Di recente mi è capitato di visitare un importante museo di storia militare a Vienna. Il dato costante è stato una sensazione precisa che trasudava in modo chiaro tanto dalle pesanti corazze, elmi e lance del XIII secolo quanto dai cannoni e dagli imponenti bunker d’acciaio della Prima guerra mondiale: la brutalità anonima, la violenza sistematica e totale alla quale l’umano – aggressore o vittima che fosse – ha da sempre sottoposto il proprio stesso corpo. È proprio questa l’intuizione che mi ha sconcertato: il cogliere nel suo insieme, in un solo sguardo, la storia umana come un’unica, ininterrotta vicenda di devastazione del corpo umano.
Viene senz’altro in mente la prima nobile verità del Buddha, secondo la quale tutto nell’esistenza umana – dalla nascita alla morte – è sostanziato di dolore. Ma viene anche da constatare, con grande stupore, quanto di questo dolore sia invece procurato dall’uomo stesso, e per giunta nei modi più impensabili e fantasiosi possibili. È un paradosso non da poco, molto presente anche nel nostro tempo. Basta chiederci un momento a quanti e a quali mali ci sottoponiamo spesso senza nemmeno rendercene conto. Basti pensare a quanto dolore provochiamo a noi stessi e agli altri ogni giorno, in mille modi più o meno consapevoli. – Da questo punto di vista, il mondo visibile appare come una gigantesca macchina di tortura, nella quale il dolore dei corpi porta a massima evidenza la condizione strutturalmente malata del nostro stato terreno. È ciò che la tradizione biblica conosce come peccato originale: un mistero di Frattura, di Ferita, che ci disgiunge psicofisicamente dal nostro vero Sé. In altri termini, è un continuo smembramento della nostra Unità profonda, che ci porta a dimenticare che il corpo non è altro che una concrezione visibile dello Spirito, che il Cielo stesso non è affatto separato dalla Terra, ma ne è il complemento poetico e procreativo.
L’evento messianico dell’incarnazione di Cristo inter-viene precisamente qui, in questo dramma universale di tutti i corpi viventi, per rovesciarne la condizione alla radice, mostrandoci che in Dio sussiste un’altra forma del corpo, non più mortale né corruttibile. San Paolo scrive infatti: «Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. (…) Così anche la resurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale» (1Cor 15, 40-44).
È appunto su questa precisa soglia iniziatica che incontriamo – storicamente – il mistero del corpo immacolato e assunto in cielo di Maria, del quale oggi nella Chiesa cattolica si celebra la solennità. Già Jung, da “ammiratore esterno” del Cattolicesimo, scriveva in proposito nel 1952 (Risposta a Giobbe, § 4):
«Il secondo Adamo, maschio, non deve uscire quale primo direttamente dalle mani del Creatore, ma dev’essere partorito dalla femmina dell’uomo. È dunque alla Eva secunda che tocca questa volta la priorità, e cioè non soltanto in senso temporale ma anche in quello sostanziale. (…) Così Maria, la Vergine, viene scelta quale vaso immacolato per la prossima nascita di Dio. (…) Essa è una “figlia di Dio” la quale, come verrà più tardi stabilito dal dogma, viene distinta fin dall’inizio dal privilegio dell’Immacolata Concezione, che la libera dalla macchia del peccato originale. (…) Con ciò viene fissato un nuovo inizio. Il carattere immacolato e divino del suo stato permette di scoprire immediatamente non solo che essa porta l’immagine di Dio in tutta la sua incontaminata purezza ma anche che, quale sposa di Dio, incarna pure il suo prototipo, la Sophia».
