Questa domenica, 8 Novembre, alle ore 17.30
vi attendiamo numerosi per seguire l’Evento
dell’Indispensabile, che sarà possibile
seguire in diretta
sulla nostra pagina facebook:
https://www.facebook.com/lindispensabile.movimento/.
Sarà un evento molto importante, in questa fase complessa
e difficile per ciascuno di noi per almeno due motivi:
il primo ha a che fare con la necessità di elaborare evolutivamente
questa esperienza collettiva nuova e provante.
La comunicazione di massa è evidentemente inadeguata
per fare ciò, e quindi le reazioni sono o di accettazione passiva
o di reazione violenta. Non esiste ad oggi un movimento capace
di rispondere creativamente ai pericoli di alienazione,
di isolamento sociale e di indebolimento
ulteriore delle condizioni economiche.
Il secondo perciò riguarda l’esigenza di riaccendere
il fuoco della rivoluzione, dell’energia vitale
che infonde senso alla vita
e trasforma le difficoltà in opportunità.
Non possiamo lasciarci abbattere o peggio spegnere
dal lavaggio del cervello operato dai professionisti
dell’informazione; non possiamo farci
trascinare nei gorghi
depressivi dell’incertezza
e di un nemico più grande di noi.
L’essere umano ha bisogno di punti di riferimento,
di orizzonti di senso, di aggregazione e comunità
fondate appunto su un comune sentire:
sulla presa di coscienza
che solamente nella trasformazione liberante
del mondo troviamo quella luce, quella Forza Rigenerante
che è lo Spirito come Creazione in Atto
dell’Opera rivoluzionaria
che è la storia.
Perciò vi convochiamo numerosi, vi invitiamo a spargere la voce,
a farvi sentire, a reagire, a collaborare a questa risposta
che urge e preme proprio in questi tempi
finali, in questi tremendi
bivi che ci si aprono innanzi.
Decidiamo per un futuro umano, per un orizzonte
di senso che illumini i nostri cuori
e riscaldi le nostre menti
intorpidite.
Questo è il momento di rispondere assieme.
Vi aspettiamo!
Il nuovo volto della rivoluzione
Ottobre 30, 2020 / gpcentofanti
La società della ragione astratta tende a svuotare le persone e a irreggimentarle nei ruoli di un apparato che può venire facilmente telecomandato da pochi veri potenti. Questi infatti si servono di gente che ha bisogno di lavorare o ha smania di denaro e di successo per manipolare attraverso i media, la cultura, il popolo. Nella scuola possono esservi molti insegnanti che vorrebbero aiutare davvero i giovani a sviluppare una ricerca personale autentica ma un falso neutralismo voluto dell’istituzione incatena la loro opera.
Siamo nell’epoca della dittatura della tecnica e dei suoi meccanicismi, di una scienza che non matura col maturare delle persone ma riduce ogni cosa a conoscenza astratta o a mero fatto. Sparisce dunque il mistero della vita, dell’uomo, la ricerca del senso delle cose. Un falso scientismo che svuota l’autentica crescita delle persone e tende a formare un apparato di esclusivi pseudocompetenti guarda caso sempre a favore dei veri potenti, come la finanza e i padroni del web. La spoliazione della gente di ogni cosa parla da sola di questa autoreferenziale perizia.
Il dominio attuale dunque consiste nello spegnere le persone col pensiero unico, una solo proclamata solidarietà che non stimola la libera maturazione delle persone ma le omologa in un falso bene senza facoltà di scegliere la propria formazione scolastica nella identità liberamente cercata e dunque nell’autentico scambio con le altre.
Senza ricerca identitaria e scambio, dunque senza una crescita e un confronto che si stimolano reciprocamente il falso tecnicismo può continuare ad imperare al punto da venire considerato la vera conoscenza. Persino per esempio nella chiesa si possono trovare nelle gerarchie accaniti difensori di questa astratta e riduttiva razionalità. Benché Gesù abbia nei vangeli tracciato la via di una maturazione integrale dell’uomo nella Luce che scende serena, a misura, come una colomba. Una crescita libera e liberamente condivisa.
Se questo è il sistema di potere attuale, la sua cultura, il suo superamento può dunque avvenire nello stimolare, nei modi e nei tempi adeguati, l’orientamento verso la libera formazione anche scolastica, lo scambio, la libera circolazione dei contributi, delle esperienze, la condivisione. Non un falso scambio senza spazio allo sviluppo delle identità, non identità chiuse al confronto. Schematismi, scientismi, pragmatismi. In tali casi si resterebbe così nelle scissioni figlie appunto del razionalismo: vere e proprie vivisezioni che spengono la vita, la persona integrale, autentica, la vera partecipazione.
Famiglie che seguono la formazione scolastica dei propri figli ponendola nella luce di una libera ricerca identitaria e nell’incontro con le altre identità, media che alimentano un’autentico dialogo, sono esempi di talora eroiche realtà di rinnovamento e di protezione da un crollo generale che può apparire sempre più imminente. Non per nulla vengono spesso messe a durissima prova.
Ci si chiede allora per esempio come possano un periodico, un sito web, sopravvivere in un mondo fagocitato dai grandi poteri. Forse, ma è solo una possibile pista di ricerca, la strada è proprio quella di mantenersi piccolo. Quando l’impresa si fa grande può diventare fragile e soggetta al bisogno di aiuti che solo quei poteri possono fornire. Per mantenersi piccolo e svolgere un’opera proficua una strada potrebbe rivelarsi quella del volontariato. Vi sono per esempio tante persone preparatissime che non hanno possibilità di intervenire nel dibattito pubblico perché non allineate, anche se non in guerra. Inoltre la gente ha molto da far comprendere se si ascolta la sua vita, le sue speranze, le sue difficoltà, le sue perplessità. Si cresce insieme, l’esperto avulso da ciò esprime una perizia libresca. Ancora una volta la chiave è l’uscita dal razionalismo, dal meccanicismo degli apparati con i loro ruoli formalmente prefabbricati e teleguidati. Ormai si giunge alla radice del problema: la ragione astratta o l’uomo? Come in altre epoche il vero “capitale” è in mano al suo unico legittimo detentore: la specifica persona, il popolo. È sempre più tempo che ne prenda consapevolezza. Tanti piccoli centri di accoglienza e di irradiazione, reti rese meno esposte alla soggezione al sistema. Un popolo di lillipuziani.