I.
Devo dirlo con molta franchezza, una delle cose che mi ha sorpreso di più in questi mesi di quarantena è stata la carenza culturale e spirituale delle nostre classi intellettuali. Una carenza non solo e non tanto di messaggi o di iniziative, ma proprio di una PRESENZA UMANA AUTOREVOLE capace di infondere speranza e di dare senso agli eventi unici di questa fase.
Questa d’altronde è la vera crisi del nostro tempo: la mancanza di figure guida in grado di illuminare i popoli, e di indicare la direzione evolutiva del progetto della nostra civiltà. Se il valore di una persona, o di una generazione, si giudica proprio nei momenti più difficili, direi che questa reclusione globale ha sancito definitivamente la debolezza e lo smarrimento in cui versano le istituzioni politiche e spirituali così come le menti filosofiche e scientifiche dominanti.
Chi saprebbe dire tre nomi che in questa fase sono stati per lui importanti in quanto personalità carismatiche, che lo hanno aiutato nei momenti difficili e a vivere creativamente la “pandemia”?
La mia è solo una domanda, che tuttavia mi sembra colga bene lo stato di precarietà e cecità della nostra umanità contemporanea, con tutte le conseguenze che ne derivano, in termini di malessere sociale e individuale.
II.
Fin dall’inizio della quarantena il movimento Darsi Pace ha proposto delle pratiche meditative e di contemplazione rivolte e aperte a tutti. Sono rimasto sorpreso dalla partecipazione, e anche dalla forza e dallo spirito di tutti i formatori che hanno condotto.
È stato commovente. In quella strana sensazione di stallo, di blocco e di silenzio ogni volta accendevo il pc, con molta tristezza dentro, con tanta confusione, chiedendomi se sarebbe stata utile la meditazione e la preghiera.
E ogni volta ho trovato un formatore diverso pieno di animo, di forza, di gioia e di speranza che mi facevano stare meglio. Ho visto i frutti di un grande lavoro che portiamo avanti, ognuno nel proprio piccolo e tutti assieme, con VERITÀ e PASSIONE.
Credo che ogni singolo incontro costituisca a suo modo un dono, una incarnazione del messaggio profondo di Darsi Pace:
il senso salvifico di questo tempo è nella mia personale trasformazione interiore che si fa trasformazione del mondo. È solo nella mia assunzione del travaglio della storia, nella mia decisione di rovesciare il gioco satanico del male, che posso fare esperienza della fede come apertura del mistero pasquale della mia esistenza.
È solo in questa Fede, in questo coraggio, in questa caparbietà, che ogni volta strappa un millimetro all’avversario, che in questo respiro riscopre di nuovo la bellezza della realtà, che confutiamo tutte le logiche di questo mondo.
E credo che, vissuti in questo modo, i mesi passati siano stati un ulteriore esperienza di umiltà, di maturazione e di rinascita.
Vivere alla luce della fede vuol dire partorire una nuova umanità.
Questa è la scommessa: peccato che ci siano così pochi giocatori.
La messe, tuttavia, è abbondante. E gli operai stanno crescendo.
Chi saprebbe dire tre nomi che in questa fase sono stati per lui importanti in quanto personalità carismatiche, che lo hanno aiutato nei momenti difficili e a vivere creativamente la “pandemia”?
Marco Guzzi
Marco Guzzi
Marco Guzzi