Che cosa significa, che cosa comporta questa rivelazione per la vita storica e personale di ognuno di noi? – Proseguendo sul tracciato offertoci da Jung, potremmo dire che l’evento della dogmatizzazione dell’Assunzione mariana (1° novembre 1950) testimonia anzitutto il sorgere – nella coscienza storica dell’uomo post-bellico e post-metafisico – di una nuova esperienza della propria corporeità, un nuovo modo cioè di abitare il mistero del nostro stesso essere-un-corpo. Si tratta cioè di una nuova sensibilità, di uno sguardo più femminile, più terreno e incarnato, meno unilateralmente patriarcale e violento, sulla consistenza materna-materiale del mondo visibile. Fenomeni stessi come il materialismo, il femminismo o la rivoluzione sessuale degli anni ’60 possono facilmente essere compresi quali fraintendimenti e almeno in parte distorsioni di questo evento più profondo dell’inconscio collettivo occidentale: la penetrazione sempre maggiore dell’archetipo di Maria, cioè della Terra/Donna fatta santa dal Cielo/Padre incarnatovisi come Figlio, nella storicità psico-spirituale dei popoli.
Ciò suppone al contempo che la cecità maschile-luciferina del vecchio uomo patriarcale è condannata ad uno smascheramento senza precedenti, che abbiamo di fatti visto con le due guerre mondiali, la tragedia della Guerra fredda e tuttora vediamo come tecnocrazia algoritmico-digitale su scala globale.
Un’altra immagine che si associa strettamente al mistero della trasfigurazione fisica di Maria è quella della Vergine vestita di Cielo, il cui manto è raffigurato come il firmamento. Nella misura in cui la Vergine è la Terra stessa nel suo volto puro e originario, il suo essere vestita o rivestita del Cielo indica indubbiamente l’avvento di una inaudita riconciliazione tra queste due polarità archetipiche dell’essere. Jakob Böhme, contemplando questo fatto mirabile agli inizi del XVII secolo, arrivò a dire: «der Himmel ist die Matrix», «il Cielo è la Matrice». Ossia: il Cielo stesso è (paradossalmente) la vera Madre, la vera Terra generatrice in veste divina, in quanto è rivestita letteralmente di Dio. Flavio Cuniberto, nel suo studio del 2001 sul grande teosofo, commenta qui:
«La Vergine Sofia è dunque l’abito corporeo della divinità nello stesso senso in cui il cielo (Himmel) è il velo divisorio tra il cuore divino e la sua manifestazione. La Vergine Sofia – materia spirituale e acqua madre – è il cielo in quanto velo delicato che avvolge l’“interno”, il cuore divino. (…) Si pone allora il problema, non più differibile, di una corporeità (divina) che è per definizione verginale».
A queste righe fa eco ancora una volta la parola di San Paolo: «Ecco, io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità» (1Cor 15, 51-53).
È precisamente a tale corporeità rinnovata, più sana, santa, umile e integra, che l’uomo contemporaneo è già ora chiamato a prendere parte, come testimoniano i numerosissimi segni dei tempi. A ciò dobbiamo aggiungere anche il radicale ripensamento del nostro rapporto con Madre Terra, cioè con la Creazione nel suo complesso, che la crisi climatica planetaria ci sta imponendo in forma sempre più urgente e inderogabile. La domanda-guida dei cristiani del nuovo millennio è allora più o meno la seguente: come possiamo fare un po’ più esperienza del mistero della resurrezione del corpo, ossia della immortalità dei figli di Dio, già ora in questa condizione mortale e comunque distorta? In che modo, quindi, posso io stesso farmi più simile a Maria, riempiendomi della sua umanità immacolata e incondizionata, provando io stesso a far nascere Cristo in me, nei travagli del mio corpo e del corpo del mondo?
Non è possibile rispondere a queste domande in forma egoico-logica o oggettiva. L’unico modo è provare a vivere in questo modo, cioè crederci davvero, osare tutto, mettere in gioco tutto quel poco che siamo come uomini e donne mortali e spenderlo per alimentare il grande Fuoco rigenerativo del Cristo adveniente. Il resto nasce da qui. Tutto vive e rivive a partire da questo Luogo divino-umano che è il grembo stesso di Maria, il canale puro e materno attraverso il quale si compie il Natale cosmico della Nuova Creazione. Come si può ancora resistere a tanta Luce e a tanta Beltà senza finire completamente inceneriti dalle potenze oscure di questo mondo? …
La festa dell’Assunzione è un invito straordinario che ci viene offerto per la nostra divinizzazione umana. Tutto il resto, paragonato a questo, è ormai una fatica inutile e insopportabile. Anzi, un biglietto di sola andata per l’inferno. A noi la risposta a questo tuonante Appello.
