Siamo atterriti dalla mostruosità della decapitazione del professore di storia nella Ville Lumière.
Ma “l’ossessiva informazione comunicativa coronavirus-centrica”(Marco Guzzi) è riuscita a far passare in sordina un evento che parla di cultura e di questioni sociali di enorme gravità.
Per me questo è un esempio lampante della volontà del sistema di ingigantire o nascondere avvenimenti affinchè i popoli non capiscano niente e si rifugino nella paura dell’emergenza sanitaria a tempo indeterminato.
Forse abbiamo rimosso il rischio di “scontro di civiltà” perchè ci pone troppi interrogativi che hanno risposte diverse ed incerte, ma la cronaca si incarica di sbatterci in faccia il dato della realtà: gli arresti per questo atto terroristico ci dicono di mobilitazioni di islamici a Parigi sostenute dai Jihadisti.
Al centro e alla periferia di Parigi ci troviamo di fronte a mondi fisicamente contigui che vivono culturalmente a distanze siderali.
Autoctoni del centro e immigrati delle periferie parlano gli uni francese e gli altri arabo.
I primi al 97% sono o vivono da atei mentre gli immigrati sono o vivono da religiosi.
Gli uni amano, grazie a Dio, la libertà e la democrazia ed hanno il culto della Republique, mentre gli islamisti dominanti che hanno come prima legge la Sharia non apprezzano quei valori.
Questo ennesimo attentato terroristico islamista è una bestemmia contro Dio e contro la ragione.
Ed ha un valore simbolico enorme: la testa, la ragione, non vale niente ed anzi è male e va distrutta.
Considero le vignette di Charlie Hebdo blasfeme, oltraggio alla fede di chi è credente, gesto razzista di chi bolla come superstizione ridicola l’espressione di una fede e di una religiosità.
La cultura dominante in Occidente continua a fondarsi sulla convinzione illuministica, che ha le sue buone ragioni, che l’uso della testa/ragione può risolvere ogni problema.
Nel caso specifico è importante osservare che il professore decapitato non ha agito con disprezzo ed arroganza ed anzi era rispettoso dei musulmani e li ha invitate ad uscire di classe se temevano di restare offesi vedendo le vignette di Charlie Hebdo.
Dunque ancora più significativo l’insieme dei fatti in quanto non si è trattato di razionalismo arido perchè era accompagnato da un grande riguardo per il mondo delle emozioni degli studenti, in relazione alla loro fede ed alla loro religione.
Ma la lezione dell’insegnante ha fallito ugualmente l’obiettivo.
Di questo certo non mi compiaccio ed anzi ne sono addolorato.
Perchè mi sembra importante riflettere su un fatto che è cronaca ma dice tanto altro?
Che cosa manca alla pretesa illuministica di poter “assimilare” gli islamici in Europa?
Quali contraddizioni e confusioni portano in un “cul de sac” il pensiero dominante “politicamente corretto”riguardo all’integrazione degli immigrati?
Ne parlo perchè il profilo antropologico pensato dalla modernità continua ad essere caparbiamente seguito anche davanti all’evidenza della sua assoluta inadeguatezza.
Una fede che espunge da sè la ragione e una cultura che espunge da sè la fede, producono disperazione, odio e conflitti a tutti i livelli.
A me sembra evidente che la direzione da prendere a livello culturale e politico è quella dei gruppi come “DarsiPace” che sanno che l’essere umano è complesso e che deve essere capito e rispettato, ed anzi valorizzato, in tutte le sue dimensioni e nella sua integrità.
Lavorare per potenziare un profilo antropologico di questo tipo è fare politica concreta, e creativa.
“Questo ennesimo attentato terroristico islamista è una bestemmia contro Dio e contro la ragione. Ed ha un valore simbolico enorme: la testa, la ragione, non vale niente ed anzi è male e va distrutta.Considero le vignette di Charlie Hebdo blasfeme, oltraggio alla fede di chi è credente, gesto razzista di chi bolla come superstizione ridicola l’espressione di una fede e di una religiosità.”
Grazie Giancarlo, sempre molto interessanti i tuoi scritti.
