Scrivo a un amico la nostra storia perché scrivendo raccolgo i pensieri che dentro di me chiedono di essere ascoltati…
A metà della mia vita è avvenuta una radicale rivoluzione … come un passaggio attraverso la morte… il 15 febbraio 2007, con la caduta del corpo di mio marito negli abissi della tetraplegia, siamo rimasti a terra come morti. Abbiamo visto tutte le nostre tenebre, il nostro nulla… Ma in quel buio abbiamo sentito una voce che cercava la nostra fede e ci insegnava a ripetere: “Abbi pietà di me!”
‘Pietà‘ è la voce amica che ci ha chiamato dal nostro nulla e ci ha detto: “Coraggio, non abbiate paura”. Ha vissuto insieme a noi quell’angoscia, ci ha accolto tra le sue braccia come se ci attendesse da sempre, ha pianto le nostre lacrime, e le ha asciugate con i suoi capelli … Lentamente e a piccole gocce ci ha detto che in realtà era un percorso… di non preoccuparci ma solo di abbandonarci in quell’abisso di misericordia. Il vuoto è divenuto come un’acqua … che ci ha sospinto sino alla Pasqua dello stesso anno.
Quell’immersione … è stata come un lento abbassamento sempre più radicale nel silenzio. Ma scoprivamo che proprio in quella immersione che assomigliava ad una morte, ad una sepoltura, quella voce ci era così vicina da divenire una presenza viva che si prendeva personalmente cura di noi… di tutte le nostre ferite … le fasciava… e ci portava a sperare di nuovo.
… Poi piano piano lentamente è giunto a noi un vento leggero, come una carezza, che ci ha insegnato a respirare da questo profondo ogni giorno una piccola goccia di gioia benefica che veniva, come un lenta emersione che ci sollevava a poco a poco … ci portava su … Così alla vigilia della Pentecoste, passando attraverso l’Ascensione, siamo stati sospinti verso un incontro di vento il cui nome è ‘Luce‘.
Ecco, quell’incontro, come una relazione, ci ha riempito di un amore difficile da descrivere perché non era il nostro… ha sciolto le nostre catene nella carne della tribolazione più profonda, ci ha liberato dalla paura, … e ci ha legato a lei…
Giungevamo così nel lungo ricovero in Svizzera fino a fine ottobre … alla Vigilia di Ognissanti, … dopo nove mesi dall’incidente. Ma in quella terra straniera accoglievamo il verdetto finale sull’irreversibilità della lesione che sarebbe divenuta severamente permanente. Eravamo come una coppia bambina, “una carne sola”, appena nata nel deserto della tetraplegia. Su quel limite il nostro dolore ha superato una soglia in cui la parola “abbandono” invadeva tutto il nostro essere e quel tempo ci trasformava nel tempo del nostro “Si” alla vita, e ci portava a gettare … un pezzettino alla volta sempre più “tutto” di noi nell’apertura del cuore aperto di Gesù che scoprivamo in noi … come la bocca di un tesoro nascosto nel nostro cuore. Così con mio marito ci mettevamo vicini abbracciati e ascoltavamo solo il nostro respiro nel letto che ci avevano preparato perché per la prima volta ritornassimo a dormire “insieme” nel lungo ricovero in Svizzera durato 15 mesi. Un’apertura ad entrare in noi nella nostra “vera” unione di coppia attraverso l’ascolto del respiro che diveniva per noi il nostro più grande privilegio perché ci portava una pace impossibile da costruire con le nostre forze… Scoprivamo che esiste un luogo dentro di noi in cui tutto questo è possibile. Il bello è che nonostante tutto il nostro baratro, proprio lì nella ferita, sperimentavamo che c’è una forza benefica che ci spinge di nascosto al cambiamento… la gioia di un respiro nuovo…
Così abbiamo iniziato a vivere, lentamente e a piccole gocce, una liberazione inedita che ci ha sorpreso dal profondo. È stata come una lunga riabilitazione globale da capogiro che, al contrario, ci ha fatto entrare nel vivo delle nostre viscere… nel punto più basso di noi stessi … da cui sembra che la gravità cambi verso.
Un percorso fatto di “ascolto” durato dodici anni circa, fino al 2018 …, compagno di una ri-costruzione che ci apriva sempre più a una nuova forma della nostra esistenza.
