It’s getting dark too dark to see
Feels like I’m knockin’ on heaven’s door.
(Bob Dylan, “Knockin’ On Heaven’s door”)
I. Guardare in faccia la realtà
L’intuizione da cui muove tutto il percorso Darsi pace riguarda l’interpretazione di questo momento storico come connotato da una svolta antropologica che coinvolge ciascuno di noi e l’umanità stessa in quanto specie. La transizione in atto è nella direzione di una nuova modalità di esistenza sul pianeta, trans-egoica, più relazionale e consapevole.
Scrive Marco Guzzi nel manuale “Darsi pace”:
«Se tutta la realtà antropo-cosmica (umana e mondiale al contempo) sta passando di figura – dall’Ordine dell’Ego al Regno di Dio -, ognuno di noi, in quanto immagine-miniatura-cellula di questa trans-figurazione, avrà ancora dentro di sé una figura specifica di egoità terminale, una propria maschera egoica ben precisa anche se complessa, un io ego-centrato contratto, disperato e pieno di paura».[1]
In questi mesi mi sono spesso chiesto che relazione vi potesse essere fra il fenomeno Covid-19 e questa intuizione decisiva. In altri termini: come interpretare questa fase specifica che stiamo attraversando alla luce del passaggio di umanità per il quale lavoriamo?
A prima vista infatti sembrerebbero acuirsi tendenze che vanno esattamente nella direzione opposta. L’epidemia sembra avere accelerato e potenziato processi di indebolimento e sfaldamento già in atto: dall’economia alla scuola/università, dalla politica al tessuto sociale, i problemi che ci troviamo ad affrontare sono i medesimi di prima, ma decuplicati nella loro perniciosità.
L’erosione dei rapporti sociali, l’inasprirsi di problematiche psicologiche, lo smantellamento del settore pubblico, l’incremento vertiginoso della ricchezza privata, la tendenza alienante e disumanizzante della tecnica, la progressiva messa in luce della fine delle ideologie e la conseguente perdita di forza della politica: questi sono tutti esempi di una situazione di crisi terminale che il Covid-19 sta portando alle estreme conseguenze.
II. Per andare avanti, dobbiamo tornare indietro?
Pensare che questi processi negativi siano come calamità piovute dal cielo, di fronte alle quali non possiamo che correre ai ripari, è, a mio avviso, una interpretazione pericolosa. A questa “epidemia” si sarebbe potuto rispondere in modo diametralmente opposto. Avviando un processo di trasformazione nella modalità di comunicazione per esempio. Dando più spazio anche ad altri autori, ad altre voci. Non solo nel campo della scienza, ma anche in quello della filosofia, della psicologia e dell’arte. Favorendo politiche economiche di vero aiuto per le fasce più deboli e per il settore pubblico, e non di tipo neoliberista “spacciato” per keynesiano. Quella a cui stiamo assistendo è l’ennesima shock-economy, come ben documentato da Naomi Klein, che porterà a “riforme strutturali”, e ha già portato all’impoverimento del ceto medio, e all’arricchimento spaventoso delle grandi corporazioni.
Detto questo: che cosa sta accadendo?
Se cioè stiamo andando verso una umanità più relazionale, trans-egoica, come è possibile che questi fenomeni manifestino innegabilmente una tendenza opposta?
A mio avviso, questo regresso apparente è proprio la prova del fatto che la nuova umanità sta nascendo in questa fase storica. Mi spiego meglio: quanto più è minacciato e messo in pericolo, e tanto più l’ego si rinserra nel suo assetto difensivo.
Nella storia degli ultimi quattro secoli di rivoluzioni politiche, infatti, il processo verso una progressiva emancipazione e liberazione dell’essere umano dalle diseguaglianze, dai soprusi e dall’ingiustizia sociale, non è mai avvenuto in modo lineare, ma sempre a spirale, per così dire.
