Lo so, può suonare strano iniziare in questo modo, ma la lettura di “Pace e Rivoluzione” è stata per me terapeutica e benefica. Mai avrei immaginato di scrivere, a trent’anni, la recensione di un libro in cui dialogano Fausto Bertinotti e Marco Guzzi.
Sono cresciuto infatti in una famiglia fortemente di sinistra, in cui la passione politica, trasmessaci soprattutto da mio padre, era una fede viva capace di plasmare tutta l’esistenza. Come dice Bertinotti nel libro, la rivoluzione “è una diversa pratica della vita sociale, investe il modo di vivere e perfino di costruire i momenti che segnano i rapporti interpersonali”.
“La rivoluzione è connessa con la vita e il destino delle persone, non è mera enunciazione politica”. È questo lo spirito con cui mio padre, per esempio, mi ha chiamato Francesco, come Guccini, e con cui tutti gli anni ci portava alle Feste dell’Unità e in vacanza a Capalbio.
Poi dopo i vent’anni ho iniziato a mettere in discussione questa fede, aprendo anche gli occhi sulla realtà storica dei partiti e della cultura di sinistra, divenuti via via sempre più ancillari del sistema di potere neoliberista.
Nel frattempo mi sono avvicinato alla realtà dei gruppi darsi pace, fondati da Marco Guzzi, in cui ho potuto riscoprire il cristianesimo e la dimensione spirituale sotto una nuova luce, e soprattutto comprendere come i frutti migliori della modernità siano maturati sull’albero della rivelazione cristiana. Come dice Marco Guzzi:
«In definitiva ciò̀ che va capito oggi è che l’impulso messianico è la modernità, poco importa se per noi Gesù non è il vero figlio di Dio ma una personalità̀ storica di livello straordinario; è una corrente che anima tutta la cultura europea e percorre le sue vicende umane fin dai primi moti rivoluzionari del XIV secolo, tutti ispirati al desiderio di instaurare in terra un regno di giustizia e di pace».
Questo punto, sebbene ormai riconosciuto dai maggiori pensatori contemporanei, è tuttavia come obliato nel dibattito pubblico. Come scrive Giorgio Agamben: “Attraverso il Contratto sociale, la tradizione repubblicana ha ereditato senza beneficio d’inventario un paradigma teologico e una macchina governamentale di cui essa è ancora lontana dall’aver preso coscienza”[1].
Allora la domanda decisiva del libro è la seguente:
«È concepibile una politica del XXI secolo che si riallacci alle categorie dell’Ottocento-Novecento, magari anche rivedendole, per proporre una nuova forma di progetto messianico, più consapevole delle sue radici e delle sue fonti energetiche spirituali?
Oppure siamo condannati, come sembra tragicamente annunciare la situazione presente, a non trovare alcuna via per operare questo sfondamento e quindi a negare noi stessi adattandoci alla tecnocrazia digitale?»
È concepibile coniugare la denuncia verso un sistema di potere neo-totalitario, come lo chiama giustamente Bertinotti, che opera mediante una forma di sfruttamento e spoliazione che toccano le dimensioni economiche così come quelle psicologiche degli individui, con l’annuncio di una nuova forma di esistenza e di civiltà?
Come scrive Giulio Di Donato nella postfazione:
«Tutto questo presuppone, però, una resa dei conti matura e consapevole con le zone d’ombra della nostra vita individuale e collettiva: non si possono coltivare legami, annodare relazioni col mondo in direzione orizzontale e verticale senza toccare la profondità oscura dell’essere umano.
Allora, pur senza disconoscere la natura problematica e ambivalente dell’uomo, bisogna cercare di schiudere le condizioni per un “salto qualitativo” delle singole esistenze, verso una vita più vera e autentica, contro le logiche diffuse dello sfruttamento e dell’alienazione».
L’elemento sanante ed e-saltante è perciò nella coniugazione, nella cura di quella frattura fra rivoluzione politica e liberazione spirituale, fra dimensione sociale e interiorità, fra immanenza e trascendenza, che in questo momento decisivo della storia dell’umanità può diventare il carburante per un moto rivoluzionario travolgente.
Altrimenti il pericolo è quello di restare nel feretro o nei vari sepolcri imbiancati di un certo filone cristiano democratico o di un certo socialismo ecologista, che tanto piace anche in ambiente ecclessiale, dove la critica, anche condivisibile, del sistema capitalistico, resta all’interno del medesimo paradigma e anzi trova il plauso dei vari poteri di questo mondo.
In gioco cioè è un passaggio che ci tocca in quanto coscienze incarnate, in cui la comprensione intellettuale e le dichiarazioni di intenti non sono più sufficienti per operare la rivoluzione di cui stiamo parlando. Come dice sempre Guzzi:
«Il cambiamento del mondo nel segno della pace e della giustizia sociale può̀ avvenire soltanto attraverso un processo costante di conversione delle coscienze individuali, nel rovesciamento continuo dell’attitudine separante, rigida, calcolante e predatoria.
