Questo è un punto che secondo me vale anche per noi:
in questa fase di grande trasformazione
credo che possiamo rimetterci
in ascolto delle dimensioni più profonde della nostra carne.
Che cosa canta il nostro cuore? Che cosa veramente desidera Il mio cuore?
Qual è la via per la soddisfazione reale dei miei bisogni?
Di cosa ho veramente bisogno?
Ecco: l’ascolto, il canto e l’umiltà
Sono le vie che Zarathustra intravede e non segue,
e che forse potremo seguire noi.
Marco Guzzi
In occasione della pubblicazione della conferenza di Marco Guzzi su Nietzsche con il voice-over in inglese, dopo quella originale del 2009 e quella in tedesco, abbiamo chiesto a Francesco Marabotti, filosofo e praticante dei Gruppi Darsi Pace, di spiegarci in grande sintesi cosa può significare per noi oggi la lezione del grande e tragico pensatore tedesco. Con l’occasione ringraziamo per la traduzione e soprattutto per aver prestato la sua voce Luigi Elvio Lucioli, e Ferdinando Marinelli, un praticante che ci segue dall’Olanda, per il contributo nel lavoro di traduzione in inglese.
Perché la filosofia di Nietzsche è così importante e attuale proprio all’inizio del XXI secolo, dopo cioè più di un secolo di ricezione del suo pensiero? Per quali ragioni le sue opere continuano ad affascinare, a provocare le nostre coscienze tardo-moderne scuotendole dal torpore, e a risvegliarci alle domande di fondo dell’esistenza?
Perché Nietzsche stesso, a mio avviso, è in fondo il simbolo di un grande passaggio che stiamo vivendo tutti noi. La sua inquietudine è la nostra inquietudine, le sue domande sono le nostre stesse domande. Il cuore del suo pensiero può essere sintetizzato in tre punti fondamentali:
1) la società occidentale è giunta al tramonto. Dio è morto vuol dire: le fondamenta stessa su cui si regge la civiltà, ovvero i principi fondanti la comunità e la visione del mondo degli individui, stanno crollando. “L’uomo è una corda tesa fra l’animale e l’Oltre-uomo”. L’essere umano è qualcosa che va superato.
Noi tutti cioè ci troviamo in uno spartiacque storico che coinvolge l’intera specie umana, in una transizione da una condizione ormai insostenibile, connotata da una decadenza strutturale, ad una dimensione ulteriore tutta da comprendere e sperimentare.
2) Quali sono i limiti e le caratteristiche desuete della condizione da superare? Perché l’umanità giunge ad una condizione di decadenza? Questo è il punto fondamentale di tutte le opere di Nietzsche. A queste domande il pensatore tedesco risponde nel modo seguente:
la decadenza è dovuta al progressivo affermarsi della morale degli schiavi, ovvero della vittoria di valori che negano quella per Nietzsche è l’essenza della vita, ovvero la volontà di potenza. La morale degli aristocratici, radicata nell’esercizio della forza e della supremazia, della contrapposizione valorosa al nemico, dell’assenza di scrupoli per ogni azione che porti beneficio a stessi e danno ad un altro essere umano, è stata via via condannata e connotata negativamente.
Questa dicotomia giunge al proprio apice nella dottrina cristiana dell’amore del prossimo e della fondamentale bontà di Dio.
3) Nietzsche giunge a vedere perciò nel Cristianesimo il vero e proprio catalizzatore di tutte le istanze e le distorsioni della morale degli schiavi, dei deboli, degli afflitti e dei “malati”. La civiltà moderna, che si è andata configurando secondo questi valori, identificandosi con le vittime, dando valore assoluto ad ogni essere umano, concependo un sistema politico che poggi sull’uguaglianza, sulla giustizia e sulla comunione, è perciò nell’ottica di Nietzsche una perversione pericolosa.
Dioniso contro il crocifisso riassume perciò bene lo scontro fra due diverse e opposte concezioni della vita e dell’essere umano che coabitano nel cuore di ciascuno di noi e si contendono il destino stesso della civiltà contemporanea.
Come organizzare una comunità che stabilisca condizioni uguali per tutti, pari opportunità, che favorisca la solidarietà e il bene comune rispetto al profitto e all’abuso individuale? Come immaginare un futuro dove prevalgano valori di assistenza reciproca, di relazionalità condivisa, di connessione globale, se la nostra stessa costituzione “biologica” spinge verso l’egoismo, la contrapposizione violenta, la sopraffazione e l’assimilazione a spese dell’altro e della natura?
Per concludere, perciò, effettivamente il pensiero di Nietzsche ci provoca con una grande lucidità a riconoscere l’unicità e la singolarità storica dell’intera civiltà occidentale e del cristianesimo come proposta antropologica, a partire dalla quale si alimentano poi tutti i valori della modernità, dalla scienza all’economia liberale, dalle rivoluzioni politiche a quelle artistiche.
