Puzzle = Gioco/rompicapo in cui impegnarsi
per incastrare tra loro dei piccoli pezzi
e risalire a un’immagine originale,
una figura spezzata da ricostruire, da ricomporre.
Puzzle. E’ da un po’ che mi torna in mente questa parola e con essa risuonano tante analogie. Sì, penso a un puzzle, un grande puzzle, che mi è stato donato alcuni anni fa.
Ho iniziato a comporlo, ma quanti pezzi – centinaia se non migliaia di tessere sparse, e quasi nessun riferimento certo per sapere da dove cominciare. Come per le esperienze della vita: tessere scelte a caso o tessere che è capitato combaciassero – capacità di scelta o questione di fortuna?
Spesso mi sono sentita e mi sento tutt’ora come se mi mancassero delle tessere e la loro più giusta collocazione per me. Mi sento triste, arrabbiata, impaurita, apparentemente senza né capo né coda; mi verrebbe voglia di posarlo questo puzzle – poi, invece, se riesco a mantenermi in apertura, magari una tessera mi arriva tramite qualcuno che me ne fa dono, e tutto riparte anche insieme all’altro, che può essermi d’aiuto nella costruzione dell’opera d’arte che sono, che siamo.
In altri momenti invece credo di avere trovato tutte le tessere; poi, in realtà, mi sembra di esserci quasi ma manca ancora qualcosa: allora ricomincio, riparto dai bordi – dai confini, i limiti del mio mondo, la mia famiglia, i miei amici, le persone speciali che hanno delineato e delimitato i miei spazi: quegli spazi in cui sono nata, cresciuta, mi sono mossa e mi muovo e da qui riparto alla ricerca dei pezzi che si incastrano tra loro e riguardo alla costruzione della mia vita.
Ogni “pezzo” ha un suo posto, sta a me individuarli tutti, ognuno mi arriva a suo modo e con un suo tempo. Per prima cosa è stato importante capire che la mia vita, come quella di ognuno di noi è composta di tanti piccoli e grandi frammenti da mettere insieme: ogni pezzo ritrae una sfaccettatura di vita, diversi aspetti di me(sani o distorti), tasselli mutevoli di un vissuto forse anche non totalmente mio, o di un “da vivere” racchiuso nei miei sogni. Solo la giusta combinazione di tutti i pezzi mi consentirà di creare un’armonia di insieme che sarà, comunque, il ritratto di me .. unica e irripetibile.
Mi aiutano in questo la concentrazione, la pazienza, lo sviluppo della perseveranza, la capacità di sopportare la frustrazione che deriva dalla non immediata risoluzione dell’immagine completa.
Se mi alleno in questo, giorno per giorno ci sono parti di me che si compongono, attraverso un agire, un vivere, un sentire in modo diverso; arrivano tasselli che trovano senso anche se singolarmente appaiono incompiuti, perché maturano scelte di senso, attraverso una più attenta osservazione e comprensione di ciò che ogni singolo pezzo rappresenta per me.
Dipende da come percepisco il frammento, da come lo accolgo e lo accetto, se e quanto trasforma in me; provando, riprovando, non perdendo il filo ma rilanciando continuamente il gioco che mi aiuta a intravedere più nitidamente un’immagine dentro di me: questo mi apre all’ascolto interiore.
Comprendo di non dovermi arrendere e di non dover abbandonare la ricerca di qualche pezzo che manca o che si incastra più difficilmente di altri. Posso essere capace di completarlo… il (mio) puzzle.
Magari devo insistere molto nell’imparare a esercitare la pazienza e la perseveranza nella ricerca .. e se un pezzo non combacia perfettamente comprendere che anche questo vorrà pur significare qualcosa – insistere a congiungere pezzi a tutti i costi (spero di averlo capito) mi fa solo rimanere incastrata in cose che probabilmente non mi appartengono, in illusioni che tali resteranno, in uno spreco di energie che se le utilizzo in una ricerca più accurata, produrranno più frutto.
