In vista di un nuovo anno dei Gruppi Darsi Pace non c’è nulla di meglio che ascoltare la testimonianza viva dei praticanti.
Pubblichiamo perciò con gioia questo scritto di Diego, praticante trentino che vive e studia a Urbino, e che dà sostanza al metodo proposto in DP condividendo la sua esperienza e il suo travaglio interiore.
RICORDIAMO CHE TUTTE LE PERSONE INTERESSATE A SCOPRIRE IL METODO POSSONO PARTECIPARE AI PRIMI DUE INCONTRI DEL PRIMO ANNO, DOMENICA 9 E DOMENICA 30 OTTOBRE ALLE ORE 10.00 ALL’UNIVERSITÀ SALESIANA DI ROMA.
GLI INCONTRI SARANNO GRATUITI E APERTI A TUTTI, E TRASMESSI IN DIRETTA SU FB.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI PER UNA GIOIOSA AVVENTURA CONOSCITIVA E SPIRITUALE!
DAL 1° SETTEMBRE E’ POSSIBILE ISCRIVERSI AI GRUPPI DARSI PACE 2022-2023.
Qui il calendario dei corsi e le informazioni relative all’iscrizione.
Dopo due anni di lavoro interiore con Darsi Pace, vorrei condividere alcune lezioni fondamentali che mi pare di avere iniziato ad apprendere, seppure naturalmente questo verbo possa essere fuorviante data la natura sempre cangiante della nostra mente e delle nostre fasi interiori.
Una delle prime realtà che mi si sono appalesate negli ultimi anni in seguito all’incontro con Darsi Pace – elementare verità a dire il vero, a cui solo per mancanza di tempo o di sapienza interiore non avevo fatto caso – è per l’appunto che gli stati mentali sono molto labili. Noi non siamo sempre uguali, cambiamo spesso umore anche nell’arco della stessa giornata. E così il nostro modo di sentire il mondo – noi stessi, gli altri, il cielo, le stelle, Dio – non è affatto stabile o coerente. È esperienza comune a tutti noi che il nostro assetto interiore possa cambiare repentinamente, anche per un nonnulla. Piccole cose possono scatenare in noi delle vere e proprie bufere interiori. Ed ecco perché è così importante tornare costantemente a uno stato di maggiore calma interiore, che è sempre uno stato prolifico e creativo, mediante le tecniche che conosciamo.
Gli stati interiori sono dunque in continuo movimento, eppure – seconda lezione – talvolta possiamo sentirci bloccati anche per lungo tempo. La marea si abbassa, e neppure la meditazione sembra aiutarci più come prima. A volte Dio sembra che taccia: ma è sempre lì, che ci scruta minuziosamente. Anche questa è una realtà che ho sperimentato dolorosamente. Il blocco interiore prolungato. Credo che quando non riusciamo ad evolvere e ci incagliamo in una situazione della vita, sia per la presenza di parti interne a noi che a loro volta non si sono evolute. Parti interne che non sono state viste, riconosciute, e quindi integrate nell’alveo della nostra personalità adulta. Quelle parti interne spaventate, deboli, o arrabbiate da morire, noi le conosciamo bene, sono le stesse che si riattivano quando facciamo meditazione: vanno ascoltate, riconosciute, aiutate a crescere. Anche questo dobbiamo sapere: che sotto i piccoli movimenti di superficie vi sono più ampie oscillazioni di faglia.
Ma veniamo alla terza lezione. Una delle tante idee che mi hanno colpito e affondato a Darsi Pace, è che tutto il cosiddetto ego si fondi su una paura di base, su una sorta di ansia primitiva che abbiamo provato da piccoli e che potremmo definire angoscia di annichilimento. è un punto morto dentro di noi. Un precipizio in cui temiamo di cadere. Uno burrone dell’anima. La sensazione di una separazione, di un isolamento da tutto l’amore del mondo e dell’universo. Tutto ci riconduce lì, anche le ferite successive. A quel momento di angoscia primaria.
Marco spesso lo definisce Baratro e sostiene che rappresenti la traduzione psicologica del peccato originale, cioè di un punto di scissione tra l’uomo e Dio, che viene trasmesso di generazione in generazione fin dalla notte dei tempi. Ogni paura successiva si riallaccia a quella fondamentale. Questa categoria, che Marco spiega così bene nei suoi video, è stata per me sempre illuminante. Recentemente l’ho ricollegata a quello che mi è successo nel rapporto con mia madre.
Il senso di questa piccola digressione personale è quello di spiegare come questa idea di baratro mi abbia consentito di capire qualcosa di me stesso. Ho avuto il dolore di perdere mia madre nel 2017. Questa perdita è stata preceduta nel 2013 da un’altra perdita: quando ho perduto la parte affettiva di mia madre, che in seguito a uno sciagurato evento aveva viste compromesse molte delle sue capacità cognitive, affettive, comunicative.
