L’umiliante, disastrosa fuga dall’Afghanistan può aiutare l’Occidente ad aprire gli occhi e la mente sui suoi errori, anche i più profondi.
La popolazione afghana è ricaduta nell’oscurantismo e le donne subiscono le violenze più gravi, mentre incombe anche l’Isis/Daesh.
L’informazione si limita a parlare delle sconfitte, pesanti, a livello militare, politico e umanitario.
Parla anche del livello culturale ma restringendo il campo solo ai dati della scolarizzazione e della conquista di alcuni diritti.
Molti giornalisti si perdono nella cronaca, negli aneddoti, nella ricerca di scoop, ma restano in superficie senza indagare in profondità.
Erano maestri quando si trattava di fare controinformazione dall’opposizione, mentre oggi sono schierati con la globalizzazione non intelligente e non possono criticare questa Europa imbelle e neppure gli Usa di Biden, e arrivano a parlare dei “talebuoni”.
La cultura “politicamente corretta”, più giacobina che illuminista, piuttosto di prendere atto che sul mondo islamico ha tenuto posizioni utopiche e sbagliate, preferisce accecarsi da sola, e continua a rifiutare di dare il dovuto peso e ruolo alla variabile religiosa che è centrale nelle culture di gran parte dei popoli del pianeta.
Ancora una volta quegli intellettuali si sono illusi che bastasse abbondanza di danaro per dare benessere ai popoli e risolvere ogni problema, e la stessa illusione l’hanno coltivata sulla scolarizzazione che è condizione necessaria ma non sufficiente, e alla fine si sono perfino rassegnati all’intervento della Nato con l’avallo dell’Onu, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Le vicende dell’Afghanistan così come gestite dalla comunità internazionale ci confermano la bontà della teoria che ci ha spiegato Marco Guzzi, secondo cui è dalle teologie che discendono le sociologie dalle quali poi discendono le antropologie: cioè l’idea che si ha di Dio è decisiva nel creare un certo tipo di società e quindi un certo tipo di essere umano.
Ma fino a quando l’Occidente ateo e materialista penserà che basta ignorare le teologie, e con esse le fedi e le religioni, perchè esse scompaiano, continuerà a veder arrivare i Talebani al potere come nel 1998 e come oggi nel 2021.
All’interno delle società occidentali, a causa della scissione tra fede e ragione, gli atei non riescono a dare senso alla vita mentre i cristiani non riescono a dare vitalità gioiosa alla loro fede.
Ne consegue al nostro interno una certa dose di distruttività che si estende anche a livello del mondo globalizzato dove stiamo sperimentando impotenze e sofferenze causate da una razionalità politica senza fede che si contrappone a culture religiose che non apprezzano razionalità e libero arbitrio.
A me sembra chiaro che si debbano evitare i due errori opposti o di sbandierare simboli religiosi o di eliminarli dalla società e dalla cultura: serve invece viverli pacatamente nel rispetto delle reciproche libertà.
In Afghanistan e nel resto del mondo la comunità internazionale ha cercato di portare il modello di democrazia occidentale e la liberazione della donna ma non c’è riuscito. L’errore non è stato l’uso delle forze armate deciso dall’Onu, ma l’illusione e la conseguente arroganza di voler cambiare una cultura usando i mezzi di una ragione arida e sterile perchè senza fede e che di conseguenza è priva di orizzonti infiniti.
Siamo di fronte a visioni molto diverse della salvezza dell’umanità, di come e dove si possa realizzare.
Ci sono quella di origine marxista ancora persistente nel pensiero di molti, quella neoliberista e quella cristiana.
L’obiezione che viene rivolta ai cristiani che puntano sulla conversione del cuore della persona per trasformare il mondo, è quella dei tempi troppo lunghi per arrivare alla salvezza, ed è vero che i tempi sono lunghi.
Ma le scorciatoie della rivoluzione francese e di quella sovietica e di quella maoista hanno portato le rivoluzioni a schiantarsi nel disastro.
