- 1. Dare senso alla quarantena globale
Credo che in questa situazione davvero difficile e complessa sia importante ricordarci che siamo sempre noi a conferire un significato alle esperienze che viviamo. Scrive George Kelly a questo proposito:
«Una persona può essere testimone di una ampia sequenza di episodi e, tuttavia, se non riesce a dare loro senso o aspetta che si siano conclusi prima di provare a ricostruirli, ottiene poco dall’esperienza di essere stato in prossimità di questi eventi mentre accadevano».[1]
Milton J.Bennet commenta così la citazione:
«Con il termine ‘episodi’ Kelly implica che non vi sono significati intrinseci nei fenomeni stessi. Le persone devono “farsene qualche cosa”, cioè hanno bisogno(e necessariamente devono) interagire con gli episodi per trasformarli in eventi con un significato»[2].
Il fenomeno “corona virus” che dall’inizio del 2020 ha investito l’intera umanità globalizzata non ha perciò un “significato” intrinseco in quanto tale, se non siamo noi, ciascuno di noi, a “farne qualche cosa”. Il vero pericolo, oltre a quello riferito alla salute e all’economia, e di cui si parla poco, se non in modo moralistico, è di non dare senso all’evento che ci sta accadendo.
- 2. La natura apocalittica del nostro tempo
Mediante le lenti del lavoro che facciamo nei gruppi Darsi Pace, proviamo a leggere gli eventi della storia alla luce di quella rivelazione di Cristo, che da duemila anni irrora di senso la nostra civiltà occidentale. E con le chiavi che provengono dal Vangelo, non possiamo non trovare una certa consonanza con ciò che sta accadendo. Dice Gesù:
«Quando dunque vedrete l’abominio della devastazione, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. (..)Poiché vi sarà allora tribolazione così grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà»
(Matteo, 24,7-22)
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore de mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
(Luca 21, 20-28)
Vi è perciò una correlazione apocalittica fra la devastazione,la tribolazione e la liberazione. Le catastrofi naturali nei tempi finali cioè corrispondono ad uno sconvolgimento che mette a soqquadro tutta l’organizzazione sociale dell’essere umano.
Ciò che ci rivela questa situazione perciò è la natura apocalittico/rivelativa dei nostri tempi, e quindi la necessità di una conversione/rigenerazione interiore che interpella ogni singolo essere umano sul pianeta.
- 3. La fermata come compensazione di uno squilibrio
Le parole del vangelo sono chiare: quando inizieranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In che senso perciò in questa situazione sconvolgente la nostra liberazione dovrebbe essere vicina? Quali potrebbero essere le potenzialità insite in ciò che stiamo attraversando?
A mio avviso mi sembra evidente che il significato simbolico di questa fermata globale per un evento naturale risieda nel bisogno di una pausa di riflessione generale sulla direzione evolutiva che la nostra civiltà ha preso negli ultimi secoli.
Qui non sono in gioco “solamente” delle vite umane, o il sistema produttivo di un qualche paese, ma le forme stesse attraverso le quali si è configurata la nostra comunità globale. Il sistema di produzione capitalistico finanziario, la democrazia parlamentare, le relazioni urbane, la tenuta psico-fisica degli individui. Tutto è in gioco, in modo inedito e imprevisto. Ma questo ha effetti soltanto negativi? Non sentivamo tutti forse l’urgenza di un freno, di un momento di stop nei confronti di questa megamacchina senza scopo e senza direzione che rischia di portarci verso l’autodistruzione?
Non voglio dire che sia un bene che stiano morendo delle persone o che molti individui potranno rimanere senza lavoro. Voglio cercare di ascoltare il senso di un evento che ci coinvolge a livelli di profondità maggiori di quelli abituali.
«In Metamedicina, il dolore, il malessere o l’affezione sono considerati segni precursori dell’incrinarsi dell’armonia in una parte dell’organismo, e far scomparire questi segnali senza cercare l’informazione di cui sono forieri sarebbe come disinserire l’allarme antifumo dopo che ha rilevato un focolaio d’incendio».[3]
Ecco quello che per me è il significato di questo virus e di questo ritiro forzato: curare la disarmonia di una civiltà che sta andando al collasso. Ognuno di noi e tutti assieme siamo chiamati a cercare l’informazione di cui questo evento è portatore. Una informazione che credo ci parli di conversione, di una decisione di trasformazione profonda, di rinascita collettiva.
Un salto di coscienza dopo il quale non saremo più gli stessi.
[1] Essere umani, Prospettive per il futuro, a cura di Emilio Del Giudice, Alberto Giasanti, Luciano Marchino. Citazione tratta dal saggio “Costruire il Paradigma Quantistico nella Scienze Sociali” di Milton J.Bennet, p.18.
