destabilizzante? Chi può stabilire, Piero, che cosa è “superficiale” e che cosa, invece, sufficientemente “approfondito”, o ancora chi è “gentile”? Chi può affermare con assoluta certezza, Marco C., che cosa sia l’“Europa” di cui parliamo? Il fatto è che non appena ci esprimiamo, siamo costretti a usare una grammatica che è fatta apposta (vedi il verbo essere) per giudicare, per sentenziare, per condannare…
Che cosa fare, allora, imprigionati in questa contraddizione (che poi investe anche il fatto di voler cambiare interiormente entro un mondo che all’esterno va in direzione ostinata e contraria)? Beh, direi innanzitutto di concederci di sentirci a casa, qualunque cosa diciamo, senza temere di venire giudicati e senza temere di doverci autogiudicare preventivamente prima di parlare o scrivere. Per me questo è un grande valore: parlare e sapere che non sarò giudicato come globalizzato o superficiale o poco europeo… Perché, appunto, SONO A CASA!
Per esempio, potrei esclamare senza sfumature, dopo il nietscheano “Dio è morto!”, che per me… “La politica è morta!” O che: “La democrazia non è mai nata?” (neppure ad Atene) e esprimere l’opinione che è da lì, da una rifondazione totale (e non discutendo all’infinito delle icone usurate dei vecchi partiti o movimenti) di ciò che indichiamo come “politica” che dovremmo ripartire? Ma non inneggiando: “Il re è morto. Viva il re!”, da cui – come è noto – necessariamente nulla segue…
Infine, caro Marco, ti conosco poco. Solo per qualche tuo commento o per alcuni scambi sulla scienza. Però volevo dirti che mi è molto piaciuta la frase con cui concludi il tuo ultimo intervento, perché ricordando come tu la pensi sul concetto di “rivoluzione” (da quello che hai fatto capire altrove) e come la penso io, in un confronto a tu per tu avrei potuto davvero immaginarti come un crociato alle porte di Acri pronto a infilzarmi! Magari, quando mi sentirò da te… minacciato, mi riservo di ricordarti che cosa hai scritto di tuo pugno in proprio questo blog…
E, comunque, la frase è la seguente: «Il tempo delle truppe cammellate (fossero anche, cattoliche) è definitivamente concluso, in ogni ambiente ed in ogni ambito. Direi proprio, grazie al cielo!»
Ossigeno…
Grazie a tutti di cuore per la discussione.
Sergio
Cerco di puntualizzare in ordine ai diversi post che si sono succeduti al mio ultimo intervento.
Caro Marco quando parlavo del ruolo dei cattolici volevo solo fare presente che sono molte le comunità, le realta associative, e diversi figure di spicco ecclesiali e non che stanno aprendo confronti e dibattiti su questo argomento in Italia e in Europa Non credo che questo sia un modo di ragionare antico. E’ antico se lo pensiamo come riproposta di quanto successo negli anni passati… Non si tratta di “truppe cammellate”… Scusa… ma… espressione veramente brutta e violenta… Non si tratta di seguire chi ci dice come indirizzare la nostra adesione a questo o a quel partito come in passato… E’ ovvio… Quel che oggi ritengo importante è capire come ciascuno di noi in quanto parte di una comunità più ampia possa esprimere la propria identità cattolica agendo nella politica e nella storia anche portando tutto l’ afflato rivoluzionario di DP ma sempre con grande rispetto e sempre nel corpo della comunità intera.
L’interrogativo da porsi va ben oltre il problema elettorale o la scelta verso una proposta di bene comune che di volta in volta possiamo condividere.
DI veri maestri da ascoltare, da cui imparare ed anche criticare ne abbiamo bisogno… Eccome. Altrimenti credo che nessuno di noi sarebbe rimasto a seguire Marco in tutti questi anni.
Ringrazio Maria Carla per avere interrotto l’egemonica presenza maschile nella discussione, per aver condiviso alcune mie riflessioni che non credo ci facciano sentire espressione di un antico modo di pensare superato e disperatamente attaccato ad un mondo che non esiste più, e per aver aperto nuove domande su un ruolo di DP maggiormente condiviso da tutti noi.
Caro Sergio certo il mio non è il linguaggio della “nuova umanità” o almeno io non sono ancora così avanti. Non è ancora il mio un linguaggio poetico espressione dei nuovi tempi. Mi dispiace. Ma sono contento di poter dire le cose che penso… O che credo di pensare se vuoi… cercando di crescere con gli altri…
Forse roba troppo vecchia per te…
Nessuno vuole giudicare nessuno… E tanto meno sentenziare da non si sa bene quale pulpito.
Vuoi dire tutto e il contrario di tutto? Bene.. se può servire a te.
Io penso anche agli altri quando mi relaziono ma non per giudicare… Per crescere!!
Non commento la seconda parte direi piuttosto personale.
Comunque credo che tutto faccia bene alle nostre anime se aperte ad un processo di reale conversione e avviate su un nuovo cammino alla sequela di Cristo.
Un caro e sincero Buon Natale a tutti.
Piero
Mi sono astenuto dal parlare dei partiti o meglio di quel che ne resta perchè, oggi, sono paludi, e sono tranquillo perchè DarsiPace non è la cinghia di trasmissione di M5S o di PD o della Lega, mentre io come praticante voglio valorizzare il buono che c’è in ogni forza politica.
E non ho parlato dei governi giallo verde e giallo rosso perchè sono confusione e impotenza.