Lo stesso è accaduto in Afghanistan dove la democrazia è percepita come colonizzazione occidentale e i diritti sociali e civili come un danno per il popolo e per le donne: e in questo gli eccessi occidentali del “gender” sono carburante copioso e potente per l’oscurantismo talebano.
Se queste riflessioni hanno qualche valore, si può concludere che la politica occidentale deve cominciare a dare il valore dovuto alla variabile religiosa: e se non lo fa perchè ci crede lo deve fare perchè l’Occidente possa costruire relazioni internazionali di pace.
Infine, per quanto riguarda la salvezza dell’umanità, io credo che essa stia nella doppia dimensione terrena e ultraterrena, e cioè essa deve maturare qui sulla terra per arrivare a piena realizzazione nei Cieli.
Molti degli umani oggi vedono la salvezza o solo qui sulla terra o solo nell’alto dei Cieli, ma essa non sta o solo qui o solo là.
La salvezza è qui se io faccio un atto di fede che essa troverà compimento pieno nei cieli, ed è nei Cieli se io comincio a costruirla qui.
Questo atto di fede inonda di dignità e di forza e serve per “darsi pace”.
Riflessione profonda e pienamente condivisibile. Il mondo che vedo è, purtroppo, perfettamente coerente: la linea “gender” fondamentalista, l’eutanasia percepita come conquista civile, l’aborto come libertà assoluta della donna, sono conseguenze logiche di una totale mancanza di Dio. Oltre tutto, questa mancanza non viene neanche percepita: molti giovani, alla domanda “è importante porsi il problema di Dio?” rispondono con inquietante indifferenza. Sembra che non importi neanche chiedersi se ci sia o no. E la Chiesa, purtroppo, non aiuta.
Credo anch’io che il Regno dei Cieli sia un po’ già qui, questo sconosciuto. Ma bisogna cercarlo bene, nelle pieghe. Un lucignolo fumigante. Brace sotto la cenere. Fede oltre la disperazione.
Credo che Darsi Pace sia davvero un valido contributo.
La variabile religiosa è anche questione qualitativa delle religioni, che hanno tutte le loro distorsioni e crisi gravi, e quindi portano responsabilità delle loro debolezze.
Il cristianesimo oggi tiene “sotto il moggio” lo splendore della Luce di cui è portatore.
Parlando di Afghanistan mi riferisco all’Islam e alla sua “non lettura” fatta dai talebani e da Isis/Daesh e da Boko Haram, e soprattutto al silenzio del sempre evocato ma invisibile Islam moderato.
L’Occidente, e in primis le università come la Sorbona della Parigi che si definisce soltanto, ma non lo è, “Ville lumière”, caparbiamente crede di poter vincere le “superstizioni” religiose ignorandole o deridendole come ad esempio fà lo sciagurato “Charlie Hebdo”.
Molti intellettuali occidentali, come i “poeti maledetti”, hanno già tragicamente sperimentato che l’uomo scisso, l’uomo “a una dimensione”, l’uomo cui è stata strappata o si è strappato l’anima, trovano salvezza solo nel suicidio.
E il loro messaggio e la loro proposta sono passati anche a livello culturale e politico.
Guardiamo loro con compassione e rispetto grandi, ma constatiamo che la loro ricetta a livello sia culturale che di relazioni politiche internazionali produce pura impotenza e impossibilità di costruire pace.
Noi cerchiamo altre vie perchè crediamo che esistono, ne facciamo esperienza, e liberiamo la creatività nella speranza.
“Il Nulla avanza e sta divorando il mondo” profetizzava un film di 40 anni fa (La storia infinita).
Gli abitanti dell’Europa avrebbero ancora le risorse culturali per accorgersene e salvarsi, ma le stanno dimenticando e non ascoltano le “Lezioni” , come giustamente le chiami, che ci avvisano.
Continue emergenze: il debito pubblico, la crisi economica, il terrorismo, il covid, il clima, il politicamente corretto, ci frastornano e ci distraggono e il Nichilismo al potere prosegue nella sua opera di mercificazione e di trasformazione.
