Chi cercherà di salvare
la propria vita, la perderà; ma chi
la perderà, la manterrà viva.
(Lc 17, 33)
Tutte le fiabe hanno una morale che verte sul discernimento tra bene e male e sul loro superamento. Tutte le fiabe narrano inoltre di un’alchimia interiore che implica la crescita personale dei personaggi; ma mai una fiaba come La Bella e la Bestia, che mi è capitato di rivedere ultimamente nella sua versione di cartone Disney, facendomi commuovere, esemplifica per me al massimo il processo iniziatico di trasformazione che tutti noi in Darsi Pace cerchiamo di vivere.
Riflettendoci in seguito, la fiaba in realtà mi aveva commosso perché m’interpella – e mi parla di un pezzo importante della mia vita che ha a che vedere con un elemento a me molto caro, che è poi ciò attorno a cui ruota l’omonima fiaba, ossia l’esplorazione dell’ombra: il proprio abisso infernale da attraversare e riattraversare per poter risorgere nella forma di un Io divino-umano.
Personalmente mi sono riconosciuto molto nel personaggio della Bestia e in tutto il suo percorso – e desidero qui tracciare un breve quadro di analogie che ho riscontrato tra il suo carattere e il mio, tra le vicende che costellano la sua vita e quelle che hanno costellato la mia. La fiaba si apre così: “Tanto tempo fa, in un paese molto lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo”.
Quante volte anch’io, scendendo nella gola infernale della mia anima, ho scoperto e scopro ancora questi tratti in me! Alle soglie poi ormai dei quarant’anni, quando ripenso ai miei anni più giovani, vedo con chiarezza come la vita effettivamente mi avesse donato tutto allora – proprio come al principe: agiatezza, due genitori che mi hanno sostenuto e aiutato negli studi, un aspetto fisico persino attraente – ma io avevo perduto l’Essenziale, cioè il Cuore.
Nella fiaba si vede il principe che domina e spadroneggia ignaro delle conseguenze delle sue azioni, finché un giorno alla sua porta non bussa una vecchietta, che le offre una rosa in cambio dal gelo ma che viene puntualmente sbattuta fuori. Ma chi è questa vecchietta mendicante che poi si rivela una fata? Senza tirare in ballo l’inappropriata immagine di un Dio malvagio che “punisce”, trasformando appunto in bestia, o che esige il pagamento di un pegno per i propri errori, si potrebbe affermare semplicemente che essa sia metafora della Vita e della sua Saggezza;
la Vita che a volte ci mette alla prova, che ci vuole insegnare qualcosa e ci sbatte in faccia i nostri errori affinché li possiamo vedere e rendercene conto aggiustando così il tiro; in altri termini, non è Dio che porta il principe a cacciarsi nei guai fino a bestializzarsi, ma è lui stesso, con la sua cecità e inconsapevolezza del suo Ego, a spianarsi la strada verso l’inferno.
A supporto dell’idea che non è un Dio (punitivo) a trasformare il principe in bestia sopraggiunge il fatto che costui non viene condannato per sempre – sarebbe stato facile emettere una “condanna” definitiva contro di lui senza possibilità di ritorno.
No: la Vita gli offre una possibilità di riscatto, gli indica una strada da percorrere affinché lui possa imparare ad amare e integrare parti di sé nascoste, come fragilità, tenerezza e impotenza. Ma, per poterlo fare, il principe deve sentire e vedere con gli occhi tutto il marciume che ha dentro; così, egli viene scaraventato – quasi con violenza – di fronte alla sua Ombra (Bestia), che deve attraversare fino in fondo per poter rinascere (si pensi a tutto il senso di vergogna che il principe prova per il suo orribile aspetto). Interessante nella fiaba è che, comunque, non è solo la bestia che è chiamata a crescere iniziaticamente in quanto essere spirituale, bensì anche Belle, la ragazza che lo “salverà” dall’incantesimo.
