Il progetto di tre incontri intitolati Il punto di rottura, di cui il terzo ed ultimo avrà luogo il 24 novembre alle ore 17:30, vorrebbe chiamarci a meditare sulla natura molto specifica dei nostri tempi, che potremmo definire di emergenza e di emersione: nella crisi terminale di un mondo emerge un Canto nuovo, una parola che preme nei cuori affaticati di tutti noi, ma che non sembra trovare alcuna voce nella realtà politica e culturale di oggi.
Il filo conduttore è allora lo stesso che muove da sempre i gruppi Darsi Pace: è possibile fare della crisi spirituale-antropologica in corso un discorso pubblico, un problema urgente di carattere politico, sociale ed economico?
Non è un caso a mio parere che questa triade di eventi si svolga all’Opera “Don Guanella” di Roma, che è uno dei luoghi di cura e riabilitazione sanitaria più importanti del mondo cattolico. La particolarità direi provocatoria di questo luogo ci ricorda forse la condizione precaria e malata della nostra umanità planetaria, infinitamente bisognosa anzitutto di una diagnosi radicale della propria malattia (in massima parte rimossa), e quindi di un cammino di guarigione fondato, al di là di tutte le menzogne e false speranze delle quali ci imbeviamo. Ed è qui evidentemente, su questo fragilissimo ma potentissimo croce-via terapeutico, che proprio oggi possiamo e dobbiamo ripensare a fondo la missione storica del Cristianesimo cattolico.
Chiara Giaccardi, ospite nel secondo incontro del ciclo, in un libro realizzato con Mauro Magatti ha scritto: «Rispetto alla sensibilità contemporanea, l’esperienza della fede come affidamento altro non è che l’acquisizione di un habitus antropologico che permette di compiere quel movimento che l’Io moderno sogna, senza però riuscire a realizzare. Bloccato dal senso di sé – e della propria personale esistenza – che alla fine lo imprigiona.
Il contributo che il Cristianesimo ha da portare al mondo di oggi è dunque quello di suggerire una via diversa per adempiere alla promessa che la modernità ha disatteso. Da un lato, perché ha scambiato l’eccedenza (cioè la pulsione di vita) con l’eccesso (movimento simile ma opposto, fondamentalmente pulsione di morte). E dall’altro perché non può e non sa rinunciare al bisogno di controllo e sicurezza, che invece di essere abbandonato viene trasferito ai sistemi e ai dispositivi tecnici» (La scommessa cattolica, p. 77).
Su questa linea, il primo incontro – svoltosi il 13 ottobre – si intitola Quale politica? La deriva tecnocratica e l’emergenza democratica (questo il link del video su YouTube: https://youtu.be/TwfjfZXhsXQ). Con ospiti Thomas Fazi, Filomena Maggino e Marco Guzzi, si è appunto sottolineata l’entità del nuovo pericolo totalitario, che coinvolge le menti ancor prima che i corpi, con l’intento di farci rinunciare completamente alla nostra soggettività, riducendoci ad un mero flusso di dati digitalizzabili e manovrabili dall’esterno. Questa terribile distopia in atto è alla radice, inevitabilmente, dello svuotamento sempre crescente delle nostre democrazie, pianificato e attuato da decenni.
Il secondo incontro – avvenuto il 3 novembre – si intitola invece Quale cultura? Disumanizzazione dataista e nuovo umanesimo (https://www.youtube.com/watch?v=xlC-5ioyRE0). Con Chiara Giaccardi, Tonino Cantelmi e Paolo Benanti, ci si è soffermati sull’urgenza di una nuova forma di cultura, che recuperi una grandezza e una radicalità di pensiero capace di contrastare la devastazione in atto dell’anima umana, aprendo ad un umanesimo più incarnato, più spirituale, cioè in definitiva battezzato in Cristo. Il pericolo in effetti è quello di perdere totalmente il senso di ciò che ci rende umani, cioè veramente liberi e incoercibili, fosse anche di fronte alla più seducente delle illusioni post-umane (vedi l’immortalità robotico-digitale o in genere la sostituibilità del nostro Io/corpo con la macchina).
Il terzo incontro infine, che sarà appunto giovedì 24 novembre, alle ore 17:30 (nella stessa sede romana dell’Opera “Don Guanella”), si chiamerà Quale rivolta spirituale? Contro la società del non senso, con ospiti Marco Guzzi, Guidalberto Bormolini, Antonella Lumini e Fabio Lorenzetti. Il tema sarà proprio il presupposto necessariamente iniziatico-spirituale di qualsiasi cultura o politica veramente nuove. Oggi infatti dobbiamo capire che senza un vero e proprio salto di coscienza, fondato su una riscoperta della Fonte mistica e messianico-cristiana di ogni disegno rivoluzionario, la deriva desertificante e omicida sarà di fatto incontrastabile.
Il terzo incontro è dunque il più decisivo in quanto rivela le premesse indispensabili dei primi due: l’unica via auspicabile è quella di attingere, con spirito nuovo e libero, alle Sorgenti evangeliche della nostra storia, e quindi al nucleo rimosso della nostra stessa identità personale-collettiva, da cui comunque ricaviamo ogni nostro impulso costruttivo ed evolutivo.
Un ringraziamento speciale va quindi a Francesco Cannella, praticante dei nostri gruppi e direttore dell’Opera “Don Guanella”, in quanto organizzatore di questo progetto, che peraltro fa seguito al libro scritto proprio assieme a Marco Guzzi, Tonino Cantelmi e Fabio Lorenzetti – uscito in primavera nella nostra collana – dal titolo Transizioni profetiche. Prospettive di rinascita in un cambio d’epoca (questo il link sul sito delle Edizioni Paoline: https://www.paolinestore.it/shop/transizioni-profetiche-25642.html)
Venite dunque! Giovedì 24 novembre, alle ore 17:30, Opera “Don Guanella” (via Aurelia Antica 446 – Roma), perché il vortice dei tempi incombe, proprio ora che l’attesa del Nuovo Mattino è alle stelle. –
La partecipazione è gratuita, previa iscrizione.
Per iscriverti all’evento del 24 novembre compila il form online: https://forms.office.com/r/myyLAjHrLq
Tanto la cronaca quanto la storia confermano quanto il progetto “Il punto di rottura” propone: “Il tema sarà proprio il presupposto necessariamente iniziatico-spirituale di qualsiasi cultura o politica veramente nuove.”
E’ di questi giorni uno scandaloso fatto di cronaca che parla di minorenni africani lasciati a lavorare nei campi in Italia senza cibo e senza paga, ad opera di una cooperativa dell’accoglienza e della “integrazione” gestita da africani.
Questa storia ci dice che anche persone di colore, immigrate, donne, impegnate in politica nella sinistra radicale, forse di cultura cristiana, con livelli di studio anche alti, possono benissimo comportarsi come sfruttatori disumani.
Le soluzioni per libertà e giustizia proposte da illuminismo positivismo e marxismo sono parziali ed incomplete e quindi sono risultate inefficaci ed addirittura ipocrite.
E la storia è piena di rivoluzioni totali e totalmente tradite proprio per questo motivo: gli oppressi una volta liberi diventano oppressori come accaduto ai Vietcong, e come in questi giorni vediamo in Iran dove la rivoluzione del “liberatore” Khomeyni massacra spietatamente le ragazze e i giovani che chiedono libertà.
Il perchè è chiaro: fino ad oggi in tutte le rivoluzioni è mancata la componente essenziale della conversione personale che i gruppi di iniziazione cristiana propongono.