Il pericolo che stiamo correndo nella versione 2.0 del capitalismo della sorveglianza è quello di ridurre gli esseri umani a un flusso di informazioni, guidate da intelligenze artificiali impersonali, al servizio di una ristrettissima oligarchia tecnocratica.
«Proprio lo sviluppo dei condizionamenti algoritmici ci spinge a ricercare una libertà che non sia condizionabile. Ci sta ponendo di fronte ad una domanda antica, che diventa nuova e per tutti:
sussiste una sfera non condizionata, una dimensione del mio essere e dell’essere non condizionata e non condizionabile perché sciolta da ogni condizionamento?
La mia soggettività è qualcosa di più ampio rispetto al piccolo Io hackerabile e condizionabile? È una svolta di vita rispondere a queste domande. Se rispondo di no accetto l’asservimento come destino ultimo; se rispondo di sì mi impegno necessariamente ad un nuovo cammino di studio di me stesso, di ricerca, di lavoro interiore, per la liberazione integrale del mio essere».
Queste sono le parole pronunciate da Marco Guzzi nella conferenza tenutasi presso l’Auditorium del Seminario Vescovile di Mantova, sabato 24 Settembre. È un incontro importante, da vedere e rivedere, perché tocca una delle questioni fondamentali del nostro tempo.
La società moderna infatti si sviluppa come progressiva emancipazione e liberazione individuale dalle varie forme di coercizione esterne, siano esse politiche, economiche o culturali.
Al contempo tuttavia, specialmente negli ultimi decenni, si è andata facendo strada una nuova forma di asservimento, che tocca la sfera stessa della psiche profonda. Gli studi tra gli altri di Byung Chul-Han e Shoshana Zuboff, hanno evidenziato le criticità delle nuove tecnologie digitali per quanto riguarda almeno due aspetti fondamentali delle nostre esistenze: da un lato le capacità di monitoraggio e sorveglianza che i Big Data consentono, e dall’altro il pericolo crescente di agire sulla psiche degli individui, aggirandone la consapevolezza razionale.
La pratica di governo neoliberale, per dirla con Foucault, diviene capace di fornire al soggetto gli strumenti del suo stesso asservimento, (inteso quest’ultimo come pericolo crescente di non poter disporre liberamente di sé, in quanto incapace di tutelare la sfera della propria libertà psichica). Gli apparati operativi del marketing digitale e delle grandi piattaforme di “rete sociale” sfruttano il sapere fornito dai Big Data per conoscere i desideri del soggetto nel loro evolversi, indirizzando così i prodotti e le offerte con una capacità predittiva “scientifica”.
Viene così a profilarsi un tipo di sapere che coincide con il potere di schedare ogni individuo nei suoi comportamenti e di seguirlo per tutta la vita.
Il novum della tecnologia del potere psicopolitico si gioca dunque nell’introiezione, priva della possibilità di disconnessione, delle stesse logiche di mercato nella psiche del soggetto.
Paradossalmente perciò, mediante il dominio indiscusso dei Big Data come petrolio informatico del capitalismo globale, il neoliberismo giunge proprio alla negazione spregiudicata di quelle istanze di autonomia e autoaffermazione dell’individuo da cui esso sorgeva. Non è solamente la democrazia liberale che viene messa radicalmente in crisi nell’incipiente era digitale, ma la stessa modernità come progressiva emancipazione del singolo dagli abusi arbitrari di qualunque di tipo di autorità esterna.
La domanda posta da Marco Guzzi diventa perciò il monito ad un profondo ripensamento della democrazia, e al contempo ad una ricerca della libertà come mistero spirituale.
Questa conferenza è memorabile! Da ascoltare e riascoltare, parole e pensieri stupefacenti.
Immenso Marco Guzzi.
Grazie grazie!!!
L’asservimento sarà la via verso la malattia mentale, chi cerca la salvezza nell’asservimento è ovvio che non la troverà. La democrazia perfetta sarebbe attuabile tra pari, come mezzi tangibili e intangibili, ma tra pensieri differenti e ugualmente di valore.
Una delle più gravi mancanze odierne è quella di antagonismi di valore. Il mediare per mettere tutti d’accordo, come valore primo e ultimo, forse è alla base del disastro. Decidere di difendere un’idea, al costo di avere qualcuno contro, oppure di dover “pagare”, per averla difesa scoprendola poi sbagliata, e imparare ad ammetterlo, sarebbe un enorme passo avanti verso una convivenza serena.
Tornare a tanti discorsi di valore e contrapposti. Ridare valore all’idea.
Le tecnologie di per se son stupidi strumenti, ma accelerano i processi vertiginosamente, questo si.
Società alveare o formicaio è il modello orribile teorizzato ed in corso d’opera, che avanza velocemente con l’oppio consumistico, altro che oppio delle religioni, per cui non fa sentire dolore ed anzi dà la pericolosa impressione del piacere. Tale modello accomuna due civiltà totalmente diverse e due sistemi politici che avrebbero dovuto essere antitetici come il capitalismo occidentale e il comunismo cinese. Hanno la stessa visione antropologica dell’essere umano “sacco di chimica”, per cui per entrambe quelle culture la priorità assoluta è soffocare la spiritualità e l’anelito alla libertà degli umani e di tutti i popoli. Ma, come chiaramente sottolinea Marco, quegli aneliti sono insopprimibili, e noi abbiamo il compito faticoso ed entusiasmante di mostrare che la libertà esiste e che ce la possiamo costruire per sperimentarla nella realtà della vita concreta.