Darsi Pace si arricchisce ogni anno delle competenze e delle professionalità degli amici e delle amiche che si iscrivono ai gruppi per la prima volta, dando impulso e vigore alla creatività culturale necessaria per il passaggio di umanità al quale siamo appellati.
Invitando tutti alla ripartenza dei nostri corsi, e in particolare al primo incontro della prima annualità, aperto a tutti e trasmesso in diretta su facebook il 9 ottobre alle ore 17.30, siamo perciò molto contenti di pubblicare questo testo di una praticante che frequenterà il secondo anno.
Elisabetta, naturalista per nascita e vocazione, è una insegnante di Scienze Naturali alle scuole superiori che vive in Trentino ed è molto coinvolta sul fronte della crisi climatica ed ecologica, sia con i suoi studenti sia in altre iniziative. Oltre a tenere un corso di formazione per i colleghi, cerca occasioni per fare presentazioni pubbliche sulle tematiche in questione, avvertendo molto la responsabilità di divulgare questi argomenti che sono in profonda sintonia con la visione espressa nel movimento Darsi Pace sulla necessità di cambiare mentalità e accordarsi in maniera più armoniosa con l’ambiente.
Buona lettura!
La nostra rivoluzione individuale, così fondamentale per il nostro cammino interiore, non può essere considerata separata da un impegno per migliorare il mondo. Quale inizio più propizio in questo tempo se non la presa di coscienza che non siamo separati bensì facciamo parte del mondo naturale, costituito anche da tutti gli altri esseri viventi, che ci sostiene e ci fornisce i beni materiali di cui abbiamo bisogno?
La Terra è un piccolo pianeta, il pianeta che ospita tutta la vita finora conosciuta e tutta l’umanità. La nostra casa è un tesoro inestimabile, ma non è senza limiti, esiste un confine fisico alla nostra esistenza.
Su questo pianeta da sempre l’uomo ha esercitato pressioni, lo ha modificato, spesso considerandolo solo in termini di “immediato uso e consumo” (Giovanni Paolo II, citato da Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, 5).
Fino a sette-otto decenni fa, le nostre azioni sono state localizzate, anche se importanti. Da metà secolo scorso, a partire dagli anni ‘50 sono diventate pervasive e globali, sempre più intense in una progressione spaventosamente accelerata, tanto che il fenomeno di aumento di molti parametri legati alla produzione e ai consumi (e anche a molti aspetti positivi nella nostra vita di privilegiati, come salute e servizi) e di conseguenza anche di distruzioni naturali, viene chiamato la Grande Accelerazione.
Si potrebbe dire che l’uomo ha ormai sopraffatto il Pianeta e possiamo con avvilimento dire che non esiste più un angolo incontaminato, che il nostro mondo è ormai un mondo impoverito di vita, dove la funzionalità degli ecosistemi che ci sostengono inizia a scricchiolare. Il nostro attacco al mondo naturale sta sconvolgendo la vita sulla Terra alle sue stesse fondamenta, mettendo in pericolo anche la nostra sopravvivenza come umanità o almeno come civiltà attuale.
Tutto è conseguenza del nostro atteggiamento egocentrato e predatorio, termini ripresi da Marco, un aspetto intimamente presente nel nostro essere uomini, nella nostra relazione con gli altri e con il mondo esterno. La nostra rivoluzione personale può cambiare anche questo atteggiamento e portarci verso un cambiamento di paradigma? Noi e il mondo naturale come un’unità? Noi non più predatori, ma custodi del Pianeta e per il bene di tutti?
Un modello scientifico molto interessante è quello dei limiti planetari, proposto da Johan Rockström e altri scienziati (Stockholm Resilience Centre). I loro studi e ricerche approfondite ci presentano la Terra come un sistema fisico e biogeochimico complesso (davvero molto complesso), che si autoregola e mantiene la propria stabilità. In questo sistema nove processi, i cosiddetti limiti planetari, regolano la capacità del sistema Terra di rimanere in uno stato di equilibrio, in una situazione planetaria ideale anche per la nostra prosperità.