Nello specifico, la centratura la leggo nel tenere insieme queste due cose, evitando così che la sacrosanta difesa della libertà di espressione, schiaffeggiata e infangata addirittura da questa atroce morte, ci impedisca di dire quel che anche io penso delle vignette di Charlie Hedbo. Che per quel poco che ho visto, mi paiono anche di cattivo gusto, di bassa raffinatezza, se vogliamo dire così. C’è satira e satira, c’è quella grossolana e quella fine. Non mi sembra che siamo molto sul secondo versante.
Riporto per intero quello che ha scritto il celebre fisico Carlo Rovelli sul suo profilo Facebook: non certo tacciabile di “devozione cattolica” di alcun tipo, mi sembra abbastanza interessante e in gran parte condivisibile, e pur non arrivando al tuo centro del problema, individua diverse “storture” della civiltà laicista, senza alcuna tentazione di stemperare la gravità di atti così terribilmente efferati e segno di pesantissime storture, sia pur di altro tipo.
“Non sono d’accordo. Un professore francese è stato ucciso da un fanatico criminale che voleva punirlo per aver mostrato immagini ingiuriose per i musulmani in classe. I criminali fanatici hanno commesso un massacro nell’ufficio di Charlie Hebdo per aver pubblicato immagini ingiuriose per i musulmani. Lo stesso giornale ha poi ripubblicato le stesse immagini. Uccidere è imperdonabile e terribile, ovviamente. Ma non capisco: qual è il bisogno di offendere i musulmani? La libertà di stampa significa libertà di offendere i musulmani? La libertà di pensiero significa libertà di offendere gratuitamente? Perché la gente ama vedere e pubblicare immagini ingiuriose di Maometto? Non mi piace la Chiesa Cattolica, ma mi annoiavo quando Charlie Hebdo ha pubblicato un disegno in cui il papa inculava una suora. È questa la libertà di stampa? Non credo che ci debbano essere leggi che proibiscono di pubblicare questo o quello. Ma penso che offendere, poi – dopo aver capito che fa del male alle persone – continuare ad offendere, non è né un comportamento apprezzabile né ragionevole. Dobbiamo vivere insieme su questo pianeta. Non possiamo farlo rispettandoci? Non costa assolutamente nulla evitare di offendere i musulmani mostrando immagini maleducate di Maometto. E ammettiamolo: li hai visti? Sono davvero disgustose. Pensiamo di essere più democratici, più campioni della libertà, offendendoci l’un l’altro? offendendoci, alimentando la violenza, suddividendoci in gruppi conflittuali, mostriamo il muso duro ′′ Non vi faccio spaventare anche se mi uccidete!” Ci comportiamo come scimpanzé quando gonfiano la loro petto per essere duri e dimostrare che sono i più forti. C ‘ è più comportamento fascista di questo?
Non è meglio semplicemente evitare di offendersi l’un l’altro, mentre si tratta solo di disegni, oltre ai disegni, che di domande assurde di galli, vuote di significato?”
La sintesi più efficace è peraltro sempre tua, “Una fede che espunge da sé la ragione e una cultura che espunge da sé la fede, producono disperazione, odio e conflitti a tutti i livelli.” Triste vedere nella marea di commenti al fatto, come la nostra civiltà tenti perpetuamente di tenere tutto in equilibrio (valori, tolleranza, accoglienza) in tenace occultamento delle “radici sacre” di questi stessi valori: specificamente, delle radici cristiane, per la nostra civiltà. Non tanto perché ci interessi che abbiano “credito”, quanto perché così si manca il bersaglio per una vera crescita, un vero ricominciamento.
Riconoscerlo, nella sacrosanta libertà di ognuno di dire “credo” o “non credo” (come del resto accade in ognuno di noi ogni nanosecondo, con risposte tutt’altro che stazionarie) sarebbe avvicinarsi a quell’uomo nuovo che questo nuovo universo, che capiamo giorno per giorno di più, sta reclamando a gran voce, come suo necessario interlocutore.
Vediamo dunque di accontentarlo, per quanto si può. Forse è il nostro compito. Come dice Marco Guzzi, “ciò per cui siamo nati e viviamo su questa terra”.
