Quando approdai a Darsi Pace nel 2018 come praticante del primo anno, oltre a rimanere entusiasta da ogni punto di vista, culturale, psicologico, spirituale ed organizzativo, ebbi anche un moto interiore di “santa invidia” nei confronti di tante persone molto più giovani di me che, pensavo, erano state molto fortunate a cogliere questa possibilità di ricerca interiore così ricca e completa in un’età ancora tutta aperta alla vita!
Anch’io avevo cominciato a “cercare la verità” in età giovanile, ma ai miei tempi (mi definisco una ex ragazza sessantotto) non avevo molte possibilità di trovare esaurienti risposte al mio anelito interiore se non annoiandomi durante alcune esperienze parrocchiali.
Abitando in città a Verona, trovai tuttavia un’altra possibilità: frequentare i gruppi di meditazione trascendentale da poco arrivata anche in Italia e frequentare le meditazioni di gruppo settimanali seguendo gli insegnamenti del guru di turno; tutto questo, comunque, in compagnia di molti giovani con alcuni del quali è rimasta una profonda amicizia e un costante confronto riguardo la nostra comune ricerca spirituale.
Seguii queste pratiche meditative per alcuni anni durante i quali, nel frattempo, iniziai e portai avanti il mio lavoro di insegnante, di sindacalista, di musicoterapista senza mai abbandonare la ricerca e lo studio delle spiritualità orientali che mi affascinavano molto ma che, nello stesso tempo, in parte mi alienavano dalla mia più profonda identità culturale.
Con alcuni amici incontrati in questo ambito di ricerca interiore, facevamo anche dei viaggi alla ricerca di “guide” o di luoghi speciali ricchi di “energie” come dicevano Giorgio e Sergio che erano diventati degli “esoterici” e nel 1983, appena un paio d’anni dopo le apparizioni di Medjugorie, decidemmo per un lunghissimo e scomodo viaggio verso questo sconosciuto e quasi irraggiungibile luogo dove, dopo due giorni di peripezie lungo le pessime strade della costa slava, giungemmo a destinazione in tempo per la Messa della sera. Fuori dalla porta della chiesa, circondata solamente da un gruppo di povere case e dalla campagna, erano appoggiate le zappe e gli attrezzi di lavoro dei contadini mentre qualche asino da soma attendeva, con la proverbiale pazienza, di tornare al riposo della stalla. La grande e spoglia chiesa era gremita della popolazione appena rientrata dal lavoro dei campi e di molti studenti a quell’ora di ritorno dalle scuole di Mostar: donne, uomini, giovani e anziani, stavano tutti in ginocchio in un solenne silenzio alla presenza dei veggenti e in attesa dell’apparizione. La celebrazione si svolse in un’atmosfera irreale e di fervente intensità. Non ci sembrò fossero presenti altri pellegrini essendoci allora, in tutto il paese, un clima di paura e di allerta per la Policjja che girava sospetta e che non favoriva le visite di stranieri o gente curiosa. Trovammo tuttavia ospitalità per la notte presso una povera famiglia, su materassi sistemati per terra e senza cena, in quanto, ci spiegò una ragazza che parlava un po’ di inglese, era mercoledì, giorno di digiuno, cui aderimmo per necessità ma soprattutto per rispetto e per calarci in modo adeguato e riverente in quel clima così misterioso e coinvolgente.
Quando ritornai a Medjugorie dopo alcuni anni, quel luogo era però irriconoscibile, perché trasformato in un caotico ed affollatissimo luogo di turismo religioso, ma pur sempre avvolto in una atmosfera di profondo mistero.
L’anno successivo, colta da nuovo furore mistico, decisi il viaggio in India dove trascinai anche mio marito che non era per nulla convinto… e dove rimanemmo per circa un mese in un hashram induista. Fu un’immersione totale sia dal punto di vista interiore che per l’atmosfera generale, a volte sconvolgente dove cercavamo di cibarci alla mensa dei mendicanti, lontani un millennio da casa, senza le normali comunicazioni che, al giorno d’oggi, sarebbero insopportabili. Personalmente ero soprattutto ipnotizzata dall’ambiente sonoro e musicale cui sono particolarmente sensibile: giorno e notte preghiere cantilenanti e recite interminabili di mantra, ritmi e musiche interminabili e ipnotiche improvvisate sui Raga (antiche melodie indiane) da bravissimi suonatori di sitar. Nell’aria profumi di incenso, uno stordimento da disorientare ed annientare anche il più consolidato degli Ego.
