Razzismo e schiavismo: rileggiamo la storia

Commenti

  1. Benigno Belotti dice

    Grazie Giancarlo,
    molto, molto istruttivo e stimolante! Penso che lo rileggerò più di una volta, specialmente la parte finale.
    Benigno

  2. Claudia Vignati dice

    Predo spunto per una riflessione personale.
    Il mondo globalizzato favorisce senza dubbio una pretesa di “tuttologia” molto diffusa.
    Vediamo come comunque i massmedia amplifichino certe notizie e ne tacciano completamente altre.
    Fomentare odio è pericoloso sempre e per tutti.
    Del “razzismo” in Africa so solo che anni fa un missionario raccontava a radio3 che i Pigmei non venivano considerati umani, ma animali, e quindi……cacciati e mangiati da altre etnie!!!
    Tanti anni fa andai a New York mentre un’amica americana(metà portoricana e metà indiana d’America….una situazione molto difficile, perché le due razze non si accettavano a vicenda!) stava a casa mia ad Assisi.
    A New York contattai il fratello della mia amica e lui mi disse testualmente:”ti avviso che io non sono chiaro come mia sorella e quando arriverò da te vorrei evitare scene di panico”……….questo mi portò a pensare di dover incontrare un ragazzo molto nero e questa mia valutazione mi mise in una situazione di potenziale pericolo, perché, stanca di aspettare e non considerando il tempo che richiede attraversare una metropoli…..ero in attesa fuori dal mio albergo e iniziai a chiedere a vari neri se erano “Nick”……se uno fosse stato strambo e mi avesse detto di si…….sarei andata con lui……..
    Noi Italiani oggi, pur essendo invasi da gente scura e scuretta, non siamo razzisti,a parte certe nicchie di invasati/ignoranti, la discriminazione che vedo agire è culturale e di educazione ed…..economica!
    Un amico africano, manager in USA, mi sintetizzò semplicemente la situazione così: “Dobbiamo stare attenti”(era successo di un prof.universitario che aveva dimenticato le chiavi di casa e quindi stava entrando in casa sua dalla finestra e la polizia lo bloccò……….). Anche in questo caso sento in genere tanta ideologia e poche conoscenze/esperienze!
    Lavorai in USA in un campo estivo e la mia collega nera non si toglieva mai l’orologio…..per mostrare che era abbronzata e il suo vero colore era molto più chiaro, protetto dal cinturino dell’orologio!
    Io feci la mia tesi di laurea sui personaggi neri della letteratura brasiliana in Jorge Amado e in quell’occasione studiai molto riguardo alla tratta degli schiavi, ai problemi dello schiavismo e alla povertà dei successivi neri “liberi”, ma in Brasile forse è più chiaro che altrove come il problema sia di livello economico, camuffato da razziale.
    Non è un argomento semplice, gli afroamericani che ho frequentato a Milano non si sentivano affatto affini agli emigrati africani, sottolineando così l’importanza della cultura/livello economico, più che della razza.
    Ripeto, l’argomento è molto complesso e questo recente omicidio ha fatto scalpore perché la vittima è afroamericana, ma se certe “tecniche” della polizia sono in uso questo non ha a che fare strettamente con l’eventuale razzismo del singolo bianco americano ……..

  3. Grazie Giancarlo, per avere il coraggio di affrontare argomenti difficili, con i quali spesso si perde la necessaria serenità.
    E’ molto vero quel tuo riferimento alla “autocritica dell’Occidente che si spinge fino all’autolesionismo”.
    Io sono padre e nonno di persone che abitano lontano dall’Italia e questo probabilmente mi condiziona,
    Mi viene da pensare che forse è la paura di apparire razzisti o nazionalisti… che impedisce allo Stato di aiutare i giovani italiani che spesso devono scegliere tra un lavoro mal pagato e l’emigrazione.
    Probabilmente è cosi, visto che si è arrivati a cancellare: termini, film, statue, cioccolatini perchè appaiono razzisti.
    A me sembra che se ne sia andato anche il buon senso.

  4. Maria Carla dice

    Grazie per questo contributo molto importante, Giancarlo, ricco di informazioni che fanno capire come una storia “monca” non aiuti di certo alla formazione di coscienze critiche e pensanti, anzi, sia solo uno strumento ideologico teso a ‘produrre’ individui condizionati e manipolabili.
    È il caso purtroppo della ‘storia insegnata’ nelle nostre scuole che, se da una parte enfatizza certi temi, dall’ altra ne omette intenzionalmente altri creando le condizioni ottimali per fare dello studio della storia una sorta di terreno di scontro tra opposte tifoserie, anziché educare a ricercare la ‘completezza del quadro’ a cui si può arrivare solo considerando la grande complessità (in termini temporali e spaziali) delle vicende umane.
    Ciao, mcarla

  5. giancarlo salvoldi dice

    Ringrazio Benigno e sono grato a Claudia per la sua testimonianza di vita vissuta difficile ma significativa.
    La storia monca, Maria Carla, è figlia di una visione monca dell’essere umano, “a una dimensione”, solo economico-politica. Le dimensioni culturali e spirituali sono ignorate o citate solo per svilirne il valore.
    “La paura di apparire razzisti o nazionalisti”, caro Aldo, viene da un senso di colpa tanto pesante che ci mette paura anche a fare riflessioni vere e sacrosante.
    Ma perchè mai noi nonni dovremmo temere o vergognarci di avere a cuore i nostri discendenti non perchè siano disonesti ma solo perchè sono bianchi?
    Io ho capito che molti brandiscono l’ipocrisia del “politicamente corretto” come mezzo per bastonare sempre qualcun altro e poter così apparire loro nel giusto.
    Noi umilmente siamo alla ricerca della verità, e lasciamo ad altri l’impudenza della “post-verità” con cui si autogiustificano a manipolare la realtà del presente e quella storica.
    Auguro a tutti noi buon lavoro, GianCarlo

  6. Luca De Poli dice

    Grazie Professore, sempre illuminante! Troppo spesso in questi anni ci viene richiesto di contestualizzare certi eventi accaduti nel passato. Ma noi siamo fatti di pane, acqua e storia. La conoscenza di quest’ultima è un esercizio sempre borderline in quanto spesso carente di oggettività e mai con un punto di vista comune. La storia raccontata dai vinti è sempre diversa da quella raccontata dai vincitori: la condivisione deve essere il nostro faro al fine che la rotta, pur essendo diversa, raccolga più naufraghi della conoscenza possibili. Grazie.

  7. giancarlo salvoldi dice

    Mi sembra proprio un buon lavoro: “Contestualizzare e condividere per raccogliere i naufraghi della conoscenza”.
    Non certo per giudicare Cristoforo Colombo con gli occhi di 500 anni dopo, come taluni stanno facendo negli USA da iconoclasti che si illudono sia sufficiente cancellare delle immagini e delle “rappresentazioni” per lavare le proprie colpe.
    Ti ringrazio, caro De Poli, perchè so che è quello che tu stai facendo per gli universitari e per i dottorandi.

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