L’11 luglio è la Festa di San Benedetto, patrono d’Europa e fondatore del monachesimo occidentale. Ho visitato per la prima volta il Monastero di San Benedetto e il santuario del Sacro Speco a Subiaco all’inizio di Luglio. Sento che è importante per noi oggi riscoprire questo patrimonio immenso della Chiesa, a livello culturale, artistico e umano. Ovviamente con una operazione di vaglio critico, di setaccio, che è illuminata d’altronde dallo Spirito stesso di Cristo nuova umanità.
Quello che segue è un dialogo liberamente inventato da Marco Guzzi, nel quale San Benedetto pronuncia le sue ultime parole a Severino. La condizione nella quale si trovava San Benedetto non è poi così differente dalla nostra. La decadenza dell’impero, lo stato di corruzione e smarrimento delle classi dirigenti e popolari, la crisi economica, l’invasione di popolazioni “straniere” oltre il limes.
In questa situazione estrema San Benedetto decide di ritirarsi in solitudine, per dedicarsi completamente alla ricerca di Dio e della Santità.
A 1500 anni di distanza la sua regola e il suo insegnamento possono essere ancora fonti di acqua viva, e indicazioni preziose per vivere sempre più pienamente l’esperienza di Dio Padre in una comunione di vita con i fratelli e le sorelle.
“Non ne potevo più, perciò scappai da Roma.”
Esordì così il vecchio padre, mentre Severino gli asciugava la fronte bollente.
“Tu non puoi nemmeno immaginare a quale abisso di cecità, di violenza, e di scelleratezza erano arrivati gli umani, mentre tutto sembrava crollare: l’Impero, la chiesa, ogni ordine sociale, e le strade della città, che si presumeva eterna, erano diventate un osceno carnevale, o forse meglio un lazzaretto di mille forme di appestati, ma non nella carne, ma nella mente distorta.”
Lo so, padre, riprese Severino, ma ora calmati, e dimmi qualcosa, io sono tuttora così tanto angosciato.
“Sì, il mondo continua a tracollare, ma anche a nascere, sia pure nel segreto.
C’ho messo più di 40 anni, sai, a definire quella Regola che oggi vi guida, ora comprendo tante cose che da giovane mi erano oscure. Vedi, Severino, al n. 8 del prologo della Regola ho scritto: ‘Sorgiamo, dunque, finalmente, poiché la Scrittura ci scuote dicendo: E’ ormai tempo di svegliarci dal sonno’. Ecco, è questo che vorrei che tu ricordassi sempre: Questo è il momento giusto per svegliarti! non ritardare, non rinviare, non farti intimidire dagli sciacalli e dai sicari di questo mondo, non farti distrarre dai loro latrati scomposti e stonati. Tu svegliati! Adesso! Io lo so, io lo vedo: il Giorno è arrivato, e tutte le tenebre e i fumi avvelenati sono dissolti.”
Fu allora che Benedetto si alzò, nonostante la febbre altissima, sollevò tutte e due le mani, e spirò benedicendo e consolando i suoi discepoli.
11 luglio – Festa di San Benedetto, patrono d’Europa
Grazie caro Francesco di questo post che,con un salto di 1500 anni, rinsalda la memoria degli allievi e dei maestri in tempi in cui tanti Monasteri Benedettini si svuotano e continuano a resistere dando il loro profumo.
Vicino Pisa dove risiedo, ce n’è uno dove operano 4 monache, 2 italiane, una messicana e una polacca che conduce la Meditazione Cristiana seguendo gli insegnamenti di John Main e attualizzando la Regola di San Benedetto.
Come la vedova di Sarepta visitata dal profeta Elia, pur in grandi ristrettezze, continuano ad essere punto di rifornimento spirituale nel territorio e ad emanare profumo di vita autenticamente cristiana. Si, a 1500 anni di distanza la sua regola e il suo insegnamento possono essere ancora fonti di acqua viva, e indicazioni preziose per vivere sempre più pienamente l’esperienza di Dio Padre in una comunione di vita con i fratelli e le sorelle.