Alla fine del viaggio, comprato un sitar, io e mio marito che era sopravvissuto all’avventura brontolando continuamente, ma grazie anche al suo razionale equilibrio psico-fisico che mi fu di grande aiuto, raccogliemmo le nostre cose e andammo all’aeroporto dove ci attendeva il volo di Linea Nuova Deli-Roma. Presi posto e mi sembrò di essere già in Italia, ero contenta e mi sentivo finalmente sicura. Allacciai le cinture, misi le cuffiette per isolarmi e ascoltare un po’ musica. Dopo alcuni minuti dal decollo, fui dapprima inondata e poi travolta da un’emozione immensa: era iniziata la trasmissione via radio della Passione secondo San Giovanni di Johann Sebastian Bach! Tanta bellezza mi esplose nella testa e poi fino in fondo all’anima toccando, infine, il mio DNA di occidentale che fu ridestato emergendo in tutta la sua potenza e realtà. Fu un segno inequivocabile, possente, indelebile, tramite il quale riconobbi nelle fibre più profonde del mio essere tutta la storia e la cultura cristiana d’Europa. Piansi molte lacrime liberatorie, immersa in un lavacro di purificazione finché, atterrata a Roma, cominciai a rasserenarmi. Poi ancora un breve volo verso la mia città con una nuova certezza ed un solenne imperativo interiore: la mia ricerca sarebbe continuata ancora, ma in una nuova direzione.
Seguirono, tra lavoro e famiglia, altri anni di nuove esperienze di ricerca spirituale arricchita da studio, riavvicinamento e riscoperta del Cristianesimo in ogni sua variante, finché trovai e mi fermai per un altro lungo periodo a praticare la meditazione cristiana secondo gli insegnamenti del benedettino John Main.
Fu da qualcuno di questa comunità che sentii parlare di Marco Guzzi.
Un clic, entrai nel sito e, senza dubbio alcuno, mi iscrissi a Darsi Pace.
Ora sto seguendo il terzo anno scoprendo con meraviglia e gioia come tutto il mio passato di ricerca spirituale stia trovando un ordine, un senso e una visione della vita unitari, profondi e completi che mi aiutano a ricomporre il tutto come in un mosaico perfetto, senza eliminare nulla, ma valorizzando ogni dettaglio del mio personale cammino di vita.
Non più “santa invidia” ora, ma gratitudine, contentezza, forza, e recupero del significato autentico dell’ esistenza.
GRAZIE MARCO! GRAZIE DARSI PACE!
Giovanna Rezzadore
Nell’arco degli ultimi due anni (2018/20) Marco Guzzi e Paola sono stati qui in Veneto ben tre volte richiamando vecchi e nuovi “Pacificandi” da più parti del nostro territorio e favorendo così l’incontro, la conoscenza ed il legame fra parecchi di noi. Dopo un primo incontro fisico organizzato nell’Abbazia di Villanova a San Bonifacio, è nato un gruppo WhatsApp territoriale (Triveneto) per le comunicazioni relative a incontri e riflessioni inerenti al Movimento Darsi Pace. Nel frattempo, causa pandemia, abbiamo iniziato ad incontrarci anche tramite video conferenza con il supporto di don Francesco e la saggia ed esperta supervisione di Paola.
Auguro a tutti gli amici “Pacificandi” d’Italia che a volte possono sentirsi isolati, di creare gruppi territoriali Darsi Pace dove rinforzare e percorrere insieme questa straordinaria Facoltà di Profezia guidati da Marco e da tutti i bravissimi formatori e collaboratori.
Grazie cara Giovanna, per questo bel racconto del viaggio spirituale che ti ha portata fin qui.
E’ un grande conforto e un vero piacere poter collaborare con te, che fin dall’inizio hai mostrato doti organizzative e capacità relazionali preziose. Fare rete, costruire legami, connessioni e sinergie è il compito creativo che ci attende e che ci dona la gioia piena! Un abbraccio!
Paola
Grazie cara Giovanna,
il tuo cammino di vita mi parla molto, e anche se (finora) non sono andato in India ho spesso avvertito e ancora avverto i richiami di altre tradizioni e sapienze. Crescendo, ho scoperto sempre di più come certi testi non cristiani “mi parlano” e mi spiegano quello che accade in maniera lucidissima, a volte.
Prima di entrare in Darsi Pace questo aveva iniziato a farmi problema (dove è la strada da percorrere? Perché questa attrazione “esterna”?) anche perché non sempre le predicazioni cristiane sono scevre dal “sospetto” riguardo a queste sapienze. In Darsi Pace e specialmente nell’attitudine operante di Marco Guzzi ho trovato un sapiente punto di equilibrio, non improvvisato ma ben fondato anche sui documenti della Chiesa, una scelta chiara verso la fede cristiana e una grande apertura a tutto campo, senza paura, nell’accogliere tutto quanto di buono e illuminante ci viene da altre tradizioni.