L’attuale vittoria di un modello predatorio di capitalismo, che plasma coscienze e istituzioni secondo le esigenze del mercato, e cioè della concorrenza e del profitto, della prestazione e del godimento, e cioè di una concezione amorale della vita, ripropone in modo drammatico la domanda centrale di Nietzsche.
Per quali ragioni dovremmo batterci in favore dell’uguaglianza, della libertà e della giustizia? Per quali ragioni è sbagliato che centinaia di milioni di persone siano sfruttate, sottomesse e messe al servizio dei più forti, di coloro cioè che sono in grado di dominarli? Per quale motivo dovremmo tutelare la possibilità di ciascuno di assecondare il proprio anelito alla libertà, e cioè alla piena e autonoma affermazione delle proprie esigenze?
Per quale motivo ancora dovremmo avere tutti diritto ad una vita piena e dotata di senso, quando la natura, e la lotta per la sopravvivenza che si svolge in essa, ci mostrano il contrario?
Ecco, il dramma della vita di Nietzsche ci mostra che scegliere in favore di questa “morale aristocratica”, di questa logica del più forte, può portare ad una grande scissione interna, ad una violenza e ad una maledizione di quelle sorgenti della vita, come l’amore, la bellezza e la giustizia, che ci fa ammalare. Il disastro ecologico in corso, le distorsioni globali del sistema capitalistico e il malessere psico-somatico sempre più diffuso, non costituiscono forse la prova che ciascuno di noi è chiamato ad una conversione, ad una rivoluzione personale che sia al contempo collettiva?
Forse dovremmo ritornare a questa esperienza semplice di ciò che fa stare realmente bene, e riscoprire in questa chiave il mistero di Cristo, che ci parla di una umanità radicata nell’apertura all’altro e alla nostra fragilità e debolezza come una risorsa. Riscoprire il mistero di Cristo come una connessione con un Amore Creativo di cui siamo figli e che ci sta guidando verso un salto evolutivo nella direzione della guarigione, della liberazione e della comunione reale.
Il prodramma (=programma di Draghi)
February 17, 2021 / gpcentofanti
Un programma che appare desolatamente tecnico. Si parla di Europa ma non si accenna alla differenza tra un’Europa del parlamento, del popolo e un’Europa di un governo senza alcun controllo. Si parla di patrimonio identitario umanistico senza alcun riferimento, fin dalla scuola, ad una libera ricerca identitaria e ad un solo allora autentico scambio. Si parla di unità ma non di onnipervasivo uniformismo. Si parla di slanci senza alcun reale slancio che non sia un venire teleguidati dall’alto. Si parla di annullamento di tante realtà che hanno costituito una fonte di plurale ricchezza spirituale, sociale, culturale. Sempre più a favore dei grandi, omologanti, potentati economici.
Si consuma nel falso pathos di una falsamente comune lotta in realtà a vantaggio di pochi dominatori il prevedibile dramma di un parlamento sempre più uniformato. Perché dove il potere decide la falsamente neutra formazione e l’informazione si crea nel tempo una classe di manipolatori, al servizio di pochi potenti, e alla fine della falsamente neutra tecnica, e una di manipolati spogliati di tutto.
https://gpcentofanti.altervista.org/alcune-questioni-di-fede-in-germania/
Caro Francesco,
grazie per questa riflessione. Penso anche io che ricomprendere veramente il mistero cristiano sia la chiave per risanare questa profonda scissione che hai messo in luce. Come garantire la protezione di certi valori senza riconoscerne la fonte? È questa rimozione in fondo che ci rende così inqueti e che non ci permette di agire in maniera integra. E tuttavia per vivere a fondo il mistero cristiano è quanto mai necessario un lavoro di purificazione delle immagini che ne abbiamo. Questa discesa nella carne di Cristo è il mistero della nostra stessa rigenerazione e di quella del creato, ma solo riconoscendo la mia debolezza e la mia fragilità potrò aprirmi a questo rinnovamento profondo di tutte le mie parti in conflitto e comprendere per tanto che è lì, nella ferita, nel dolore, nel buio della mia disperazione la chiave del rivolgimento. Solo così la “debolezza” della condizione umana e la necessità di proteggerla acquistano senso e di conseguenza anche la necessità, da un punto di vista sociale, di assicurare benessere, giustizia, protezione dell’ambiente e cooperazione. Contrariamente continueremo a parlare di questi valori in maniera totalmente ipocrita, perseguendo in realtà l’esatto contrario.
Un caro saluto
Maila
Nei gruppi Darsi pace si aprono piste profonde e innovative in un’epoca non di rado grigia e uniformata. https://gpcentofanti.altervista.org/la-rivoluzione-continua-degli-autentici-esercizi-spirituali/
La famosa frase di Nietzsche che hai citato “l’uomo è una corda tesa tra l’animale e ‘l’Oltre-uomo'” sembra indicare con anticipo e chiaramente, la tensione molto difficile e dolorosa che l’umanità contemporanea sta soffrendo, oggi più che mai, anche se spesso a livello inconscio…
Lui avverte acutamente la difficile e dolorosa necessità di compiere quel salto evolutivo che è il passaggio dall’uomo decaduto e decadente (l’animale) all’uomo “rialzato” e ‘diritto” che sa esprimere la pienezza della sua luminosa dignità (l’Oltre-uomo).