Belle deve infatti abbandonare la sua immagine di “intellettuale solitaria” tutta dedita alla lettura e allo studio in un contesto di vita tranquillo – e confrontarsi anche lei con i suoi mostri interiori, come la paura di rimanere sola, la paura del “diverso-bestiale” che è fuori (e quindi anche dentro) di lei, fino a raggiungere anche lei, assieme alla Bestia, che muore letteralmente, il suo punto di scissione e dolore più grande: la sensazione di sentirsi abbandonata del tutto. C’è la morte di mezzo, senza la quale non avviene nessuna rinascita. È solo in quel momento che anche per lei lo strappo si ricuce e che lei può riunirsi al suo amato in carne ed ossa, stavolta, però, avente un Io “divino-umano”.
Ebbene, la vicenda del principe, dicevo, ha molte analogie con la mia. Verso i 20-23 anni di età mi sembrava infatti che molte cose nella mia vita stessero andando bene, poi, intorno ai 25-26 anni, qualcosa si ruppe del tutto. Venivo da una relazione finita che era durata tre anni e da un corso di laurea concluso alla grande ma che era divenuto il mio inferno, quanto di più lontano da ciò che desiderava il mio vero Io, e di cui non m’importava nulla.
Come dal giorno della sua metamorfosi in Bestia inizia per il principe della fiaba la sua discesa agli inferi, così da quel momento iniziò, sia pure in modo selvaggio, anche la mia – a partire dal giorno della mia laurea, quello più infelice di tutta la mia vita. La maschera di quel piccolo studente trasognato, solitario, elitario ed edonista, ma nel profondo meschino, orgoglioso del suo successo negli studi e così sfacciato da finire per trattar male persino gli amici che gli volevano bene sino a chiudere con loro, si sgretolò lasciandosi invadere da tutta l’insicurezza che celava, dalla rabbia dovuta alla forzatura nel soddisfare le aspettative dei suoi genitori e dalla violenza per le ingiustizie e i maltrattamenti subiti nell’infanzia.
Furono anni difficili e in un certo senso di perdita di contatto con la realtà, favorito anche da un abuso smodato di alcool e cannabis; in quella fase della mia vita mi ritrovai faccia a faccia con i miei demoni: ricordo le grida di disperazione nella mia camera in Germania, i tagli e le bruciature di sigaretta che mi procuravo sui bracci; a mia madre volevo rendere pan per focaccia per la sua trascuratezza emotiva nei miei confronti e per tutte le male-dizioni da lei ricevute; a mio padre giocavo brutti scherzi fuggendo da casa e nascondendomi in luoghi dove ero introvabile.
Lo chiamarono “disturbo borderline”, ma ho capito solo più tardi, grazie anche al lavoro di Darsi Pace, che quel che mi era accaduto era semplicemente una potente invasione di campo da parte della mia ombra. Tuttavia, il lavoro più duro su me stesso giunse quando, per cercare di “rappezzare il vaso di cristallo andato in pezzi”, nel 2016 approdai in una comunità terapeutico-riabilitativa specializzata in quel tipo di disturbo.
Il mio percorso lì dentro, della durata di due anni, somigliò molto a quello compiuto dalla Bestia subito dopo l’incontro con Belle. Ricordo ancora una compagna di comunità, che, mentre rivestivo la carica di rappresentante del gruppo assieme a un altro compagno, durante un meeting tuonò a mio riguardo: “Simone è narcisista, tirannico e prepotente”. Sì, era vero! Era proprio tutto ciò che ero ed ero stato! – e adesso lo vedevo dritto in faccia.
Non solo: in comunità mi confrontai molto anche con la mia possessività, il senso di colpa, una paura infantile del mondo e la mia tendenza a giudicare, una tendenza che avevo sempre osservato, subendola, nei miei genitori ma che da piccolo avevo scelto di non assumere nella forma del mio Io ordinario rifiutandola come parte di me (in quanto ne ero disgustato), e che quindi è finita nella mia ombra.