La politica è importante e mi appassiona, ma le prossime elezioni regionali sono materia contingente.
Bisognerebbe partire da una rilettura della storia, giustamente da un linguaggio nuovo, dalle letture del Vaticano II, dal muro di Berlino, da una globalizzazione sbagliata (“La globalizzazione intelligente” di Dani Rodrik), eccetera: ma possiamo farlo? È questo il nostro compito?
Io penso che sia prioritario per noi lavorare ancora più alla radice, sul binomio “Liberazione interiore –> Trasformazione del mondo”, e cioè sulle precondizioni e sui presupposti di una rivoluzione democratica, che richiede anche studio e preghiera.
“Essere Uno” è un’aspirazione, titanica sfida e scelta libera di chi vuol provarci con DarsiPace, è l’alternativa al gioco, facile e gustoso per l’io egoico-bellico, della contrapposizione all’altro: ma per questo sono disponibili tutti gli altri anfiteatri gladiatorii.
Ho partecipato alla presentazione a Roma de “L’Indispensabile” e sono rimasto entusiasmato dai ragazzi che hanno mezzo secolo meno di me e che ho visto nuovi, veri, potenti, centrati in una spiritualità incarnata che nella mia vita da cattolico e da politicamente impegnato mai avevo intravisto.
Li ho visti riplasmati dal percorso iniziatico e saldi sulla fede con cui combattono la disperazione esistenziale che vivono in questi tempi di nihilismo depressivo, causato da una società neoliberista che produce cultura di morte e non di vita, che non dà lavoro né prospettive né sicurezza.
E’ secondario, anche se importante, quale dei convogli politici che passano scelgano di utilizzare in questa fase liquida, dove peraltro i treni dei partiti sono in tilt e senza direzione.
Per tanti di noi vecchi sessantottini sarebbe arricchente ascoltare le domande poste nei sette comizi da quei ragazzi che sono in un’ottica veramente da XXI secolo, dove prima della politica viene il personale, ed anzi l’intimo, come dice la canzone di Adriana “Verso dove stiamo andando” che sintetizza molti dei loro contenuti ed è “un’altra musica”.
Ringrazio Marco, Aldo, Piero, Maria Carla, Sergio e ciascuno di voi per la partecipazione a questa riflessione anche solo con la lettura, che è partecipazione viva e attiva proprio perchè siamo Uno.
Auguriamoci che il Nascente venga a noi sia con l’annuncio della Parola che con il silenzio.
GianCarlo
Condivido le tue ultime considerazioni, Giancarlo, e mi auguro che in questo spazio di confronto ognuno possa sempre esprimere le ‘sue ragioni’ liberamente, sentendosi “a casa”( anche se il cammino di liberazione personale è faticosamente in corso d’opera ogni spazio di libertà conquistato dentro di noi può diventare spazio rigenerante per relazioni nuove fuori di noi…).
Rinnovando i miei auguri a tutti vi saluto e vi abbraccio…al prossimo anno!
mcarla
Caro Giancarlo,
capisco la tua esigenza di gettare “acqua” sul “fuoco”, di ammorbidire i toni. Ma se ti può essere di conforto, voglio dirti che da un dibattito come questo ho imparato moltissimo, molto di più magari che da contesti più tranquilli e pacati.
Da una parte, perché ho apprezzato la sincerità profonda di tutti quelli che sono intervenuti (probabilmente, come me, coinvolti e presi in una tematica così importante e interessante); dall’altra, perché ho potuto valutare dove e in che modo il mio linguaggio può essere stato a sua volta aggressivo o subdolo, dove e in che modo non sono stato attento ai bisogni dell’altro. Tutto, qualunque discussione, qualunque reazione ai casi della vita può costituire un utile confronto con la propria ombra e, di riflesso, con l’ombra dell’altro: è proprio, mi pare, lo scopo di molti esercizi che facciamo in Darsi Pace. Se fossimo tutti già “risolti”…
Thich Nhat Hanh e Rosenberg dicono che laddove si affaccia un sentimento negativo (come per esempio la rabbia), dobbiamo esserne solo che contenti, perché così abbiamo la possibilità di vederlo in faccia e chiederci: “Bene, vediamo da dove viene fuori questo sentimento, che cosa vuole esprimere!” Per quanto mi riguarda, è solo così che riesco – nonostante la mia età – ancora a… “crescere”.
Grazie, quindi, per avere dato avvio con il tuo intervento a questo “saporito” dibattito.
E sperando vivamente in altre occasioni del genere, mando un forte abbraccio a tutti (in particolare Giancarlo, Aldo, Marco C., Piero e MariaCarla, in ordine di apparizione :-)) e Buon Natale di cuore.
Sergio
Cari Maria Carla e Sergio, entrambi esprimete il bisogno di continuare il dibattito, mentre io considero un risultato importante che ci abbiamo provato ad ascoltarci e a confrontarci pacatamente, con passi “imbecilli” nel senso letterale di vacillanti e che devono quindi essere molto esercitati.
Lo Spirito ci mette a disposizione il servo fedele Guzzi che, senza ovviamente essere perfetto, ci sta aiutando a prendere l’abbrivio :
“…per una svolta antropologica, personale e collettiva, che proponga il lavoro interiore ( psicologia, filosofia, arte, meditazione, fede) come parte del progetto democratico del XXI secolo ” .
Abbraccio ciascuno che ha condiviso con la scrittura e la lettura, GianCarlo