Sono d’accordo con il Signor Castellani quando scrive del cattivo gusto che, a volte, la satira può produrre. Difficile fare satira. Occorre un intelligenza superiore, almeno alla media. Quando è di cattivo gusto, scivola nel ridicolo, disturba, offende. E quando il livello culturale, politico, sociale è basso, una parte del popolo, che si identifica e si protegge dietro una religione, come dietro una qualunque altra fede, trova libero sfogo nello scatenare la rabbia repressa. Troviamo sempre il modo per denigrare e bullizzare gli altri, i diversi, gli estranei alla nostra cultura. Cerchiamo sempre di contare gli elementi del branco e fidelizzare le masse. Abbiamo questo irrefrenabile bisogno di far parte di qualcosa che faccia la guerra a qualcos’altro. Ecco allora che una semplice frase, produce una semplice vignetta satirica che si basa sulla filosofia, cultura, mentalità divisiva. E questa vignetta, o qualsiasi altra cosa, viene preso a pretesto per rimarcare le differenze e giustificare lo scontro tra culture, tra civiltà, tra status simbol. Questo avviene perché si vive, si ragiona a compartimenti stagni, etichettando le persone, discriminando gli esseri umani. Occorre superare queste gabbie sociali, culturali, politiche ed iniziare a considerarci come una unica umanità che vive in un unica terra da salvaguardare per garantire il futuro di tutti.
Dopo Parigi, nella cattedrale di Notre Dame a Nizza sono stati sgozzati tre esseri umani perchè occidentali e cristiani.
La nostra risposta è nonviolenta e si fonda sul perdono, che è il profumo del cristianesimo.
L’antropologa Rita Finco ha pubblicato un libro fondamentale, in francese, “Maitres et disciples”, La pensée sauvage éditions, con cui solleva la questione dell’integrazione degli islamici in Europa mettendola in relazione alla loro religione e quindi alla loro cultura.
La Francia illuminista che ha il culto della République rifiuta di prendere in considerazione questa variabile considerandola secondaria se non irrilevante, mentre invece risulta essere chiaramente una variabile decisiva per la possibilità di dialogo tra culture e mondi tanto diversi e quindi per la possibilità dell’ integrazione.
Il fallimento del modello francese di assimilazione ci mostra con chiarezza che è impossibile rimuovere quel dato e che occorre lavorare sulla realtà effettuale e fare i conti con le fedi dei popoli.
La consapevolezza del ruolo che noi occidentali abbiamo nel mondo dovrebbe accompagnarsi all’umiltà di accettare che tutte le nostre scienze e conoscenze, benedette, si fondano in gran parte su assunti che hanno forma di fede, anche se spesso non ci rendiamo conto che è così.
Mi sembra giusto ma riduttivo quanto scrive il fisico Carlo Rovelli, e mi piacerebbe, gentile Signor Marilungo, che si trattasse solo di buon gusto e di civilissimo self control delle umane esplosioni di rabbia.
Rispettarsi ed evitare di offendere è cosa buona e doverosa ma non basta affidarsi al galateo e alla buona volontà: nel nostro caso occorre sondare ad altre profondità quali possono essere le basi solide che motivino comportamenti costruttivi.
L’astronomo, astro-meta-fisico, Castellani ci ricorda che l’essere umano ha un senso ed ha un compito su questa terra, e che ce lo chiede anche il cosmo intero.
Un cordiale saluto, GianCarlo
Grazie Giancarlo. Vorrei aggiungere, alle interessanti considerazioni del tuo articolo e dei commenti, la probabile causa per cui si è giunti alla situazione che tu hai descritto.
Riporto le parole di Georges Marchais, segretario del Partito Comunista Francese che a proposito di immigrazione nel 1980 disse:
“Padronato e governo francesi stanno ricorrendo all’immigrazione massiccia come in altri tempi alla tratta dei Neri per procurarsi una manodopera di moderni schiavi super sfruttati e sottopagati. Grazie ad essa si realizzano profitti maggiori e si esercita una pressione più intensa sui salari, le condizioni di lavoro e di vita, i diritti dell’insieme dei lavoratori, tanto immigrati che francesi.
