Una volta ho chiesto a un amico che studiava economia “a cosa serve l’economia?“. Cominciò a spiegarmi concetti, teorie, formule… Poi insistetti con la domanda notando che intendevo ‘serve’ cioè a chi serve? Di chi fa il servizio? Rimase spiazzato dalla mia domanda… cercai di fargli capire che forse il “servizio” che l’economia dovrebbe attuare è quello fatto alla felicità degli uomini. Dopo un po’ di perplessità iniziale, forse dovuta al fatto che non l’aveva letto in nessun manuale, convenne con me.
Spesso perdiamo il senso delle cose: a cosa serve? A chi serve?
Parliamo ora di debito: insegna l’economia che in genere è utile perché consente di impiegare più fruttuosamente il denaro. In questo modo la finanza serve all’economia, che a sua volta (dovrebbe!) servire alla felicità umana. Ci siamo?
Insomma il debito, di per se non è ne cattivo, ne buono: se usato bene fa l’interesse sia di chi vuol investire (ha disponibilità di ricchezza ma non sa cosa farne) sia chi vuole impiegarla (sa cosa farne ma non ha ricchezza): alla fine se tutto va bene il creditore ha realizzato quello che voleva e il debitore ha impiegato il suo denaro: tutti felici e contenti.
Chi però prende a prestito soldi, li deve ridare! Giusto? Giusto… ma deve farlo sempre? Sotto ogni condizione, nei secoli dei secoli? Questa è la domanda.
C’è un tipo di debito che a un certo punto diventa immorale e ingiusto, sebbene possa essere perfettamente legale: è quello a usura. Lo sappiamo tutti, no?
L’usura può attuarsi con due meccanismi: uno, quello più noto: il tasso troppo elevato. Ma ce ne è un altro – meno discusso e subdolo: un tempo troppo lungo. Entrambi schiavizzano.
Nel mondo esiste una montagna di debiti (dovuti al noto meccanismo della “moneta a debito”) sia pubblici, sia privati (mutui case e debiti di impresa) in una quantità tale che nessun PIL mondiale potrà mai ripagare: si parla di 253 miliardi di dollari, ossia al 322% del PIL mondiale in giro per il mondo: cifre che non si riesce neanche a scrivere: non si tratta di frazioni del PIL mondiale, ma di multipli. Questi debiti salgono anche perché la spirale tende ad auto alimentarsi: nei periodi di depressione serve ulteriore debito per stimolare l’economia e nel frattempo pagare i vecchi interessi, quindi altro debito. Tutto questo genera enormi rendite che vanno in tasca a chi i soldi ce li ha. Di questo ce ne dimentichiamo quando si fa la morale ai paesi “fortemente indebitati” come l’Italia dimenticando appunto che considerando il complesso del debito anche privato ne viene fuori che l’Italia non sta messa troppo diversamente da altri.
Se un debito qualsiasi, a un certo punto, diventa chiaramente impagabile, se a un certo punto la massa di debiti in giro per un sistema è tale che nessuno mai potrà ripagarla, è immorale tenere “aperte” quelle partite. Perché diventa appunto usura: e non importa che il tasso di interesse sia basso, importa il fatto che non si vede la fine della spirale: si continua così indefinitivamente a depredare i deboli a danno dei ricchi con la rendita degli interessi. Ed ecco che il debito non fa più il suo dovere originario, cioè lo sviluppo di tutti, ma solo di pochi.
Molti economisti ci spiegano che il debito non è un vero problema perchè le banche centrali possono sempre intervenire, ma la questione non è monetaria, piuttosto è la ricchezza che si trasferisce appunto dai poveri ai ricchi: ed è un fenomeno in atto.
Che i debiti a un certo punto debbano “finire” o con il pagamento o con l’estinzione è un qualcosa che già oggi esiste nella legislazione ed è sempre esistita anche anticamente: una compagnia privata troppo indebitata a un certo punto fallisce; anche un privato può fallire, perde la casa etc… ma a un certo punto tutto si azzera. Anche la morte ad esempio può causare l’estinzione di debiti personali, senza che essi si trasportino indefinitivamente ai figli etc… Il principio è: i figli non possono pagare indefinitivamente gli errori dei padri. “Il giubileo” dell’antico Israele di biblica memoria era la remissione dei debiti ogni cinquanta anni, mutuata da prassi mesopotamiche ed aveva come obiettivo appunto “la ripartenza” dell’economia. Funzionava.
Ecco questo è il punto: perchè per un debito oggi, anche pubblico, non dovrebbe essere lo stesso?
Cosa accade quando un debito diventa troppo enorme e insostenibile per un sistema sociale? Di chi è la responsabilità?
Una vulgata miope, moralisticamente ragionieristica ben orchestrata mediaticamente vuole farci credere che la colpa è di chi ha preso i soldi in prestito: perchè è spendaccione, perchè è sfortunato, corrotto, perchè non sa metterli a frutto etc… cose che possono anche avere un fondamento.
Ma attenzione… quando il fenomeno del debito assume dimensioni mondiali come quelli cui siamo arrivati oggi la situazione è diversa: oltre al debitore sono responsabili i singoli creditori che hanno investito (ogni investimento ha un rischio, altrimenti che investimento è?) anche loro hanno messo in gioco il rischio e la libertà, e quindi una responsabilità. Il creditore ha anche l’aggravante di sapere di continuare a dare soldi a un malato terminale che non potrà mai ripagare, essendo quindi cosciente di voler depredarlo sempre di più con l’asfissia degli interessi: proprio come fa l’usuraio. Il fatto che questo usuraio agisca dietro terminali di computer pensando anche di fare un lavoro onesto e legale, non toglie il fatto che il sistema sia usuraio comunque.