Buona trasfigurazione in Cristo! –
La comprensione del mistero di Maria mi pare un traguardo, che richiede un percorso di comprensione. Come la salita ad un monte, lassù in alto si vede la vetta, quaggiù si parte dalla pianura, dalla noia, dal poco senso. Ecco allora che rileggerò più volte il tuo scritto certo di arrivare ad una comprensione crescente e alla cima, da cui un magnifico panorama scalderà il cuore
Grazie Luca!
Condivido la triste constatazione di quanto s’ impegni l’ umanità di ogni tempo, inclusa la contemporanea, nella sistematica distruzione di se stessa.
Cambiano i mezzi ma non il fine.
Basti pensare, senza scomodare le armi, quante vite ogni giorno vengano abortite, per esempio.
E quante distrutte dall’ alcool, droghe e disfunzioni varie. Questo pensiero, ha da tempo convalidato in me la certezza che l’ autore della vita non è l’ uomo:
se così fosse, umanità e pianeta sarebbero estinti da tempo.
Forse, dopo Caino e Abele!
Maria: come canta Dante…il suo fattor non disdegnò farsi sua fattura…grazie al suo corpo, offerto per tutti !
E noi? Come lei, possiamo imparare a dire al Padre: sia fatta la Tua volontà!
E lasciare trasfigurare i nostri corpi, anime, vite, nella sua Luce senza fine
Giorno dopo giorno. È possibile!
Saluti. Brunella
Carissimo Luca, ti ringrazio per questa tua riflessione. Stavo pensando a come Jung stesso vide nella proclamazione del dogma dell’Assunzione un vero e proprio cambio di paradigma – addirittura epocale – interno all’Occidente cristiano.
Provo a raccogliere in un solo sguardo questa grande vicenda bimillenaria, per quanto è possibile. Che cosa vedo?
La negazione costante di ciò che il dogma dell’Assunzione proclama. Tanto, tanto disprezzo del corpo e della sfera terrestre, materiale e sensuale fino alle rivivescenze dualiste, cataro-manichee etc.
Ciò che mi piace così tanto di Cristo è il suo volerci salvare TUTTI INTERI, non a pezzi. Ciò che amo della speranza cristiana è la totalità della salvezza che ci assicura. D’altra parte una salvezza dimidiata (mi salvo solo io e il creato è escluso; si salva la mia anima e il mio corpo è escluso) non è un punto una salvezza.
Grazie per questa bellissima riflessione che apre ad una lettura molto più concreta di questo dogma spesso dimenticato o sminuito. Far percepire, come tu scrivi, il “sorgere – nella coscienza storica dell’uomo post-bellico e post-metafisico – di una nuova esperienza della propria corporeità” insieme alla proclamazione del dogma mi pare una porta aperta per rileggere la fede cristiana e in particolare la “devozione mariana”. Ha a che fare questa festa con la mia “trasfigurazione in Cristo” nel concreto della mia vita, con la mia divinizzazione perché ne indica il percorso e i mezzi. E mi piace molto contemplare tutto ciò nella storia, nella grande storia che attende salvezza: credo, realizzo una briciolina di “io in Cristo” e divengo “Magnificat”. Grazie!
Grazie caro Luca, per questo scritto molto denso. Sento molto il bisogno di rientrare nelle verità della fede tramite un lavoro di elaborazione anche culturale quale quella che tu qui magistralmente ci offri. Devo dire la verità, a volte mi piacerebbe affidarmi e credere “semplicemente” però sento un grande bisogno di queste elaborazioni di un pensiero nuovo. Ed in fondo è molto bello che tutte le mie facoltà siano impegnate per questo lavoro che della vita. Per cui ti ringrazio davvero di cuore!
