Come i Naufraghi di Chicago

Commenti

  1. “Trans-migrare da una umanità centrata sull’ AVERE ad una radicata nell’ESSERE è responsabilità di ciascuno di noi.” Invecchiando le cose della giovinezza si fanno più chiare , rivelative nel loro vero Spirito. Allora , negli anni sessanta, leggevo “ AVERE o ESSERE ? “ il famoso libro di Erich Fromm, grande psicologo umanista americano che con questa domanda, interrogava la società consumistica, quella che dal dopo-guerra, dagli anni cinquanta, ci ha portati all’attuale disastro ambientale e ai corpi sovrappeso , depressi e infelici, come descritto in questo concreto Post da mal di pancia, sul “ Sogno americano” e il suo grande fallimento. Ma il male americano, potrebbe inorgoglire l’Io egoico di noi europei , facili a inorgoglirci per la dieta mediterranea e distrarci con il gioco e l’industria del calcio, dai nostri altrettanto concreti rischi di fallimento del nostro stesso progetto storico, politico e spirituale.

  2. Grazie, davvero. Questa “presa diretta” di una umanità spersa, che non capisce chi è davvero, frastornata da luci al neon e dalla pubblicità, è alla fine un atto di carità. Quella di dire le cose come stanno, denunciare un malessere, per iniziare a curarlo. Se continuiamo a correre e non ci fermiamo a dirci “ma come sto?” nessuna cura sarà mai possibile.

    Ora che finalmente i paraocchi ideologici non tengono più, veramente possiamo iniziare – noi europei, americani, italiani – a chiederci come stiamo, a guardare la nostra storia in modo diverso, come dice Marco Guzzi, in modo da risanarla, pian piano: il tempo è del tutto relativo (ce lo dice anche la fisica), e il passato stesso lo possiamo “toccare”, “guarire”, se accogliamo il lavoro da fare su noi stessi, nel presente.

    Allora mi pare bello guardare tutto il mondo con questa prospettiva, questa speranza. E solo con questa possiamo denunciare i mali e le afflizioni, senza esserne travolti.

    Quello che si sente in questo “scritto americano”, esattamente.

  3. Ora che “ i paraocchi ideologici non tengono più” come l’amico Castellani fa notare, questo è davvero il tempo che porta a galla ogni Verità nascosta, come l’olio che anche rimescolando, viene sempre a galla sul pelo dell’acqua.

    A conferma di quanto i grattaceli del “ sogno americano” hanno tentato di nascondere, poiché sorti sulle ossa di milioni di “nativi americani “ sterminati dai coloni provenienti dalla Vecchia Europa, è venuta a galla di recente l’orribile notizia delle 182 tombe di bimbini e bambine “nativi nord-americani” , nei pressi di un ex collegio cattolico in Canada.

    Erano bimbi morti in giovane età , sottratti alle loro famiglie d’origine, come conseguenza di una loro integrazione culturale forzata, per adattarli alla nuova cultura materialista e dominante dei coloni, che dalla matrigna Europa avevano traslocato in quei nuovi territori la stessa cultura di dominio e di sopraffazione egoico- bellica.

    La stessa cultura materialista, riduzionistica in senso spirituale dell’essere umano, che erge sè stesso soggetto auto-sufficiente alla propria vita, finendo con l’essere solo auto-distruttivo di sè e del mondo, che ancora sopravvive e determina ancora oggi, la storia dell’America dei nostri tempi, perciò del mondo.
    E’ una visione di sè e della vita ancora capace di produrre disastri e gravi ferite nell’anima e nei corpi, col razzismo e le spudoratezze dei “ suprematisti bianchi” sostenitori dei deliri di Trump & C. e dei costruttori di armi e del loro libero utilizzo.
    Un suprematismo anche apprezzato dai poteri “forti” o meglio violenti, della Russia e della Cina, oltre che dai nazi-fascisti europei e nazionali, sui quali viene sempre steso il velo , falsamente pietoso e criminale, dell’opportunità politica o geo-politica.

    Della cultura “ dei bianchi suprematisti” fummo tutti vittima nella giovane età, quando nei Cinema-Oratori dei nostri paesi al suono della carica del 7° Cavalleria, i terribili e selvaggi pellerossa, venivano posti in fuga e tutti noi ragazzini ci si alzava in piedi, in gran trambusto di sedili di legno ripiegabili e di scricchiolii di patatine finite sotto i piedi altrui, per gridare tutti insieme : “ Evviva arrivano i nostri !”
    I nostri chi ? Una domanda iniziatica, che principiai a pormi settant’anni fa e che si traduce oggi in questa : ” Io da che parte sto?
    Che Manitu’, o Wakan Tanka – il Grande Spirito della Vita – ci conceda la consapevolezza , in Cristo, di chi siamo veramente, come forse l’avevano già capito quei ” maledetti pellerossa” in sintonia con gli ecosistemi , magnifici doni di Vita e Bellezza, spesso distrutta dalle nostre ignoranze e presunzioni , ma che sempre a noi si rivela, come una fondata Speranza .

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