Stamani, facendo scorrere le notizie sul web, ho avuto conferma di una mia paura.
Da tempo ascolto una voce, dentro di me, che mi dice qualcosa che posso tradurre come “fino a quando?”. Non ho la pretesa né di sentire voci, né tanto meno di tradurle, ma questo è ciò che mi sento di dire e interpretare.
Fino a quando, Signore?
La gente scende in piazza e mi pare che la situazione, le scelte politiche locali e globali, le reazioni delle persone e tutto il disagio e il disorientamento che ci circonda, siano connotati da una grande ambiguità. Non c’è nulla che possa essere accettato pienamente, se non si accetta l’ambiguità.
Oggi in molti criticano il governo, e i governi. E come dar loro torto? Andiamo su Marte, ma ci lasciamo sommergere da un virus esattamente come cinquecento anni fa. E, a un livello un po’ più profondo, potremmo dire: abbiamo a disposizione energia ad acqua, a idrogeno, elettrica, eolica, solare, e continuiamo a impestare la terra con gli idrocarburi? Potremmo costruire oggetti utili e indistruttibili e continuiamo a costruire strumenti destinati a esaurirsi in pochi anni, per poi essere costretti a ricomprarli?
Potremmo dire: siamo seduti sul Paradiso Terrestre e stiamo dando fuoco a tutto?
Si può dar torto a chi è arrabbiato perché rischia di chiudere definitivamente la sua attività e magari per mangiare deve andare alla mensa della Caritas? Si può dar torto a chi tenta di arginare in ogni modo un virus che, comunque, ha già fatto trentasettemila morti solo da noi?
Si dice che è in essere un regime del terrore, una specie di dittatura. Ci vogliono controllare sempre più, per governarci come un unico gregge, e guidarci verso dove vogliono. Si dice che le scelte che possiamo fare sono in apparenza libere, in verità sono come le scelte di un telequiz: busta A, B o C? Puoi scegliere la busta, viva la libertà!
Forse è proprio così, comincio a crederlo.
E, a questo punto, arriva il Coronavirus. Fingiamo che non esista, lo releghiamo in Cina con i nostri più apocalittici pensieri e, dopo un po’, eccolo qui. Lo affrontiamo, scopriamo che si muore davvero, e a quel punto la coscienza nazionale si scopre fragile, e, dopo di noi, tutta l’Europa. La fila di bare di Bergamo viene presa per una fake news, non ci vogliamo credere. Ma è proprio così.
Lockdown, crisi economica, scelte difficili, soldi.Della crisi economica capisco poco. So solo che è dagli anni ’90 che sento dire che siamo in crisi, e dagli anni ’90 sento parlare di “piccoli segni di ripresa”. Ho studiato varie volte cos’è il PIL, ho capito solo che non c’entra praticamente nulla avere un PIL in crescita con lo star bene della gente (e comunque, abbiamo un PIL in crescita?). Se però continuiamo a essere in crisi da trent’anni, ora la vedo più dura che mai.
Delle scelte difficili so soltanto che, essendo difficili, c’è sempre qualcuno obbligato a farle e qualcun altro pronto a criticare. Certamente Conte ha fatto bene, certamente Conte ha fatto male. A seconda dei pregiudizi, del partito di appartenenza, della propria categoria sociale (sei un piccolo commerciante o un dipendente pubblico?) viviamo queste scelte ciascuno sulla propria pelle. I bambini di prima elementare in quarantena, costretti a imparare a leggere davanti a un computer, avranno più o meno danni di un commerciante che rischia la chiusura? Io non sono certo di poter azzardare risposte oggettive, pur conoscendo la grande preoccupazione (quando non la disperazione) di persone che si sono trovate a non poter più guadagnare. A volte, entrambi i coniugi di una famiglia: spese sicure (affitto) ed entrate incerte o azzerate, nessuno che ti aiuta e promesse. Le promesse non servono a pagare l’affitto; servono, forse, a dilazionarlo.
Ma, un bambino senza scuola? Lo sapete voi, cosa può significare? Io no.
Il punto è un altro. I disordini di cui leggo oggi, anche fatta la tara da tutto ciò che possono esagerare i mass media, sono fatti reali che credo stiano rimbalzando in tutta Europa, specchio di un disagio che va oltre il Coronavirus e che sta crescendo sempre di più, pur tante volte taciuto.
E qui vengo al punto. Il problema di questa generazione, intendendo genericamente quelli nati dopo la fine della seconda guerra mondiale (io sono del ’60) è che davvero non siamo pronti. I nostri genitori e i nostri nonni avevano un contatto naturale con la morte; la gente moriva in casa (non in clinica) e nessuno si scandalizzava. I bambini venivano portati, anche piccoli, al letto di morte dei nonni per salutarli.