Se non ci fosse stata la comunità ad aiutarmi, non so dove sarei adesso, probabilmente in qualche clinica imbottito di psicofarmaci. In comunità sentii di nuovo, dopo tanta fatica e con lentezza, battermi di nuovo il cuore, che s’innamorò letteralmente del “gruppo” di ragazzi con cui vivevo, facendomi scoprire qualcosa del mio vero Io che non avevo mai e poi mai conosciuto e che mi si presentava a sprazzi facendomi assaporare la Bellezza dell’esistenza. Oggi posso dire di aver fatto esperienza anch’io, sebbene solo in parte, di un “risorgimento” simile a quello della Bestia. Chiaramente non ho la presunzione, né m’illudo di pensare di aver raggiunto una metamorfosi così totale come accade nel cartone Disney – questo, d’altronde, è quanto distingue una fiaba dalla realtà: un lieto fine “imperituro” non esiste; e pur tuttavia, ricordo di aver vissuto alcuni squarci di luce che all’epoca a me erano del tutto incomprensibili e che solo oggi, sempre grazie al percorso Darsi Pace, posso riuscire a comprendere meglio e a dare loro magari anche un nome.
Ecco, quella particolare discesa agli inferi limitata nel tempo terminò nel 2018 e fu più tardi che compresi il suo senso: la Vita mi chiedeva solo che abbandonassi la testa, perché con troppa testa avevo dimenticato il Cuore; che recuperassi un po’ di quel Cuore gentile e sensibile che dopo la preadolescenza avevo sepolto nel marmo glaciale di una falsa quanto insensata spensieratezza e in una bizzarra tendenza all’isolamento.
Ho capito che, analogamente al principe, ero stato io ad essermi creato quel destino e che il conto delle mie proprie azioni lo porgevo prima di tutto a me stesso. Ho capito anche che identificarsi troppo a lungo coi propri moti oscuri, cosa che io ho fatto a causa del susseguirsi repentino degli eventi (finendo per credere a lungo di essere solo quei moti), non è sano: rischiamo di perderci per sempre.
Ho scoperto infatti che non soltanto io non sono solo la mia ombra, ma che ho anch’io un cuore, per quanto occultato e offuscato spesso dalle nebbie dell’Ego, e che la stessa ombra – e questo è stato il bello di questa discesa agli inferi – porta con sé uno sblocco di flussi di energia creativa inimmaginabili. Certo, non posso dire, ad oggi, di essere del tutto guarito – anche perché, come sappiamo bene in Darsi Pace, esiste un misterioso baratro, una ferita abissale in noi che non si cancella e che siamo chiamati ad attraversare e superare ogni giorno per contattare quella scintilla divina che ci abita; e anche perché, nonostante il mio percorso in comunità, molte ferite e molti problemi tuttora restano, in parte esacerbati, anzi, dagli infausti eventi degli ultimi tre anni – per esempio, un’emotività esasperata e una certa impulsività.
Ma il mio percorso – in senso lato – prosegue, tra un dialogo con gli angeli e un altro con i demoni, in quanto non si smette mai di esplorare e integrare in sé stessi la propria ombra; e, più di ogni altra cosa, oggi ho in mano qualche strumento in più per affrontare e continuare ad affrontare le mie “bestialità”, i miei lati più brutali. Di questo, posso dirlo, sono grato a Darsi Pace e, più in generale, alla Vita.
Grazie Simone che dono questo tuo post.
Anche io sono grata a Darsi Pace anche xché da più di ventanni è per me quella Comunità terapeutica dove sono possibili le crescite e le accettazioni. Grata alla Vita per averti letto stamattina
Ho letto con attenzione ogni passaggio di questa tua bella e sincera testimonianza, Simone, avvertendo dentro di me una grande emozione unita ad una forte ri-sonanza.
La accolgo come un dono. Un dono dal quale poter comprendere ancor di più, un granello in piú di verità del misterioso manifestarsi della vita, frutto creativo dello spirito.