Credo che a breve un cristianesimo che non sia così, “Vagliate tutto, trattenete ciò che è buono” (secondo la Prima Lettera ai Tessalonicesi di Paolo), non potrà interessare davvero, perché non più corrispondente all’apertura sul mondo e sulle varie tradizioni, che questi tempi, come sempre dice Marco, ci hanno permesso. Darsi Pace è apripista e stimolo, con la sua robusta radice nel Cristo e la grande apertura delle sue fronde, a toccare ogni spunto importante nelle tradizioni e nelle culture, facendone lievito per la nostra maturazione.
Grazie.
Che bello leggere questa tua testimonianza, Giovanna. Non ti conosco, ma le tue parole sono così evocative !!! Hanno risuonato forte in me. Una storia, un percorso di crescita la tua nella quale riconosco alcuni tratti, aperture e disposizioni del mio animo. Da sempre anche io ho amato la musica come semplice uditore e poi praticante auto-didatta. Quando ho scoperto poi che il suono può anche guarire, che la voce con la sua modulazione (voce lattea) dai tempi degli Esseni veniva usata con la consapevolezza di portare equilibrio interiore e benessere, ho avvertito un interesse amplificato per tutte le attività terapeutiche che facessero uso della musica ed in genere del suono. Naturalmente facendo tutt’ altro lavoro, mi sono sempre pre-figurato un mio impegno futuro.
Carissima Giovanna, ti scrivo dalla Toscana (GROSSETO) come iscritto alla prima annualità. L’ organizzazione degli incontri sicuramente ha avuto dei risvolti restrittivi causa la pandemia.
Avevo organizzato anno scorso su Grosseto un evento con Marco Guzzi nel tentativo di divulgare il suo pensiero, evento che abbiamo dovuto sospendere a pochi giorni dalla data. Ma non mi perdo d’ animo, perché ho trovato in questo pensiero una forza sorprendente che mi ri-anima ogni volta e mi da lo slancio verso nuove possibilità.
Tra le quali quella della costituzione di un gruppo territoriale di Darsi Pace, (Toscana, Umbria) come il vostro. Gruppo già attivo ed in fermento per nuove iniziative.
E’ stato bellissimo durante la “connessione” realizzare e percepire quanti siamo e come siamo vicini. Con alcuni di loro ho già consolidato un rapporto/contatto più diretto e fatto anche amicizia.
Un grazie a tutti ed un abbraccio caloroso….Lo sentite ?
Giovanna se puoi scrivimi qui la tua mail. Grazie
Caro Pasqualino, come sai la privacy dei nostri praticanti ci sta molto a cuore. Se Giovanna mi darà il permesso, potrò girarti in privato il suo indirizzo email. Grazie a tutti. Paola
Certo Paola e mi scuso per la libertà concessami. ? Un caro saluto
Cara Giovanna che bel racconto che ci fai leggere: il tuo arrivo a Darsi Pace, grazie per averci trasmesso il tuo entusiasmo. A risentirci presto alla prossima videoconferenza. Un abbraccio forte da Fabio.
Mi ritrovo moltissimo nel commento di Giovanna Rezzadore. Anch’io come lei sono dispiaciuta di non aver iniziato questo percorso tanti anni or sono…ma la vita è ricca di avvenimenti che ci vengono incontro per caso dopo aver cercato invano qualcosa che somigliasse loro vagamente… vorrà dire che il nostro “momento giusto” doveva arrivare quando rispettivamente è arrivato per ciascuna di noi, Giovanna. E non vedo l’ora di entrare a fare parte dei gruppi Darsi Pace…a fine agosto comincerò a scaldare i motori per capire quando, dove e come iscrivermi…il perché lo so già ?
Nei gruppi Darsi pace si trovano molti spunti validi anche per i sacerdoti.
https://gpcentofanti.altervista.org/meditazioni-per-i-pastori/
Bellissima testimonianza, grazie Giovanna.
Anche io ho esordito nel mio cammino di ricerca spirituale avvicinandomi alle filosofie / religioni orientali e poi sono ri-approdata al cristianesimo la cui voce, proprio come fosse iscritta nel mio dna, mi ha richiamato a sé.
Del resto, mi chiamo Cristina per cui il mio destino era già stato segnato dai miei genitori, seppure non consapevolmente; in un momento di preghiera ho avuto questa illuminazione e ho percepito tutta la potenza del nome che è stato scelto per me e di come mi leghi indissolubilmente al Cristo vivente.