Bisogna fermare l’immigrazione se non si vogliono condannare altri lavoratori alla disoccupazione..
In quelli che sono ormai dei veri e propri ghetti, già si trovano ammassate famiglie con tradizioni, lingue e modi di vivere differenti. Ne derivano tensioni e scontri tra immigrati di diversa provenienza nonché rapporti sempre più difficili con i francesi.
Al crescere della concentrazione, la carenza di alloggi si aggrava, l’edilizia popolare di viene sempre più difficilmente accessibile alle famiglie dei lavoratori francesi. La scuola non riesce più a far fronte alla situazione e ritardi nell’apprendimento si accumulano, tanto per i figli degli immigrati che per quelli dei lavoratori francesi.
I livelli di guardia sono stati raggiunti. Non è più possibile trovare delle soluzioni adeguate se non si mette fine alla situazione intollerabile creata dalla politica razzista del padronato e del governo.”
Questa era la posizione del segretario dell’allora Partito Comunista Francese che aveva una base elettorale del 20%. Era un partito che vedeva in quel numero crescente di “migranti” l’esercito di riserva del capitale, che il capitale stesso avrebbe utilizzato per comprimere salari e diritti del lavoratori, come in effetti nei decenni successivi é successo.
Un caro saluto
Grazie a te, caro Aldo, perchè non conoscevo questo testo del capo del secondo partito comunista d’Europa.
Sulle tematiche decisive dell’immigrazione è un Salvini ante litteram, anzi direi un altro Diego Fusaro ante litteram.
Certo parlava prima del crollo del comunismo e prima della globalizzazione ( mi riferisco alla nostra “globalizzazione non intelligente” come la intende Dani Rodrik che è una buona lettura).
Marchais definisce questa globalizzazione schiavista, razzista, pericolosa per il proletariato europeo.
Ma ormai chi parla più del proletariato e dell’alienazione? e chi ne parlava un tempo oggi si dedica di più alla lotta tra i sessi e ai diritti civili del “politicamente corretto” che ai diritti sociali delle periferie geografiche e culturali europee.
Questo leader comunista ha il coraggio di dire che l’immigrazione non intelligente in Europa priva gli ultimi del lavoro, della casa, del diritto all’istruzione.
E dice un’altra verità che da noi è tabù, e cioè che il razzismo più terribile in Europa emerge nella guerra tra immigrati di continenti diversi, di Stati diversi, di religioni e lingue diverse.
Alcune idee di quel tipo cominciano ad essere fatte proprie da intellettuali come Federico Rampini e da politici come Marco Minniti, comunisti inossidabili, che però oggi vengono politicamente linciati da una sinistra un po’ radical chic e annebbiata dal neoliberismo.
In tutte le più grandi capitali europee esistono immensi ghetti dove vige la Sharia come nelle casbah arabe e non lo Stato di diritto.
Allora o ci decidiamo a capire che urge la visione di un nuovo profilo antropologico per affrontare quei giganteschi problemi o continuiamo a nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo che poi il leone se lo mangia partendo dalle sue chiappe.
