Voglio scrivere queste riflessioni come dei semplici appunti di viaggio, dei pensieri che non hanno altra pretesa se non quella di essere una testimonianza della fase della vita e del percorso iniziatico che sto affrontando. Nei gruppi Darsi Pace diciamo sempre che la liberazione interiore e la trasformazione del mondo sono in fondo un’unica cosa, e ciò che accade nella storia è intimamente connesso ai processi che si svolgono nell’anima di ognuno di noi. Per questo oggi parlare di qualcosa di personale, di ciò che concretamente si manifesta nella nostra vita, può essere di grande interesse anche per illuminare il senso dei passaggi storici che viviamo. Inoltre ciò di cui vorrei parlarvi, il nodo che sto faticosamente (ri)affrontando, è proprio un punto di contatto tra l’individuo e il mondo: la giusta azione.
Iniziamo dal concreto, dalla situazione in cui mi trovo, che è sempre il giusto punto di partenza, come negli esercizi che svolgiamo durante gli incontri: nella mia vita sto attraversando un periodo di passaggio, in cui si stanno verificando molti cambiamenti. Mi sono trasferito da pochi mesi in una città nuova, Bologna, dove ho iniziato un nuovo percorso universitario e dove sto vivendo per la prima volta fuori della mia famiglia, in autonomia. Al tempo stesso sta crescendo il mio coinvolgimento nei gruppi Darsi Pace (nonostante la distanza fisica) e soprattutto nel movimento giovanile l’Indispensabile, che sta vivendo quest’anno un grande salto di crescita. È una fase di maturazione in cui si sta espandendo sempre di più il mio raggio d’azione nel mondo. Sto scoprendo di avere molte più energie di quelle che sentivo di avere fino all’anno scorso, e mettendole in gioco sto riuscendo a intensificare la mia capacità di impegnarmi su più fronti: quello universitario, quello lavorativo, quello iniziatico e quello diciamo della mia vocazione/missione, cioè le attività dell’Indispensabile.
Nonostante ciò, spesso mi sento insoddisfatto e nutro dei dubbi sul mio modo di agire. Sento ancora che la mia azione non è adeguata, la sento insufficiente, sento che mi limito, che mi nascondo ancora, che nutro dentro di me insicurezza e vergogna, sento che vado avanti, sì, ma con il freno a mano tirato. Oppure sento che non sono me stesso, che continuo ad agire per false motivazioni, spinto dal desiderio di successo, o di compiacere qualcuno, seguendo le mie immagini ideali di perfezione. Oltre a tutto ciò vivo sempre più spesso degli stati di rabbia, quasi senza motivo, un senso di disgusto e di disprezzo verso il mondo, e alla fine anche verso di me, un non farcela più a sopportare la menzogna, le ingiustizie, il non senso, l’apatia, tutto. Arrivo, talvolta, a sentire chiaramente di essere stufo di tutto ma di non sapere cosa fare, dove sbattere la testa.
Allora mi chiedo: perché sento tutto questo? Sono io che sbaglio? O è il mondo che è sbagliato? Sono io che non so ancora agire nella maniera giusta, che sono ancora troppo infantile, troppo difeso e quindi inautentico? Oppure è davvero l’insensatezza del mondo, il suo essere giunto alla fine, l’insostenibilità di questo sistema e la palese scissione di chi continua ad adattarvisi? Insomma: che cosa devo fare? Qual è la giusta azione, ora?