[2] Ibidem.
[3] Claudia Rainville, Metamedicina 2.0, p.3.
Caro Francesco,
in questi giorni di dura prova le tue parole sono giunte come balsamo benefico al mio cuore addolorato e al mio spirito affaticato.
Mi da ancora più speranza e conforto ascoltarle da un uomo giovane come te.
Grazie di cuore a te e a Darsi Pace che sento sempre più come ancora di salvezza.
Un abbraccio a tutti i praticanti.
Rosaria Savoldi
Il treno dell’economia globalizzata procedeva a cento all’ora rischiando il precipizio.
La spaventosa ecatombe in corso è diventata un gigantesco semaforo rosso.
Così resta ferma la mala economia ma con essa anche quella buona ed indispensabile.
Se si ferma anche quella avremmo la presa della Bastiglia che finisce con un Napoleone, un duce.
Bisogna agire su una realtà che è in frenata e a rischio deragliamento, senza possibilità di bloccarla.
Sarà possibile usare il rallentamento per tagliare i tentacoli alle piovre del neoliberismo globalizzato?
Quanto alle problematiche esistenziali, Naomi Klein ci informa che nelle tragedie storiche i popoli si ritrovano disorientati, senza consapevolezza, con la ragione annebbiata, e infiacchiti.
Restano i singoli, che potremmo individuare in due tipologie:
– Quelli che hanno una fede, ma non lo sanno, e credono che siamo nient’altro che sacchi di chimica destinati a svanire nell’incineritore, e quando il sacco si svuota sono inebetiti e il mondo crolla loro addosso.
– Quelli che hanno benedetto i doni della ragione e poi liberamente hanno gettato il cuore oltre, scegliendo di fare un atto di fede, e di affidarsi ad una Vita che è “Amor che move il Sole e l’altre stelle”.
E accolgono il mistero del male che si accompagna alla meraviglia della Vita.
L’alternativa si pone tra senso e non senso, tra mistero e assurdo, tra speranza e nichilismo.
Siamo noi ad attribuire un senso agli accadimenti, alle migliaia di persone che stanno morendo faticosamente e in solitudine, e i numeri reali non sono il doppio ma sono 10 (dieci) volte superiori.
Con decine di medici, decine di infermieri, decine di volontari, decine di preti , decine di suore, morte per soccorrere il prossimo.
Chi opta per senso, mistero e speranza, non sottoscrive una polizza di garanzia.
Chi fa quella scelta sa che l’Amore del Creatore lo si conosce solo vivendolo, o almeno cercando di viverlo, perchè non è conoscibile con la ragione e la ricerca scientifica.
Condivido le tue conclusioni, Francesco, e ringrazio Marco per lo scritto su Facebook: “Questo è il tempo”.
Grazie Francesco, il tuo video ristora e irrobustisce l’animo.
Giustamente hai scelto la poesia, quanto mai necessaria.
Ora che la parola è violentata, prostituita in tanti discorsi televisivi
Come pure sui social.
Mai come adesso fu volgare la parola, volgare perché depotenziata, resa sterile,
pornografica dunque, onanistica perché non generativa.
Non fornisce agganci per un lavoro interiore.
Quindi è sporca.
Diceva Pasolini,
Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto
in ogni mio intuire. Ed è volgare,
questo non essere completo, è volgare,
mai fui così volgare come in questa ansia,
questo “non avere Cristo” – una faccia
che sia strumento di un lavoro non tutto
perduto nel puro intuire in solitudine.
La poesia è soffio di amore e rispetto che cura
Tanta volgarità. Perché apre una strada, possibile,
Lunga ma percorribile.
Grazie.
“Le parole del vangelo sono chiare: quando inizieranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In che senso perciò in questa situazione sconvolgente la nostra liberazione dovrebbe essere vicina? Quali potrebbero essere le potenzialità insite in ciò che stiamo attraversando?”
Caro Francesco, queste tue parole mi hanno fatto ricordare una riflessione di padre Silvano Fausti, un gesuita vissuto a Milano, che scriveva:
“La morte è una nascita, è il venire alla luce della creatura nuova. C’è una sofferenza a nascere, il bambino viene strappato dalla sicurezza del grembo materno, muore alla vita intrauterina, ma per cominciare una nuova vita, acquista un suo volto e vede il volto della madre.
Così c’è una sofferenza nel morire, dopo una gestazione che può durare anche novant’anni si muore, ma è una nascita e giungiamo al vero volto, quello di Dio.”
Così, forse si può dire di questa Civiltà, dopo una gestazione durata diecimila anni, si sono compiuti per lei i giorni del parto.
Qualcosa sta per accadere.
Siamo alla svolta dei tempi?
Grazie dei commenti
e delle risonanze.
Un caro saluto,
Francesco