Mio nonno paterno, sul fronte della Somme, a un’età in cui i nostri figli si divincolano tra discoteche, play station e sballi vari, (anche se questa è una evidente generalizzazione) veniva mandato a prelevare il sangue dai cadaveri di coloro che erano morti di spagnola; non raccontava mai nulla della guerra, ma era una persona che non si spaventava di niente. Vero toscano, ma non bestemmiava, non nominava mai Dio ma ci credeva e non stava mai fermo, senza aver mai preso la patente e andando sempre a piedi per chilometri. Aveva delle terre, là a Montepulciano. Morì in una settimana, lui che sembrava eterno, a ottantaquattro anni. Io ho avuto l’onore di passare con lui l’ultima notte. Una serenità che lo rivestiva come una seconda pelle. Quattro figli di cui è rimasta solo mia madre.
I genitori di mio padre invece, sfollati in varie località. Mio papà ha fatto il liceo in tre o quattro posti diversi. Si è laureato a ventidue anni (pessimo esempio!) con la voglia di conquistare il mondo, e credo abbia dato un buon contributo. Ora ha novantadue anni e guarda sgomento, lucidissimo e mai affranto, ciò che accade. È tuttavia allegro. Quando gli dici di farsi coraggio, lo fa lui a te e quando gli dici di riguardarsi ti risponde che con l’età non puoi comunque farci nulla. Inoltre, fa coraggio a mia madre, più propensa ad abbattersi e ben più giovane di lui.
Ho un archivio personale di bei ricordi di un tempo passato in cui, se volevi andare in un posto, dovevi muovere le gambe. Eccetera.
Oggi, invece, siamo deboli. Questo mi spaventa. Cerco di fare in modo di dare forza ai miei figli.
Milioni di persone premono alle nostre frontiere. Ogni anno è più caldo del precedente. Queste sono le cose che devono farci tener deste le antenne.
La risposta la trovo nell’Assoluto della meditazione: lì, ogni cosa riprende le dovute proporzioni e mi confronto, o cerco di confrontarmi, con chi, solo, può dar risposte. Lì, cerco di recuperare il senso di tutto questo e, talvolta, mi ricordo dello spirito che animava Etty Hillesum.
Questa gente che va in piazza temo sia solo un’avanguardia. L’avanguardia di un popolo di ingenui che tenta di costruire qualcosa distruggendo qualcos’altro e mandando a gambe all’aria il bambino assieme ai panni sporchi. Ma chi è quel bambino?
Dobbiamo essere allegramente pronti. Il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito. Dobbiamo imparare a essere il baluardo della barbarie, noi che tentiamo ogni giorno di guardare Cristo negli occhi, non riuscendoci mai ma riprovandoci sempre.
Il mio vuole essere un messaggio di speranza. Amo l’allegria e guardo all’orrore come a uno spettacolo da circo. Ma lo guardo, e tento di vedere, nella disperazione dilagante, il seme di quella umanità nuova che auspichiamo.
Teniamoci allegramente pronti. Ricordiamoci ogni momento di Lui, non lasciamoci distrarre.
Altrimenti, questa disperazione dilagante, un po’ sottotraccia ma corrosiva, potrebbe farci del male. Addestriamoci tutti i giorni. Perseveriamo. Apriamo le porte giuste, chiudiamo quelle sbagliate. Rinunciamo a ogni parola e a ogni gesto di odio.
Rimaniamo pronti.
8 risposte
Filosofi preparatissimi hanno intuito lo svuotamento totale e la manipolazione dell’uomo spogliato di tutto ad opera del tecnicismo imperante . Marco Guzzi sì avvede bene di ciò ma anche percepisce che la soluzione è uscire dal tecnicismo e cercare l’uomo autentico. Speriamo che non sia il crollo totale di ogni cosa che costringa a orientarsi più diffusamente in tale direzione. Speriamo che basti lo sfacelo attuale a far desiderare di uscire dalla dittatura del pensiero unico e ridare all’unico legittimo detentore, la gente, ciascuna persona, il diritto di scegliere la propria formazione scolastica per esempio alla luce della identità liberamente ricercata e nello scambio con le altre. E poi di qui maturare verso una nuova partecipazione anche civile, a cominciare dal decisivo campo dell’informazione. Quando la formazione è decisa da chi non è legittimo detentore dello stabilirla si va verso lo svanire dell’uomo ad opera di una dittatura del dominio sulle menti. Non bastano le sofferenze attuali perché si intuisca la necessità di uscire da tale lavaggio del cervello?