A tutte queste domande chiaramente non c’è una risposta, o almeno io non so rispondermi da solo, servirebbe un’altra voce, un salto di coscienza, un altro sguardo. Mi affido al lavoro interiore, alla preghiera e allo studio dei segni dei tempi. E il passaggio che sto (ri)percorrendo nei gruppi Darsi Pace, quello degli incontri centrali della terza annualità, mi sta veramente illuminando e guidando in questo momento particolare della mia vita. Stiamo riattraversando infatti il quinto passaggio del manuale Darsi Pace, che ha come titolo “tornare immacolati”. Nella parte introduttiva, il capitoletto “dall’auto-analisi all’uomo nuovo”, si fa una sintesi dei passaggi compiuti in precedenza, spiegando che l’analisi psicologica ci può aiutare a comprendere il modo in cui funzioniamo, a vedere meglio le distorsioni, comprendendo la loro origine e ad alleviare un po’ di dolore. Ma questo lavoro ci porta inevitabilmente di fronte all’abisso: abbiamo guardato dentro di noi e abbiamo imparato a riconoscere sempre meglio le nostre strategie difensive, maschere e illusioni, ciò che non funziona; ma non possiamo eliminarlo, e a dire il vero sentiamo che da soli non possiamo cambiare nulla. Restare qui è una condanna, ci si sente come in un limbo dove si sperimenta tutta la propria impotenza: “da una parte infatti le motivazioni e gli autoinganni dell’ego non funzionano più, mentre dall’altra non si delinea ancora davanti a noi un nuovo terreno solido su cui costruire” (Darsi Pace, p. 143).
Arrivati qui, l’unica strada possibile (a meno che non si voglia tornare indietro), è fare un salto nel vuoto, abbandonarsi a questo niente che sentiamo spalancarsi sotto i nostri piedi, ed entrare pienamente nell’esperienza dello Spirito. Nel linguaggio dei gruppi: passare dell’io-in-conversione all’io-in-relazione, entrando nell’esperienza iniziatica. E la porta di questo passaggio è la morte.
Grazie a questi spunti sto verificando e sperimentando concretamente quanto sia vero che giunti a questo punto, dopo essersi osservati e analizzati fino in fondo, l’unica cosa da fare sia abbandonarsi nel nulla. Bisogna veramente lasciare andare tutto di sé, un po’ alla volta, ma senza resti. E questo è molto liberante: infatti morendo non moriamo affatto ma, in un certo senso, ci liberiamo dalla morte. Almeno questo è ciò che sto comprendendo. Tutto ciò che prima mi affliggeva scompare quando lo lascio andare, e in me si spalanca un campo infinitamente spazioso, un campo di attesa, di silenzio e di pace. Imparare a morire è imparare a nascere, come dice il capitolo successivo del manuale: “in questa pace spoglia di gennaio” l’anima si fa immacolata, vuota, pura, e si lascia rigenerare.
In questo momento di passaggio sto dunque prima di tutto imparando a morire, a lasciarmi andare, a lasciar scorrere tutte le mie concezioni, interpretazioni, idee e dissolverle nell’abbandono più profondo. Sto imparando che quando nell’osservare me stesso arrivo a domandare il senso, la risposta diventa uno sfondamento, un andare oltre la domanda stessa. E il rispondere diventa l’esperienza di questo oltre. Sto imparando a non giudicare subito, a non cercare ancora di accusare me stesso o gli altri, ma prima di tutto a spegnere ogni cosa dentro di me. In questo spegnimento, in questo abbandono fiducioso, l’anima rinasce immacolata.
Nella scelta di fede cristiana quest’anima immacolata può essere assimilata a Maria, pura in quanto non conosce l’Uomo Vecchio, il nostro vecchio Io che abbiamo abbandonato. Queste meditazioni e riflessioni sulla figura di Maria mi stanno veramente guidando in questa fase. Maria infatti non solo è l’anima immacolata che si affida completamente allo spirito e si lascia rigenerare dalla fonte eterna di vita e di amore, ma è anche la madre di Gesù, della nostra nuova umanità. E attraverso l’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele lo Spirito le annuncia che partorirà il Figlio di Dio. A livello personale dunque sto comprendendo che nell’affidamento mariano io divento la madre della mia nuova umanità, cioè dell’Uomo Nuovo che sto diventando. E le parole stesse dell’Annunciazione, vissute negli stati contemplativi, diventano una profezia di questa nascita. Sto sentendo forse per la prima volta e in maniera sconvolgente che veramente lo spirito divino che è in me, e in ognuno di noi, vuole nascere in me, nella mia vita, nella mia carne. È qualcosa di incredibile, perché non avevo mai pensato che Dio avesse bisogno di me per esistere, e questo dà un senso preciso alla mia esistenza: io sono qui per dare alla luce qualcosa di divino, per diventarlo, per dargli voce.