Ad ogni avanzamento verso l’incarnazione di una umanità più libera, solidale ed equamente organizzata, è seguito un indietreggiamento verso regimi del terrore, restaurazioni illusorie, e vere e proprie catastrofi come le due guerre mondiali. Nel frattempo, si procedeva comunque, nel senso che la consapevolezza del processo aumentava negli individui e nelle masse. La coscienza di Marx è già più avanzata di quella dei primi rivoluzionari francesi per fare un esempio, così come quella di Foucault rispetto a quella del filosofo di Treviri, nonostante di mezzo vi siano stati quarant’anni di ritorno ad un assolutismo monarchico nel primo caso e la bomba atomica nel secondo.
Questo per dire che l’attuale fase, segnata dal Covid-19, potrebbe corrispondere effettivamente ad un momento di picco negativo, ma al contempo potrebbe preparare e scandire il ritorno ad una nuova onda positiva.
La domanda da porsi perciò, lo dico semplificando e comunque con il massimo rispetto per le condizioni difficili di tutti, non è tanto “come posso cavarmela in questo momento di caos?”, ma: “come posso dispormi per transitare in questa fase nell’ottica di organizzare evolutivamente, e in senso rivoluzionario, il prossimo momento di picco?”
III. Il moto energetico della storia
L’Ordine dell’Ego sta finendo. Che finisca in modo catastrofico e apocalittico non deve sorprenderci. Le Scritture parlano chiaro in proposito. È proprio la natura apocalittica del tempo a indicare che la liberazione è vicina. Questo però sembra poco predicato in ambito cristiano. Proprio quando sta crollando, il sistema di potere, sembra più forte che mai. In un certo senso, va letto tutto al contrario. “È quando sono debole, che sono forte, e viceversa”.
La natura del Regno è paradossale, come quella della fisica quantistica.
A noi cioè, in questo momento preciso del processo iniziatico planetario, è richiesto di intuire il senso della svolta in atto. È richiesto di intuire la direzione, di comprenderne l’energia trasformativa, e incarnarla.
Hegel, che ha meditato si può dire tutta la sua vita sul rapporto fra lo Spirito Assoluto e la storia, pensava che “ci sono però nella storia individui superiori, gli individui storici (Weltgeschichtliche Individuen) che incarnano in sé lo spirito di un popolo: i condottieri, i grandi uomini politici, che intuiscono la direzione della storia, la fanno progredire e per questo sono da chiamare eroi.
«Essi assumono i loro fini e il loro compito non dal sistema stabile e ordinato, dall’ordine consacrato delle cose. Il loro diritto non deriva dalle condizioni presenti, ma da un’altra fonte alla quale attingono. È lo spirito nascosto che batte alle porte del presente (..) che non ha raggiunto ancora l’esistenza e la vuole raggiungere».
“Questi individui non hanno un concetto filosofico di ciò che vogliono realizzare, lo sentono istintivamente: la loro intuizione è quasi animalesca (gleichsam etwas Tierisches), e la prova che essi colgono nel segno è il successo, il seguito che hanno”[2].
C’è una direzione della storia secondo Hegel. E ci sono individui che sono capaci di intuire questa direzione e di incarnarla nella loro vita, perché attingono ad una fonte trascendente rispetto “al sistema stabile e ordinato, all’ordine consacrato delle cose”. Questi individui attingono “a un’altra fonte”, quella dello “Spirito nascosto che batte alle porte del presente”, che vuole raggiungere l’esistenza.
Credo perciò, per concludere, che l’elemento evolutivo risieda in questa trasformazione che opera nell’apparente paradosso di questa fase. È vero, sta finendo un mondo, ma la natura terminale del tempo prelude ad una rigenerazione collettiva. A noi è dato di decidere se stare dalla parte del sistema sempre più instabile e disordinato delle cose, oppure da quella del Nascente. Certo questo implica una certa dose di coraggio e di sfida, di pericolo e di marginalità. Ma quando questo sistema crollerà definitivamente, che cosa ne prenderà il posto?
[1] M.Guzzi, Darsi pace. Un manuale di liberazione interiore, p.83.
[2] Citato in S.V.Rovighi, Storia della Filosofia Moderna. Dalla rivoluzione scientifica a Hegel, p.863.
L’eterogenesi dell’uomo fatto robot
Gennaio 7, 2021 / gpcentofanti
La parabola del razionalismo ha avuto storicamente una sua consequenzialita’ passando per esempio dalle ideologie del 900, al loro crollo, al nichilismo, fino all’omologante solidarismo odierno che sta spogliando le persone di tutto in nome della filantropia.
