Circa un mese fa sono stato intervistato dalla redazione di The Freak, giovane casa editrice romana, sulla mia nuova raccolta poetica intitolata Formattazione. Fra le tante domande interessanti che mi sono state poste una in particolare vale la pena di riportare in questo spazio. Mi è stato infatti chiesto:
Il tuo libro si apre con una dedica all’incontro con Marco Guzzi. Puoi raccontarci meglio come avvenne?
Volentieri! Anzi, grazie per la domanda. L’incontro con l’opera di Marco Guzzi fu per me qualcosa di veramente straordinario, di dirompente e di decisivo per quanto riguarda il mio agire poetico, ma non solo. Intorno ai diciannove anni, mentre stavo sfogliando qualche libro in una libreria torinese che possiede solo libri fuori catalogo, mi imbattei in un testo che aveva come titolo La svolta. La fine della storia e la via del ritorno (anno 1987). Solo dopo scoprii che il libro che mi accingevo a comperare in fretta e furia era, in realtà, uno dei primi testi di Marco Guzzi e che questo autore vivente, fino ad allora a me sconosciuto, aveva già pubblicato una serie importante di libri presso una collana da lui diretta che si chiamava, e si chiama ancora, Crocevia. Ero su di giri. Da tempo infatti speravo di incontrare qualcuno che fosse in grado di soddisfare la mia esigente richiesta di autorevolezza e di onestà d’animo. Grazie a quel magnifico incontro provvidenziale tornò in me la voglia di vivere e di continuare a scrivere. Di lì a breve riuscii a conoscerlo di persona, in occasione di una sua conferenza in Piemonte, ed ebbi il piacere di confermare tutto ciò che avevo percepito leggendo le sue parole. Conobbi così la sua scuola Darsi Pace, Movimento culturale di liberazione interiore per la trasformazione del mondo. In questo momento sto frequentando il sesto anno del percorso, oltre ad essere membro originario del movimento L’Indispensabile che è la parte politica giovanile di questa ricca realtà associativa. Il mio primo libro di poesie non poteva che essere dedicato a lui.
(Link all’intervista completa: https://www.thefreak.it/formattazione-raccolta-poetica-edita-da-the-freak-thefreak/)
Pubblicare un libro di poesie dal tono iniziatico è sempre stato molto difficile. Oggi, forse, più che mai. Nonostante questo, devo dire che, dopo aver faticato quasi due anni alla ricerca di un editore che fosse disposto a rischiare un’impresa simile, grazie anche all’aiuto dell’amico Giuseppe Spinnato, sono riuscito a trovare una casa editrice temeraria che ha accettato questa sfida.
Fondamentale nell’architettura del testo sono le sezioni, i capitoli, che segnano dei veri e propri passaggi di stato mascherati sotto il codice di un linguaggio informatico ormai comune a tutti. Si trovano infatti termini come “disco rigido”, “archiviazione”, “i dati”, “formattazione” e così via. Il parallelismo col mondo della tecnica non vuole essere un tentativo di sovrapposizione fra dimensione spirituale e dimensione materiale, ma è, in origine, una provocazione, per sottolineare la radice trascendentale di tutto ciò che ci circonda compresa la natura scientifica della matematica e dell’informatica. In tal senso la procedura di inizializzazione che si esegue su qualsiasi supporto tecnologico “ingolfato” diventa ora il tropo, il traslato, per una iniziazione indispensabile di quella che, col nostro linguaggio, potremmo chiamare struttura egoica di base.
Quello che viene qui presentato è un processo poetico di risanamento. Tale procedimento funge da metafora per raggiungere, partendo da una contemplazione sulla tecnica, lo strato più profondo dell’esistenza umana. Uno strato che spesso, come nella poetica dei Salmi, viene definito col nome di Abisso. Questo termine è ripreso anche dalla più radicale poesia del Novecento, da poeti come Celan, Trakl o Campana, ed emerge quale fondamento da cui l’urlo e il canto scaturiscono.
In questo senso è possibile scorgere quanto sia lontano da me il pensiero che vede contrapporsi la tecnica e l’umano. L’uomo, infatti, come ci ricorda l’indagine fenomenologica, è un essere intrinsecamente tecnico, a partire dal logos che lo abita.