Basta smettere di vivere costretta a tenere un occhio bendato! Levare la benda all’inizio fa un po’ male, la luce può essere troppo forte e disorienta, ma poi aiuta a rendersi conto di quanto tempo si è perso, a quante cose si è rinunciato costringendosi a una parziale visione. Non ricordo di chi sia la citazione che segue, “Solo quando avremo smesso di rincorrere le cose sbagliate, daremo alle cose giuste la possibilità di raggiungerci”, ma sento che per me è arrivato il momento.
Certo il pensare alla possibilità che mi è stata data di scorgere il risultato finale mi gratifica e mi rende grata, spingendomi ad andare avanti. Ma trovo altrettanto importante riuscire a godere del tempo destinato alla costruzione di questo risultato, ai fievoli sprazzi di luce che appaiono quando piccoli frammenti si incastrano e lasciano intravedere qualcosa.
Questo aspetto mi coinvolge in modo ancora più attivo perché valorizza ogni singolo momento, mi consente di assaporare le più esigue conquiste nelle piccole o grandi sfide quotidiane, anche quelle che riaprono ferite del passato mai completamente sanate.
Le mie diverse fasi, i miei diversi stati, i momenti da attraversare e superare, le mie emozioni da provare e con cui stare, i condizionamenti su cui lavorare fanno tutti parte dell’immagine finale da costruire e servono i tanti pezzi diversi che sono però l’uno complementare e di sostegno all’altro.
In tutto questo c’è uno spazio utile, necessario, direi indispensabile da ri-collocare, ri-scoprire, ri-conoscere come spazio fondante, che è del Creatore dell’immagine, che sa perfettamente quali sono i miei incastri e che attende che io sia disponibile al Suo insegnarmi a scoprire la potenza delle mie capacità. È il Creatore del puzzle che ha inserito in me tutte tessere capaci di unirsi perfettamente e a cui serve solo che io mi affidi in pieno abbandono:
mettendo ordine – serve che rinunci alla confusione, che ricerchi il silenzio che genera pace e calma, salutari per il cuore e per la mente;
aprendomi alla fiducia in me stessa, figlia amata, incondizionatamente, da un Dio che mi è Padre;
credendo, pregando e impegnandomi con fede e volontà, forze straordinarie da esercitare ogni giorno;
esercitando la pazienza – perché ho imparato che ciò che ci viene regalato, che riceviamo senza sforzo lo apprezziamo meno rispetto a ciò per cui soffriamo prima di ottenerlo;
guardando al domani non con trepidazione ma con spirito di attesa che mi consente di non pretendere ma di esultare per ogni piccolo risultato;
mettendomi ripetutamente in gioco perché ogni pezzo corrisponde a una sempre maggiore scoperta su di me, di chi sono con i miei punti deboli e i miei punti di forza e che vivere la costruzione della mia vita è la più grandiosa delle esperienze.
Grazie, questo post arriva proprio nel momento giusto! Proprio questa mattina guardandomi intorno dicevo: che casino! Il casino regna a casa mia da un bel po’ di tempo, solo che fino a poco fa era sommerso, ben nascosto da un ordine fittizio, ora invece si mette in bella mostra! La cosa peggiore é che non so da dove cominciare e mi terrorizza anche solo l’idea di mettere mano all’opera. Prendere i mano i singoli pezzi mi procura dolore…la tentazione di buttare via tutto è grande.
Mi apri uno spiraglio di speranza con le tue parole.
Penso che momenti del genere capitino a tutti, l’importante è reagire anche se non si ha voglia, mettersi all’opera e restare attivi
Bellissimo grazie grazie illuminante. Questa suggestione della vita assimilabile al gioco del Puzzle, è bellissima ,per tanti motivi.
Il primo e più significativo è la certezza che un Disegno c’è , un senso racchiuso in quel mucchio di pezzetti più o meno belli e colorati , apparentemente senza rapporto tra loro che pian piano si prova ad assemblare.
Questa certezza del Disegno è poi la cornice da cui si inizia ad costruire il Puzzle, che a quel punto si è trasformato
da rompicapo insensato a scoperta continua di pezzi indispensabili ,spesso faticosi da accogliere ma alla fine insostituibili. Tutto ciò da, ad una lettura successiva, un senso di meraviglia e di leggerezza anche alle prove difficili.
Sono forse solo una illusa romantica?
Non credo affatto, so che un Disegno c’è ,e proprio questa certezza mi consente di scoprirlo.