Si tratta e si è sempre in realtà al fondo trattato del dominio della tecnica che svuota le persone di un’autentica, personale, ricerca e dunque di un vero scambio. Astrazioni, mero fare, che talora hanno in vario modo condizionato anche la fede cristiana.
Conosco brava gente, credente e non credente, che è passata dalla lotta di liberazione dei poveri al servizio di fatto della finanza e dei potenti di internet senza avvedersene. Non hanno nemmeno dovuto comprarli, come può essere invece avvenuto per certi politicanti. Sono semplicemente il frutto programmato dell’astratto seme razionalista. Il dominio della tecnica, previsto da tempo da certi filosofi e scrittori.
Per cui volere uscire dal dominio del sistema con un mero diverso fare significa paradossalmente consolidare le basi profonde del potere attuale. Non sono le persone ma è la tecnica che alla fine sembra sempre travolgere le resistenze. Dunque che vada al governo chi si oppone all’apparato può essere decisivo se si apre ad un salto di qualità. Altrimenti rischia di divenire un altro dei tanti orientamenti e poteri alla fine fagocitati dal sistema.
Serve un salto di qualità, la libera formazione, fin dalla scuola, nella identità liberamente cercata e nel solo allora autentico scambio con le altre. Stimoli al superamento delle astrazioni dell’intellettualismo per cercare le vissute vie della vera crescita.
Se prevale la falsamente neutra cultura tecnicista l’uomo sarà sempre più in competizione col robot che potrà svolgere anche meglio il suo programmato lavoro. Se prevale l’umano allora si potrà sviluppare una feconda complementarietà tra la persona ed il robot, densa di ricchi sviluppi, di aperture di nuovi orizzonti. Forse si potrà giungere alla seconda ipotesi passando dal crollo dovuto alla prima, se qualcuno sopravviverà.
https://gpcentofanti.altervista.org/un-falso-bene-che-manipola-e-distrugge/
Inizialmente pensavo fosse lo stesso Guzzi a scrivere questo post, riconoscendone lo stile in espressioni e locuzioni minori a lui care come “A mio avviso…” , “al contempo” …
..Comunque (ri)leggendo meglio mi sono balzate all’occhio cose non chiare:
> A questa “epidemia” si sarebbe potuto rispondere in modo diametralmente opposto.
Rispetto a cosa ? Alle “calamità piovute dal cielo”? O rispetto a quanto fatto ora? non capisco il nesso con quello detto prima.
> Avviando un processo di trasformazione nella modalità di comunicazione per esempio.
> Dando più spazio anche ad altri autori, ad altre voci. Non solo nel campo della scienza, ma anche in quello della filosofia, della psicologia e dell’arte.
stiamo parlando di comunicazione, della scienza (e le altre cose menzionate) oppure di come queste vengono comunicate? Non mi è molto chiaro. Cosa vuol dire “dare più spazio anche ad altri autori” ad esempio in ambito scientifico? Che genere di autori?
Personalmente mi interessa molto l’aspetto scientifico perchè volentieri rielaborerei qualche concetto per il gruppo AltraScienza (sulle altre discipline alzo le mani come poco competente). Grazie Francesco per questa tua ottima sintesi del pensiero di DP.
Grazie, caro Francesco, questo tuo testo mi sembra riassumere un intero progetto di resistenza e di ricominciamento nelle estreme difficoltà. Dovremo lavorare nelle prossime settimane per delineare anche un programma concreto di attuazione di questa linea spirituale. Un abbraccio. Marco
Caro Fabrizio,
il senso di quel passaggio mi sembra molto chiaro.
A questa epidemia si sarebbe potuto rispondere in modo diametralmente opposto.
Ospitando nei programmi televisivi tutta la gamma
di autori presenti nel panorama culturale contemporaneo
(penso ad Agamben, i cui articoli sono stati rifiutati
dal Corriere della Sera).
Per ciò che riguarda gli stessi virologi,
magari facendo esprimere anche chi
ha opinioni diverse
da quelle continuamente presentate
dagli ospiti che vediamo ogni giorno in tv.
O dobbiamo presumere che siano tutti d’accordo?
