“Senza emozioni è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento”
Carl Gustav Jung
Pubblichiamo la conferenza di Marco Guzzi all’evento di apertura del Festival delle Emozioni di Terracina, tenuta il 28 febbraio 2020.
Questo originale festival, nato nel 2014 per iniziativa dei Professori Giuseppe Musilli, Rachele Di Vezza e Mimmo De Rosa, avrebbe dovuto svolgersi proprio in questi giorni di fine giugno; a causa del Covid19 è stato rinviato a una data successiva, anche se in questi mesi la pagina facebook https://www.facebook.com/AssFestivaldelleEmozioniTerracina/ del festival è rimasta attiva e vivace.Siamo quindi contenti di poter condividere l’incontro inaugurale che fortunatamente si è potuto svolgere poco prima del lockdown e nonostante l’allarme pandemico stesse iniziando ad accrescere lo stato di diffusa e ordinaria ansietà esistenziale.
Il Professor De Rosa, prima di dare la parola al relatore, ha dato lettura alle varie risposte dei partecipanti alla domanda: “cosa ti stressa e cosa ti mette ansia?”.
Da queste sollecitazioni Marco ha poi preso spunto per la sua conferenza, nella quale ha cercato di comunicare una buona notizia: nonostante l’insostenibilità crescente (a livello ambientale, sociale e psichico) che sta coinvolgendo in diretta tutto il pianeta, è possibile trovare un luogo indenne, oltre lo stress, oltre l’ansia. Il lavoro interiore, la ricerca di spazi di silenzio e di ispirazione, possono offrire quelle energie e quella forza di visione, in grado di operare trasformazioni inedite nella cultura e nella società.
Ecco alcuni dei biglietti letti:
“Mi stressa avere a che fare con me stessa. Non riesco mai a cambiare modalità e i risultati sono sempre gli stessi. L’ansia è una conseguenza di questa vita inutile e persa”
“Mi stressa dover rispettare i miei normali ritmi. L’ansia è collegata alle mie paure”
“Non sentirmi adeguato nel rapporto con le altre persone”
“La pignoleria altrui. L’ansia deriva dal timore di essere in ritardo”
“Le aspettative, i miei desideri sul futuro, la vita che gli altri hanno scelto per me, i traguardi da raggiungere nel mio lavoro, la delicatezza del mio lavoro”
“Stress: mancanza di rispetto. Ansia: violenza”
“La somma dei periodi (con o senza consapevolezza) in cui fatico a entrare in contatto con la mia parte più profonda e libera. Mi mette ansia la superficialità e la frenesia cui si è portati in alcuni momenti della vita”
“Avere spesso la sensazione di non trovare un tempo per me. I ritmi frenetici e il susseguirsi di cose da fare. Mi mette ansia dover rispettare delle scadenze. Mi mette ansia la paura”
E voi che ci state leggendo, volete lasciarci il vostro messaggio?
Caro Marco, quando affermi che occorrono nuove forme di aggregazione e un esempio sono i gruppi “darsi pace” che tu hai iniziato, mi viene da chiedere: io che sono un cristiano battezzato cattolico ma come è possibile che proprio nella chiesa cattolica dove ci sarebbe da aspettarsi un luogo (in primis nella santa messa) dove trovare comunicazione fraterna-edificazione reciproca-senso di appartenenza, ecc..ecc… (e poi basta leggere le lettere paoline per rendersi conto come doveva essere una vera comunità), ci si trova ad essere invece uomini sempre più soli?
Addirittura l’unica forma di comunicazione ancora presente, cioè la stretta di mano, è stata interrotta dalla paura del contagio?!!
Siano benedette le persone come te che portano avanti un’opera che cerca di rimediare in modo mirabile a ciò che io ritengo un compito fondamentale della chiesa: costruire una realtà alternativa al “sistema” ,”luce” “sale” del mondo ….
un caro saluto
Domenico Rosso
Grazie, caro Domenico, delle tue considerazioni.
Sì, credo che tu abbia ragione: spesso la chiesa non offre ciò che pure annuncia e promette, innanzi tutto un processo iniziatico reale di liberazione, e di deificazione. Siamo, e lo dicono ormai anche i Papi, in un tempo di Nuova Evangelizzazione, e ognuno, in questo contesto estremo e vivace, si deve assumere le proprie responsabilità.
Un abbraccio. Marco