Anch’io, come voi, penso che solo la luce di una Fede approfondita, esercitata, vissuta ci possa salvare e cambiare l’orientamento di questa trasformazione.
Un caro saluto
Caro Giancarlo, ho letto con molto piacere la tua analisi. Non ritenendomi davvero esperto di politica, sento tuttavia che questa analisi arriva proprio dove diecimila articoli di illustri giornalisti invece falliscono, perché tieni in considerazione la parte spirituale laddove altri si rifiutano, a priori (e dunque perdono efficacia, perché l’uomo e il suo cuore non si decide in azienda o in una riunione di redazione).
La considerazione di chiusura capisco che è realmente il punto focale, è ritornare alla “logica” dell’Incarnazione, che per qualche motivo è facilmente obnubilata dal cuore e dalla mente umana, ma che è l’unica che spiega e fa capire quello che accade (altrimenti come ben dici tu, in Afghanistan non si comprende nulla), oltre a darci una prospettiva di speranza grande. Quella logica che Marco Guzzi ha sempre salubremente ribadito, in modo “irriducibilmente” e “testardamente” cristiano. Cioè, vero.
Quindi è un finale aperto, ed è un finale dove si può sperare, per noi e per il mondo. Sperare ed operare.
Grazie di cuore, un caro saluto.
Gioia è la prima emozione che provo, cari Aldo e Marco, nel leggere i vostri scritti e le condivisioni di tutti gli amici che hanno letto il post.
Grazia è ciò che ci permette di pensare alla condizione di noi umani nell’oggi e di condividere e fare tanti passi insieme.
Dono è tutto questo e quindi, nell’umiltà, possiamo essere consapevoli di fare qualcosa di necessario e di importante.
Gioia, grazia e dono, riguardano tanto la nostra condizione personale quanto il dis-graziato Afghanistan e le sue donne.
Non è né immediato né facile capire se e quale legame ci sia tra la nostra relazione comunionale e i tanti Afghanistan del mondo.
Io mi vado convincendo sempre più che è proprio in queste nostre dinamiche relazionali del percorso iniziatico che stiamo “realizzando” una creatività, che è concreta e che possiamo proclamare tranquillamente perchè non è presunzione ma disponibilità ad accogliere quanto ci viene dato di intuire dall’ Altro.
“Oltre il materialismo” è il video con l’intervista di Castellani a Guzzi che dice verità rivoluzionarie sulla salvezza dell’umanità e che ci permettono di fare un atto di fede, di fede innestata sulla ragione, e credere che nell'”Uno” tutto ha un senso, e che le creature umane con un libero atto di fede possono pensarsi come espressione dell’Universo.
Gli esseri umani possono essere l’Universo che conosce sè stesso, e ancora di più, la sua capacità di amare.
Altro che le sciocchezze aride e disperate del transumanesimo e del postumanesimo.
E allora assumono un valore ridimensionato le preoccupazioni conseguenti al fatto che dopo la crisi del Covid i padroni del mondo globalizzato si permettono di sbatterci in faccia il loro disegno di ridurre l’umanità a bestiame ruminante, come su Facebook scrive Luca Cimichella , e si permettono di svuotare nei fatti il valore della liberaldemocrazia, come scrive Francesco Marabotti.
Ma può esserci una relazione reale tra il nostro percorso di “trasformazione interiore e liberazione del mondo” e un sostegno alla liberazione delle donne, e quindi di tutto il popolo, dell’Afghanistan?
In un percorso lungo e nell’impotenza dell’immediato, sì.
Ma del resto hanno fallito gli strumenti umani cui naturalmente pensiamo per primi: politica, economia, forze armate.
Noi, caro Aldo, in questa vecchia/nuova Europa abbiamo la pesante e gioiosa responsabilità di continuare a credere e proclamare che il Nulla non prevarrà perchè, lo vediamo, il male divora sè stesso: sempre.