Detto questo, il senso generale dell’articolo
è un altro, e va nella direzione
di una comprensione
di questo momento storico
nella sua ampiezza e radicalità.
Un caro saluto,
Francesco
Mi sono svegliata questa mattina, riflettendo sulla mia vita e su come io abbia sempre percepito di essere qualcosa d’altro, di diverso, di disadattato in un certo senso, rispetto al pensiero dominante, il mio intuito mi portava a non conformarmi, non riuscendo però mai a comprendere bene questo senso di disagio che pervadeva la mia esistenza, poi ho avuto la fortuna di conoscere il percorso Darsi Pace e improvvisamente tutto la mia inquietudine acquisiva un senso, stavo dentro una trasformazione antropologica senza saperlo, senza che nessuno me ne avesse mai parlato, ma la sentivo eccome se la sentivo!
Leggendo il tuo post questa mattina ho sorriso e ho pensato che la sincronicità che si manifesta a volte è un segno tangibile, come una conferma, una pacca sulla spalla, “va tutto bene” mi dice “sei sulla strada giusta, coraggio”!
E così gioisco comprendendo quanto il mio intuito mi abbia salvato la vita, prima di tutto facendomi afferrare come un salvagente questo percorso denso, intenso e direi infinito da scoprire sempre di nuovo, e poi permanendo con tenacia dentro il senso di questa svolta in atto, ogni giorno ricevo dei regali di cui posso godere solo spostandomi dallo stato ordinario in cui mi sveglio inevitabilmente, ad uno stato un po’ più integro e questo processo riempie la mia vita di un senso che mai avrei sperato!
“A noi cioè, in questo momento preciso del processo iniziatico planetario, è richiesto di intuire il senso della svolta in atto. È richiesto di intuire la direzione, di comprenderne l’energia trasformativa, e incarnarla.”
È proprio così caro Francesco questo è il compito entusiasmante di tutti coloro che vogliano dare una svolta e una direzione alla propria vita per trasformare il mondo! Ne sono certa!
Un abbraccio
Daniela
Dici bene Francesco, “una comprensione di questo momento storico nella sua ampiezza e radicalità”. Concordo che questo sia il vero punto, al di là delle differenti opinioni riguardo all’approccio sanitario e alla gestione dell’emergenza e tutte queste cose qui, legittime espressioni di variegati angoli di vista, che comunque non sono “il punto”.
Il punto mi sembra proprio questo, che non c’è praticamente nessuno (vedo ben poche eccezioni), che usi questa “occasione” (ancorché dolorosa) per interrogarsi sul nostro sistema di rapporti, sul nostro rapporto con il denaro e la produzione e il consumo di beni, sull’acquiescenza all’impero della pubblicità (è l’unica cosa che non si è mai fermata, avete notato?), sul fatto che vi possano “ancora” essere alternative al nostro modello di vita.
Oggi nessuno più crede che vi siano alternative, questo sistema è percepito da tutti come l’unico possibile. Perfino gli ex rivoluzionari di un tempo, oggi sono rientrati tristi ma rassegnati, nello schema “non c’è alternativa”. Io però, che qualche rivoluzione (solare) l’ho pur vissuta, mi ricordo bene il clima degli anni ’70, ed era totalmente diverso. Era un grande fermento e c’era una speranza palpabile di cambiare, di rivoluzionare il mondo. Questa speranza alla fine contagiava anche chi era scettico (con buone ragione potremmo dire) sulla vulgata di sapore marxista egemonica in quel periodo. Perché comunque c’era vibrante l’idea, “si può cambiare”.
Ora sappiamo bene tutti i limiti di quella rivoluzione, clamorosamente evidenziati dalla storia: non c’è da spenderci troppe parole. Ma quell’anelito non era commisurato a quella rivoluzione, era un anelito ben più grande che abbiamo sopito, e l’abbiamo fatto a nostro danno, psichicamente parlando, questa rimozione non è senza conseguenze su di noi (e lo sperimentiamo fin troppo bene, nella nostra mancanza di speranza e nei nostri rapporti personali spesso così pesanti, e l’ansia e lo spaesamento).