Ecco che cosa devo fare, ecco qual è la giusta azione che cerco. Affidarmi, abbandonarmi, lasciarmi ispirare e fecondare dallo spirito. Diventare un canale, uno strumento, e fare ciò che so fare. Sto comprendendo che non ho bisogno di escogitare chissà cosa, o di aspettare chissà quale risposta o di essere pronto a salvare il mondo. Quello che mi è richiesto è solo di essere disponibile, di voler fare entrare lo spirito nella mia vita, e di lasciarmi guidare. In questo stato di affidamento non c’è più dubbio o vergogna: sono ciò che sono, la giusta azione viene da sé, senza problemi, lasciando agire lo Spirito che si servirà delle mie specifiche qualità. E la giusta azione è portare nella storia questa luce, questa pienezza, questa libertà, questa vita che sento nascere in abbondanza dentro di me. In tempi e modalità che non posso pretendere di controllare o di sapere in anticipo.
La giusta azione che cerco è mettere a disposizione ciò che già ho, ciò che già sono, senza timidezza né presunzione. Riconoscere sempre più lucidamente di essere qui, sulla Terra e in questo preciso luogo e tempo per dare corpo a questa novità, per dare senso e luce. Ciò che posso fare può essere poco o tanto, non importa. Ora forse la mia azione può essere limitata, ma è ciò che ho, e ho fede che domani potrà essere di più, e con l’aiuto e la potenza dello Spirito potrò sorprendermi, un giorno, nel fare cose che non pensavo sarei stato in grado di fare. Nell’affidamento ogni mia richiesta viene accolta, è già esaudita: se chiedo di darmi la forza sento che già sto ricevendo forza; se chiedo amore sento che già sto ricevendo amore. Anche se queste cose hanno bisogno del giusto tempo per realizzarsi pienamente. Forse è proprio questo l’affidamento, la fede: sentire che il tempo sta realizzando ogni cosa, con il suo giusto ritmo. Questa è la giusta azione.
Volevo chiudere questi “appunti di viaggio” con due poesie che mi è capitato di scrivere nelle ultime settimane, e che riguardano proprio questi passaggi interiori di cui vi ho parlato, e in particolare il mio rapporto con Dio, con quel mistero che forse ho sempre intimamente cercato e che ora sento sempre più legato alla mia scelta di fede, alla mia volontà di fargli spazio, rispondendo alla sua chiamata.
Solo una premessa: la scrittura poetica che cerco di vivere non è una semplice “composizione”, un mettere in versi qualcosa che ho visto, pensato o sperimentato. Almeno dall’Ottocento, la poesia è diventata qualcosa di più di un “genere letterario”. È diventata, almeno a tratti, un tentativo di ascolto di un altro tipo di linguaggio, della voce del nascente. E anch’io cerco di vivere la poesia in questo modo. Perciò si possono trovare delle virgolette che segnalano un’altra voce, un dialogo interiore, e le immagini possono farsi un po’ enigmatiche, a volte. Il modo migliore di leggere questa poesia è provare a lasciarsi assorbire da queste immagini, lasciarsi trasformare dalla parola che si legge.
È speranzosa morte,
scrigno del nulla, scrigno della gioia.
“Tu vieni nel mio porto
come un pirata prendi
la mia missione: sono la regina
dell’invisibile, del tuo operato,
dei beni sconosciuti, dell’odore
dei prati di Betlemme…”
L’avventura
è il mio partire, il mio restare in te
nella parola.
Questa prima poesia attraversa proprio l’esperienza della morte rigeneratrice, e il rapporto con una figura femminile e regale che mi assegna una missione alquanto misteriosa. Sulla seconda invece voglio solo dire che è stata scritta nel giorno del mio venticinquesimo compleanno, lo scorso 6 febbraio, e perciò riguarda proprio il compimento, che non è soltanto il compiere gli anni ma il desiderio sempre più intimo di essere compiuti, di essere portati a compimento da quella forza misteriosa che agisce nella nostra vita.
