“Ciò che non nasce, non m’interessa più”: così, nel testo poetico La sacra rappresentazione (cui rinviamo anche quest’anno in occasione del Natale), viene espresso l’anelito di noi, uomini e donne post moderni, a sperimentare e a realizzare i misteri in cui crediamo.
Effettivamente, se il bambino divino non nasce nell’anima di ciascuno, per quell’anima Gesù Cristo è venuto invano.
La commozione, la soavità drammatica di questo concepimento e di questa nascita, che accade al di fuori dalle regole della vita naturale e civile, non hanno niente a che vedere con il sentimentalismo e la sdolcinatezza (anche in senso propriamente alimentare), che purtroppo domina nella cultura natalizia dominante.
Tornare ad un sentire più profondo, liberi da proiezioni e da compensazioni che nascondono il vuoto interiore, è la via dell’iniziazione che cerchiamo di percorrere nei gruppi Darsi Pace.
E’ il cammino che ci insegna a discernere il falso sentimentalismo dal vero palpito del cuore in trasformazione, l’operazione cardiaca che ci sposta e ci eleva alla vera dolcezza dello Spirito che si fa carne.
Nel recente incontro del terzo anno dei Gruppi Darsi Pace, tenuto il 15 dicembre scorso, Marco ce lo ha ricordato di nuovo, rinviando alle pagine del manuale Darsi Pace (pp. 159-162):
“Il passaggio dall’io in conversione all’io in relazione, che definiamo io mariano, è determinato dal ripetuto salto mortale dell’atto di fede in cui la conversione, avviata col rovesciamento interiore dello sguardo, raggiunge il suo compimento con la restaurazione dell’integrità immacolata della nostra anima (…..)
Nello stato mariano, pregando Maria, vivente in noi come Anima-Madre del nostro io immacolato, noi assumiamo la sua stessa funzione : entriamo in relazione diretta con lo Spirito Santo, e cioè con l’Amore di Dio, per concepire nella nostra carne l’Uomo-Dio, che nascendo in me mi rivela a me stesso, mi trans-figura.
Questo è il senso profondo della devozione a Maria : diventare noi stessi Madri del Dio che si umanizza tramite la nostra rinascita come persone-Cristo: Marco-Cristo, Paola-Cristo etc.
Qualunque proiezione solo all’esterno della funzione mediatrice di Maria rischia l’idolatria.
Questa fu d’altronde la consapevolezza della Chiesa fin dalle origini patristiche. Leggiamo, ad esempio, questo passo di sant’Ambrogio, tratto dal De virginitate : “quando (un’anima) comincia a convertirsi viene chiamata Maria, riceve cioè il nome di colei che ha portato Cristo : è diventata un’anima che spiritualmente genera Cristo.” O ancora san Giovanni Crisostomo : “Ogni anima porta in sé come in un grembo materno il Cristo.”
La relazione affettiva e mistica con Maria consolida il mio stato mariano, la mia pienezza di grazia idonea a procreare l’Uomo-Dio. Lo scopo della devozione mariana è cioè che io, il mio io diventi madre di Dio, e quindi del mio IO-Cristo. Sentiamo a tal proposito il maggiore profeta della rinascita della devozione mariana nel tempo moderno, san Luigi Maria da Montfort : “Il principale dono che si acquista è la realizzazione quaggiù della vita di Maria nell’anima, in modo che non è più l’anima a vivere, ma Maria in lei ; oppure l’anima di Maria diventa la sua, se così si può dire”. E ancora più sinteticamente Silesius : “Se la tua anima è serva e pura come Maria, deve rimanere all’istante incinta di Dio”.
Lo stato mariano è tutto proteso perciò allo stato successivo, e cioè all’io cristico, al Figlio divino che vuole nascere in noi per salvarci, per manifestare la nostra autentica e divina identità ora dopo ora, nel tessuto concretissimo dei nostri giorni terreni e più feriali. Tutta la storia del pianeta è finalizzata a questa Nascita che, avvenuta duemila anni fa, continua ad accadere in ogni anima mariana, e solo a questo fine natalizio è orientato tutto il nostro lavoro su questa terra : “perché Dio si è fatto uomo ? io rispondo : Perché Dio nasca nell’anima e l’anima a sua volta in Dio. Per questo è stata scritta tutta la Scrittura, per questo Dio ha creato l’intero mondo : affinché Dio nasca nell’anima e l’anima a sua volta in Dio”(Meister Eckhardt).
A tutti l’augurio di una vera nascita!
Ave, Maria.
Ave, al nostro procedere iniziatico verso l’Io mariano.
Caro Leo, non comprenderemo mai il mistero che siamo se non lasciamo che il mistero si riveli in noi.