Se abbiamo questo anelito rivoluzionario nel cuore vuol dire che una rivoluzione è possibile. Vuol dire che c’è alternativa. Questa rivoluzione pacifica che parte dall’interno, può infiammare i cuori, stavolta verso un obiettivo reale, perseguibile con pazienza e con fiducia.
Grazie.
Leggendo questo scritto con gli occhi di un normale scettico realista nichilista, questa prospettiva così “semplice, chiara e necessaria” che illustra come ogni accadimento sia inserito in un piano umano-divino di evoluzione umana e cosmica, appare come una risibile astratta ingenua fantasia visionaria…
Ma io sento (già da qualche tempo) nel profondo del mio cuore che preferisco dare fede a una “fanciullesca” proposta evolutiva come quella che hai benissimo caratterizzato, piuttosto che abbandonarmi alla “ordinaria” disperazione di una vita senza valore né significato.
Grazie
ciao Francesco, grazie per la tua risposta. Su Agamben non so che dirti, non me ne occupo anche se vedendo il suo blog ci sono molte affermazioni affette da bias evidenti e arbitrarie. Avere spazio in un giornale non è certo un diritto. Per il resto mi pare che la tua polemica sia sostanzialmente mediatica. E sono d’accordo. Per fortuna io non ho la TV dal 2006 come scrissi qui http://www.bzimage.it/blogwp/un-anno-senza-tv.html quindi non so bene a cosa ti riferisci.
A me pare che i virologi nel loro complesso abbiamo detto cose sensate: meno sensate sono le interpretazioni e le narrazioni che ne da la stampa, questo si è un vero problema, ma è un problema mediatico: sia di toni (spesso confusi, caotici, contraddittori) che di sostanza (l’ignoranza scientifica dei giornalisti non arriva a volte neanche a una cultura di base di scuola media come possono veicolare informazioni di carattere scientifico?); Per quanto riguarda le fonti scientifiche che sono abituato a consultare non mi pare che ci siano grosse divergenze di vedute anche se ovviamente in merito alle “opinioni” differenti è normale che ve ne siano, anche in ambito scientifico. Ma non mi sembra di aver trovato divergenze sostanziali in merito a fatti ed evidenze, magari in merito a strategie di adottare quello si: ma questo non attiene mica ai virologi o alla scienza, attiene alla politica e all’amministrazione sanitaria. Da quello che hai scritto non riesco a contestualizzare e focalizzare bene di cosa nel concreto stai parlando, magari serve qualche nome, fatto o circostanza, perchè così, in modo generico, è difficile argomentare.
Grazie ancora.
Uno spettro si aggira per il mondo: la libera comunicazione
Internet potrebbe venire usato per sviluppare la partecipazione invece il sistema cerca di silenziare in mille modi voci diverse. Non si dovrebbe, visto che esiste ora questa possibilità, permettere perlomeno liberi commenti su tutti i media? L’apparato si difende sostenendo che si tratta di voci non controllate. Controllate da chi? Da chi con il pensiero unico ha svuotato, manipolato e spogliato di tutto la società? Non dovrebbe invece una democrazia favorire la libera formazione, partecipazione, delle persone stimolando così una sempre più profonda maturazione anche nel valutare gli interventi altrui?
I media continuano a impedire non solo gli interventi tra l’altro di molte persone preparatissime ma persino i commenti, a ridurli al lumicino, a silenziarli a piacimento. Già questa è una cartina di tornasole del pensiero uniformato e manipolato. E rivela il timore di ciò che può avvenire se si diffonde la consapevolezza delle nuove vie di resistenza.
Oggi i commenti, dove consentiti dai media del sistema, sono di gran lunga più originali e interessanti delle grige veline della odierna Nomenklatura.
La democrazia del solidarismo omologato, dunque del mero fare, tecnicista come ogni cosa in essa, sta conducendo sempre più velocemente la società al crollo. Nella società che distrugge tutto con la formazione e la comunicazione bisogna sviluppare una variegata resistenza in tali campi. Per esempio appunto pretendere la libertà di commento ovunque, creare reti di pubblicizzazione dei commenti non ammessi, anche così rivelare concretamente la presenza di un mondo finora ignoto e ricco di mille contributi, stimoli, da offrire.
