Sono un’insegnante di scuola dell’infanzia da poco più di 25 anni, anche se il termine insegnare non mi e’ mai piaciuto. Infatti, ogni qualvolta pensavo al mio futuro nella scuola mi immaginavo a mio agio solamente nella Scuola dell’Infanzia, dove, secondo il mio punto di vista si poteva e si doveva essere fuori da ogni schema e da ogni rigido programma d’insegnamento. Ed è stato così, nel 1994 sono entrata nella scuola dell’infanzia e allo stesso tempo ero impegnata a laurearmi in Pedagogia, la mia grande passione.
Al mio ingresso nella scuola ero animata da grande entusiasmo, ero convinta di poter mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato e continuavo ad imparare all’Università, ero sicuramente molto ingenua, ma non potevo immaginare di esserlo così tanto. Il lavoro quotidiano a stretto contatto con i bambini, infatti, mi ha messo di fronte alle mie grandi difficoltà personali, come ho scoperto in seguito, a fare i conti con i miei fantasmi e la mia ombra.
Qualcuno potrebbe meravigliarsi delle mie parole, e la mia stessa meraviglia mi portava a chiedermi il perché di tutto quello che mi accadeva, del perché fosse così difficile mettere in pratica quello che avevo imparato, era così difficile per me costruire una relazione significativa con i bambini che incontravo.
E così, sotto la spinta della mia disperazione, perché in fondo l’unica cosa che desideravo era poter fare bene il mio lavoro, mi sono messa in cammino e ho cercato dei percorsi che mi aiutassero a riconoscere e superare le mie personali difficoltà. È stato allora che un po’ per caso e un po’ grazie all’intercessione dello Spirito, ho conosciuto la Pedagogia clinica e nonostante avessi due bambini piccoli, e la frequenza del master mi avrebbe richiesto dei sacrifici anche a livello economico, mi avrebbe portato anche a viaggiare spesso, non ci ho pensato due volte e ho cominciato a camminare sulla strada del tempio di Asclepio.
Nella Grecia antica un Asklepieion era un tempio di guarigione sacro ad Asclepio, il dio greco della medicina. Questi templi erano un luogo di guarigione dove i pazienti venivano visitati per ricevere una cura o una sorta di guarigione sia essa spirituale o fisica. Il tempio fungeva da luogo di risanamento dei malati. I sacerdoti accoglievano nel santuario i fedeli afflitti da un morbus e attraverso una serie di operazioni di rettificazione completa dell’anima, tentavano di vedere oltre le manifestazioni fisiche del pathema fino ad arrivare alle radici delle vere cause che provocavano lo squilibrio psicofisico. Molte volte Asclepio resuscitava i morti.
La Pedagogia clinica è stata la mia ancora di salvezza, il mio percorso di rinascita e in seguito grazie ad uno studio e una ricerca personale, partendo dalle mie difficoltà ho approfondito l’argomento delle implicazioni psicologiche della professione insegnante, e da questo studio ho imparato tanto.
Al di là di quelle che possono essere le difficoltà legate alla mia storia personale, ho scoperto che quella dell’insegnamento è una professione ad alto rischio di sviluppo di disagi e di disturbi di natura psicologica. Tra questi di primaria rilevanza è la stessa relazione educativa per le profonde implicazioni a livello inconscio che essa risveglia nei suoi protagonisti.
Secondo gli studi psicoanalitici sull’argomento, all’interno della classe si sviluppano delle forze inconsce che si incontrano, si incrociano e si oppongono, si rinforzano e si distruggono. Tutto ciò avviene perché gli alunni proiettano sull’insegnante i conflitti già vissuti all’interno della propria famiglia con le figure genitoriali. Anche l’insegnante rivive i suoi conflitti infantili in seguito ad una reazione dei propri alunni. Tali dinamiche hanno modo di presentarsi quando viene meno il controllo delle proprie emozioni, facilitando il configurarsi di una relazione abitata da fantasmi appartenenti alla vita infantile di entrambi i protagonisti. Altre volte la dinamica è determinata dal contrasto tra potenza e onnipotenza e diventa un potente fattore di stress e di esaurimento emotivo per l’insegnante.
Lo studio di questi elementi mi ha portato ad ipotizzare un percorso di formazione per gli insegnanti che avesse come obiettivo la promozione di una maggiore consapevolezza di sé e il potenziamento delle proprie risorse personali per il benessere personale e di conseguenza dell’intera comunità scolastica.