Questi sistemi e processi sono tutti interconnessi e interdipendenti, da questi dipende la stabilità e la resilienza del sistema Terra nella sua globalità.
Se le nostre pressioni e conseguenti modificazioni sui sistemi del pianeta rimangono entro certi limiti di sicurezza, la Terra mantiene la sua funzionalità e ci può sostenere costituendo uno spazio operativo sicuro per l’umanità.
La situazione reale è purtroppo diversa e preoccupante. Per alcuni di questi processi abbiamo superato le soglie e siamo in una zona di squilibrio, anche elevato: è alto allora il rischio che questi sistemi “deraglino” dalla loro condizione di relativa stabilità e si modifichino in maniera repentina e molto intensa (tecnicamente punti di non ritorno, tipping points) causando ulteriori effetti a catena, anche devastanti e al peggio irreparabili in tempi umani.
Tra i nove limiti planetari quelli che ci possono risultare più familiari sono la biodiversità e i cambiamenti climatici, che sono anche due dei quattro per i quali le soglie di sicurezza risultano superate.
L’attuale vertiginoso declino della biodiversità è la grande tragedia del nostro tempo. La distruzione degli ecosistemi e la scomparsa di migliaia di specie viventi all’anno (una stima è di 8.700/anno ma altre stime arrivano a 150/giorno) oltre che sollevare una questione etica (abbiamo il diritto di fare scomparire altri esseri viventi portando le loro specie addirituttura all’estinzione? Le specie e gli altri esseri viventi hanno un diritto intrinseco di essere rispettati? Tema trattato anche in Laudato si’, 33 e 42) porta a conseguenze destabilizzanti: in questo modo perdiamo infatti i migliori alleati nel mantenere la Terra in uno stato desiderato, quello che da alcuni viene chiamato il Giardino dell’Eden, una Terra con le sue foreste, le sue calotte glaciali, la miriade di ecosistemi e il clima che abbiamo avuto negli ultimi 10.000 anni.
Un altro limite planetario incrinato e sofferente è quello dei cambiamenti climatici.
La mia preparazione (e passione) scientifica mi spingerebbe a portarvi mille dati e spiegazioni, cosa che non farò, non temete.
Mi chiedo però come possiamo porci di fronte a questa crisi climatica ed ecologica. Possiamo tirarci fuori? Non credo. Credo che ciascuno di noi abbia il dovere morale di informarsi e di agire, secondo il suo essere e le sue possibilità.
Ricordo con commozione una riflessione di Marco che diceva che l’evoluzione della vita ha portato alla comparsa dell’uomo, un essere pienamente pensante e razionale (mi dispiace ma non riesco a ritrovare il passaggio…), insomma la vita è arrivata a pensare, a riflettere su se stessa, tramite noi. La situazione attuale sembrerebbe un fallimento universale. Ma è da poco che l’uomo è comparso, solo 200.000 anni (l’uomo anatomicamente moderno) e ha due strumenti potentissimi, il suo cervello e il suo cuore, che, si direbbe, non ha ancora imparato a conoscere e a sapere usare.
Anche il modello dei limiti planetari ci fornisce però una speranza: le conoscenze scientifiche per risolvere questa crisi globale esistono da molti decenni, i parametri sono stati valutati (anche se molte ricerche di dettaglio e a livello regionale sono ancora in corso e lo saranno per molto tempo) e noi possiamo allora trasformarci da sfruttatori in custodi di questo piccolo pianeta, custodi del creato (Laudato si’: 217, 236).
