La catastrofe mondiale del Covid, da molti punti di vista, non ha fatto altro che palesare ancor più apocalitticamente l’insufficienza radicale che sta alla base di tutte le istituzioni umane in questa fase della storia. La politica, l’economia, la scuola, la Chiesa, la cultura: ognuno di questi ambiti, proprio nel momento in cui si è iniziato a parlare tanto di “ripartenza”, ha manifestato la propria incapacità non solo di ripartire, ma di rispondere con categorie antropologiche anche solo minimamente adeguate ad una crisi di questa portata.
Tra gli allarmismi seriali, i facili slogan e le promesse di “ritorno alla normalità”, la verità è che non è stato nemmeno intavolato un reale discorso di senso, una interpretazione condivisa e convincente che colmasse quel terribile vuoto venutosi a creare anzitutto nell’anima delle persone.
Quali potrebbero essere quindi delle chiavi di orientamento veramente nuove in uno scenario planetario come questo? Quali sono le domande più urgenti, le parole che possono realmente soccorrerci e ridare aria pulita alle nostre anime provate, a dispetto dei veleni continui della comunicazione di massa?
Nel mio dialogo con Francesco ho tentato di porci questo genere di questioni, per capire quali spunti molto concreti potessero nascerne. Imparare a condividere l’esperienza personale e più reale che ognuno di noi ha avuto durante la fase acuta dell’emergenza è infatti già un grande atto terapeutico, e in un certo senso rivoluzionario. Perché appunto, in una situazione estrema come quella entro cui il mondo è sprofondato, la parola d’ordine può essere soltanto Rivoluzione.
Le false ripartenze ormai non convincono più nessuno.
Ripartire seriamente oggi non può voler dire nulla di meno che fare la Rivoluzione, ossia aprire una fase di radicale ripensamento e rinnovamento dell’assetto psico-politico al livello mondiale.
Ripartire quindi dal rovesciamento del sistema psichico che regge e giustifica questo sistema de-mente. Rinvigorire e sanare le menti con pratiche quotidiane di contemplazione e meditazione. Difenderci prima di tutto dai milioni di virus mentali che ci vengono spacciati come consiglio per gli acquisti.
Giacché solo da un corpo e da uno spirito più integri scaturisce una nuova politica, un nuovo piano economico in grado di far fronte veramente alle problematiche più concrete, come il lavoro, la sanità e l’educazione. È finito il tempo dei compartimenti stagni: l’umano oggi o intraprende un nuovo cammino di unificazione di tutte le proprie sfere di esistenza, oppure semplicemente soccombe alla lacerazione che già imperversa in ogni luogo.
La Ripartenza è dunque un bivio: rivoluzione o estinzione? … Ogni anno che passa le terze vie vengono meno una dopo l’altra. Questo, e non un altro, è perciò il momento giusto per ripartire davvero, per rinascere e rifiorire nuovamente nel nostro essere umani, nel nostro abitare il mondo e crearlo costante-mente secondo la Verità dello Spirito. –
La reclusione in casa durante la fase uno della pandemia mi ha sollecitata a meditare sul mio rapporto col tempo: stare nel respiro del gesto quando il movimento viene limitato, sentirmi presente tra un’azione e l’altra e al contempo osservare come basta un niente per tornare ad essere risucchiata nella meccanicità dei gesti.
Penso che la crisi che viviamo sia anche crisi del tempo, perciò è atto rivoluzionario decidere di abitare il tempo, non lasciarmi disumanizzare dal tempo accelerato, frammentato, spaccato al secondo, trovare riposo nel tempo in cui sono se imparo a respirarlo.
Nel tempo che abito riscopro il nesso tra identità e sovranità, ritrovo la forza per la rivoluzione che mi trasloca dalla dinamica separativa nello spazio della coniugazione e della pluralità.
Grazie cari Francesco e Luca, attraverso voi mi arriva il profumo del futuro.
Giuliana
Si condivido che ripartire non è il massimo come termine post covid….forse riorganizzare avrebbe lasciato altri spiragli…ma cmq se uno riparte puo anche “ripartire ” diversa mente ….tanto per giocare con le parole , ma la parola è sacra,sempre ! Breve riflessione personale ora. Durante il covid ho lavorato xche mi occupo di piante all universita ed un direttore ONESTO ha impedito la chiusura totale ai dipendenti ….e qui vi dico cio che penso : la politica ha esagerato molti avrebbero potuto continuare a lavorare, la politica ha abusato della paura che é riuscita a trasmettere ai “cives” ….direi che in nome della salute hanno fatto morire il buon senso ….cnq la realta era complessa . Ma vi dico che quando rientravo a casa MI SENTIVO MORIRE AL PENSIERO CHE CON UN CANE SI POTEVA USCIRE E INVECE A PASSEGGIARE CON UN BAMBINO NO
…..Credo di non aver mai pensato e nominato Gesu’ come in quei giorni al pensiero di tutte le persone che hanno iniziato a prendere benzodiazepine Xanas e simili per evitare ansia e crisi di ogni genere . Mi sentivo morire per i giovani che avevano perso il lavoro mentre le farmacie triplicavano gli incassi e fissavo il pensiero sul pensiero forte che mantenere regole di vita salutari, mamgiare poco, pregare, fare ginnastica,dormire il giusto erano lecancira di salvezza per ” essere passivi soggetti da supermercato”
Cio che i media hanno fatto e fanno ancora oggi è un abominio, esagerato allarmismo quando il buon senso invece insegna che la salute viene sempre dalle stesse buone regole di vita anche in caso di un virus poco noto….Concludo: la liberta’ interiore è cio che mi ha permesso grazie alla Provvidenza di avere fiducia ma il dolore e la solitudine e la paura che avvertivo negli altri mi straziava il cuore . La rivoluzione per me è stato credere fortemente che la Provvidebza avrebbe dato a tutti la forza di sopportare la ” reclusione e l assenza fi lavoro” ma trovo Vergognoso che si parli di paesi come la Cina e la Corea che distribuiscono app per il controllo !
Non bisogna dimrnticare J. Orwell che nel 1900 parlava nell opera 1984 di un futuro distopico ed infernale ….Stiamo attendi bisogna ribellarsi.
Ringrazio “l’Indispensabile” che mi appare come giardino in cui crescono virgulti d’ulivo producenti pace e vita.
Lo vedo come un vivaio, per fortuna non un razionalistico Think tank, in cui la riflessione e l’elaborazione delle tematiche esistenziali dell’umanità si sviluppano con creatività nuova che vuole portare quello che ci manca.
Penso che saprà sfruttare tutti i venti perchè sa dove vuole andare e al bivio tra ripartenza e rivoluzione non ha dubbi.
Sogna e ricerca una rivoluzione culturale costituita da una nuova antropologia che può profilarsi nella capacità di integrare la politica e l’economia con le profonde aspirazioni interiori dell’essere umano e perfino con il suo intimo, come dice Adriana nelle canzoni :”Verso dove stiamo andando” e “Samurai”.
Grazie a voi Luca e Francesco e a tutti gli amici creativi,
GianCarlo