La pratica della non-violenza e della disponibilità verso la vita in comune passano per una battaglia difficile contro l’istinto conflittuale e aggressivo che è in noi; una battaglia che non può essere affrontata solo sul terreno della razionalità e della volontà politica, ma richiede una lenta e graduale trasformazione della nostra soggettività egoico-bellica, un combattimento che chiama in causa tanto la dimensione corporea-emozionale quanto quella razionale e relazionale».
Il punto decisivo non riguarda perciò solo la comprensione filosofica di come la modernità affondi le sue radici nell’elemento messianico, e quindi di come integrare, a tavolino per così dire, la critica politica con l’elemento spirituale.
Il punto decisivo è nella realizzazione di come il senso stesso della storia del mondo e quindi il mistero più profondo della soggettività sia da ricercare nello Spirito della Nuova Umanità che sta cercando di venire alla luce.
Questa rivoluzione sta cioè avvenendo in noi e nella trama conflittuale del tempo apocalittico in atto. Da un lato perciò siamo chiamati a deporre una certa pretesa di autonomia e arroganza tardo-moderna, che ha paura di abbandonare il controllo sull’apertura indisponibile della trascendenza come sorgente del tempo; dall’altra è l’intera cristianità che è chiamata ad un profondo processo di conversione e purificazione, anche di una certa tendenza a restare fuori dalla storia, magari mediante un’etica illuminata.
La rivoluzione nella Nuova Umanità è cioè in atto, e in questo dialogo fra Fausto Bertinotti e Marco Guzzi a mio avviso è possibile trovare le chiavi per aprire una porta verso il futuro, guarendo il passato.
[1] G.Agamben, Il regno e la gloria. Per una genealogia teologica dell’economia e del governo. Bollati Boringhieri, 2009, Torino, p.299.
Mia nonna buon anima diceva: “Noi che non siamo credenti possiamo convivere, voi no”.
Questo il sugo del discorso.
Per il resto sono felicissima di questo nuovo libro di Marco che mi riprometto di acquistare che mi conferma nella convinzione della apertura culturale, umana e spirituale del gruppo Darsi Pace.
Grazie
Silvia
Grazie Francesco, grazie di cuore perché recensendo questo libro, che mi pare decisamente interessante, tu per primo ti sei messo in gioco e hai aperto il cuore raccontando di te. E’ così, capisco leggendoti, che questo progetto diventa credibile, non ci sono più belle teorie o parole disincarnate (nemmeno nella scienza “dura” si sopportano più!). C’è il cuore umano, “a nudo”.
Hai ragione, la rivoluzione sta avvenendo in noi, le parti di me che “resistono” dolgono sempre di più, non è più concesso attendere, se non pagando un conto sempre più salato, a danno della propria salute.
La rivoluzione che attendiamo prende il meglio degli aneliti del passato, da tutte le rivoluzioni pensate e tentate: quegli aneliti schiacciati dall’orizzonte miope e asfissiante del neoliberismo.
I Salmi, presi sul serio – canti di dolore, amore e lavoro – quali canti rivoluzionari della nuova umanità.
E mai più nessun moralismo.
“Il punto decisivo non riguarda perciò solo la comprensione filosofica di come la modernità affondi le sue radici nell’elemento messianico, e quindi di come integrare, a tavolino per così dire, la critica politica con l’elemento spirituale.
Il punto decisivo è nella realizzazione di come il senso stesso della storia del mondo e quindi il mistero più profondo della soggettività sia da ricercare nello Spirito della Nuova Umanità che sta cercando di venire alla luce.”
Proprio così, ed esattamente così. Grazie Francesco.
Grazie Francesco!
Sì, condivido la tua recensione. Un libro bello, intenso, ma anche scorrevole perché in forma di dialogo.
Un abbraccio,
Davide
Cara Silvia,
non so a chi si riferisse tua nonna,
ma mi sembra che nel secolo scorso l’ateismo, fattosi ideologia di stato,
abbia prodotto tutt’altro che una convivenza pacifica,
nella Russia di Stalin, nella Cina di Mao, o nella Cambogia di Pol Pot…
Siamo chiamati cioè ad una profonda opera di conversione,
come scrivo nel testo, sia della modernità che della cristianità.
Un saluto,
Francesco
Grazie Francesco. È indispensabile una conversione individuale e collettiva per fare crescere la nuova umanità che è già in divenire.
Buonasera e
Congratulazioni per la recensione e per il libro,
Altre voci inaudite da ascoltare meditandole, per imparare e comprendere meglio affinché ci si addentri con più partecipazione in questi tempi difficili eppure non privi di possibilità. Mi riprometto proprio per ciò di acquistare il libro anche io quanto prima.