Siamo la prima generazione nella storia ad avere le informazioni, sappiamo quello che dobbiamo fare: diminuire a zero netto urgentemente e sollecitamente le emissioni di gas serra prodotte con l’utilizzo dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) per la produzione di energia, per i trasporti, per le infrastrutture e i settori produttivi e diminuire le altre emissioni indirette da deforestazione, cambiamento di uso del suolo, pratiche agricole e di allevamento non sostenibili, cementificazione. Queste alcune tra le principali misure indispensabili e urgenti.
Cosa fare allora per impegnarci su questo fronte? Per non dare il nostro contributo alla scomparsa di specie e alla catastrofe climatica che ci bussa alla porta e che potrebbe diventare irreversibile in tempi umani, con conseguenze naturali e sociali terribili?
Prima cosa è pensare, pensare a quale conseguenza può avere ogni nostro gesto. Anche piccole azioni hanno conseguenze ambientali, allora potremmo evitare di inviare messaggi inutili, non comprare oggetti che non useremo, non sprecare il cibo, non abusare di cellulare e internet, inquinare meno con prodotti per la pulizia della casa e del corpo, lavare i panni alla minima temperatura possibile, asciugare i panni stesi, indossare un maglione in inverno e non girare per casa in maniche corte, per la nostra alimentazione scegliere prodotti locali e non di agricoltura industriale, prodotti stagionali, poco imballati, prodotti che non sono trasportati in aereo…
Penso che una piccola rivoluzione sarebbe pensare, senza farcene una malattia, ma pensare alle conseguenze e assumerci la nostra responsabilità.
Ci sono azioni più consistenti che possono dare un contributo sostanziale (i consumatori hanno la potenza del voto al supermercato!). Alcune scelte si sposano intimamente con una vita più sana ed eticamente corretta: cambiare dieta e diminuire o eliminare la carne, soprattutto quella bovina (collegata a deforestazione, produzione di gas serra…), scegliere maggiormente prodotti vegetali e possibilimente non lavorati (esiste una grande varietà di semi integrali, riso, farro, orzo, avena con cui almeno alternare con la pasta), dedicare una riflessione a come ci muoviamo (usare meno l’automobile, evitare l’aereo, utilizzare i mezzi pubblici…), alla nostra abitazione (isolarla adeguatamente, fornirla di pannelli solari, abbassare la temperatura dei termostati…), ai nostri investimenti (disinvestiamo dai combustibili fossili…), alla politica (votiamo chi comprende la situazione e propone vere soluzioni…), all’azione (scendiamo in piazza e se non è proprio per noi sosteniamo chi lo fa, diamo il nostro contributo a tante associazioni…).
Quindi contemporaneamente dedicarci a una rivoluzione personale e a una trasformazione del mondo, chiedendo a gran voce misure senza precedenti e finalmente all’altezza dell’emergenza da parte dei politici chiamati a decidere negli imminenti summit internazionali.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per avere letto questi pochi brevi spunti ed esempi. Abbiamo a disposizione una infinita varietà di azioni che possiamo fare e che ci porteranno ad avere una vita più in ascolto e in equilibrio con il mondo naturale, in linea con quello che stiamo costruendo dentro di noi con la partecipazione ai gruppi di Darsi Pace.
Immagine:
- Lokrantz/Azote based on Steffen et al. 2015.
Chi è interessato al modello dei limiti planetari può consultare al seguente link:
https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html
Elisabetta Demattio
“Prima cosa è pensare, pensare a quale conseguenza può avere ogni nostro gesto”.
Parto da questa tua frase per focalizzare il senso profondo che ne scaturisce.
Pensare ad ogni nostro gesto è il preludio dell’ atto consapevole; è l’ alba di una vera “rivoluzione silenziosa” che si avvale di un’ autentica trasformazione.
C’è bisogno davvero di un rivolgimento interiore, tanto ispirato da Marco nelle sue interessanti lezioni, per cambiare rotta ed evitare di trovarsi nel punto di non ritorno.