purtroppo sono da tempo convinta che esista un integralismo laicista che è grave quanto quello religioso e che trova in una certa Francia i suoi fedeli. Nel film “Una volta nella vita”, girato in una scuola di una zona periferica di Parigi e che faccio vedere sempre ai miei alunni, perchè è uno splendido film, che ribalta molti luoghi comuni a suon di entusiasmo per lo studio e le relazioni, si vede con chiarezza come gli alunni francesi siano da tempo stretti nella morsa di un finto ossequio al principio di laicità. Lo stesso sacrosanto principio viene declinato infatti nel senso che nella scuola vengono proibiti agli alunni tutti i segni che possano testimoniare agli altri un credo religioso, compreso l’abbigliamento ed il “velo” alle ragazze. Cosa avviene: chi ha una croce al collo, o il velo in testa, o un Buddha a ciondolo non può entrare a scuola, viene fermato all’ingresso. Molto probabilmente la necessità di non urtare le suscettibilità di nessuno studente, in un’ epoca in cui la convivenza è legata ad un filo, non ha suggerito ai legislatori dell’amministrazione scolastica nessuna soluzione migliore (ricordo quando mia cugina, chiamata ad insegnare ai bambini francesi veniva invitata dal Preside a spiegare il Natale, ma “senza parlare di Gesù!” -sic!-cosa che faceva rabbrividire persino lei atea convinta ed anticlericale di ferro), ma quale ne sembra essere l’effetto: le ragazze cui la scuola proibisce il velo, sono poi bullizzate dai compagni musulmani perchè vestono alla occidentale, dovendo così subire l’umiliazione di non senitirsi accettate nè dal paese ospitante, nè dalla comunità di appartenenza. Cosa accade dunque nel film: il mercato arriva ad appianare il contrasto, creando una apposita linea di abbigliamento (scadenti case produttrici che vendono on line a poco prezzo) con abiti che se non esattamente, però simulano quelli richiesti dalla comunità musulmana, es. ampia fascia in testa, maglione a collo alto, gonna lunga, etc. Quindi il contrasto culturale viene risolto a botte di buisiness. Dico tutto questo per dire che non credo che oggi i problemi vadano affrontati così, e che in nome della “laicità”, e della libertà, coniugata, come ho precisato, nel senso di un bieco laicismo e di una totale intolleranza verso chiunque disturbi l’esasperazione del “diritto ad avere diritti”, si producono aberrazioni: un giornale come Charlie Hebdo NON PUO’ DIRSI INNOCENTE, è consapevole (altrimenti non avrebbe alcun senso, visto che le vignette non fanno ridere) del peso politico dei propri gesti, e certamente se pubblica una vignetta a causa della quale un professore viene ucciso, o un sacrestano di una chiesa cattolica viene trucidato (cosa che chissà perchè ha destato molto meno scalpore), deve assumersene, se non certo tutta, ma la sua buona parte di responsabilità. Non difende alcuna libertà di pensiero, se non quella di pochi benpensanti “citoyens”. Proprio negli stessi giorni i capi delle religioni con COmunità di Sant’Egidio attuavano ben altri importantissimi passi verso il dialogo, nel loro incontro interreligioso, a dimostrazione del fatto che le religioni hanno ancora un ruolo importantissimo nel tracciare strade di convivenza tra i popoli, e non a casa vi partecipò anche una esponente (certo laica) del governo cinese che, richiamandosi a principi della tradizione cinese (non certo laici, ma questo non diciamolo a loro) volle far sentire la vicinanza del suo popolo ad un cammino comune verso il dialogo. Un discorso complessissimo dove la scollatura più che tra islam ed occidente, pare tra borgate di sottocultura e mondo pseudicivilizzato….e chi più ne ha più ne metta. Comunque una cosa è certa, condanna di ogni terrorismo (il povero Dall’Oglio che abbiamo ricordato in questi giorni ne è certo un martire), ma “je ne suis pas Charlie!!!”
non mi fa pubblicare il commento dice che ne ho già scritto uno…mah…
ok riuscita. Grazie!
Gentile professoressa Licenziati,
il film di cui ci parla mostra una Parigi “pauci Lumière” che nasconde le contraddizioni invece di risolverle.
Mi sembra che la scelta di censurare i problemi ricopi pari pari gli atteggiamenti della Chiesa dell’ “indice”.
Quando vi è conflitto tra il mio pensiero e la realtà, invece di adattare la mia mente alla realtà decido di far corrispondere la realtà al mio pensiero, cioè alla mia ideologia fissa come un chiodo.
E se gestisco il potere cancello il pensiero scomodo e i suoi portatori e costruisco un sistema assolutistico.
A quel punto sono passato dall’Illuminismo al dogmatismo clericale o giacobino, o bolscevico, che erano violenti, e a quello del “politicamente corretto” che è più subdolo perchè agisce, appunto, col mercato del consumismo.
Mettere in discussione sè stessi per aprirsi all’altro è difficile e richiede umiltà anzichè narcisismo.
Certo è però che nascondere i problemi è illusione infantile che ti sfracella nel precipizio.
La ringrazio del contributo e saluto cordialmente.