Grazie Giovanna perchè le tue parole confermano che il cammino iniziatico abbracciato all’inizio con uno slancio del cuore, e cioè con un atto di fede, può farci trovare e sperimentare realmente la luce e la vita che cercavamo.
E grazie per aver chiamato noi praticanti col bel nome di ” PACIFICANDI”.
Desidero condividere con Cristina la gioia di aver riscoperto il proprio nome datole “casualmente ?” dai suoi genitori.
Noi festeggiamo sempre il compleanno e va bene, ma penso che dovremmo riscoprire e festeggiare anche l’onomastico.
Grazie Giovanna per la tua condivisione .
Grazie anche a tutti gli altri che hanno commentato.
Mi sono sentita molto coinvolta dalla testimonianza di Giovanna perché ho provato anch’io una cosa simile.
Ho iniziato la mia ricerca spirituale senza neanche chiamarla o pensarla tale.
Cercavo qualcosa che potessi smentire, vero ,autentico ,vivo.
Ho frequentato gruppi e corsi quasi sempre di ispirazione orientale anche se non esplicitamente dichiarata .
La meditazione ,lo yoga,la macrobiotica,tutti portali d’accesso alla consapevolezza sempre più profonda .
La domanda costante :
Chi sono io?
Cosa sono io ?
Ho vissuto degli Stati molto belli che vendevano definiti con parole come :energia ,luce ,illuminazione ,ricordo di se.
Poi ,poco tempo fa ,qualcuno tra i conduttori ha iniziato a pronunciare la parola Dio .
E piano ,piano ,sempre più spesso .
Ed ad un certo punto è stato come mi fossi fermata mentre seguivo una processione e mi fossi girata indietro ,indietro a guardare una bambina incantata a osservare un rosario tra le mani di sua nonna che con il velo intesta pregava inginocchiata .
Ho risentito i canti del Venerdì Santo e il profumo dell’incenso ,ma sopratutto ho risentito la fiducia nel cuore di quella bambina .
Il ritorno verso le mie radici è iniziato con rinnovata speranza e forza e ora sono felice di camminare qui con voi .
Spero di potervi incontrare presto !
Un caro saluto a tutti
Gabriella
Cara Giovanna,
grazie del tuo bel racconto!
Sarà per il nostro comune terreno di musicoterapia che mi son trovata molto coinvolta nello sbalzo culturale- musicale che hai vissuto durante l’ascolto di Bach nel “volo di ritorno” , l’ ISO che chiama è veramente potente dopo esplorazioni di “altrove”.
La fortuna nell’incontrare Darsi Pace ci fa assaporare sempre meglio e più profondamente la nostra identità spirituale,esistenziale e culturale.
Il rammarico di aver fatto questo incontro solo in età “matura”( ma che ci dispiega in realtà la nostra immaturità!) credo abbia toccato la mente di molti iniziandi.
Ho constatato però, nelle persone a me vicine che, vedendo il mio benessere ed i miei cambiamenti praticando Darsi Pace, si sono interessate a loro volta a questo percorso, che non è l’età il grosso distinguo,ma,credo,la sensibilità disponibile al momento: la decisione di approfondire-cambiare-conoscere non è sempre possibile per tutti e dipende anche dal personale momento di vita e da cosa si è vissuto prima!
Buon cammino a tutti
Claudia
Di fronte a un foglio bianco mi intimorisco sempre, preferendo in genere il rapporto diretto. Accogliendo l invito alla condivisione e dopo aver letto la testimonianza di Giovanna del 21 Gennaio, mi riconosco nel suo percorso e rivedo la mia fame di conoscenza e il grande bisogno di trovare quelle risposte in grado di aiutare a orientarsi nella vita che non riuscivo a individuare nel mio ambiente. Ho tentato vari approcci e varie strade che però mi lasciavano sempre un velato senso di colpa, come se tradissi le mie radici e la mia cultura di formazione cristiano-cattolica. Grazie a “Darsi pace” ho finalmente trovato “casa”, quell’ultima tessera del puzzle che completa il mio percorso e integra ogni sapere con la soddisfazione dell’appartenenza. Con grande desiderio di “ricominciamento”(come dice Marco) vi saluto caramente.
Sono Mariangela Guerra, iscritta alla prima annualità, vivo a Cordenons in provincia di Pordenone.
PS. Segnatevi questo appartamento: siete tutti invitati domenica 20 giugno a Spilimbergo quando ci incontreremo con Marco e Paola nell’ambito del Festival “Come l acqua de’ fiumi”, festival multidisciplinare dedicato al pensiero e alla musica, sperando che le note vicende che stiamo vivendo lo permettano.