… Ma nell’anno successivo, il 2019 in una maniera difficile da comprendere siamo passati attraverso un nuovo blocco … però di un’altra natura.
Ho vissuto questa volta io un altro tipo di frattura rispetto a quella vissuta da mio marito, una frattura con mia madre e con mio fratello. Per questo motivo a settembre del 2019 ci siamo iscritti mio marito ed io ai gruppi “Darsi Pace” perché nel nostro nuovo blocco avvertivamo la possibilità di un percorso in cui inserirci e da condividere… che ci conducesse fuori da quella chiusura.
Siamo a metà del terzo anno… e tutta questa nuova dimensione proposta, ci sta portando a sentire dal profondo la presenza di quella “voce” che si era fatta così vicina nei primi anni dell’incidente di Marco … Stiamo scoprendo che nella lacerazione che sto vivendo, nella ‘mancanza’, un nuovo inizio ci chiama nuovamente a vivere proprio nella realtà del nostro ‘cuore a nudo’ l’attesa di un incontro inedito…
Ci sta conducendo a scendere poco alla volta sempre più in noi … nei nostri inferi, e a scavare … sino alla purezza del nostro dolore come lama di separazione, … dove vive la dolcezza di ogni bene-dizione.
Nella “meditazione” che i Gruppi “Darsi Pace” ci stanno insegnando intuiamo che possiamo vivere ancora di quella immersione ed emersione sperimentata così intensamente oramai quattordici anni fa in cui a piccole gocce si scopre la bellezza di un luogo aperto all’infinito. È come un esercizio che parte dal nostro “zero”, dall’annullamento del nostro “io”, dalla radicale riduzione di sé… per accogliere nuova-mente lo sviluppo della vita, il divenire un minuscolo pezzo di lei.
… Così adesso sto provando a ri-conoscermi praticando con prudenza un lavoro quotidiano operato sulla “nuda terra” … per ri-trovare e ri-scavare il pozzo della relazione “viva” con il nostro Signore … sentendomi partecipe di un percorso da compiere tutti insieme nel “cuore della terra” sepolto in ognuno di noi dietro di Lui, negli inferi della nostra Povertà, … sino alla vergine purezza della nostra integrità.
Mi sembra di scoprire lentamente che il vero movimento sia solo quello dell’immersione nelle braccia della misericordia in cui giunge a noi il dono dello spirito come l’emersione di una gioia sorprendente … come un piccolo movimento di resurrezione da sperimentare poco alla volta nel cuore.
Riparte così la nostra vita paralizzata… è un nuovo inizio.
Che delicatezza, che profondita’ queste tue parole ! Immersa nel vostro viaggio ho percepito un’esperienza mistica di abbandono e di amore.
Grazie di questa meravigliosa condivisione.
Un caloroso abbraccio,
Bianca
Cara Bianca,
Ti ringrazio tantissimo delle tue parole… la nostra esperienza è forse per noi l’inizio di una conversione così radicale che ancora ci spinge a scoprire la possibilità di usare la nostra libertà in qualsiasi condizione e verso l’esperienza reale di una ri-apertura che nasce dallo slancio del cuore. Tutto si intreccia e anche questo percorso con i Gruppi “Darsi Pace” è realmente molto importante.
Un grande abbraccio
Monica
Cara Monica, non ti dico con quanta dolcezza le parole della tua testimonianza hanno fatto breccia dentro di me. Leggendo l’esperienza di vita che hai passato ho avuto come la sensazione di ritrovarmi a leggere la storia di una guarigione miracolosa, fatta tutta di amore e affidamento totale! Grazie di cuore per avermi e averci ricordato il valore della Vita, quella vera. Che sgorga solo da quel luogo che così bene tu stessa descrivi: da quello sprofondare, da quel farsi piccoli, da quell’inabissarsi in quel vuoto fatto di silenzio e misericordia..per scoprire che non solo siamo sostenuti dalla Presenza dello Spirito, ma che proprio lì sta nascosto il tesoro che stiamo divenendo.
Grazie ancora, di nuovo.