(Da Formattazione – Note per il lettore)
L’esperienza poetica è un’esperienza prima di tutto interiore, ma mai intimistica. È un ascoltarsi in profondità senza censure, per riuscire a entrare in relazione con l’esterno in modo armonico e non reattivo. Il cammino di Darsi Pace, in questo senso, è totalmente poetico. Non soltanto perché il suo fondatore, Marco Guzzi, è filosofo e poeta, ma proprio perché si ribadisce ad ogni passo del percorso l’urgenza di un’esplorazione sempre più radicale delle fondamenta umane, di ciò che abita e parla dentro di noi. Questo è oggi l’unico vero gesto poetico! Questa è la rivoluzione che dobbiamo incarnare! Il resto, come giustamente si è detto, è mera letteratura.
Nella sua gentilissima prefazione al mio libro, che uscirà sulla seconda edizione, Marco Guzzi, a proposito di rivoluzione interiore, ci ricorda che:
Siamo tutti chiamati, volenti o nolenti, consapevoli o meno che siamo, a Ripristinare il programma della nostra soggettività, in quanto questa Soggettività storica occidentale, egopatica, scientista, materialista, e tecno-mercantile, è giunta ormai al suo capolinea, ad una Stazione Termini per altro sempre più evidentemente catastrofica.
Occorre quindi riconoscere che non si tratta più di fare piccoli aggiustamenti, manovre più o meno stabili e “resilienti”, che lasciano le strutture più profonde intatte così come sono. Per riprendere la metafora del mio libro, se è vero che siamo al capolinea di una storia millenaria, l’unica manovra plausibile e la formattazione, ovvero lo svuotamento metanoico di tutto ciò che non favorisce l’emersione dell’Uomo Nuovo. Giunti alla fine di un mondo, l’unica mossa intelligente consiste nel rovesciare lo sguardo e iniziare a intraprendere una strada nuova verso orizzonti inauditi.
L’atto poetico è fondamentalmente un atto dinamitardo. Lo è per chi scrive e, tanto più, per chi lo riceve, facendolo suo. Nel mezzo dell’esplosione non c’è più spazio per il superfluo, per il già detto o per confermarsi in quell’illusione che è il vivere al riparo dal mondo. Il gesto poco piacevole, per chi lo esegue, di formattare il proprio disco rigido in modo definitivo è un gesto che richiede uno sforzo pari a quello di una nascita.
Non c’è niente di così bello e, insieme, di così doloroso.
(Formattazione – Note per il lettore)
Vi saluto con una poesia di pochi versi che si trova nella parte conclusiva dell’opera, nel capitolo Ripristino sistema. È una traccia importante che emerge alla fine di un lungo percorso che va per gradi e con ritmo moderato, come il nascere di un filo d’erba. Spero vivamente che qualcuno di voi trovi il tempo e la voglia per cominciare a leggere il mio breve testo, intraprendendo così questo bel viaggio poetico insieme me. Vi ringrazio.
Il principio ricreativo
Dopo aver amato la morte nel buio del sepolcro
L’occhio incollato dalle lacrime ribollenti
Due dita si apprestano ai bordi
Gli estremi tirano, un sospiro di sollievo.
Link per ordinare il libro Formattazione:
https://www.thefreak.it/prodotto/formattazione-davide-sabatino-the-freak/
Un dono magnifico mi giunge oggi da questo post. Ri comincio a respirare a pieni polmoni, una percezione chiara e profonda della vita che si manifesta negli albori di una parola in carnata, nelle vene scorrevoli che fanno circolare l’eterno.
Grazie di cuore carissimo Davide, oggi l’infinito mi sfiora delicatamente attraverso la tua parola, il tocco finale inizio vitale.
Vanna
Grazie a te, cara @Vanna, per queste parole raggianti.
Sono felice di sapere che tramite la poesia si possa vivere ciò che hai scritto.
Un saluto, con affetto,
Davide
Ho visto e assaporato con il cuore questa conferenza di Marco insieme a Mauro, due persone vere e vive, avrei la necessità di inviare una email a Marco per proporre un’idea in merito a come sviluppare l’aggregazione.