Un afroamericano è stato assassinato da un poliziotto e questo crimine di stampo razzista ha indignato tutti noi che amiamo la dignità e la libertà dell’essere umano.
L’accaduto ha fatto riemergere la vecchia questione del razzismo che per fortuna riguarda solo piccole frange estremiste.
Tuttavia seguendo la lettura che ne danno i mass media si può avere l’impressione che i neri d’America vivano come due secoli fa, mentre in realtà gli americani hanno eletto un presidente come Obama.
E va ricordato che gli Stati Uniti, dove pure è stato praticato lo schiavismo, sono quelli che hanno fatto una guerra civile per abolire lo schiavismo a casa loro e in tutto il mondo.
Ma ci sono ideologie che dell’Occidente vedono solo il male e non vogliono vederne le luci.
Perciò è indispensabile fare chiarezza su verità storiche che vengono sistematicamente ignorate: la cronaca di questi giorni ci offre l’occasione concreta per rileggere la storia e purificare la memoria.
Chiarissimo e terribile è proprio il tema del razzismo che ha generato lo schiavismo in tante civiltà.
Oggi chi pensa allo schiavismo pensa alle piantagioni di cotone americane e all’Occidente crudele, perchè è in questi termini che ne parlano la maggior parte dei testi di storia nelle scuole.
Effettivamente razzismo e schiavismo dell’Occidente sono verità storica.
Ma questa verità storica è stata trasformata in un falso storico diabolico e pericoloso.
Infatti per il mondo dell’informazione la catena dello schiavismo sembra essere costituita dal solo anello dell’Occidente mentre in realtà è costituita da tre anelli, che sono quello islamico, quello africano e infine quello occidentale.
Una verità che vede solo una faccia della medaglia e ne cancella l’altra, automaticamente diventa un falso.
Dopo greci e latini, la tratta islamica degli schiavi è cominciata già ai tempi di Maometto, nel 600 dopo Cristo, ed è durata 13 secoli fino alla prima metà del 1800.
Dell’anello africano il caso più significativo è quello degli Ashanti, popolo dell’Afica nera occidentale, che verso il 1300 riuscì a costruire un impero potente commerciando oro e schiavi di altri popoli neri.
L’anello dell’Occidente ha riguardato i secoli dopo la scoperta dell’America per la cosiddetta “rotta atlantica”, che è stata sempre gestita dagli schiavisti barbareschi magrebini, quelli che i neri definivano come”i bianchi”e che non erano gli europei.
Quando parliamo di schiavismo non possiamo tacere che il mondo arabo aveva colonizzato mezza Africa da cui ha prelevato 17 milioni di schiavi per le rotte verso l’Arabia e verso il Medio oriente.
E allora, se è giusto parlare delle crociate che l’Europa ha combattuto dal 1100, e non viene considerato un periodo troppo lontano, allora si deve parlare anche della colonizzazione araba dell’Africa finalizzata allo schiavismo che era praticato in quello stesso periodo.
I nostri studenti sono spesso manipolati da una storiografia ideologica che, per fare un esempio semplice ma significativo, denuncia giustamente i 30 anni di colonizzazione italiana della Libia, voluta peraltro da governi di sinistra, ma si dimentica di dire che prima la Libia è stata colonia della Turchia per 300 anni.
Se ci poniamo in questa prospettiva completa e non monca, possiamo avere una visione del razzismo e dello schiavismo molto diversa e finalmente veritiera.
Le responsabilità per questi fenomeni terribili vanno attribuite a pari demerito al mondo Islamico, in misura minore a quello dell’Africa nera, e poi al mondo Occidentale.
Conclusivamente emerge con evidenza che il razzismo e lo schiavismo non sono solo una questione economica e politica legata al sistema capitalistico e al colonialismo europeo.
Infatti essi sono stati generati da popoli diversi, da culture diverse, da sistemi economici diversi.
Questo ci permette di capire che l’origine più profonda di questi mali risiede nel cuore dell’uomo, e la soluzione è anche di ordine economico e politico, ma deve passare attraverso la conversione di ogni persona: senza questo passaggio anche le migliori politiche son destinate al fallimento.
La rilettura storica nella verità è necessaria perchè l’autocritica dell’Occidente si spinge fino all’autolesionismo e sucita nelle università africane un odio distruttivo contro l’Occidente che risulta essere l’unica causa dei mali dell’Africa: la conseguenza è la nascita di “Boko haram” che significa “vietato l’Occidente”. Una lettura falsa della storia è molto dannosa per la stessa Africa perchè arma le menti degli africani e quidi le loro braccia, e le conseguenze sono terrorismo e guerre.
Razzismo e schiavismo: rileggiamo la storia
Postato il 18 Giugno 2020 Scritto da 7 Commenti
Grazie Giancarlo,
molto, molto istruttivo e stimolante! Penso che lo rileggerò più di una volta, specialmente la parte finale.
Benigno
Predo spunto per una riflessione personale.
Il mondo globalizzato favorisce senza dubbio una pretesa di “tuttologia” molto diffusa.
Vediamo come comunque i massmedia amplifichino certe notizie e ne tacciano completamente altre.
Fomentare odio è pericoloso sempre e per tutti.
Del “razzismo” in Africa so solo che anni fa un missionario raccontava a radio3 che i Pigmei non venivano considerati umani, ma animali, e quindi……cacciati e mangiati da altre etnie!!!
Tanti anni fa andai a New York mentre un’amica americana(metà portoricana e metà indiana d’America….una situazione molto difficile, perché le due razze non si accettavano a vicenda!) stava a casa mia ad Assisi.