Mi ha colpito il racconto di Francesco, quanta conoscenza! E mi fa risuonare un ricordo. Anche mio papà era un fervente di sinistra, fino qualche tempo fa. Ricordo che quando compii diciotto anni addirittura mi disse chi votare e chi no, di conoscere quanto più possibile circa la politica, tentando di spiegarmi molte cose. Ma ahimè, io, eccetto che per alcuni uomini ‘politici nell’anima’ , ero proprio refrattaria poiché la politica dei miei anni giovanili la trovavo noiosa, disastrosa e seppur non ne sapessi che pochissima cosa mi pareva ‘una pantomima’ … inoltre ‘quella zona’ mi faceva un pò paura. Oltre a tutto ciò, il mio ex compagno era ‘prepotentemente’ di destra ed anche lui giù a dirmi ‘vota questo, vota quello’ ! E pensare che verso i venticinque anni lavorai, circa un anno scarso, in un’allora fondazione politica, che poi divenne un partito assorbito da altri maggiori. Il mio ruolo era minore, perlopiù di ‘sottosegreteria’ e varie altre mansioni. Mio padre ne era entusiasta mentre io dopo i primi mesi un pò meno. Talvolta non si capiva per chi si lavorasse, agenzia interinale a parte, data l’affluenza dei diversi personaggi, ognuno pareva darsi un ruolo preminentemente. Non ci capivo più alcunché ad un certo punto! Ecco, Il racconto di Francesco ha ridestato questi piccoli ricordi e mi ha ispirato a condividerli.
Altresì, con questa realtà, con darsi pace piano riscopro il mio papà ‘imtellettualmemte sanguigno’ di un tempo e tanto altro, imparando e comprendendo un filino di più di volta in volta.
Grazie ragazzi, complimenti ed
Un carissimo saluto!
Giorgia
La domanda decisiva del libro per me ha risposta certa: sì, è concepibile, e lo sanno tutti gli intellettualmente onesti.
Ma allora che cosa osta a correre con entusiasmo su questa via di salvezza?
Credo siano strati di odio secolari che la Chiesa si è attirata con i suoi tradimenti della Parola.
Forse quelle distorsioni oppressive della libertà erano necessarie perchè i cristiani capissero quel che stanno capendo.
E lo possono capire anche gli altri davanti all’illuminismo distorto in giacobinismo, al socialismo degenerato in stalinismo o in maoismo, al progressismo decaduto in nichilismo.
La Chiesa ha ammesso le sue colpe e ha chiesto perdono, e l’Occidente cristiano rischia di suicidarsi nella autocritica e nell’autoflagellazione di tutta la sua storia di cui ripudia il male, ma anche il suo bene che è indispensabile all’umanità.
Certo il punto decisivo è come “realizzare” lo Spirito della Nuova Umanità.
E noi in DarsiPace siamo tra quanti cercano e provano ad incarnare nella propria vita questo Spirito, con tutte le difficoltà e le fatiche inevitabili, e con la gioia di sperimentare, passo per passo, quanto sperato nella fede.
Ciao Francesco! Grazie per la condivisione ( la a recensione, e cosí il libro lo leggerò presto) che ha risvegliato anche in me una memoria.
Quella dell’ impatto con l’ incontro delle frange politiche che negli anni 80 si sprangavano a vicenda! Con i miei amici, quasi tutti di estrazione proletaria, mi sono trovata piú volte davanti a esponenti di sinistra ( spesso di famiglie borghesi) che volevano picchiarci, aspettandoci fuori dalla discoteca o nei luoghi dove ci incontravamo: per loro, noi eravamo i fascisti! Da qui, ho imparato l’ assurdo ideologico, che mi ha tenuto lontano dall’ abbracciare ogni bandiera!
Restando però nella realtá del popolo, dei lavoratori, della gente che vive senza slogan da stadio ( anche questi grandi contenitori d’ ideologie distruttive ” dei nemici opposti”) lottando in modo diverso. Anche per questo, il mio percorso non poteva non sfociare in Darsi Pace, e applicarsi seriamente alla trasformazione profonda che stiamo conoscendo e diffondendo, come dice Marco, One by One! Oggi, con l’ evento di Roma, si apre una porta e una via possibile ad una svolta umana spirituale politica augurabile! Lo Spirito della Vita, e non le sue cellule malate, ci guidi all’ unitá e pace. Ci custodisca nel camminare insieme e conoscere davvero la gioia e libertá che siamo chiamati a vivere, uomini e donne risorti! Abbraccio. Brunella
Grazie caro Francesco, un invito alla lettura pieno di speranza e di fondate ragioni per lanciarci in questa avventura antropologica. Sono onorato di farne parte insieme a te e a tutti noi.
Un abbraccio, Luca. –