Dovremo avere imparato molto, dal “fermo pandemico, come la mano dell’ uomo può essere decisiva per la cura ed il mantenimento del patrimonio naturale, ma abbiamo visto, ahimè, che in seguito al rilascio graduale delle liberalità, tutto è tornato come prima.
Cosa dobbiamo fare ? Come dobbiamo porci di fronte a questo grande problema ?
Intanto dovremo mantenerci nel presente, come dici te, per analizzare se da ogni nostro gesto, da ogni nostra azione possa scaturire veramente un beneficio per la collettività, o se invece trattasi di un movimento che nasconde un tornaconto personale. Tutto questo alla luce di una rinnovata relazionalità (io in relazione).
In seguito, dopo averne stanato anche i moti più nascosti (dall’ ego), dovremo correggere quegli intendimenti più distorti che continuano ogni volta a portarci fuori dall’ ordine dell’ equilibrio, per giungere davvero a quella omeostasi planetaria di cui parlavi.
Tutto questo, appunto, alla luce di una rinnovata relazionalità (io in relazione).
Grazie infinite, Elisabetta per il tuo interessantissimo intervento.
Cara Elisabetta, grazie per questo contributo, bello e importante.
Di quello che scrivi mi colpisce in particolare un passaggio,
“Ricordo con commozione una riflessione di Marco che diceva che l’evoluzione della vita ha portato alla comparsa dell’uomo, un essere pienamente pensante e razionale (mi dispiace ma non riesco a ritrovare il passaggio…), insomma la vita è arrivata a pensare, a riflettere su se stessa, tramite noi”
Da scienziato ho sempre trovato molto stimolante e fecondo questo punto di vista, per il quale noi saremmo quel punto di Universo che osserva sé stesso. Sulle orme, mi pare di poter dire, di importanti pensatori quali Teilhard de Chardin e molti dopo di lui, c’è un filone di riflessione che mi pare molto robusto, per il quale l’indagine sul cosmo non può avvenire “oggettivando” i dati di esperienza, cosa impossibile e smentita rigorosamente dalla fisica moderna, ma contemplando in modo appropriato la specificità del – sempre per citare Teilhard – “fenomeno umano”.
Assai propriamente Guzzi esprime questo concetto in modo molto chiaro e fondato nell’intervista che abbiamo realizzato con lui per AltraScienza, qualche mese fa (qui un estratto particolarmente significativo per il tema che stiamo trattando, https://www.youtube.com/watch?v=6onm2TyYNh4).
Grazie, un abbraccio!
Personalmente, mi sento molto addosso la questione della crisi climatica, con tutto ciò che ne consegue, e ne sento tutta l’urgenza. L’essere umano egocentrato ha creato il problema, l’essere umano relazionale è chiamato a risolverlo.
Purtroppo però le tempistiche non sembrano molto allineate. Il problema richiede drastiche ed immediate azioni, mentre la trasformazione antropologica va su scale temporali ben più lunghe.
A me pare che, tra il resto, avremmo tanto bisogno di scoprire che meno è meglio, diventando sempre più consapevoli che siamo inondati da un seduttivo superfluo, mentre scioccamente perdiamo il sapore dell’indispensabile.
Senza lasciarci scoraggiare, credo però che sia responsabilità di ciascuno cercare un incremento di circolo virtuoso, già in atto sia pure non in modo sistematico, tra un pensiero critico realistico, pratiche di autoconoscimento spirituale che ci facciano scoperchiare gli automatismi emotivi terra di schiavitù, scelte quotidiane coerenti con ciò che pensiamo e con ciò che sentiamo.
iside
Ricordo il tempo in cui si diceva “Lo vuole l’Europa” e quello attuale in cui si dice “Lo vuole il Covid” e penso al tempo che verrà, nel quale si dirà “Lo vuole la crisi climatica”.
Sono indicazione che hanno inciso e incideranno profondamente nelle nostre vite. Per questo motivo forse, conviene tenere aperta la finestra del dubbio.