Ci sono responsabilità delle istituzioni (nazionali e internazionali) che con le loro leggi hanno reso possibile il fenomeno.
Insomma questa enorme massa di denaro a debito che genera solo rendite improduttive non va vista come “un paese verso un’ altro” (per esempio la ricca Germania che dovrebbe pagare con le sue tasse la povera e disgraziata Italia) ma avvantaggia invece solo i ricchi di oggi che vogliono vivere sulle spalle dei poveri senza produrre davvero: cioè lavorando dietro una tastiera, muovendo denaro di qua e di la, coltivando la gallinella delle uova d’oro che si chiama “povera gente”. E vogliono farlo pure senza rischi, perchè il debito si protrae all’infinito. E quindi la rendita è all’infinito. Eh, ho: c’è invece il rischio: che a un certo punto i tuoi soldi non li rivedi più; ma non voglio essere così drastico, sarebbe uno shock per il sistema mondiale: mi accontento che si riprenda il capitale, o una sua parte, e non si faccia più vedere.
Il debito pubblico esploso per certi paesi è solo uno specchietto per le allodole che vuole distrarre, additando quei paesi come deboli solo perchè indebitati: devono fare da modelli perchè se loro si ribellano, allora tutti possono ribellarsi e questo non lo vogliono. Ma il problema vero è più ampio e si chiama debito complessivo, che ripeto non è solo pubblico.
Urge che le persone si disintossichino delle liturgie finanziarie e dei pseudo-telegionali e giornali che leggono tutti i giorni e comincino a iniziare a vedere le cose come stanno:
- Siamo in presenza del più grande fenomeno usuraio della Storia, mai attuato dalle nascita delle società organizzate.
- La massa di debito complessivo in giro per il mondo è uno scandalo e una ingiustizia non più sopportabile.
- Va trovato il modo di cancellarlo progressivamente, ovviamente in modo coordinato per tempi e modi per evitare crisi a catena. Non è utopia o fantascienza, si può fare (vedi il documento “back to mesopotamia”) e una volta deciso che si vuole fare, si troverà il modo di farlo.
- L’economia non è un centauro dalle leggi indomabili: è innanzitutto al servizio dell’uomo; quando vengono vendute delle “regole economiche” come inesorabilmente a vantaggio di qualcuno con stile usuraio è perchè si vuole far credere sull’impossibilità di avere giustizia, ma questo è falso. La giustizia è sempre in mano all’uomo: attende di essere scelta.
- Per capire se un debito va pagato o no non serve guardare i libri contabili: bisogna chiedersi se attua o sottrae giustizia al mondo, in particolare i più deboli, che da quanto qualcuno ha iniziato a parlarcene in un certo modo, sono diventati il metro della giustizia.
- Dai bulli usurai ce ne possiamo sbarazzare semplicemente dicendo loro basta: solo che vogliono farci credere che questo è impossibile.
Sto forse farneticando? Non sono esperto di economia, provo quindi a citare il prof. Zoch (grassetto mio):
Solo i morti di fame pensano che i debiti vanno ripagati. Nel mondo moderno i debiti sono la forma primaria di espressione del potere. Chi è indebitato – individui o stati – è dipendente, e tanto basta.
Come si è visto in maniera emblematica nei precedenti della crisi dei mutui subprime, pur di non pagare salari decenti – che conferirebbero potere contrattuale a chi lavora – il capitale preferisce di gran lunga stimolare l’accesso al prestito. Essendo il creditore in posizione di potere all’interno del sistema, anche se si è esposto in maniera insostenibile, comunque il suo potere lo esime dal pagarne le conseguenze: la collettività gli correrà in soccorso, trasformando debiti privati in debito pubblico. (fonte)
Ergo il problema del debito (non solo pubblico) non è questione tecno-finanziaria o puramente contabile, ma questione di giustizia, di libertà, di democrazia.
Ripetiamo ancora:
Chi prende a prestito soldi, li deve ridare sempre! Giusto?
Sbagliato!
Insomma dobbiamo svegliarci: non essere intimoriti dagli squali e dire a chiare lettere queste cose: farle capire a tutti; possiamo farcela; se pensiamo di no è perchè siamo ancora sotto il potere della depressione indotta dai media che ripetono incessantemente: “è inutile che cerchi di fare qualcosa, tanto non sei nessuno, non funzionerà“.
E invece facciamolo, per i nostri figli.
http://gpcentofanti.altervista.org/vero-e-falso-solidarismo/
Grazie per questo illuminante post, Fabrizio!
Sto seguendo la cronaca politica (e quindi anche economica) di questi tempi ‘apocalittici’ e proprio perché non sono per niente un’ esperta ma solo una semplice cittadina che si vuole rendere conto di cosa sta succedendo, mi trovi perfettamente d’ accordo quando quando parli dell’ economia come di una attività che dovrebbe essere al servizio della felicità dell’ uomo e della giustizia sociale…non altro!
Ecco perché seguo con interesse il progetto del prof. Valerio MALVEZZI (lo conosci?) sull’ “Economia umanistica” che davvero mi sta dando tanti strumenti di lettura rispetto a fenomeni micro e macro economici dei nostri giorni (e che trovo molto in sintonia con il tuo discorso)!
Grazie ancora Fabrizio e un caro saluto, mcarla
@Giampaolo Centofanti cosa c’entra?
per quanto riguarda persone come Valerio MALVEZZI posso condividerne parte delle critiche (le stesse infondo che sono riportate in questo post) ma non le soluzioni.
Grazie a te per la tua attenzione.