Compimi tu, con tutte le tue grazie,
fai più bella la danza, il vorticare
logico e sereno.
C’è un solo raggio e ci sta assimilando.
“Larvavi e chiedevi
girato all’altro lato;
io non ti rispondevo, stavo muto…
non credevi
ma stavi sulla soglia”
Pensavo di esser solo,
fare tutto da me
ma non sapevo
“che la porta non c’è: tu sei già dentro
e già sei mio riflesso”
tutto è stato
già in te…
Ora lo sento, il tocco
d’amore e di passione grida
più alto:
“per sempre”.
Bellissima testimonianza. Grazie
Mi sembra che questi “Appunti di viaggio” nei quali metti a nudo la tua anima, scorrano dolci e violenti come acqua viva fino a raggiungere la straordinaria limpidezza dei versi delle due poesie.
Grazie per la condivisione fiduciosa dei tuoi stati interiori che racconti proprio come se li stessi vivendo qui e ora.
Francesca
Lo Spirito ti accompagna, caro Andrea, con la sua dolcissima evidenza. Sono molto felice per te, per noi, per tutti! Marco
Molto bello ciò che senti e che riesci ad esprimere.
Grazie Andrea
Ti sono profondamente grato, Andrea, per questa tua testimonianza diciamo così “a cuore aperto”, che mi fa molto…molto bene! Come vedi, già il tuo esistenziale interrogarti sul cosa fare si traduce immediatamente in un potente FARE, almeno per quello che mi riguarda. Forse esagero, ma credo che le 15 righe del tuo post comprese fra “Ecco che cosa devo fare ………… . Questa è la giusta azione” potrebbero da sole costituire il programma del vostro movimento l’Indispensabile. Credo anch’io che ti stia accadendo qualcosa di veramente grande. Che Dio ti benedica.
Benigno
Grazie Andrea per questa condivisione con cui mi sento in sintonia.
“Sto comprendendo che non ho bisogno di escogitare chissà cosa, o di aspettare chissà quale risposta o di essere pronto a salvare il mondo. Quello che mi è richiesto è solo di essere disponibile, di voler fare entrare lo spirito nella mia vita, e di lasciarmi guidare….”
Che liberazione, caro Andrea! Solo ora capisco questa espressione :
” Il mio giogo é leggero e il mio carico é dolce” Quanta pesantezza invece mi sono sentita addossare per anni!… Quanto moralismo bloccante!
“Nell’affidamento ogni mia richiesta viene accolta, è già esaudita: se chiedo di darmi la forza sento che già sto ricevendo forza; se chiedo amore sento che già sto ricevendo amore….
Questa è la giusta azione.”
Infatti diceva anche: ” Senza di me non potete fare nulla”
Un immenso grazie a darsi pace per questo cammino semplice e reale!
Andrea,
dico solo che dopo, digerita la sorpresa, un po’ ho “capito”, e mi sono “trasferito” il tuo post su un ambiente dove posso leggerlo senza distrazioni e sottolineare le frasi che più mi colpiscono, tornarci e ritornarci. Vale la pena perché c’è tanta roba importante. Se metto appena a tacere la supponenza sempre riaffiorante, in umiltà dico che da un ragazzo che ha meno di metà delle mie primavere, ho molto da imparare. Per mia grande fortuna, aggiungo.
Quello che apprezzo particolarmente, e che mi fa sentire anche “mia” la tua analisi, è che non sconta nulla, non fa alcuno “spiritual bypassing” ed anzi descrive limpidamente le inerzie e le angosce e i sentimenti scomodi che ADESSO si provano, non tanto “prima di incontrare, di fare, di capire…” ma ORA, durante il cammino spirituale. E per questo è ancora più degno di credibilità, perché il “cuore a nudo” non inganna. Non è così scontata questa onestà, lo sappiamo.
