Suona strano e in parte irrealistico oggi parlare di un tempo di profezie e di rinascita, ma noi sappiamo che il mondo – questa nostra dimensione mortale – nasconde dei segreti che l’occhio ordinario della coscienza non sa nemmeno concepire.
Poco più di due secoli fa, l’intera Europa era sconvolta dal vento della Rivoluzione francese. In terra tedesca questo vento si tradusse in una vera e propria visione rifondatrice della civiltà umana, per la prima volta scaturita da una cultura mistico-profetica radicalmente moderna, cioè poetico-cristiana e politico-rivoluzionaria insieme.
Uno dei protagonisti di questo fermento inaudito fu il poeta Novalis, che nel 1799 cantava la profezia di questo Nuovo Giorno incipiente nel suo scritto La Cristianità ovvero Europa: «La Cristianità deve tornare ad essere ancora vitale e operosa, e ricostruirsi una Chiesa visibile, senza preoccuparsi dei confini di stato, che accolga nel suo seno tutte le anime che hanno sete di ultraterreno e diventi volentieri mediatrice fra il vecchio e il nuovo. Essa deve di nuovo riversare sui popoli l’antica cornucopia della benedizione. Dal sacro grembo di un degno concilio europeo si leverà la Cristianità, e il compito del risveglio religioso verrà condotto secondo un piano divino universale».
Alberto Reale, commentando l’idea novalisiana di un Vangelo della storia, precisa: «Si tratta di un’esperienza fondamentale per l’uomo. È infatti convinzione profondamente radicata in Novalis che il rinnovamento del mondo non possa essere realizzato all’esterno, dall’azione politica, ma solo dall’interno, nell’uomo, come trasformazione interiore e come rivoluzione spirituale. E forse è proprio questo il messaggio più profondo che l’Europa può trasmettere al lettore di oggi».
A distanza di due secoli dal primo sussulto di questo Secondo appello della storia cristiana, Marco Guzzi – pubblicando La Svolta. La fine della storia e la via del ritorno (1987) – ha portato a definitivo compimento l’autocomprensione riassuntiva di questa nuova cultura messianica: la Cultura mistico-politica del Nascente – destinata ad aprire la via del terzo millennio con la fondazione dei gruppi Darsi Pace, nel 1999.
Nei duecento anni esatti che corrono tra lo scritto di Novalis e la nascita del movimento Darsi Pace, questa intuizione doveva faticosamente farsi strada nelle fondamentali opere di Hölderlin, Schelling, Wagner, Nietzsche, Rimbaud, Trakl, Celan, Char, Jung e Heidegger, nonché passare attraverso i più estremi rivolgimenti epocali che l’uomo avesse mai visto.
Che cosa significa dunque oggi la seconda edizione de La Svolta di Marco Guzzi, dopo quasi un quarantennio di sostanziale blocco della creatività poetico-rivoluzionaria, nel mezzo di una serie di inaudite emergenze globali quali la pandemia, il riscaldamento climatico e il rischio di una nuova guerra mondiale? Cosa significa se non che lo sguardo teopoetico-epocale avanzato in questo libro è oggi – all’inizio del 2023 dopo Cristo – non solo presente, ma essenzialmente futuro, drammaticamente ancora non udito?
Rammentiamoci di quando Heidegger intimava che il suo Essere e tempo non è affatto un libro, ma un compito: quello di inverare nella nostra carne il mistero di una fine della filosofia (e con essa di un’intera umanità), accogliendo con ciò un preciso mandato del pensiero. Un mandato però ricevibile soltanto come rivelazione storico-poetica, come stato interiore del mio Io, e mai più con le lenti di un qualche stratagemma razionalistico-egoico.
Il senso allora di questo mio colloquio con l’autore de La Svolta è quello di offrire alcuni spunti di orientamento al lettore di oggi su quello che appunto non è un libro come gli altri, ma il compito di tutte le nostre vite, dell’Umanità divina che viene in noi e che viene ORA nel Nome di Cristo. Un movimento lento, un parto non facile, ma che si schiude inesorabilmente nei nostri cuori, nei fatti della nostra vita e in quelli del mondo, come l’unico vero Canto di vita nuova, chiamanteci ad entrare – fin dalla notte dei tempi – nel Giorno Eterno dei Figli di Dio.
Che sia questo il più bell’augurio per il 2023: una Benedizione senza tempo rivolta a tutti gli umani di tutti i tempi, vivi e defunti, e a tutte le generazioni che verranno. –
Sono commossa, caro Luca, per la profondità e la lucidità della tua analisi!
Siamo in buone mani se dei giovani come te sanno portare avanti, rinnovandola e accrescendola, la buona notizia nella storia! Un abbraccio!
Grazie Luca, il tuo fertile e ammirevole impegno illuminato da tanta acuta e onesta intelligenza contribuisce a contenere gli influssi malevoli della tristezza e della depressione sempre insidiosi. Grazie ancora e tanti accorati auguri: che tu possa proseguire e avanzare spedito sul tuo percorso tanto appassionatamente intrapreso a beneficio di noi tutti, oltre che tuo…
CIAO
Dialogo densissimo e pieno di spunti interessanti, grazie ad entrambi!
Trovo interessantissimo che le questioni della fisica e dell’astrofisica (natura del tempo, posizione della Terra nel cosmo, rotazione e rivoluzione) si intreccino assai naturalmente nel dipanarsi delle questioni filosofiche. Tutta la seconda parte del dialogo è difatti costellata di riferimenti in questo senso (tanto che volevo interrompere la visione ieri sera che era tardi ma non ce l’ho fatta, sono stato “trascinato” con soddisfazione, fino in fondo!). Certi riferimenti mi hanno fatto ripensare al dialogo che c’è stato tra Gabriele Broglia ed il sottoscritto, proprio sulla natura del tempo.
Sono lieto che Darsi Pace porti avanti – in modo assai coerente e corroborante – questa feconda unione tra i rami del sapere. Desidero profondamente che AltraScienza possa integrarsi sempre più e sempre meglio in questo lavoro, in puro spirito di servizio: man mano che maturiamo noi che vi facciamo parte (iniziando realmente da me stesso), confido sarà sempre più possibile.
Anche chi come me non è filosofo può trovare in questo dialogo tante pietre preziose di cui fare tesoro.
Sono grato a tutti tre (spirito santo compreso) di parole che sono augurio di buon anno pieno di forza che dà coraggio.