Per me questo ha segnato uno spartiacque radicale. Il più radicale della mia vita. Ma cos’era successo a me? Ciò che ho capito alla fine, è che in seguito alla perdita di mia madre si era riattivata in me quella paura fondamentale. Come esattamente? Io ricordo un incubo che feci da bambino. La mamma che scompariva: io protendevo le mani verso di lei ma lei si allontanava sempre di più in una sorta di nuvola luminosa. Era la speranza che mi abbandonava, era Dio che mi abbandonava. Quando siamo bambini la mamma rappresenta il nesso vitale, la luce che ci fa stare al mondo. Il terrore di perderla ci annichilisce, cioè ci annienta mentalmente. Ecco forse perché c’è una scissione da Dio: il bambino è come se si separasse da Dio facendo della mamma o del papà il proprio Dio, incoraggiato anche dal genitore che talvolta ha bisogno di questa idealizzazione e se ne nutre. Ma poiché il genitore è un Dio instabile, umano, precario, ecco che siamo destinati a esserne feriti. Poi questo dolore si ridesta quando perdiamo il genitore, tanto più quanto non ce ne siamo separati quando esso era in vita. Quando ho perso mia mamma, l’ho vissuta con una sofferenza disumana, in quanto non mi ero ancora separato da lei: per me mia mamma era ancora la luce primitiva dell’infanzia, ancora era Dio. Così mi sono perduto. Non avevo mai fatto quei passi graduali di autonomia che mi rendessero emotivamente indipendente da lei. Non voglio dilungarmi troppo ma solo ora capisco quanto bisogno ho di parlarne.
Ma come questo bisogno di amore e vita, come questo enorme bisogno potrà trovare soddisfazione? Naturalmente non ho la risposta giusta, ma anche qui l’esperienza iniziatica proposta da Darsi pace è misteriosamente chiara. Affondare in questa dimensione di baratro, di dolore abissale, ci può di fatto liberare – seppure temporaneamente – dal dolore stesso. Attraversiamo il dolore, caliamoci in esso; non per perderci al suo interno ma per aggrapparci ad un Altro: la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Ecco cosa sconvolge i piani dell’uomo alla fine. La possibilità di un superamento definitivo della morte che lo abita. Questo alla fine cambia l’uomo rendendolo davvero incoercibile. Questa è anche la vita eterna che conosciamo nella fede, quella salvezza a cui tutti siamo chiamati. Noi forse possiamo conoscere un po’ meglio questo mistero, se ci affidiamo con fatica ma anche con gioia alla Sapienza che ci precede e che ci sopravanza lungamente.
Vorrei ringraziare Darsi Pace, Marco, Paola, per avermi aiutato a comprendere alcune lezioni fondamentali. Sono tesori inestimabili.
Grazie Diego.
Grazie Diego per la condivisione. Risuona molto, anche in me, l’eco della tua domanda: “Ma come questo bisogno di amore e vita, come questo enorme bisogno potrà trovare soddisfazione?”. Non trovare la risposta può essere angosciante, ma come dici tu, la pratica, l’affidamento tramite essa, riescono a farmi percepire l’ammorbidirsi della materia, quel nodo duro che all’apparenza sembra davvero inossidabile. C’è tanto lavoro da fare e molto da condividere. Terrò con me, nelle meditazioni, un po’ della tua domanda. Ti ringrazio di cuore. Buon proseguimento
Caro Diego,
tre lezioni importanti che, accettando le contraddizioni, la morte, il dolore che attraversa la nostra vita si fanno sequela e dono di fede.
Ti ringrazio molto per questa condivisione così passata al vaglio dell’esperienza personale e della prova.
Grazie mille, è un piacere condividere con voi e sentire la vostra risonanza. Sappiamo tutti quanto sia difficile trovare qualcuno con cui parlare di queste cose. Un abbraccio
Grazie di cuore Diego, è difficile trovare qualcuno con cui condividere queste cose ed è difficile viverle certe cose e riconoscerle, io in questo momento sto vivendo in una strana condizione quella di credere senza credere e avanzo giorno dopo giorno sentendo che su questa terra la scissione non sarà mai veramente risolta, così dobbiamo abituarci a vivere in questo mondo come dice nella lettura di oggi ai Corinzi S.Paolo” Quelli che piangono vivano come se non piangessero, quelli che gioiscano come se non gioissero….passa infatti la figura di questo mondo!” Passa sì ma per noi è tutta la nostra vita qui, su questa terra, siamo chiamati dalla Verità secondo me a vivere sempre più nel paradosso e a domandare incessantemente come cibo quotidiano la fede che è ” fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”, trovo bellissima questa definizione delle Scritture non mi ricordo più di chi sia, ma me la ripeto ogni giorno, perché noi dobbiamo allenarci a tendere continuamente anche con la possibilità di non raggiungere….o di riuscire per grazia solo per pochi attimi.
Vorrei condividere i miei scritti di questi giorni ” Avanzo fermamente nella notte del buio che avanza e si fa sempre più scura credendo fermamente di non avere altre chance che credere fermamente”
e questo di stamattina
“Ogni giorno il solito cammino
sempre nuovo
l’inizio desiderato
sempre un po’ più in là
ed io sempre più imperfetta
attendo e tendo
sempre più bisognosa a Te
e con i sensi accesi sento
il Tuo senso
e ti respiro
in questa calma attesa
piena di inquietudine
ed irrisolta
in Te mi abbraccio
e quieto
in turbolenta pace”
È la prima volta che scrivo nel sito, mi vergogno di mostrarmi ma questa volta mi sono sentita di forzarmi a scrivere…grazie Diego, grazie Marco, grazie Paola e grazie a questo dono misterioso e complesso che è Darsi Pace
Ringrazio Noemi e Diego per queste condivisioni…,mettere in comune questi vissuti,..questi stati d’animo…l’attraversamento di questi abissi …che sono gli abissi di noi tutti..in fondo ai quali inizia a diffondersi la LUCE che ci rigenera….tutto cio’ contribuisce a creare quel senso di fraternita’ che diventano stimolo ulteriore a proseguire questo meraviglioso cammino.
GRAZIE A TUTTI
Siamo sempre di fronte ad un baratro, ad un burrone dell’anima a cui è anche difficile dare forma.