La cosa che alla fine, in tanti anni di ricerca, mi sembra la più importante, la dici già tu limpidamente, ” Sto comprendendo che non ho bisogno di escogitare chissà cosa, o di aspettare chissà quale risposta o di essere pronto a salvare il mondo. Quello che mi è richiesto è solo di essere disponibile, di voler fare entrare lo spirito nella mia vita, e di lasciarmi guidare.”
Grazie e auguri a te e (un pochino) anche a me stesso, nel cammino verso la Verità di noi stessi, così sorprendente e così profumato di profumi acri e dolci, di un “già e non ancora”.
Grazie Andrea per questa bellissima condivisione.
Io sono al primo anno di Darsi Pace e sto trovando molto utile il percorso di ricerca interiore suggerito da Marco.
Il leggere i tuoi appunti di viaggio e come aver ricevuto uno spoiler che però non mi coglie impreparato fortunatamente.
Sono Cristiano praticante e coltivo la mia fede da 6/7 anni grazie ad una esperienza molto forte ed illuminante e prego per poter diventare Suo strumento ad ispirazione di San Francesco d’Assisi ed è stato bello leggere che è una speranza ed un obbiettivo comune di questo corso spirituale.
Volevo dirti che le tue poesie sono stupende! Mi hanno fatto commuovere. E’ come aver letto una bellissima testimonianza…
Grazie ancora 🙂
Grazie Andrea,
quel che hai scritto mi ha dato una percezione di ampiezza che accoglie tanta freschezza, una grande suggestione che non riesco a spiegare meglio!
Se chi è lontano da questo sentire potesse solo immaginare questo respiro! Saremmo tutti felici, invece succede spesso che ci costruiamo da soli delle alte barriere fonoassorbenti e totoassorbenti…..e quindi non ci arrivano nè luce, nè aria , nè suoni!
La mia speranza che gli spazi di ognuno si dilatino per contagio è comunque grande ed ogni esternazione come questa tua regala maggior fiducia e benessere.
Grazie
Caro Andrea, sono commossa e felice per te e per tutti noi che sappiamo che ” la porta non c’è:tu sei già dentro e già sei mio riflesso”.
Che gioia leggere e condividere la tua umile consapevole preghiera per i tuoi 25 anni: “Compimi tu con tutte le tue grazie…”
Si, caro Andrea, lo Spirito ti guida, la tua vocazione è già dentro il tuo nome Andrea ( in nomen omen) : sei giusta-mente invitato ad Andare. Grazie per esserci e Buon Viaggio!
Giuseppina Nieddu
L’ avventura è il mio partire e il mio restare in te, nella parola…mi riporta al volo e al nido che nello Spirito troviamo, se ci affidiamo….come giá stai sperimentando!
A volte basta un passo di danza per lasciarsi andare, altre un respiro profondo, altre ancora è grande sforzo.
Ma comunque sia, il nostro desiderarlo e la nostra disponibilitá per esserlo credo sia giá quel superare soglie per incontrare la veritá. E diventarla.
Tanti auguri, caro Andrea, e buon cammino. Dentro e fuori di te. Brunella
Caro Andrea, è molto bello leggere questa tua testimonianza, incredibilmente umile e ispirata, che per molti aspetti è affine al cammino che ultimamente sto compiendo anche io. Non si finisce più nella vita di imparare a vorticare serenamente e logicamente. In fondo è tutto un tremendo spasso.
Un miracolo, il nostro stesso essere qui a dirci queste cose.
Un abbraccio, Luca. –
Grazie Andrea, stai compiendo un bellisismo viaggio dentro di te, nello Spirito che ti guida , nella saggezza di lasciar fare a Lui, più che a te. Sono felice di saperti in pista dentro la tua e la nostra comune storia , con tante potenzialità che ti fioriranno nell’abbandono di ogni tuo sforzo , come sperimenti lasciandoti morire ad ogni tentativo ansioso di aggrapparti a chissà che. In questo vuoto c’è tutto il pieno che ti farà essere ciò che sei nel tuo seme divino.