Poi penso, oggi, 13 ottobre giorno rivelativo, giorno di “apparizioni”….ed anche giorno celebrativo (celebrò proprio oggi 37 anni di unione matrimoniale).
Grazie Simone ❤
Caro Simone, grazie per aver “messo a nudo” il tuo percorso di Vita. Le parole testimoniano una sofferta (e per questo reale!) discesa negli Inferi personali, luogo/non luogo ove possiamo incontrare -come dici benissimo – la scintilla Divina che è in noi ed ascoltare la Voce che ci bene-dice, “final-mente”.
Hai scritto “C’è la morte di mezzo, senza la quale non avviene nessuna rinascita”. Quanta verità e senso mi consegnano queste tue parole!!
Affidare la tua esperienza a chi ti legge è un’ opera iniziatica!!
Per questo ti ringrazio, caro Simone, e sono contenta di condividere un cammino di “ri-nascita” in Darsi Pace!
Credo che la tua ritrovata …..”passione” per il gruppo potrà far germogliare semi di Vita Nuova……
Grazie Simone.
La tua testimonianza in questo momento e’per me un segno e un grande dono
Caro Simone.
Mi sono commossa nel leggere la tua esperienza.. anche perchè, in alcuni stati d’animo e comportamenti, mi sono ritrovata e mi ritrovo tutt’ora anche io.
ll cammino di Darsi Pace è prezioso. Mi ha permesso di abbandonare l’ascia di guerra e la rabbia profonda che avevo con tutto e tutti ma in primis con me stessa.
C’è ancora tanta strada da fare.. come ricordi nelle tue parole.. Ma penso fermamente che ne valga assolutamente la pena.
Un abbraccio
Giulia
Attraverso una fiaba ri-attraversi la tua vita leggendola in chiave iniziatica facendo esperienza di un possibile ricominciamento.
Importante lavoro di sintesi e di ricapitolazione nel quale sperimentare che perdere la vita non è annientarsi, ma salvarsi da un mondo costruito sulla morte, quindi è mantenersi in vita e viverla pienamente.
Il percorso in Darsi pace ci rende consapevoli ad un livello più profondo della condizione umana sulla terra e apre questa consapevolezza alla speranza operativa di una salvezza praticabile e sperimentabile.
E’ questa speranza che sento animare la tua condivisione.
Grazie caro Simone e buon inizio !
Ti abbraccio, Giuliana
@Chiara: Grazie mille a te delle tue parole; anche per me DP sta divenendo una comunità..e di guarigione anche. Un abbraccio, ciao!
@Pasqualino: Un grande grazie di cuore anche a te! Il vero dono lo fate voi tutti a me, persone con le quali posso sentirmi in connessione profonda! Una connessione che non risparmia.. neanche le date! ☺ che non sono casuali. Un abbraccio e tanti auguri allora!
@Tina: ringrazio tanto anche te per le tue parole, con cui la mia anima risuona in toto. Sì, gli Inferi, le tombe sono proprio il punto di partenza più reale del nostro viaggio, che non termina mai ma che ci regala, quando compiuto fino in fondo, nonostante il dolore, assaggi di quella Luce che già abbiamo dentro! E si può poi davvero esultare di quella grazia o benedizione che ci è stata data sotto forma di apparente dis-grazia! Auguro anche a te una luminosa fioritura nella tua Nuova Umanità! Un abbraccio, ciao
@Caterina: un grande grazie di cuore anche a te!
@Giulia: grazie mille anche a te, sono contento che il percorso DP abbia aiutato e aiuti molto anche te. E sì, il lavoro che ci attende è ingente, a me solo oggi, dopo vari momenti passati di illusione, appare piu chiaro che non ci si cristifica dal giorno alla notte. Serve molta pazienza ? ma ogni anche minima presa di coscienza o “illuminazione” è un miracolo! Quindi, sì, concordo con te: ne vale la pena. Un abbraccio, grazie ancora!