Si veda su Youtube il video di Darsi pace: La distruzione dell’essenza umana
Caro Fabio, ho letto tutto d’un fiato la tua riflessione e ti ringrazio. Io sono del ’56 e sono nato in casa, anche le nascite erano un segno di vicinanza con la morte. Oggi dal pensiero della morte, così come dal trascendente, ci siamo allontanati così tanto che ora con coraggio è necessario convertirci . Rivolgere lo sguardo all’invisibile e per farlo occorre sedersi in silenzio. In questo periodo, spontaneamente, senza imposizioni dettate da scelte egoiche, ho iniziato a praticare anche il pomeriggio oltre alla mattina. Dico questo per sottolineare l’importanza che ha la pratica nel nostro cammino. Penso che uno dei suoi frutti sia proprio quello di farci assaporare la bellezza ed il gusto di abbandonarci all’ascolto. La perseveranza è il carburante che ci porterà verso la liberazione. Quella vera non quella illusoria invocata dalle piazze. Purtroppo non credo siano sufficienti le sofferenze inflitte dalle menti degli uomini vecchi per operare una conversione radicale. Occorrono anche discernimento, menti lucide ed il coraggio di andare contro corrente.
Si dico proprio questo: solo un’autentica maturazione è la via.
Gesu’, i poteri religiosi, la politica
Agosto 30, 2019 / gpcentofanti
Interessante meditare su come Gesù viveva i rapporti con i vari orientamenti, con la politica.
Tendo a ritenere che, almeno in molti casi, il sacerdote debba seguire in ciò lo stile di Gesù. Mentre il laico è giusto che in un modo o nell’altro prenda posizione a tal proposito.
Dialogo, comprensione, accompagnamento verso una crescita. Così anche gradualità di un percorso, passaggi personalissimi, ben oltre schemi astratti. Pensiamo a Nicodemo. Cristo era vicino a ciascuno, orientava verso le chiavi profonde di sblocco della maturazione di ciascuno. Non era in guerra con alcuni né ingenuamente associato e alfine manipolato da altri. Poteva indicare senza equivoche parzialità atteggiamenti errati. Quasi mai, se non in casi di stretta necessità, faceva però riferimento a persone concrete. Mostrava un profondo, equilibrato, discernimento sui tempi, sui modi, sulle piste, anche del rapportarsi ai poteri. Dialogare, condividere, pazientare, stimolare… Certo essendo Dio poteva avere un sintonico polso della situazione non facile ad una mera creatura umana. Ma anche era capace di ascoltare, di imparare da ognuno. Come vediamo in tanti episodi della sua vita: con i dottori del tempio, con Giovanni Battista…
Rileviamo come la sua autentica sequela poteva aprire ad un rinnovamento non solo personale ma anche comunitario. Liberando tra l’altro nell’intimo dalle logiche di apparato, dalle parole d’ordine, che distingueva dalle persone e dal loro realistico percorso: “date a Cesare…”. Mentre tante meschinità gli hanno impedito di poter rinnovare ancor più la vita di tutto un popolo. Al tempo stesso non è stato un perfezionismo da energumeni a collaborare con lui ma la semplice piccolezza in fondo desiderosa di lasciarsi aiutare. E conforta il constatare che in mezzo a certa possibile cattiva miseria la storia della salvezza tesseva paziente la sua meravigliosa tela: https://gpcentofanti.altervista.org/la-parola-carne/
Caro Fabio, anch’io ho letto tutto d’un fiato la tua riflessione e ti ringrazio. Desidero rilanciare il tuo invito pieno di speranza:
“Teniamoci allegramente pronti. Ricordiamoci ogni momento di Lui, non lasciamoci distrarre… Addestriamoci tutti i giorni. Perseveriamo. Apriamo le porte giuste, chiudiamo quelle sbagliate. Rinunciamo a ogni parola e a ogni gesto di odio. Rimaniamo pronti.”
Si, si la perseveranza nella contemplazione meditativa sono il vero scudo e baluardo al contagio della disperazione corrosiva. Sono il viatico per attraversare insieme lucidamente e gioiosamente questo passaggio epocale per tutta l’Umanità.
Rimaniamo pronti e uniti.
Un abbraccio areospaziale.