Un tale percorso si configura in un insieme di esperienze che possano accompagnare ciascun insegnante in un interessante viaggio di esplorazione della profondità del proprio essere allo scopo di scoprire territori inesplorati latenti. Un lavoro educativo che passando attraverso la capacità di accettare e amare il proprio corpo, sentire il proprio respiro, di far emergere il proprio mondo interiore con i suoi aspetti di gioia e sofferenza, ha come conseguenza la formazione di una persona ricca di energia nuova, che nasce dal di dentro e si esplica anche come senso di responsabilità nei confronti degli altri.
Adesso continuo incessantemente il mio lavoro di crescita personale e attualmente sono praticante del primo anno di Darsi Pace, che per me è stata una bellissima scoperta e un’illuminazione, oltre che una conferma della validità di ciò che ho scritto a proposito della formazione personale degli insegnanti.
Sperimento ogni giorno la possibilità di rinascere e vivere una relazione più libera e autentica con le persone che incontro a partire dai miei bambini.
Dopo qualche tempo dall’iscrizione al movimento Darsi pace sono venuta a conoscenza dell’esistenza di un gruppo di creatività culturale composto da insegnanti del movimento e ho chiesto di farne parte perché ho avuto dal primo momento l’impressione che in questo gruppo le mie idee sulla Scuola e sull’insegnamento sarebbero state accolte. Credo fermamente che quello dell’insegnante sia un lavoro che richiede grandi responsabilità dal punto di vista umano e sociale e che il benessere degli alunni passi attraverso il benessere degli insegnanti e che pertanto nessuno studio, nessuna pratica è mai abbastanza, niente è mai troppo per il raggiungimento di questo fine.
In questo momento mi sento come Pablo Casals, il grande violoncellista che Marco Guzzi cita durante un suo intervento in un Convegno, che novantenne si esercita ancora con lo strumento perché ritiene di essere un principiante e come afferma egli stesso di “cominciare a intravvedere un qualche miglioramento …” mi auguro sempre di sentirmi così, come un eterno principiante sempre in cammino e in ricerca di sé.
Grazie Antonella, quanto mi risuonano queste tue parole. É un sollievo sentire che tutta quella parte di scuola che non emerge mai o quasi mai comincia invece a farsi vedere e a venire alla luce, speriamo in futuro anche in senso letterale. Se cominciamo a guardare con altri occhi e più in profondità anche le relazioni e le dinamiche che si creano in classe forse miglioreremmo non solo all’apprendimento
Errata corrige da maestrina, deviazione professionale?: se cominciassimo a guardare con altri occhi e più in profondità anche le relazioni e le dinamiche che si creano in classe forse miglioreremmo non solo l’apprendimento
Complimenti, Antonella, condivido pienamente quello che hai scritto! Il mio percorso è stato simile al tuo: anch’ io ho cercato di capire qualcosa in più e ho conseguito il master in Pedagogia Clinica, oltre ad avvalermi della cordata dei colleghi e degli esperti del Movimento di Cooperazione educativa, che sono stati dei fantastici compagni di viaggio…Come il famoso violoncellista che hai menzionato,anche S. Francesco ,in punto di morte disse: ” È ora che cominci a convertirmi!” Abbiamo degli esempi luminosi che ci fanno da battistrada!
Grazie di cuore Antonella per questo tuo articolo.
Io dico sempre a me stesso che forse (e dico forse) sarò davvero “bravo” come insegnante nell’ultimo anno di pensione. E’ una battuta certamente ma credo che sia essenziale per il nostro lavoro sentirsi sempre un po’ “principianti” perché abbiamo a che fare con personcine agli inizi e questa esperienza, sempre nuova e in divenire, ci “inizia” costantemente.
Un abbraccio forte a te
Grazie Antonella,
Eterni principianti in ascolto della sinfonia dell’eterno riusciamo a produrre una splendida melodia, grazie per la tua generosa presenza in Darsi Scuola e per questo bell’articolo.
Un abbraccio
Grazie Antonella,la mia esperienza da principante con te è stata la più bella della mia vita ,sempre attenta a non giudicarmi ,non mi hai fatta mai sentire inappropriata.Questo articolo è molto bello ed è un augurio di buone speranze.Ora aspetto un invito ad un bel sogno guidato?