A New York contattai il fratello della mia amica e lui mi disse testualmente:”ti avviso che io non sono chiaro come mia sorella e quando arriverò da te vorrei evitare scene di panico”……….questo mi portò a pensare di dover incontrare un ragazzo molto nero e questa mia valutazione mi mise in una situazione di potenziale pericolo, perché, stanca di aspettare e non considerando il tempo che richiede attraversare una metropoli…..ero in attesa fuori dal mio albergo e iniziai a chiedere a vari neri se erano “Nick”……se uno fosse stato strambo e mi avesse detto di si…….sarei andata con lui……..
Noi Italiani oggi, pur essendo invasi da gente scura e scuretta, non siamo razzisti,a parte certe nicchie di invasati/ignoranti, la discriminazione che vedo agire è culturale e di educazione ed…..economica!
Un amico africano, manager in USA, mi sintetizzò semplicemente la situazione così: “Dobbiamo stare attenti”(era successo di un prof.universitario che aveva dimenticato le chiavi di casa e quindi stava entrando in casa sua dalla finestra e la polizia lo bloccò……….). Anche in questo caso sento in genere tanta ideologia e poche conoscenze/esperienze!
Lavorai in USA in un campo estivo e la mia collega nera non si toglieva mai l’orologio…..per mostrare che era abbronzata e il suo vero colore era molto più chiaro, protetto dal cinturino dell’orologio!
Io feci la mia tesi di laurea sui personaggi neri della letteratura brasiliana in Jorge Amado e in quell’occasione studiai molto riguardo alla tratta degli schiavi, ai problemi dello schiavismo e alla povertà dei successivi neri “liberi”, ma in Brasile forse è più chiaro che altrove come il problema sia di livello economico, camuffato da razziale.
Non è un argomento semplice, gli afroamericani che ho frequentato a Milano non si sentivano affatto affini agli emigrati africani, sottolineando così l’importanza della cultura/livello economico, più che della razza.
Ripeto, l’argomento è molto complesso e questo recente omicidio ha fatto scalpore perché la vittima è afroamericana, ma se certe “tecniche” della polizia sono in uso questo non ha a che fare strettamente con l’eventuale razzismo del singolo bianco americano ……..
Grazie Giancarlo, per avere il coraggio di affrontare argomenti difficili, con i quali spesso si perde la necessaria serenità.
E’ molto vero quel tuo riferimento alla “autocritica dell’Occidente che si spinge fino all’autolesionismo”.
Io sono padre e nonno di persone che abitano lontano dall’Italia e questo probabilmente mi condiziona,
Mi viene da pensare che forse è la paura di apparire razzisti o nazionalisti… che impedisce allo Stato di aiutare i giovani italiani che spesso devono scegliere tra un lavoro mal pagato e l’emigrazione.
Probabilmente è cosi, visto che si è arrivati a cancellare: termini, film, statue, cioccolatini perchè appaiono razzisti.
A me sembra che se ne sia andato anche il buon senso.
Grazie per questo contributo molto importante, Giancarlo, ricco di informazioni che fanno capire come una storia “monca” non aiuti di certo alla formazione di coscienze critiche e pensanti, anzi, sia solo uno strumento ideologico teso a ‘produrre’ individui condizionati e manipolabili.
È il caso purtroppo della ‘storia insegnata’ nelle nostre scuole che, se da una parte enfatizza certi temi, dall’ altra ne omette intenzionalmente altri creando le condizioni ottimali per fare dello studio della storia una sorta di terreno di scontro tra opposte tifoserie, anziché educare a ricercare la ‘completezza del quadro’ a cui si può arrivare solo considerando la grande complessità (in termini temporali e spaziali) delle vicende umane.
Ciao, mcarla
Ringrazio Benigno e sono grato a Claudia per la sua testimonianza di vita vissuta difficile ma significativa.
La storia monca, Maria Carla, è figlia di una visione monca dell’essere umano, “a una dimensione”, solo economico-politica. Le dimensioni culturali e spirituali sono ignorate o citate solo per svilirne il valore.
“La paura di apparire razzisti o nazionalisti”, caro Aldo, viene da un senso di colpa tanto pesante che ci mette paura anche a fare riflessioni vere e sacrosante.
Ma perchè mai noi nonni dovremmo temere o vergognarci di avere a cuore i nostri discendenti non perchè siano disonesti ma solo perchè sono bianchi?
Io ho capito che molti brandiscono l’ipocrisia del “politicamente corretto” come mezzo per bastonare sempre qualcun altro e poter così apparire loro nel giusto.
Noi umilmente siamo alla ricerca della verità, e lasciamo ad altri l’impudenza della “post-verità” con cui si autogiustificano a manipolare la realtà del presente e quella storica.
Auguro a tutti noi buon lavoro, GianCarlo
Grazie Professore, sempre illuminante! Troppo spesso in questi anni ci viene richiesto di contestualizzare certi eventi accaduti nel passato. Ma noi siamo fatti di pane, acqua e storia. La conoscenza di quest’ultima è un esercizio sempre borderline in quanto spesso carente di oggettività e mai con un punto di vista comune. La storia raccontata dai vinti è sempre diversa da quella raccontata dai vincitori: la condivisione deve essere il nostro faro al fine che la rotta, pur essendo diversa, raccolga più naufraghi della conoscenza possibili. Grazie.
Mi sembra proprio un buon lavoro: “Contestualizzare e condividere per raccogliere i naufraghi della conoscenza”.
Non certo per giudicare Cristoforo Colombo con gli occhi di 500 anni dopo, come taluni stanno facendo negli USA da iconoclasti che si illudono sia sufficiente cancellare delle immagini e delle “rappresentazioni” per lavare le proprie colpe.
Ti ringrazio, caro De Poli, perchè so che è quello che tu stai facendo per gli universitari e per i dottorandi.