Giuseppina
Una dittatura da studiare
Dicembre 1, 2020 / gpcentofanti
Un aspetto su cui riflettere della dittatura che sta svuotando e manipolando le persone e conducendo la società al crollo può consistere nella circostanza che essendo tale pensiero unico per certi aspetti soft può non stimolare prese di posizione verso di esso più chiare. Non si vuole rompere del tutto i ponti, in fondo l’apparato al servizio del potere è composto da esseri umani… Loro magari per il bisogno di lavorate annullano ogni diverso vedere, annullano l’umano ma tu li comprendi, vuoi prendere il buono di quello che affermano, non vuoi contrastare persone, persino se pure ti hanno tolto il lavoro, magari sperando in qualche caso di venire riammesso o di potere aver bisogno in futuro e via dicendo. Ecco dunque un esempio tra i tanti dei paradossi di questa nuova tirannide che opererà certo più profondamente finché non siano stati diffusamente chiariti i metodi che la animano e anche gli atteggiamenti che tende a suscitare. Altro aspetto singolare riguarda la gente manipolata la quale si affeziona alle idee che ha assimilato, drammaticamente senza avvedersi che sono quelle che la hanno spogliata di tutto. Se non si trovano le adeguate vie del dialogo si può finire per umiliare qualcuno. La differenza dall’epoca dei balilla è che almeno allora vi era una coercizione evidente.
Bisogna dunque tra l’altro chiarire che proponendo per esempio lo sciopero della recezione della grande comunicazione, delle eccellenze della varia cultura e della società, non si vuole operare contro persone, che possono talora semplicemente dover lavorare, ma soltanto non seguire piste che stanno distruggendo tutto. Se il dominio è ad opera della formazione e dell’informazione a senso unico l’impegno per la libera, autentica, maturazione di ciascuno e della democrazia è rifiutare tale pseudo cultura e sviluppare vie alternative. Il non voler evidenziare tale punto per un errata forma di pacifismo ricorda il tempo in cui la Russia sovietica piazzava missili ai confini dell’Europa occidentale e qualcuno, magari ispirato da altri, proponeva di non approntare difese adeguate.
Il buonismo è in vario modo un altro inganno di questa nuova dittatura soft. Gesù non cadeva in codesta confusione, evidenziava i limiti e i pericoli per esempio di certo fariseismo. Non agire così potrebbe persino comportare il sostituirsi di logiche e interessi terreni alla ricerca di un’autentica spiritualità.
Nella Chiesa però crediamo che al di là di ogni pur possibile ostacolo umano vi è Gesù che non permetterà, secondo le vie della sua sapienza, alle porte degli inferi di prevalere su di essa.
Scusate questo commento volevo inserirlo al post precedente.
Grazie Fabio della profonda e toccante riflessione : la storia vista e vissuta von il cuore ha i risvolti , la nostalgia, la tenerezza , il profumo dell’amore cristiano. Sei riuscito a trasmettere e a farci ricordare i volti amabili, sofferti e saggi dei nostri famigliari . Posso scrivere che stiamo male, nel malessere , ed oggi tanto dolore ovunque, proprio perché il potere occulto che vuole , vorrebbe, comandare, cerca di farci dimenticare la voce interiore che ogni uomo ha in se’. MA IL BENE VINCE SEMPRE, a volte bisogna arrivare ai limiti del sopportabile, ma Vince il Bene.
Nel mio piccolo appena le notizie del covid, o del pil o degli sbarchi cercano di penetrarmi nell ‘anima dico una preghiera o semplicemente Signore pensaci Tu , fa di me uno strumento della TUA BONTA…..Ogni giorno qualcuno nasce e qualcuno muore vorrei che la morte mi trovasse con le stesse parole con le quali mivtriva la gioia: SIGNORE pensaci Tu….in questa invocazione mi sento vicina a chi vive cercando il volto luminiso di Cristo, mi sento vicino a questi poveri ragazzi con la didattica a distanza, con i genitori senza lavoro, con i nonni senza un abbraccio….cerco di vivere ogni giorno con il pensiero di una mite gioia, a volte il dolore é straziante ma basta un raggio di sole, un bicchiere d ‘acqua, un sorriso di un bimbo, mia madre che racconta….e ricomincio a sentire : Il Bene vince sempre. Ecco Carissimo Fabio, perseverare nel bene, cercare di capire i segni dei tempi sperando di trovare la forza di testimoniare….e forse un giorno trovare anche il coraggio di seguire Gesù quando cacciò via i mercanti dal Tempio..
Perché Tempio é anche il nostro corpo ed i mercanti lo stanno usando per toglierci la fiducia, lo stanno mercanteggiando spaventandoci, dissacrando le nostre risorse spirituali che tanto servono al corpo fisico….Ecco prego e piango per questa umanità “alla derriva”… ma poi ” un pensiero felice,segreto e nascosto e sono subito al sicuro” Elisabetta Sciò