Il medico: mistico-tecnico tra coscienza e conoscenza

Commenti

  1. Grazie Marco! Quello che tu dici è verissimo e bellissimo!
    La maggior parte dei medici italiani, specie del servizio sanitario nazionale, è competente ed attenta-
    L’utenza pretende sempre di piu’senza apprezzare il molto che ha. Questo crea condizioni di lavoro frustranti ed ansiogene.
    Considerate che in America occorre pagare ogni prestazione sanitaria.
    Se poi le persone hanno bisogno di uno psicologo privato non possono pensare di trovarlo in un medico che con competenza svolge il proprio lavoro, quasi sempre molto oltre ciò che gli spetta.
    Nei pronti soccorsi, negli ospedali, spesso sottoorganico, nei reparti occorrono risposte tempestive e personalizzate e non sempre c’è possibilità di colloqui formativo-spirituali.
    Noi possiamo aiutare i medici non disturbandoli quando non occorre.
    Teniamoci stretto il nostro sistema sanitario nazionale che ha molte falle ma anche molti pregi.
    Grazie!

  2. Francesco Benedetti dice

    Grazie Pier Luigi per questa tua riflessione che condivido!

    Ho vissuto sulla mia pelle il dolore e la confusione di passare da specialista a specialista come fossi una pallina da ping pong, senza che nessuno riuscisse a darmi delle risposte rispetto a questo mio dolore fisico, psicologico ed esistenziale. Ho visto di tutto, reumatologi, fisioterapisti, psicologi, medici fino al punto che, quando il male era ormai diventato intollerabile, il destino ha voluto che entrasse nella mia vita un medico omeopata, un mistico-tecnico, per la prima volta senza che fossi io a cercarlo. Con il suo sguardo che adesso riconosco come amorevole e non giudicante, mi ha traghettato oltre l’inferno nel quale mi trovavo, e dal quale ne sarei difficilmente uscito vivo da solo. Alla fine, riprendendo M. Guzzi, solo il medico ferito può curare. Grazie

  3. Silvia, cogli dei punti molto importanti: le condizioni di lavoro dei medici (e dei sanitari in genere) hanno un forte impatto sulla possibilità di aiutare e curare le persone concretamente e adeguatamente. Infatti in tanti stanno lasciando l’impiego nel pubblico e il Sistema Sanitario Nazionale rischia di collassare per carenza di personale, rendendo sempre più affannato chi resta. Poi è vero che serve anche un’opera educativa verso tutti per evitare inutili sovraccarichi. Il problema è che spesso, di fronte a qualche sintomo, ci si lascia prendere dall’ansia e si pretendono risposte nemmeno sempre facili da dare, o sicurezze impossibili.
    Francesco, la tua esperienza è particolarmente significativa. La persona va curata sempre nel suo insieme, altrimenti si blocca un sintomo o si tampona un problema, dimenticando il significato globale della sofferenza, che si manifesterà poi altrove. Il medico nella sua ferita acquisisce sensibilità, ma può aiutare gli altri se prima di tutto si prende cura di se stesso. E questo vale per tutti, in quanto tutti siamo chiamati a curarci vicendevolmente.
    Grazie per i vostri contributi.

  4. ‘La parola bene-detta può diventare terapeutica, lo sguardo attento un medicamento’
    Grazie per la tua cura e per questa prescrizione amorevole e universale

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