Il progetto “Dialoghi inattuali”, inaugurato il 6 settembre 2021, sta crescendo in modo esponenziale. Quest’ultima intervista a Luciano Canfora è la numero 41. Ma già sono pronte molte altre sorprese…
Da quando il Movimento giovanile l’Indispensabile ha deciso di dedicarsi alla ricerca di possibili interlocutori utili per un confronto sul tema della rivoluzione democratica che cerchiamo di favorire e teorizzare, molti dei relatori e delle relatrici che vi hanno aderito sono poi diventati veri e propri punti di riferimento nella discussione pubblica. Da Ugo Mattei a Massimo Cacciari, da Sara Gandini a Franco Cardini, tutti, in un modo o nell’altro, hanno contribuito a tenere alta l’asticella della critica radicale, spesso subendo gli attacchi di un sistema conformista e militare che anche oggi, con la tragica questione Ucraina, riesce solo a fare propaganda a colpi di etichette e di caricature.
Una delle parole che è stata sdoganata in questi giorni dai giornali mainstream è la parola “oligarchie”. Peccato però che con questo termine si è voluto indicare esclusivamente i ricchi affaristi russi, i quali – dicono i giornaloni – sono rei non solo di essere nababbi, ma anche di essere di nazionalità russa. Una discriminazione razziale che non sembra avere eguali nel resto d’Europa.
Insieme al noto Professor Luciano Canfora abbiamo voluto scavare a fondo su questo tema del “governo dei pochi” (“oligoi” = pochi e “archè” = governo), perché siamo convinti che solo comprendendo la differenza fra democrazia e oligarchia anche il nostro orizzonte contemporaneo potrà risultare meno oscuro e ambiguo. Infatti, è inutile continuare a credere di essere i paladini della democrazia quando – di fatto – molti diritti fondamentali stanno progressivamente venendo meno. E non basta neppure paragonare il nostro sistema di relativa libertà di stampa con quello di censura più o meno dichiarata che vige da anni in Russia per poterci sentire migliori. Al massimo possono essere magre consolazioni, ma niente di più.
L’ultimo libro di Luciano Canfora si intitola “La democrazia dei signori”, ed è proprio partendo da questo testo che abbiamo deciso di attraversare le criticità del nostro tempo, evitando in ogni modo di scadere in commenti di bassa propaganda politica che tanto vanno di moda sui quotidiani e nelle televisioni generaliste. Il quadro disegnato dal pensiero di Canfora durante il nostro dialogo mostra linee di carattere filologico fondamentali per capire la storia di oggi, senza le quali tutte le contraddizioni che questa guerra sta facendo emergere non possono che insabbiarsi.
Per comprendere lo scenario geopolitico attuale non possiamo solo impressionarci di fronte alle immagini criminali e di devastazione che vengono trasmesse ventiquattro ore su ventiquattro da tutte le reti televisive. Occorre saper leggere quelle immagini con le lenti d’ingrandimento della filosofia e della storia politica. Ciò che fa da sfondo alle raffigurazioni drammatiche della tragedia in atto sono infatti le (in)coscienze delle classi dirigenti globali che – come insegna Luciano Canfora – oltre ad essere molto più “internazionalistiche” e “solidaristiche” del popolo che vorrebbe insorgere, sono anche governate da quella “volontà di potenza” rispetto alla quale ci mise in guardia nel secolo scorso la filosofia del profetico Friedrich Nietzsche. Chissà se in queste ore turbolente e vertiginose riusciremo, come popolo, a recuperare la lezione del secolo appena trascorso, provando ad affrontare il futuro con un’ottica meno bellica e più serenamente relazionale. Noi siamo qui per provarci.
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Credo che a rigore la parola “oligarchi” in Russia non identifichi in senso lato tutti gli imprenditori di successo che abbiano accumulato ricchezze spropositate, bensì, in senso stretto, soltanto coloro che hanno costruito i loro imperi economici promuovendo attraverso Eltsin quella vergognosa stagione di svendita degli asset statali dell’ex Unione Sovietica verificatasi nei famigerati anni novanta. Ad esempio Oleg Tinkov, ormai ex miliardario russo (rovinato dalle sanzioni economiche occidentali) fondatore della Tinkoff Bank, rifiuta per sé la definizione di “oligarca” sostenendo di non avere egli mai avuto nulla a che fare con quella stagione di torbidi intrecci paramafiosi tra politica ed imprenditoria, ma di essersi egli onestamente “fatto da sé”. Credo che in ragione di questo connubio preciso proprio degli oligarchi russi di quella stagione storica, ovvero l’essere allo stesso tempo imprenditori di successo e scopertamente burattinai della politica, derivi l’uso della parola “oligarca” rivolto dal mainstream occidentale solo ed esclusivamente ai russi e non anche ai miliardari occidentali. Peccato che il mainstream tralasci di far notare che pure in Occidente la politica è ormai ridotta sempre più ad un ruolo ancillare, anche se qui il peso politico dei potentati economici non sempre è così manifesto come nella Russia degli anni novanta (ma Berlusconi??). E peccato che il mainstream tralasci di far notare, per giunta, che in Russia è stato proprio Putin a ripristinare l’autonomia della politica rispetto ai potentati economici, spingendosi anzi a rendere questi ultimi perfino subalterni rispetto alla politica. Peccato solo che per politica si intende in Russia soltanto la persona di Putin e poco altro, che non sia cioè Putin riuscito a rendere la politica russa autonoma rispetto a Putin, che non abbia lasciato camminare sulle proprie gambe la nuova Russia che egli ha miracolosamente ricostruito… forse ha ritenuto che non fosse ancora matura per essere autenticamente democratica, o che non lo sarà mai.
Ciò di cui abbiamo bisogno ora, e aggiungo disperatamente, sono validi nemici. Perché puoi avere tutti gli amici più validi dell’universo, che se i tuoi nemici non valgono nulla non avrai mai prova del tuo pensiero o qualità. E ora come ora il nemico, purtroppo, è poca cosa. E quando il nemico è poca cosa non si comunica, e la mancanza di comunicazione fa cadere il livello del confronto nel basso della cloaca. Quindi ben vengano i validi nemici, perché a farsi dar ragione e raccogliere conferme non c’è guadagno, e nemmeno nel parlare ai sordi per ascoltare il proprio eco distorto.