Viviamo la Speranza e la teniamo viva, e misteriosamente, nell’Uno, la comunichiamo anche all’ Afghanistan.
E’ troppo poco o è l’essenziale dell’Incarnazine?
Cui ci dedichiamo, caro Marco, “testardamente” ed “irriducibilmente”.
GianCarlo
Quando la cronaca “parla” descrive l’ accaduto, con dovizia di particolari entrando nella vicenda disastrosa, che siano terremoti, inondazioni, guerre o incendi rovinosi. Allora per l’ennesima volta assistiamo ad un mero resoconto dei danni. Numeri e dati statistici vengono raffrontari con precedenti simili vicende accadute nel passato più o meno recente. L’ ipotesi di prendere in considerazione le cause dell’accaduto rimane appunto solo un’ipotesi.
È quello che è accaduto anche nella vicenda afghana. Venti anni di “accompagnamento” per poi non comprendere che la causa della deludente “missione” andava ricercata in una modalità d’ approccio, che come dici te, Giancarlo, è stata superficiale perché ha trascurato le ragioni di una popolazione bisognosa di venire capita nel proprio credo religioso.
Non si può prescindere dalla fede quando parliamo di civiltà.
Così le nostre distorsioni individuali vengono riversate nelle relazioni con gli altri ed anche traslate nelle vicende internazionali.
Questa vicenda mi fa molto male perché vedo che le cose non sono cambiate granché da quando l’uomo ha cominciato a relazionarsi con un’ altra civiltà distante geograficamente (1492). Questo mi fa credere di trovarci ancora nella “transizione” antropologica. Ernesto Balducci faceva rilevare in un suo famoso saggio (La terra del tramonto) che la terza via auspicabile come modalità di approccio alla relazione, ed anche quella più opportuna, dovrebbe essere quella che garantisce l’ uguaglianza nella diversità e la diversità nell’uguaglianza.
Occorre quindi ogni volta guardarsi dentro per ritrovare le ragioni autentiche per decidere chi vogliamo essere.
La rivoluzione antropologica si risolve entro la sfera etica e più in profondo in quella della fede.
I rapporti economici e politici otterranno così l’ influsso benefico da questa “profonda” presa di posizone.
Ora vi lascio una mia esternazione riguardo all’ imprescindibilità del livello spirituale sulle scelte della nostra vita… e come sono convinto che lo spirito è anche dentro la materia ??
La carne dell’ uomo è il luogo dell’ Avvenimento, nel quale si realizza il progetto divino.
La caduta è una condizione di rinascita dell’uomo che nel buio della solitudine, nell’assenza di difese e nella leggerezza dal superfluo, ottiene la visione del tutto.
Niente avrebbe senso su questa Terra se la materia, questo corpo, non custodissero quel segreto capace di cambiare il destino del mondo per avviarlo alla pienezza della visione unitaria.
L’ incarnazione come fatto storico prende per mano l’umanità, portatrice di quel seme di redenzione, per tradurla lungo un percorso di con-versione, nello spazio temporale dell’ Avvento, fino a farla giungere alla Luce della Verità.
Questo tempo non ha tempo, perché si misura nello spazio dell’incontro quotidiano che si rinnova attraverso una coscienza libera sempre più affinata.
Cosí, ogni secondo, ci incarniamo nella nostra personalissima storia trasfigurando l’avvenimento che ha dato origine alla Storia.
Allora la stessa coscienza, ampliando la nostra sensibilità, accenderà l’intuizione inviandoci segnali inequivocabili dell’ autenticità del percorso.
Ma non sarà ancora la Meta.
Se ci saranno segni importanti saranno manifestazioni del Dono, ma non ancora il Donatore.
La ciclicità dell’ esistenza fatta di cadute e riprese renderà sempre nuovo e creativo lo slancio dello Spirito che sempre verrà a noi in soccorso aprendoci a nuove forme di relazionalità, ad un rinnovato ed inclusivo atteggiamento verso gli altri, come
ad una maggiore cura verso tutto il Creato.
