Ritorno in patria

Commenti

  1. Rosaria Savoldi dice

    Caro Francesco,
    in questi giorni di dura prova le tue parole sono giunte come balsamo benefico al mio cuore addolorato e al mio spirito affaticato.
    Mi da ancora più speranza e conforto ascoltarle da un uomo giovane come te.
    Grazie di cuore a te e a Darsi Pace che sento sempre più come ancora di salvezza.
    Un abbraccio a tutti i praticanti.
    Rosaria Savoldi

  2. giancarlo salvoldi dice

    Il treno dell’economia globalizzata procedeva a cento all’ora rischiando il precipizio.
    La spaventosa ecatombe in corso è diventata un gigantesco semaforo rosso.
    Così resta ferma la mala economia ma con essa anche quella buona ed indispensabile.
    Se si ferma anche quella avremmo la presa della Bastiglia che finisce con un Napoleone, un duce.
    Bisogna agire su una realtà che è in frenata e a rischio deragliamento, senza possibilità di bloccarla.
    Sarà possibile usare il rallentamento per tagliare i tentacoli alle piovre del neoliberismo globalizzato?

    Quanto alle problematiche esistenziali, Naomi Klein ci informa che nelle tragedie storiche i popoli si ritrovano disorientati, senza consapevolezza, con la ragione annebbiata, e infiacchiti.

    Restano i singoli, che potremmo individuare in due tipologie:

    – Quelli che hanno una fede, ma non lo sanno, e credono che siamo nient’altro che sacchi di chimica destinati a svanire nell’incineritore, e quando il sacco si svuota sono inebetiti e il mondo crolla loro addosso.

    – Quelli che hanno benedetto i doni della ragione e poi liberamente hanno gettato il cuore oltre, scegliendo di fare un atto di fede, e di affidarsi ad una Vita che è “Amor che move il Sole e l’altre stelle”.
    E accolgono il mistero del male che si accompagna alla meraviglia della Vita.

    L’alternativa si pone tra senso e non senso, tra mistero e assurdo, tra speranza e nichilismo.

    Siamo noi ad attribuire un senso agli accadimenti, alle migliaia di persone che stanno morendo faticosamente e in solitudine, e i numeri reali non sono il doppio ma sono 10 (dieci) volte superiori.
    Con decine di medici, decine di infermieri, decine di volontari, decine di preti , decine di suore, morte per soccorrere il prossimo.

    Chi opta per senso, mistero e speranza, non sottoscrive una polizza di garanzia.
    Chi fa quella scelta sa che l’Amore del Creatore lo si conosce solo vivendolo, o almeno cercando di viverlo, perchè non è conoscibile con la ragione e la ricerca scientifica.

    Condivido le tue conclusioni, Francesco, e ringrazio Marco per lo scritto su Facebook: “Questo è il tempo”.

  3. Grazie Francesco, il tuo video ristora e irrobustisce l’animo.
    Giustamente hai scelto la poesia, quanto mai necessaria.
    Ora che la parola è violentata, prostituita in tanti discorsi televisivi
    Come pure sui social.

    Mai come adesso fu volgare la parola, volgare perché depotenziata, resa sterile,
    pornografica dunque, onanistica perché non generativa.
    Non fornisce agganci per un lavoro interiore.
    Quindi è sporca.

    Diceva Pasolini,

    Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto
    in ogni mio intuire. Ed è volgare,
    questo non essere completo, è volgare,
    mai fui così volgare come in questa ansia,
    questo “non avere Cristo” – una faccia
    che sia strumento di un lavoro non tutto
    perduto nel puro intuire in solitudine.

    La poesia è soffio di amore e rispetto che cura
    Tanta volgarità. Perché apre una strada, possibile,
    Lunga ma percorribile.

    Grazie.

  4. “Le parole del vangelo sono chiare: quando inizieranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In che senso perciò in questa situazione sconvolgente la nostra liberazione dovrebbe essere vicina? Quali potrebbero essere le potenzialità insite in ciò che stiamo attraversando?”

    Caro Francesco, queste tue parole mi hanno fatto ricordare una riflessione di padre Silvano Fausti, un gesuita vissuto a Milano, che scriveva:
    “La morte è una nascita, è il venire alla luce della creatura nuova. C’è una sofferenza a nascere, il bambino viene strappato dalla sicurezza del grembo materno, muore alla vita intrauterina, ma per cominciare una nuova vita, acquista un suo volto e vede il volto della madre.
    Così c’è una sofferenza nel morire, dopo una gestazione che può durare anche novant’anni si muore, ma è una nascita e giungiamo al vero volto, quello di Dio.”

    Così, forse si può dire di questa Civiltà, dopo una gestazione durata diecimila anni, si sono compiuti per lei i giorni del parto.
    Qualcosa sta per accadere.
    Siamo alla svolta dei tempi?

  5. Francesco Marabotti dice

    Grazie dei commenti
    e delle risonanze.

    Un caro saluto,
    Francesco

Trackbacks

  1. […] «Una persona può essere testimone di una ampia sequenza di episodi e, tuttavia, se non riesce a dare loro senso o aspetta che si siano conclusi prima di provare a ricostruirli, ottiene poco dall’esperienza di essere stato in prossimità di questi eventi mentre accadevano».[1] […]

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