Come DarsiSalute abbiamo deciso di affrontare il tema della corporeità in compagnia di due teologi. Il programma prevede quattro interviste, due con Francesco Massobrio e due con Duilio Albarello.
Iniziamo oggi con il proporvi la prima delle due interviste con Francesco Massobrio.
Questo giovane teologo sta dedicando la sua riflessione sull’identità umana in un confronto critico con la scienza, per il superamento di posizioni teologiche tradizionaliste che non si sono realmente misurate con la condizione umana così come la sperimentiamo nelle nostre vite.
In questa prima intervista, Massobrio sottolinea come il dualismo anima-corpo, che ha segnato la storia del cristianesimo fin dagli albori, richiede ora un ripensamento radicale dove alla contrapposizione si sostituisca una coniugazione. Il dualismo ha aiutato le persone dei secoli passati a trovare una chiave interpretativa al loro vivere, ma per noi oggi è ormai del tutto insufficiente.
Le ricerche scientifiche, ad esempio quelle delle neuroscienze, ci pongono di fronte a nuove sfide in cui il paradigma della separazione non ha più spazio.
Coniugare la dimensione naturale-biologica e quella culturale-spirituale significa innanzitutto accoglierle come co-originarie. Non un’anima preesistente, ma un essere umano che si forma nel divenire storico e che, nel suo costruirsi nel mondo, si prende in mano la vita per interpretarla e darle un orientamento – che per chi crede in Gesù di Nazareth ha esattamente quella figura.
Per chi volesse approfondire il pensiero di Massobrio può leggere di questo autore Il Cristianesimo alla prova del racconto evolutivo – un confronto critico necessario, Mimesis 2018, di cui abbiamo parlato in tre audiopost del GCC AltraScienza (www.altrascienza.it).
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Ritrovare l’uomo intero, autentico è la via della rinascita personale e anche sociale.
https://gpcentofanti.altervista.org/il-solidarismo-cinico-della-ragione-astratta/
Grazie per il prezioso contributo: stare nella dualità senza cadere nel dualismo mi sembra una proposta di grande e concreta utilità e risuona molto bene nella mia esperienza e riflessione
Grazie ISIDE e FRANCESCO.
la sfida vitale di coniugare in un et et e non in un aut aut , mente corpo e spirito nella loro dimensione naturale e biologica e in quella culturale- spirituale è ancora lunga. Certamenteè quella che ci fa inoltrare in un cammino di vera Liberazione rispettosa e propulsiva delle dinamiche dell’Amore per la Vita.
In effetti, Massobrio intende portarsi ancora oltre l’et et. Infatti, et et lascia trasparire una giustapposizione, certo con relazioni, ma pur sempre ancora una giustapposizione tra ciò che consideriamo più di tipo naturale e ciò che consideriamo più spirituale. Un po’ come dire, siamo vicini di casa in buoni rapporti, ci scambiamo regali, una torta ogni tanto, magari ci facciamo anche qualche litigata, ma poi ognuno vive a casa propria.
Un ripensamento anche a livello terminologico sarebbe di aiuto, dato che “anima” e “corpo” sono pesantemente connotati. Certo, il lato positivo è che dicendo “anima” e “corpo” sappiamo tutti immediatamente a cosa ci stiamo riferendo, anche se appunto nella modalità tradizionale cui siamo abituati a vederli.
Mi pare di capire che qui occorrerebbe pensare all’essere umano come ad una identità unica, senza parti, tantomeno se autonome, cioè un unicum che può esprimersi soltanto nella concretezza e lì crescere come libertà. Una creatura in cui la dimensione naturale e quella spirituale sono co-originari, si sviluppano insieme, in contemporanea dando forma a qualcosa di davvero originale, un essere umano appunto. Forse è proprio dal riconoscerci come esseri umani che dovremmo ripartire, anche terminologicamente, cercando parole che facciano sintesi.
Riconiugare anima e corpo allora vuol dire scoprire la novità umana che prende forma in pezzi unici, indivisibili, in attesa di un nuovo battesimo.
iside