Grazie Giancarlo per le tue profonde riflessioni…?
Non ci conosciamo eppure quanto profondamente ci ri-conosciamo nel processo di Incarnazione che cerchiamo di vivere, nella Pasqua del tuo nome.
Sull’importanza di riconoscere e di valutare un bisogno fondamentale come quello religioso, ci dovranno fare i conti anche gli studiosi che personalmente, in legittima libertà, quel bisogno non hanno o lo rimuovono.
Uno spiraglio tenue, una piccola breccia, si è aperta perfino nella Francia che, paradossalmente, ha costruito la religione del laicismo diventando cieca ed oscurantista: contraddizione clamorosa.
Mi riferisco ad un libro dell’antropologa italiana Rita Finco riguardante l’accoglienza degli immigrati islamici in Francia, che dimostra che il modello di integrazione francese è fallito miseramente perchè rifiuta di tener conto della variabile religiosa che è costitutiva della cultura dei giovani immigrati dall’Africa.
Un cordiale saluto, GianCarlo
La fede religiosa non può essere disgiunta dalla Ragione e dalla capacità di “intendere e volere”. Allo stesso tempo il relativismo culturale (giustamente condannato da Ratzingher) trasforma in liberalismo ogni posizione culturale. Ovvio che chi ha veramente fede non può accettare il liberalismo. Vuole un confronto sui Valori. Nella nostra epoca unico valore è il dio denaro e i metodi per “guadagnarlo” senza sforzo e con speculazione. Come è possibile avere autorità morale in tal modo? San Francesco si presentò di fronte al capo dei mussulmani chiedendo il martirio e fu rispettato come un eroe. Noi con quale faccia ci presentiamo ai mussulmani? Con quella dei vari gruppi minoritari finanziati da Soros? Con le “femen”? Con gli abortisti? Con il “vaccino” che contiene cellule di aborti umani? Con le scollacciate femmine/ragazzine delle nostre città (io vivo a Milano)? Mah…..io non ho speranza in questi politici in stile Biden. Ne’ in chi professa presunti “valori” di destra. Senza un ritorno alla Preghiera e alla meditazione faremo poca strada.
Gentile Alessandro, bisogna impastare la pasta politica esistente, senza rifuggirla, ma con l’entusiasmo di chi prova ad essere lievito, e questo ci porta ad operare soprattutto sul piano della riflessione culturale e della nostra conversione.
Le ragazzine sono incolpevoli se, educate dalla legge del mercato, esibiscono senza grazia le grazie che hanno ricevuto.
Il mondo islamico sta velocemente tornando ad intolleranze che in passato era riuscito a superare, pur non avendo mai accettato la Dichiarazione universale dei diritti umani, mentre la cultura occidentale con il pensiero dominante “politicamente corretto” sta scavando un solco sempre più profondo e bellicoso con i musulmani che sprofondano nell’oscurantismo.
Occorre molto coraggio per rispettare l’identità degli altri senza rinunciare alla propria, per avere identità dialoganti.
E se i Talebani radono al suolo il patrimonio culturale del passato, noi occidentali abbiamo il dovere di non fare lo stesso errore dando spazio alla moda USA della “cancel culture” che mostra sempre più i caratteri del libertinaggio e del nichilismo individualista per di più senza né razionalità né logica.
Grazie davvero a Giancarlo Savoldi e a tutti quelli che sono intervenuti con le loro riflessioni o commenti sulla preziosa lezione dall’Afghanistan. E’ una Lezione da meditare profonda-mente per far veramente tesoro di quanto è accaduto e non lasciarci rubare la Speranza di poter rovesciare le dinamiche perverse e ripetitive.
Si, solo umilmente e insieme, con una visione che prova ad essere lievito rivoluzionario come da decenni si porta avanti in DP, ci consente di operare soprattutto sul piano della riflessione culturale e della nostra personale conversione.
GRAZIE
Giuseppina Nieddu