Usare i media anche del sistema come punti di incontro per i commenti stimolando dunque il servirsi di quelli che li consentono lasciando da parte gli altri. Vi è tutta una nuova resistenza da sviluppare.
Trovare i punti di debolezza dei sistemi di manipolazione per sviluppare i semi di una nuova democrazia: per esempio creare canali di comunicazione alternativi durante lo smart working; aiutare una formazione alternativa per gli studenti da casa. Favorire così in mille modi la formazione di reti dal basso.
Una democrazia che sviluppi, esiga, trovi comunque le vie, per la libera formazione e partecipazione.
Ecco Sinodalità, un sito di dialogo libero e rispettoso tra cristiani a cui partecipano già molte persone, anche di orientamenti molto diversi: https://cercogesu.altervista.org/francesco-marabotti-questo-momento-storico/
Grazie Francesco per questo post che mi coglie in risonanza per quanto riguarda il paradosso evolutivo che stiamo vivendo. Proprio in questi giorni stavo riflettendo su questo irrigidimento del “vecchio”rispetto all’avanzare del nuovo. D’altronde lo sperimentiamo sulla mostra pelle… Una dottoressa a cui chiedevo come mai il processo di guarigione passasse per molte ricadute, mi rispose:” Sai… Il corpo è lento “. Proprio così, mi sembra che anche a livello evolutivo come lo intendiamo noi si riproponga la stessa dinamica. Che bello sentirsi in risonanza, e che consolazione! Certo, azzardare delle sintesi così ampie richiede non poco coraggio e un po’ di spregiudicatezza… Ma sempre meglio del niente che dilaga…
Un abbraccio
Caro Francesco, mi unisco a questi commenti molto positivi, perché non è facile mantenere l’equilibrio e la misura tra la denuncia e l’annuncio. Mi sembra che hai raggiunto un’ottima sintesi di entrambi in questo bel testo, che ci da motivi di speranza e di gioia condivisa, nonostante tutto. C’è una direzione nella storia e la capacità di leggere questi segni evolutivi richiede umiltà e al contempo molto coraggio. Ci sarà sempre lo spirito dell’uomo vecchio a difesa rigida del sistema stabile delle cose: uno spirito punitivo e occhiuto, pronto a richiamare all’ordine, a condannare, a giudicare chiunque osi ergersi al di sopra della vulgata dominante, che sia chiacchiera giornalistica, ma anche sapienze varie di questo mondo.
Restiamo in ascolto, per discernere i richiami della fonte trascendente, quella dello “Spirito nascosto che batte alle porte del presente”, che vuole raggiungere l’esistenza. Grazie! Paola
Elezioni in presenza, no allo “smart” vote
Gennaio 15, 2021 / gpcentofanti
Se il governo cade, guarda caso, durante il picco della pandemia bisognerà votare evitando ogni minima possibilità di broglio.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-democrazia-aggirata-raggirata/
E votare in sicurezza in modo da non scoraggiare il voto di alcuni.
Caro Francesco, a me sembra che non esista la contraddizione che vedi tra il fatto che proprio mentre stiamo andando verso una umanità più relazionale emergono fenomeni che vanno in direzione diametralmente opposta, per il fatto che l’umanità è solo al livello di sentire un disperato bisogno di quella relazionalità che è nascente ma non ancora arrivata: certo che lo Spirito nascosto sta battendo alle porte del presente, e noi ci attrezziamo a rispondere.
C’è una direzione della storia, e chi vuole può contribuire a realizzare l’importante tratto di strada che ci compete.
Gentile Radaelli, concedi credito a quella proposta “fanciullesca”, e se la coltivi ne farai una esperienza sorprendente.
Grazie, GianCarlo
@Giampaolo Centofanti
lo dico da informatico che un poco ha approfondito il tema; qualsiasi tipo di sistema di voto “elettronico” presenta criticità non risolubili facilmente, a meno di rinunciare qualche caratteristica di ciò che siamo abituati a chimarare “voto”.
Ad esempio si dovrebbe rinunciare all’anonimato, oppure ad altre caratteristiche.
Meglio la vecchia cara scheda e il controllo manuale che se non altro garantisce un controllo diffuso (e non centralizzato) della gestione dei dati e delle procedure.