Cari, sono molto lieto e gratificato da queste vostre risonanze, vi ringrazio. Sì, penso che il lavoro di esplorazione del mistero della Salvezza in Cristo attraverso Maria in qualche modo sia appena cominciato. Di qui il riferimento alla storia anche del Cristianesimo come interamente storia di guerra, cioè di distruzione dei corpi. Come insegna Marco ne “La Svolta”, ogni grande transito epocale è un nuovo transito nel grembo generativo della Madre Terra. In questo caso si tratta del grembo di Maria, purificato per la prima volta dalla ferita del peccato.
Come Marco spesso ha affermato, Darsi Pace è in effetti un immenso laboratorio mariano, proprio in quanto è una “sala parto” della nuova umanità.
Festeggiamo insieme questo Evento continuo.
Un caro saluto a tutti in questo spirito,
Luca. –
Grazie per queste riflessioni! Però io vorrei che si chiarisse un dubbio sulla figura del portatore di Luce, la Stella del Mattino Venere che preannuncia il Sole! Nei primi secoli, tre per essere precisi, i cristiani gnostici erano soliti fare il nome Lucifero ai bambini; inoltre c’è anche San Lucifero, vescovo di Cagliari, martire. Gnosi significa conoscenza della Sophia! Ecco, io mi domando dove ci siamo persi!
Un caro saluto.
Marco
Caro Luca, grazie davvero per la densità e la puntualità della tua riflessione e per le risonanze emerse e che continueranno ad emergere.
Si la Storia del cammino dell’umanità è profondamente bellica ed ognuno di noi man mano che ne acquista consapevolezza può dire con San Paolo:” vedo il bene che voglio e faccio il male che non voglio. Chi mi libererà?..”
Concordo con te e con Marco Guzzi che Darsi Pace è un continuo laboratorio mariano, una sala parto per la gestazione della nuova umanità che impara da Maria ad accettare nella quotidianità e nella pazienza che dall’oscurità viene fuori la luce e dalla morte la Risurrezione.
La nascita dell’empatia come emozione prevalente che abita e muove dentro il corpo dell’uomo e della donna è un emozione carnalmente ancora molto giovane, poco radicata.
A livello di poeti cristiani Dante ha capito molto bene Maria ” Nel ventre tuo si riaccese l’Amore” .
La canta come Madre che sa che la vita ha le sue radici nella carne, nel ventre della donna che ha la pazienza della terra di accettare i tempi del seme che muore e rinasce.
Anche il poeta e frate Servo di Maria, D.M. Turoldo, canta Maria come la nuova terra, la radice del Verbo incarnato “Verrà una donna e sarà la pianta.”
Come sottolinea anche il profeta Arturo Paoli” è in Maria che prende corpo l’ Emanuele, il Dio con noi, in mezzo a noi,
e’ lei che ne garantisce la presenza e ci da Speranza… e ” giuso fra i mortali sei di speranza fontana vivace”. Ogni cristiano e particolarmente la donna è chiamato ad essere Maria.
Tutte le donne, specie quelle realmente semplici che hanno osato rovesciare i potenti dai troni lo hanno fatto e continueranno a farlo con una forza incisa nella carne, con l’arma dell’Amore cristico e dell’empatia.
Si, come abbiamo sperimentato recentemente a Sacrofano, questo immenso laboratorio mariano che è DARSI PACE è un laboratorio poetico che col poeta Marco Guzzi continuerà a dissetarsi e ad essere fontana zampillante che porta frutti incarnando il mistero della LUCE rivelatoci da Maria e a cantare nei secoli insieme a lei MAGNIFICAT… in coro e a più voci!