Farò uso della tua limpida energia spirituale, fluida e immacolata perchè dalla cima dei mie anni, possa ancora vivere con i tuoi poetici sentimenti, giovane amico e fiero aquilotto.
Un caro abbraccio e tanti auguri.
Ivano
Per chi vive nel Lombardo-Veneto è inevitabile partire dal clima di quarantena autoimposta che si vive: pur senza paura e senza nessun allarmismo, è strano e un po’ scioccante chiedersi se e dove e quando andare a fare la spesa o in farmacia o a vedere i famigliari o a messa, eiente piscina, no mezzi pubblici, impossibile vaccinare i neonati, zero mascherine.
Lo scritto con “il cuore a nudo” di Andrea mi fa particolarmente piacere perchè dice che meditazione e percorsi iniziatici sono possibili per tutti, anche per i ventenni, e con con grande profitto.
Io ero rimasto a quel che dicevano gli orientali che da giovani si vive nello studio e nelle tempeste ormonali e si pensa a quelle, da adulti si pensa al lavoro e ai figli, e solo nell’età matura si fa meditazione e contemplazione.
I ragazzi de “L’Indispensabile”, nella loro faticosa ed entusiasmante ricerca, mi riempiono di speranza e di gioia.
Abbiamo davanti vie di salvezza,
un abbraccio, GianCarlo
Grazie a tutti per i commenti, davvero. Li ho letti con emozione in questi giorni anche se non ho avuto modo di rispondere subito, perchè come potete immaginare sono state giornate molto intense per me e gli altri ragazzi dell’Indispensabile…
Vorrei dire solo che quelle parole che ho scritto nella parte finale, e che in tanti di voi hanno risuonato così limpidamente, sono state come una sorpresa anche per me. In fondo scrivendo questo testo è accaduto un po’ ciò che accade anche quando facciamo gli esercizi: sul finale mi sono venute delle parole che ho trovato, che è come se avessi detto io a me stesso, ma non erano mie, e credo che non siano neanche solo per me, ma per tutti.
Infatti ciò che sento sempre più forte è il desiderio di diffondere il senso di liberazione profonda che si sperimenta a tratti in queste occasioni, quando lo spirito soffia e si viene trasportati altrove. Veramente credo che non ci sia alcuna “presunzione spirituale” in questo: quando sono nella preghiera desidero che tutti possano entrare in questo Regno di pace, in questa gioia stillante. E in fondo sento che è così, che stiamo andando in questa direzione, e che ognuno di noi è chiamato a lavorare per questo.
Auguro a tutti voi un buon mercoledì delle ceneri e una intensa Quaresima. Come capite è tutto perfettamente in sintonia con i passaggi che stiamo vivendo!
Un abbraccio,
Andrea
Caro Andrea , volevo esprimere la mia gratitudine per qs davvero bella condivisione che ha fortemente risuonato in me . stamane in una breve passeggiata nei luoghi cari a Papa Giovanni e a padre Davide Maria Turoldo…mi sono soffermata davanti alla bella scultura che rappresentava Maria e il pensiero é andato alle tue parole su Maria.
Ho perciò pensato di trascriverti le parole di padre Davide Maria Turoldo poste accanto alla scultura
“Fanciulla Radiosa
mai altri ha come te
cantato alla Gioia”
Nel leggere quanto scrivi “Sto sentendo forse per la prima volta e in maniera sconvolgente che veramente lo spirito divino che è in me, e in ognuno di noi, vuole nascere in me, nella mia vita, nella mia carne ”sento una
gioia fresca e incontenibile si espande e risuona anche in me .
Possa Maria , madre della nostra nuova umanità, guidarci in questo cammino di crescita per divenire l’uomo Nuovo .
Auguro a te e a tutti noi in cammino , una feconda Quaresima con le parole di Papa Francesco
“ Quaresima é il tempo per tornare a respirare ,
é il tempo per aprire il cuore al soffio dell’Unico capace di trasformare la nostra polvere in Umanità “
Irenilde