Grazie e …svegliamoci dunque perchè in questa nostra Europa e nel mondo intero ” è tempo di svegliarci dal sonno”
Giuseppina Nieddu
In un periodo di parole vuote può davvero essere illuminante l’esempio di Benedetto. Uscire dalla città, ritirarsi in silenzio, lasciare tutto. Ma non per isolarsi, ma per costruire, per ritornare alle profondità dell’animo e da lì riscoprire un percorso di vita. Nel caso di Benedetto una regola che è servita per uomini di 15 secoli
S.Benedetto non canalizza i suoi talenti e le energie a puntellare un mondo in sfacelo, e S. Francesco invita a non occuparsi delle ombre altrui ma ad accendere la propria luce. Entrambi chiamano a ritirarsi nei chiostri dei monasteri, coi fratelli, non per fuga disperata ma per costruire una nuova umanità, e ce l’hanno fatta.
E’ vero che oggi in Occidente lo “svegliarsi” ha una versione distorta nel “wokismo” che si presenta come la summa del progressismo mentre è solo la summa del nichilismo, e come dice il filosofo Michel Onfray: “è la morte che conduce il ballo nella nostra civilizzazione, non più la vita”.
Ecco che oggi tocca a noi “sorgere” e “insorgere” salendo sulle spalle di quei giganti che ci offrono sia pensiero che l’ esperienza formidabile di una fede che genera visione e futuro.
Se non avessimo strumenti potenti, se non avessimo la certezza di “Via Verità Vita”, se non avessimo una speranza indefettibile da “spes contra spem”, allora sì che non ci resterebbe altro da fare che chinare il capo e rassegnarci a lasciare che sia il cinico miliardario Elon Musk a trasformare i giovani del mondo in utili idioti del capitalismo verde, in consumatori connessi “il cui cervello è diventato facoltativo”.
Ma grazie a Dio il significato e il senso e la Via ci sono, e noi dobbiamo trovare il modo di farli conoscere proprio a quei giovani che li stanno aspettando consapevolmente o inconsapevolmente.
Grazie per questo post che mi invita e sollecita ad approfondire il senso della vita di San Benedetto. Sento che la storia tutta è costellata da esempi di fratelli e sorelle che – dinanzi a periodi di crisi e disgregazione a tutti i livelli – hanno assunto, con innegabile coraggio e disagio personale, scelte sì di rottura ed abbandono radicale del sistema ma anche di profondo rinnovamento e ri-generazione. Ancora oggi la sfida é presente: forse differenti sono le forme sociali ed esteriori, ma uguale é l’anelìto di quanti – avvertendo nel proprio cuore un attrito rebus sic stantibus – si pongono alla ricerca autentica di luoghi e persone che possano illuminare di senso la propria esistenza. “Date ragione della Speranza che é in voi” era il monìto del Papa amato dalla mia generazione. Luoghi di “ritiro” temporaneo per la cura dell’anima e per vivere esperienze di Fede ed Ascolto profondo esistono ancora. Figure in grado di orientarci profeticamente si stagliano ancora lungo i nostri orizzonti di vita. Il desiderio di scoprire tutto ciò é già un primo passo sulla strada del risveglio. La “Regola” che ci è stata consegnata dalla tradizione può fungere da bussola interiore. In questi tempi di vacanza, auguro a me ed a voi momenti propizi per incrociare sentieri e sguardi di “risveglio”…..
A san Benedetto arrivai per caso attraverso la sua medaglia e studiandone il significato per curiosità. Ho letto la regola, ed è attraverso quella lettura ho capito il significato profondo del rito della messa, e un indirizzo sul significato della croce. Grazie a quella lettura ho recuperato il significato di diverse parole spesso pronunciate solo per formare vuote litanie. Invece mi ha sinceramente divertito, e stupito per l’arguzia e praticità di applicazione, la parte della regola che definisce le modalità di ammissione al convento. Mi sono immaginato la scena e sinceramente mi ha fatto veramente ridere di cuore. E giustamente non do’ altri accenni, perché chi vuole scoprire di che si tratta può leggere la regola… Eheheh
Indubbio che in San Benedetto, come in tutti i mistici, si possano trovare radici sane da cui ricostruire la cultura cristiana occidentale, in un medio-evo come il nostro. Ogni tempo di passaggio ha bisogno di monasteri e monaci, che conservino il sapere profondo per traghettarlo verso le generazioni future.