“Ognuno di noi è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” Albert Einstein.
Ho scelto questa meravigliosa frase introduttiva perché in un certo senso è quella che mi ha per prima dato la spinta nel credere di più in me stessa. Ho sempre avuto accanto persone che mi hanno sostenuto credendo nelle mie potenzialità, ma è diverso decidere di credere in se stessi.
Tutto questo per dirvi che mi chiamo Elena, ho 26 anni, sono dislessica, e faccio la maestra!
Potrei tranquillamente scrivere una saga autobiografica suddivisa in tre libri per parlare dell’argomento scuola e dislessia ma limiterò questo testo ad un breve sunto.
Ho scoperto di essere dislessica a 12 anni circa, in seconda media. In un primo momento è stato un vero sollievo ricevere questa diagnosi perché rispetto ai miei coetanei ero lenta e mi serviva sempre più tempo per scrivere, per leggere, per fare gli esercizi, per studiare… Quindi sentirsi dire che “tu hai un DSA” piuttosto che “tu sei stupida” è ben diverso. Ovviamente è stato più difficile farci i conti interiormente con questa diagnosi. Tendevo a nascondermi, a non dire che ero dislessica come se avessi chissà che cosa di strano o di sbagliato. È stato più difficile perché è una cosa che ti fa sentire diversa dai tuoi compagni di classe e quindi anche giudicata. Giudicata perché spesso (soprattutto in un ambiente meschino quale può essere quello del liceo) ti trovi a dover giustificare l’utilizzo di mappe concettuali, spiegare ad alcuni insegnanti perché ti servano, giustificarsi coi compagni sul perché la prof non ti ritiri il compito insieme agli altri. Tutte accortezze che secondo la legge 170 del 2010 sono un mio diritto. E ricevere risposte da alunni e insegnanti del tipo “sei dislessica, mica stupida” oppure “ma io ho una tabella valutativa da compilare, quindi gli errori ortografici, se li fai, li devo valutare per forza” oppure “per questa materia non serve che usi gli schemi, l’argomento è semplice” e ancora “se usi la calcolatrice per risolvere un’equazione allora sei avvantaggiata”, “è facile fare un’interrogazione con gli schemi davanti, leggi tutto!” (vaglielo a spiegare a questi maturandi candidati alle eccellenze che per te che sei dislessica e non hai studiato quegli schemi sono del tutto inutili dato che “non sai leggere”?!). La migliore penso sia stata la professoressa di matematica e scienze in terza media che quando mi chiese che liceo volessi prendere e le risposi di essere indecisa tra lo scientifico e le scienze sociali, lei mi rispose “lo scientifico? Vuoi essere bocciata?”. Potrei andare avanti così per ore e ore…
Tutto questo però non mi ha fermata nel mio percorso di studi. Da brava studentessa testarda DSA quale sono, consapevole delle mie difficoltà nello studio, ho imparato diecimila metodi di studio differenti fino a quando non sono riuscita ad individuare quello perfetto per me. Ore e ore sui libri e la voglia di riuscire a fare le cose esattamente come gli altri, facendo valere però i miei diritti. Non sono mai stata bocciata o rimandata e dopo il liceo mi sono iscritta all’università e in tre anni precisi mi sono laureata come educatrice (ebbene sì, alla fine presi scienze sociali al liceo, ma non perché mi ero fatta influenzare dalla professoressa, ma perché volevo fare l’educatrice come mio zio).
Il mio percorso non è stato facile né bello, soprattutto dalle medie in poi. Per trovare un po’ di bellezza nella scuola devo pensare alle elementari, e in particolare alla maestra Maria Salvi. La mia classe è stato il suo ultimo ciclo di alunni prima di andare in pensione, ci ha accompagnato per i cinque anni delle scuole elementari con i suoi metodi educativi montessoriani. Nonostante l’età e il metodo educativo non propriamente diffuso sul territorio, ha saputo lasciare in me un meraviglioso ricordo di quegli anni. Con lei abbiamo allevato ogni tipo di animale (legalmente possibile) all’interno di una scuola (dalle formiche, alle mantidi religiose, alle farfalle macaone) e scoperto la bellezza della natura che può circondare una città metropolitana quale quella di Roma.