Non si accorge purtroppo che il Cristo, che lui considera il principale responsabile dell’ignobile decadenza della società umana, in verità è proprio lui il modello incarnato dell’uomo autentico che lui chiama “l’Oltre-uomo”…
Il Cristo non è un debole per i deboli, ma vera forza, vero eroismo per tutti noi… Coraggio all’ennesima potenza che denuncia sempre, anche oggi più di chiunque e nel modo più completo e radicale, tutta la falsità, la menzogna e l’ipocrisia dei poteri politici e religiosi di questo mondo… Quando Cristo dice: “Io non sono di questo mondo” sembra quasi dire ” Io non sono un uomo comune, io sono “oltre”… e se poi ricordiamo che aggiunge: ” anche voi non siete di questo mondo”… è evidente che secondo lui anche noi siamo vocati ad essere “Oltre-uomini” come Lui e non diversi da Lui, se solo abbiamo l’ardire di crederlo, veramente…
Un caro saluto
Walter
Walter
La critica infelice di Nietzsche nasceva dall’equivoco di considerare l’eventuale azione salvifica di Cristo solo come una azione divina esterna e a favore solo degli ultimi, di quelli che secondo lui sono gli uomini peggiori perché deboli e malati… e tutto questo a danno dello spirito dei migliori e quindi dell’umanità tutta.
Il figlio di Dio, secondo la versione equivoca di Nietzsche, avrebbe gratuitamente elargito la sua salvezza attraverso il suo assurdo e scandaloso sacrificio pasquale proprio ai peggiori così, insensatamente… Senza una ragione comprensibilmente fondata e soprattutto da fuori, come un arbitrario atto divino che scompagina e disordina il giusto ordine delle cose: un Dio assurdo e debole che dall’esterno mina lo spirito dei migliori premiando i deboli, i malati, i peggiori…
Smarriva invece il ricordo dell’essenziale, e cioè il fatto che la salvezza di Cristo è innanzitutto azione dall’interno. Cristo è per tutti e agisce, se glielo si consente, dall’interno…
Quando Gesù incrocia la sofferenza dei 10 lebbrosi che anelano alla guarigione della loro terribile e discriminante malattia, toccato da tanta sofferenza e mosso dall’indicibile amore che tanto potere gli conferiva, li guarisce tutti…ma a salvarsi è uno solo.Tutti guariscono (momentaneamente) ma uno solo si salva! Proprio quello che per effetto di misteriosissima sinergia si lascia volentieri “invadere” dallo spirito trasformativo che lo fa essere un altro. Prima era un semplice lebbroso, un debole reietto relegato ai margini della società, dopo, guarito integralmente, un uomo libero e sovrano, un Cristo vero e proprio capace di non temere più nulla e di affrontare se necessario anche la morte grazie alla veramente eroica forza dell’Amore che gli sgorga dall’interno.
Ancora ciao a tutti
Walter
Piccola ulteriore precisazione:
Questa forza invincibile che sgorga dall’interno è propriamente lo Spirito Santo, lo stesso Spirito che, per chi ci crede, anima Gesù di Nazareth e che in ogni tempo ci dona la salvezza transitando in noi, se lo lasciamo transitare, trasformandoci… in Lui…
Grazie di cuore, caro Walter, di queste tue interessanti precisazioni. Un abbraccio. Marco
Prego Marco, grazie a te, non posso mai smettere di farlo, anche quando non lo esterno…
Caro Walter, leggere i tuoi commenti così precisi e profondi è stato per me qualche cosa che conferma il lavoro spirituale a cui ci stiamo dedicando. Lavorare nell’interiorità per far emergere anche solo una goccia dello spirito donato liberamente da Cristo rigenera davvero le nostre anime e il nostro corpo, rivitalizza i momenti delle nostre giornate, dà forza per continuare il percorso terrestre per quanto duro possa diventare. Grazie della tua presenza e della tua amicizia! Un abbraccio e continua a trasmetterci una riflessione, un commento, anche solo un saluto. Mi vengono in mente alcuni versi dalle poesie di Marco Guzzi del tipo: “la mia rivelazione è sempre un buco nella carne, piccola o grande menomazione.“ Oppure “io scavo le mie albe nelle forte piu’ nere dove tu non vorresti vedere.”, Oppure “sradica questo momento da tutte le tue concezioni, sgrovigliarti da te, rimpatria.”……. Credo che siano in sintonia con quanto hai trasmesso nella tua riflessione, con quanto ci hai comunicato nei tuoi commenti a questo bel posto. Un abbraccio e a presto. Fabio.