Sara Gandini è una epidemiologa e biostatistica che fin dall’inizio della pandemia si è occupata di raccogliere dati sui contagi nelle scuole.
Il suo studio, condotto negli ultimi mesi del 2020, è servito (grazie ai ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato) a far riprendere le lezioni in presenza in varie regioni e poi in tutta Italia ad aprile 2021, proprio perché riusciva a dimostrare scientificamente che le scuole erano luoghi sicuri.
Per questo sono andato a Milano ad intervistarla, due settimane fa, proprio nei giorni in cui ricominciava la scuola, perché mi ha stupito vedere in una persona tanta competenza scientifica unita ad una grande passione civile.
Questo è un elemento fondamentale, per me, quando scelgo un ospite: amo dialogare con persone che, a partire da qualsiasi tipo di formazione, abbiano una evidente passione, cioè mettano in gioco tutta la loro umanità in ciò che fanno. C’è chi semplicemente svolge una professione e chi porta avanti una missione. E chi porta avanti una missione lo fa per ragioni profondamente personali e mettendosi a servizio di un’idea, o di una causa.
Anch’io, nel mio piccolo, sto seguendo un’idea, e cioè quella che il mondo della formazione, e cioè la scuola e l’università, vada radicalmente trasformato. Lo penso da sempre, ma credo che la pandemia ci stia facendo capire sempre di più quanto questo cambiamento sia urgente, e quali siano i nodi e i punti dolenti. I tempi difficili ci mostrano con più evidenza i problemi che nei tempi ordinari sembrano invisibili, scoprendo le loro radici profonde.
È difficile spiegare in poche parole che cosa e come vada cambiato, anche perché nell’istruzione si intrecciano questioni culturali, sociali, psicologiche, politiche… ma a chi mi dice che ci sono ancora tanti punti oscuri rispondo che sto creando un percorso, e che la mappa del territorio sta iniziando a prendere forma.
Con Sara Gandini abbiamo aggiunto un altro tassello, affrontando le questioni sanitarie legate alla gestione della pandemia nelle scuole e nelle università, e facendolo con un pensiero che cerca di tenere insieme la complessità e di uscire dalle contrapposizioni violente e schematiche, dimostrando che si può essere vaccinati e allo stesso tempo contrari al green pass; che si può essere estremamente esperti ma anche disposti ad ascoltare i dubbi e le paure di tutti; che si può avere in seria considerazione i rischi ma anche considerare gli effetti collaterali delle protezioni che mettiamo in atto; che si possono cercare con rigore le evidenze scientifiche ma anche mantenere uno sguardo aperto sulle altre discipline.
Questo è secondo me un punto fondamentale, perché chi vuole fare cultura oggi deve certamente recuperare il senso critico ma anche, allo stesso tempo, la capacità di mettere insieme i pezzi e di ricucire gli strappi. Mi torna in mente un verso di una mia poesia che dice “com’è rara la lingua che ricuce”, perché questo è un problema di linguaggio, e di pensiero. Spero di essere riuscito, nel mio piccolo, a ricucire qualcosa.
E allora grazie a Sara Gandini e buona visione a tutti!
Che bella energia