Un Abbraccio
Caro Simone,
sono contenta di condividere con voi questa mia storia e mi sorprende di quanto le tue parole riescano a “toccare” profondamente il senso della mia esperienza… Sentiamo che in ogni riduzione, mancanza, vuoto fecondo è possibile vivere dentro di noi la presenza di una forza che ci riempie piano piano e ci apre gli occhi verso nuove forme di vita.
Un abbraccio
Monica
GRAZIE Cara Monica la tua testimonianza vissuta accanto a tuo marito, mi ha commosso. E’ veramente la condivisione di un percorso di trasfigurazione, di trasformazione, di passaggio dalle tenebre alla Luce…
Mi, ci hai condotto con te e con l’Amico Gesù sul Monte Tabor dove ci mostra che dando credito a Lui possiamo vivere il dolore e il fallimento dei nostri sogni come antidoto per un nuovo respiro di Vita.
Davvero e, concordo con te, la frantumazione delle nostre leggittime aspettative, se si affida a un orecchio amico e a un luogo ospitale di ascolto, come anch’io sperimento nei gruppi D.P, si trasforma come tu scrivi ” in dono dello spirito come l’emersione di una gioia sorprendente … come un piccolo movimento di resurrezione da sperimentare poco alla volta nel cuore.”
GRAZIE ancora perché in questi tempi di venti di guerra e di Quaresima ci testimoni una relazione intima col Dio Amore di Gesù che opera dentro il cuore di chi lo accoglie con umiltà, donandoci la possibilità di usare la libertà dentro ogni condizione di vita .
Buon cammino di Bene-dizione e di Liberazione a te e a ciascuno nella sua unicità.
Un abbraccio
Giuseppina
Carissima Giuseppina,
mi fai sentire la tua vera partecipazione e ne sono colpita. Si attraversano a volte alcune condizioni estreme, realtà profondamente “diverse” dalla nostra immaginazione, in cui però ci è dato di vivere solo il nostro lasciarsi andare … ed è come se ci sentissimo accolti, al di là del baratro, in una grande dolcezza … in cui possiamo solo unire i nostri corpi e tutto di noi. È come un deserto in cui scopriamo una piccola sorgente che zampilla la leggerezza di una gioia che mai saremo riusciti a costruire con le nostre forze. È difficile da descrivere … perché compare a tratti e poi scompare … Condivido con te che il percorso intrapreso nei Gruppi ci sta aiutando a “rimanere” concentrati su questa piccola sorgente di gioia. È bello sentire che la nostra storia è in comunione con la vostra.
Mi sento profondamente legata a questo tempo quaresimale perché il nostro cammino ha le sue radici proprio alla sua vigilia … La Parola mi ha aiutato lentamente a rialzare il capo … “ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza” … “Chi sa che non … lasci dietro a sé una benedizione?” … La fertilità della vita passa per vie inimmaginabili!
Ti abbraccio forte
Monica
In tempi belligeranti come questo, dove la tentazione di lasciarsi prendere da pensieri pesanti e deprimenti è più forte del solito, sento come veramente necessario scorgere delle sorgenti di luce, nella notte. In realtà la Sorgente è una, è Cristo. Epperò questi “affacci” che ci rendono il Mistero più familiare, come Darsi Pace, sono preziosi e necessari. Cristo si rivela attraverso la carne di uomini e donne concrete, visibili, toccabili.
Uno potrà anche avere delle riserve in questo o quell’ambito o questa o quella presa di posizione politica, ma non può che gioire di questi frutti spirituali, che danno luce e conforto nel cammino personale.
Grazie dunque a Monica, e grazie a Darsi Pace per tutto questo.
Caro Marco,
anche io sento in questi momenti così critici la necessità sempre più cosciente di prendere posizione … quanto più tutto di noi ci sospinge verso Cristo.
In realtà scopriamo che piano piano il nostro sforzo si fa sempre più “leggero”… È strano come da dentro di noi la Parola ci ri-porti a dare spazio solo alla nostra “piccolezza” e un’acqua sgorga quanto più allora riduciamo noi stessi per lasciarci “attraversare”. Allora bastano poche gocce per dissetare tutta la nostra preghiera. In questi momenti la meditazione diviene prioritaria per questo sono felice di avere intrapreso insieme a tutti voi questo percorso nei Gruppi.
Un abbraccio