Scusa se il mio intervento può sembrare stonato.
Un caro saluto
Buongiorno a tutti,
vorrei citare un pensiero del professor Zichichi,condiviso da molti altri scienziati:
“Il riscaldamento globale dipende dal motore metereologico dominato dalla potenza del Sole.
Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole.
attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico”.
Credo sia bene riflettere anche sul pensiero di chi non è allineato e quindi non ascoltato.
Grazie
Ciao Stefania, una parola riguardo alla frase un po’ drastica del prof. Zichichi (che comunque ha la mia stima per innumerevoli ed innegabili meriti, come l’istituzione e la guida del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana).
Orbene, Zichichi riguardo all’effetto umano sul clima è su posizioni notoriamente “negazionista”, e certo avrà le sue ragioni.
Tuttavia la sua frase è fuorviante, purtroppo. Perché porterebbe a pensare che uno scienziato che studia il clima e il Sole, in quanto tale, è condotto naturalmente a tale considerazione (un po’ semplicistica, va anche detto).
Le cose, direi purtroppo, non stanno così e sui modelli climatici e specificamente sull’influenza umana (esempio, https://it.wikipedia.org/wiki/Modello_del_clima) c’è grande dibattito nel consesso scientifico (speriamo noi di AltraScienza di potercene occupare in un prossimo futuro).
In questo caso, più che “riflettere sul pensiero di chi non è allineato”, che comunque non fa male, è solo entrando pazientemente nell’articolazione del modello scientifico che potremo, con il tempo, capire se e quanto l’attività umana sta influenzando davvero il clima. Ripeto, la cosa non è semplice, ogni semplificazione, in un senso o nell’altro, mi pare esposta al rischio dell’illusione di aver capito, evitando la complessità.
Cordialmente,
Marco
Siamo in questa crisi planetaria di cui abbiamo creato noi stessi. Ci sono ancora persone che continuano a non valutare in modo corretto la situazione. Ora che le persone sono interessate solo al denaro e propri bisogni ( invece di pensare ai bisogni comuni) ES: le fabbriche che buttano i propri rifiuti nei fiumi, dopo aver finito di mangiare buttano la confezione per terra invece di riciclare. Per rendere il nostro pianeta migliore dobbiamo: iniziare a fare la raccolta indifferenziata, andare in giro in bici e sostituire la plastica. Basta lamentarsi e stare fermi a guardare agiamo il prima possibile.
BASTA INQUINARE INIZIA A RICICLARE
siamo in questa crisi planetaria di cui abbiamo creato noi stessi .ci sono ancora persone che continuano a con non valutare in modo corretto la situazione. ora che le persone sono interessate solo al denaro e ai propri bisogni(in vece di pensare ai bisogni comuni) es : le fabbriche buttano ii propri rifiuti nei fiumi, dopo aver finito di mangiare buttano la confezione per terra invece di riciclarla. per rendere il nostro pianeta migliore: dobbiamo fare la raccolta indifferenziata andare in giro in bici sostituire la plastica. Basta lamentarsi e stare fermi a guardare agiamo il prima possibile. BASTA GUARDARE INIZIA A RICICLARE.
La crisi planetaria è stata creata dall’ essere umano. L’uomo non rispetta la Terra, inquina il suolo con rifiuti tossici, le fabbriche scaricano liquidi nei fiumi, c’è tanto spreco di cibo e di energia che l’ uomo non riesce ad evitare. Se ognuno di noi con piccoli gesti cercasse di migliorare il proprio modo di vivere e pensasse al futuro la Terra non soffrirebbe cosi. Dobbiamo impegnarci ogni giorno per cercare di avere cura del nostro patrimonio naturale; BASTA SPRECHI E STOP AGLI INQUINAMENTI, INIZIAMO HA RISPETTARE LA TERRA E LA NATURA SIAMO ANCORA IN TEMPO.