Questa azione dipende sempre da una nostra decisione, siamo liberi di decidere dove dirigere la nostra energia vitale, la nostra volontà. Possiamo decidere di rimanere ancorati a ciò che crediamo di sapere o possiamo iniziare a lasciar andare ciò che resiste in noi per concederci di esplorare sfere sconosciute della nostra esistenza.
Ti auguro di poter esprimere la tua parte guerriera per avventurarti con coraggio verso le alte vette dello spirito di vita che ti abita.
Si parte sempre raso terra, da un gesto concretissimo di rinuncia e di abbandono per far crescere la fiducia, per iniziare la salita e concederti di lasciarti sorprendere da una esperienza interiore concreta e reale di incontro.
Ti auguro di cuore di decidere di intraprendere il viaggio più significativo per la tua vita. Vanna
Informiamo i nostri lettori che la redazione del sito ha deciso di non dare spazio a interventi e commenti puramente offensivi e sterili, che non apportino nulla alla discussione, al confronto e al dialogo. Non si tratta di censura, in quanto tutte le obiezioni e le critiche costruttive relative agli articoli proposti sono sempre ben accette e ricevono una costante attenzione, quanto piuttosto di uno stile e di una educazione al rispetto reciproco e alla gentilezza nella comunicazione: uno slancio di comprensione e di elevazione dello spirito e della mente.
Manteniamo perciò la bella risposta di Vanna, proprio per la sua tensione positiva e la sua apertura reale all’altro.
Cordiali saluti, nella costante ricerca della pace vera.
Paola
Il riferimento è al commento di un certo Leo a cui Vanna ha risposto? Io me lo sono perso, evidentemente, e non riuscivo a capire a chi Vanna si rivolgesse…
Grazie Paola per la precisazione!
Condivido la scelta della redazione.
mcarla
RACCONTO SCI-FI
[Fasi che precedono la spinta del tasto enter prima di inserire un commento in questo blog da parte di S.]
(Cosa stai scrivendo, S.?)
1. Che Paola è assolutamente irriflessiva e poco oggettiva nel suo intervento.
(Potresti dirlo senza usare quei giudizi così categorici, tralasciando magari il verbo essere?)
2. Cos’è, un gioco? Allora… Paola dice delle cose che non vanno bene, perché sono fuori luogo e di parte.
(Un pochino meglio, ma c’è molto da lavorare… Vuoi chiarire, per favore?)
3. Beh, non sono d’accordo che si elimini un intervento semplicemente perché è critico e oppositivo.
(Ah, quindi, possiamo dire che tu, S., hai un’idea diversa da quella di Paola.)
4. Certo! Provo un sentimento di imbarazzo, quando in qualche modo delle parole vengono cancellate dal pubblico dibattito! E’ una vera ingiustizia! Sto male!
(Possiamo dire che qualcosa dentro di te – sia pure a partire da un valore positivo, che possiamo chiamare “democrazia” – ti ha turbato? In fondo, l’impulso che ti stava spingendo a scrivere quelle cose di getto non è provocato tanto da ciò che ha scritto Paola, quanto piuttosto da un tuo problema personale…)
5. Che cosa cambia? Ognuno ha i propri bisogni, no? Anche io. E che, li devo nascondere?
(Ma di che bisogno personale stai parlando, S?)
6. Del fatto che è giusto che chiunque possa esprimere le proprie opinioni nel blog di Darsi Pace.
(Gran bella idea… E non pensi che Paola, tanto per dire, possa a sua volta avere un proprio bisogno?)
7. …
(Non rispondi?)
8. La risposta è scontata. E’ naturale che anche lei abbia una sua esigenza legittima. E con ciò?
(E qual è il bisogno di Paola, secondo te?)
9. Che nel sito ci siano dei dibattiti aperti e costruttivi, dei veri e propri dialoghi animici.
(Hmm. Ed è diverso, questo, dal tuo bisogno di dare spazio alla parola di chiunque voglia intervenire?)
10. Beh… No, no. E’ praticamente la stessa cosa, ADESSO CHE MI CI FAI PENSARE. Sì, è necessario che comunque ci sia rispetto, nel senso che si esprimano chiaramente le proprie idee e si dia all’altro la possibilità di rispondere. In effetti, è un gesto assai violento non dare all’altro il diritto di replica…
(…)
11. Adesso ti sei bloccato tu. Non credi che abbia ragione?
(Riflettevo… Mi stavo chiedendo se tu, al posto di Paola, l’avresti lasciato quell’intervento di una riga che sembrava messo lì solo per spargere fiele.
12. Adesso sei tu che stai giudicando.
(Può darsi, però non hai risposto… Che avresti fatto, allora?)