L'”Essere” è UNO e si manifesta come “Opposizione polare degli opposti”! C’è lo Yang, principio maschile, la forza, la volontà di potenza, che deve essere bilanciato dallo Ying, il principio femminile espressione di contenimento, di accoglimento e tenerezza! Gesù Cristo è “UNO con il Padre in un solo Spirito” perché oltre ad essere forte è anche tenero, cioè ha anche lo Ying che gli deriva da sua Mater Maria, l’Immacolata! È per questo che Gesù si scaglia contro i farisei, sepolcri imbiancati, che sono solo Yang, volontà di potenza distruttiva ed oppressiva (YAHWEH è un Dio di guerra sterminatore)!
TU SEI
Tu sei la prima stella del mattino
tu sei la nostra grande nostalgia
tu sei il cielo chiaro dopo la paura
dopo la paura di esserci perduti
e tornerà la vita in questo mare.
Soffierà soffierà il vento forte della vita
Soffierà sulle vele e le gonfierà di te.
Soffierà soffierà il vento forte della vita
Soffierà sulle vele e le gonfierà di te.
Tu sei l’unico volto della pace,
tu sei speranza delle nostre mani,
tusei il vento nuovo sulle nostre ali
sulle nostre ali soffierà la vita
e gonfierà le vele per questo mare.
Faccio sempre molta fatica a leggere i dogmi, soprattutto quelli mariani, secondo un’impostazione più tradizionalista, in DP diremmo rappresentativa, dove l’immacolatezza, posta all’inizio, sembra più che altro un dato di fatto, una sorta di prerequisito che pone Maria fuori dall’umanità così com’è, quindi fuori dalla storia. Specularmente, l’assunzione si riduce a ricompensa finale per aver svolto bene i compiti.
La lettura iniziatica invece mi riguarda.
In premessa sento la grazia come dono anticipato della possibilità di essere immacolata e cioè in perfetta coniugazione con lo Spirito. La realizzazione però di questa coniugazione è legata alla libertà di un io umano che si decide per quella relazione abbandonandovisi in modo profondo.
Così Maria, così ciascuno di noi si fa immacolato nel divenire della storia, ogni volta che la coniugazione con lo Spirito prende forma, pegno di pienezza, Immacolata relazionalità nella vita compiuta, in eterno.
Così l’io-in-relazione può essere assunto in cielo, la terra coniugata con il cielo, nella corporeità finalmente realizzata dell’io-in-Cristo.
iside
Il Verbo vola nel Vaso verginale dell’Immacolata vestita di Cielo che poi viene Assunta nel Cielo.
E’ l’incarnazione del divino nell’umano, del Cielo nella Terra.
E’ vero che la Ferita originaria “ci fa dimenticare che la Terra è concrezione dello Spirito”, ed ora anche la fisica quantistica comincia ad intravedere questa straordinaria possibilità.
E’ possibilità per il Cielo e la Terra di “inaudita riconciliazione tra queste due polarità archetipiche”.
L’immagine di Maria “Terra/Donna fatta santa dal Cielo/Padre incarnatovisi come Figlio” ha grandi implicazioni per la nostra vita personale perchè può essere modello per una “nuova esperienza della nostra corporeità”.
L’esperienza del corpo come Santo perchè tempio del Cristo che io desidero che viva in me, può attenuare le concezioni negative della corporeità e quindi ridurre la forza distruttiva dell’io egoico-bellico con il dolore che l’essere umano infligge a sè stesso ed agli altri.
Separato da Dio e separato dal vero Sè, il corpo cade nella scissione dualistica del materialismo e dello spiritualismo e si fa solo male in entrambi i casi.
L’integrazione dei due poli è un percorso verso l’integrità interiore.
La possibile “riconciliazione inaudita”, riguarda la nostra vita fisica e spirituale, il benessere psicologico, la salute, le relazioni, la sessualità senza distorsioni nè in una direzione nè nell’altra, ed è liberatoria, e porta sollievo, e riempie di senso e di speranza.
Io credo che possiamo cominciare a sperimentare su questa terra spazi resurrezionali e attimi di immortalità, e lo credo perchè ho fatto un atto di fede in un abbandono totale che realizza quanto credo.