Ho scelto proprio la strada dell’insegnamento non per una qualche perversa rivincita dovuta ad una frustrazione interiore su quelle povere creature che chiamano alunni (cosa che io da alunna ho visto molto nei miei vecchi professori), ma per dare uno spiraglio di luce, una speranza, “un faro nella notte” come dico nel titolo di questo articolo, a tutti quegli studenti che restano all’ombra di un sistema scolastico vecchio, mal funzionante, giudicante, selettivo, esclusorio e realizzato a misura di azienda e non di ragazzo e per questo voglio rappresentare ognuno di loro con il mio lavoro. Continuare a dare la mia testimonianza è una delle poche armi che ho e che tutti noi abbiamo a disposizione per lanciare un segnale diverso alle nuove generazioni, accompagnandole nel loro percorso di crescita, senza sentirsi esclusi e abbandonati al loro destino.
Negli ultimi tre anni ho incontrato sul mio percorso i gruppi Darsi Pace. Grazie a questo percorso, ho capito che non sono l’unica maestra che cerca di attuare un cambiamento radicale all’interno delle scuole. Attraverso pratiche meditative e di auto-conoscimento ho preso sempre maggiore consapevolezza del mio valore e della strada da intraprendere. Collaborando anche nella redazione di Darsi Scuola vedo sempre di più davanti a me la realizzazione di questo progetto ossia della possibilità concreta di dare voce a tutti coloro che fino ad oggi sono stati rappresentati solo in parte dalla realtà scolastica e proporre insieme un progetto educativo nuovo.
Carissima Elena,
grazie per questa testimonianza così vera e concreta in cui descrivi il tuo percorso scolastico non facile.
Dalle tue parole sento emergere tutta la spinta vitale che ti (e ci) fa essere al mondo per quello che siamo, con i nostri doni da offrire, con il nostro apporto “specifico” che nessun altro può dare. Quella forza e quella spinta che sanno trasformare gli ostacoli in trampolini di lancio, perché là dove l’ambiente che ci circonda, la società non ci offrono il modo per poter “stare” al mondo così come siamo, allora questo modo possiamo inventarlo noi.
Grazie di cuore.
Un forte abbraccio,
Belinda
Da D.S. ormai alle soglie della pensione ci tengo a manifestarti la mia gioia nel sapere che nella scuola ci sono ancora giovani insegnanti motivate ed entusiaste come te. E’ veramente esemplare il tuo aver trasformato la tua esperienza di vita, non sempre felicissima, in energia positiva e rigenerante. Grazie per la tua condivisione
Antonio
Complimenti maestra Elena,
grazie della testimonianza toccante e sincera.
Con tutto questo duro percorso alle spalle penso che tu sia ora una figura molto preziosa nella scuola perchè puoi, come impariamo in Darsi pace, trasformare il tuo vissuto e il tuo dolore nel tuo carisma e i piccoli bambini Dsa, e non solo, che ti incontreranno nel loro cammino scolastico saranno molto fortunati: avranno una guida che saprà capirli, sostenerli, farli accettare e far fiorire ognuno secondo le proprie capacità.
Buon lavoro maestra…
Ti abbraccio
Stefania R.
Grazie Elena,
la tua testimonianza esprime perfettamente quello che diciamo sempre in Darsi Pace. “La ferita è il luogo del carisma” e tu ne sei un esempio concreto. Saper trasformare un ostacolo in opportunità è una grandissima qualità umana e penso che la scuola abbia davvero bisogno di maestri che sappiano essere anche maestri di vita, che sappiano tirare fuori queste potenzialità dai loro alunni. Saprai insegnargli che la loro fragilità non è un qualcosa di cui vergognarsi e nemmeno un impedimento per la loro fioritura.