13. Io? Non so… Dimmi, invece: dici che Paola cancellerà anche questo mio intervento?
(…)
Sono un neofita, scusate tutti. Ma seguire le discussioni/condivisioni nel blog mi piace davvero alquanto, perché mi mette di fronte a tutti i lati della mia anima, senza risparmiarne alcuno, come in cinemascope. Ed è un gran bel dono!
Grazie e Buon Anno.
Sergio
Grazie Marco,
c’è proprio bisogno di “visioni” come questa – che facciano fiorire i misteri cristiani in modo accessibile alla modalità percettiva dell’uomo della nostra epoca. In realtà, mi accorgo ascoltandoti, che tutto è detto, scritto, tutto è contenuto nella Rivelazione (e tu lo fai ben capire), ma rimane a noi il compito importante di estrarre la vena sempre zampillante del senso, che si declina “nuovo” ad ogni epoca, illuminando lo stesso identico Mistero.
Dire parole di senso per l’uomo moderno è innestarsi profondamente nella Tradizione, ora e ancora.
Auguri!
E’ finita, grazie a Dio, l’era della Chiesa trionfante, della sua componete pervasiva e superficiale.
Ma mentre qualcosa finisce, gli oceani sono un tripudio di vita che si rinnova, e nel loro silenzio profondo nuotano gli incredibili salmoni.
Quanti intraprendono il percorso iniziatico possono essere testimoni capaci di una fatica e di una speranza pari a quelle del salmone, che non solo non è trascinato in basso dalle correnti dominanti dei fiumi, ma le risale, ed anzi risale perfino le cascate usando a suo vantaggio le forze contrarie.
Mi piace tanto questa immagine che merita due righe di spiegazione.
I cristiani delle catacombe, come oggi i più perseguitati al mondo, disegnavano sulle pareti proprio il pesce come simbolo della loro fede. Infatti in greco antico “pesce” si diceva “ixzùs” ed era acronimo di “Iesùs Xristòs Zeoù Uiòs Sotèr” che significa “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.
Con la fortezza del salmone Vanna non si indigna e non rimprovera, ma indica una libera via di salvezza.
E Sergio scrive la leggera e simpatica la riflessione dialogata sulla scelta di Paola e della redazione.
Noi tutti troviamo gustoso contrapporci efficacemente all’altro, “all’avversario”, ma, quando ci riusciamo, possiamo anche sperimentare quanto sia dolce, e benefico per entrambi, accoglierlo.
GianCarlo
Da quando sono approdata in Darsi pace ho visto chiaro in me il bisogno di imparare a parlare di nuovo, di imparare una lingua che mi permettesse di entrare in una relazione più vera con me stessa e con gli altri come da sempre desideravo.
Per farlo comprendo ogni giorno di più la necessità di destrutturare la lingua appresa identificandomi a questo mondo.
Grazie agli strumenti e alle opportunità che mi vengono offerti ora comprendo di stare bene solo nella forma di mente che rovescia il punto di vista di questo mondo, nello stato spirituale della fede, dove sento di potere essere me stessa insieme agli altri.
Non mancano le frustrazioni per le incomprensioni e i fraintendimenti, eppure credo che solo da questo luogo oggi sia possibile ricominciare a confrontarci, a dialogare, a ricostruire mondo.
Nell’ accompagnamento e nella cura che ricevo vedo l’attenzione di chi, prima di me e insieme a me, lo salvaguarda.
Realizzare oggi il Natale è lavoro costante per abitare nella parola che mi/ci libera e mi/ci dilata.
Giuliana
Ciao, voglio ringraziarvi moltissimo per i vostri commenti che sento perfettamente risonanti con quanto lentamente si sta sviluppando anche in me, li “condivivo”
Vi sento più familiari di quanto il sangue mi propone !
Un abbraccio particolare lo rivolgo a Sergio (che penso di non conoscere ma che mi piacerebbe farlo) per la sua simpatica-onesta-chiarezza.
Aggiungo solamente un pensiero, il Natale c’è, il nostro compito è esserne consapevolmente partecipi, favorirlo e diffonderne la conoscenza nelle nostre relazioni.
Solo vivendolo potremo esserne contagiosi…..partendo dalla famiglia oggi sempre al centro dell’attenzione nel bene e nel male, oggi poi è il giorno che ci ricorda che neppure il Dio della Vita non ne ha potuto fare a meno.
Siamo ancora in tempo per un
BUON NATALE missionario a tutti.
Ma certo che ti conosco Sergio,
scusa ma non sempre la mia memoria risponde alle sollecitazioni nei tempi desiderati.
Ancora auguri ma questa volta per un 2020 di grande crescita per tutti.
Un sorriso Ale