@Giuliana: Grazie anche a te delle tue calde parole! Sì, alle soglie dei 40 anni di età sento quanto mai urgente il bisogno di ricapitolare la mia vita – e considero il percorso in DP un preziosissimo supporto in questo lavoro. In questi giorni mi risuonano le parole di Isaia: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia” (Is 43, 18-19). Ed è così che la speranza di una salvezza sperimentabile nel quotidiano, raggiunta lasciandosi alle spalle il passato e “morendo” sempre più al vecchio Io, diventa il motore primario del cammino. Ti abbraccio anch’io!
Grazie infinite caro Simone per questa lunga sintesi della tua storia personale. In molti tratti ho visto pezzi della mia vita. Da qualche mese fatico a lavorare su di me e non ne capisco bene le ragioni. Non ho dubbi che le tue parole mi saranno di forte aiuto. Anna
Grazie a te, cara Anna. Non preoccuparti, credo sia normale a volte non comprendere con immediatezza le ragioni di alcuni nostri comportamenti; anche per me è così; io, con la mia esperienza di vita e con quella che faccio qui, ho capito che l’iniziazione è un processo che parte sempre dal basso – ed è lento, molto lento, servono tempo e pazienza, ma anche la fiducia che ogni cosa alla fine verrà alla luce. Auguro quindi anche a te, come a tutti noi, una fiorente rinascita.. ? un saluto caro. Simone
Grazie ; )
Andrea
Caro Simone,
con parole scevre di sentimentalismo hai permesso al mio cuore di fremere e alle mie lacrime di scendere. È una testimonianza così vera, perché la nostra ombra riappare anche dopo anni e anni di lavoro. E potrebbe essere a volte per segnare quei confini che reiteratamente vengono calpestati….comunque come tu dici è in noi, la nostra ombra, miscelata alla nostra dolcezza e bontà, questa è la vita e aggiungerei come canta Fiorella Mannoia ‘benedetta la vita’ !!
Un abbraccio caloroso Bianca
Caro Andrea,
Grazie mille a te! Ti faccio tanti auguro di un buon percorso!
Cara Bianca,
Grazie infinite a te delle tue parole. Sì, la nostra ombra può ricomparire anche dopo molto tempo e più volte ed è per questo che almeno io ho cessato di sottovalutarne la portata – specie dopo quel che mi è successo. È una fonte di energia molto potente e che non si smette mai di esplorare. Per me, poi, molto affascinante, poiché mi dà modo di conoscere di continuo parti di me. E la cucitura della nostra ombra alla nostra maschera, che è spesso “ingannata dal nostro stesso cuore gelido” (come dice la Fata della fiaba al principe prima di tramutarlo in bestia), è un lavoro arduo e lento – ma non per questo ricco di scoperte.
Sì, benedetta siano la Vita, le nostre ombre, tutto!! ☺
Un dolce abbraccio anche a te,
Buon percorso.
Caro Simone
Grazie di cuore. Anch’io mi sono commossa a leggere il tuo racconto-disanima di cosa hai passato e poi trovato. La tua storia è molto simile alla mia soprattutto per il lato oscuro, l’alcool e la cannabis il percorso universitario e il rapporto con i genitori. Mi ritrovo in un momento molto difficile poiché il lato oscuro aveva preso gran parte della mia personalità e ne sto uscendo o almeno spero con molta fatica e moltissimi sforzi. Stamattina in un’ondata di disperazione sono entrata nel sito cercando un qualcosa che mi risollevasse e ho incontrato la tua storia. Mi sento meglio. ? grazie Adriana
Ciao Adriana, grazie di cuore anche a te della bella risonanza.. Mi fa piacere che la lettura del mio post abbia contribuito a fornirti anche solo un po’ di conforto. Io sto imparando, man mano che passa il tempo, che ciò che alle volte ci piomba addosso come una disgrazia nella vita in realtà è una “benedizione”, anche se spesso ce ne accorgiamo solo in seguito.. Non è mai facile, ma ti auguro tanto di riuscire a superare le difficoltà che anche tu stai attraversando. E ti abbraccio, ciao.. Simone