Tutta la tua fatica sarà un dono preziosissimo per altri, e in fondo questo è proprio ciò che ci rende felici: dare un senso profondo al proprio vissuto e poterlo trasmettere. In questa reciprocità, in questa relazionalità ci sentiamo davvero realizzati. “Fa che io possa portare guarigione e illuminazione a tutti, così la NOSTRA gioia sarà piena”. Penso che queste parole si intonano benissimo con quello che ci hai raccontato di te.
Un abbraccio e buon lavoro!!
Maila
Ciao Elena.
Ho due figli dislessici e comprendo pienamente quelli che hai descritto con chiarezza e semplicità.
Il grande ha 25 anni ed è rimasto bloccato nei meandri della dislessia: dopo il liceo non è riuscito a intraprendere un percorso lavorativo o di studi che gli corrispondesse in pieno e adesso sta pensando di fare psicologia con specializzazione in DSA per aiutare gli alunni dislessici.
Il piccolo ha 9 anni e grazie all’esperienza pregressa ho subito riconosciuto i sintomi della dislessia e in luglio ha avuto la diagnosi ufficiale. Così già da ora, i. Quarta elementare, può usare strumenti compensativi e dispensativi…
Buon lavoro,, è bello diventare sono per gli altri!
Ciao Elena.
Ho due figli dislessici e comprendo pienamente quello che hai descritto con chiarezza e semplicità.
Il grande ha 25 anni ed è rimasto bloccato nei meandri della dislessia: dopo il liceo non è riuscito a intraprendere un percorso lavorativo o di studi che gli corrispondesse in pieno e adesso sta pensando di fare psicologia con specializzazione in DSA, per aiutare gli alunni dislessici.
Il piccolo ha 9 anni e grazie all’esperienza pregressa ho subito riconosciuto i sintomi della dislessia e in luglio ha avuto la diagnosi ufficiale. Così già da ora, in quarta elementare, può usare strumenti compensativi e dispensativi…
In generale la situazione degli alunni dislessici è migliorata egli ultimi anni, è ancora molto si può fare!
Buon lavoro,, è bello diventare dono per gli altri!
Cara Elena,
E’ una bellissima testimonianza la tua.
Piena di luce.
Grazie di cuore.
Dario
Vi ringrazio per queste parole sincere. Non è un lavoro facile il nostro, soprattutto in un periodo cosi difficile. In DS siamo spinti da questa energia vitale di voler cambiare le cose, di voler realizzare una scuola inclusiva e per tutti, portando in dono il nostro bagaglio di esperienze e le nostre qualità. Questo il mio obiettivo (e il vostro). Io ho fatto leva sulla mia difficoltà, trasformandola in un punto di forza e cercare di coltivare piccoli semi nei bambini a me affidati, nella speranza che questi un giorno possano offrire dei frutti. Ho vissuto la scuola di oggi da alunna e sto iniziando a viverla da insegnante. Non è facile stare ne dall’una ne dall’altra parte. È un percorso lungo e tortuoso quello che abbiamo di fronte ma stiamo costruendo gli strumenti per affrontarlo insieme e questo anche grazie al percorso DP che ci accomuna.
Grazie di cuore a tutti,
Elena
Anche io desidero ringraziare Elena per il suo articolo e per il suo operato in Darsi Scuola. Se possibile volevo sapere da Antonio Todisco se fosse interessato ad affacciarsi nel nostro gruppo di Creatività Culturale lo aspettiamo a braccia aperte. La mia mail è lulasusanna@darsipace.it, ci piacerebbe anche avere una sua partecipazione a un nostro incontro per conoscere la sua esperienza nella scuola alle soglie della pensione.
Un saluto
Lula