UNGARETTI, LA PASQUA DEL 1928 E NOI

Commenti

  1. Caro Andrea, grazie per questa bellissima e matura riflessione. Ungaretti è sempre stato un mio “amore”, tu dai benissimo sostanza e consistenza a questo mio affetto, svelandone anzi la ragionevolezza profonda, proprio alla luce del nostro percorso di guarigione.

    Un abbraccio.

  2. Simone Compagnucci dice

    Che bello, Andrea, grazie infinite di questo post, meraviglioso regalo – di Pasqua. Amo molto Ungaretti, poiché anche le sue parole sgorgano dall’ascolto di quel vuoto profondo cui si può accedere rivolgendo lo sguardo dentro di sé. Trovo gli ultimi tre versi di una pragmaticità e di un realismo quanto mai spaventosi. Ed è proprio così: è proprio in e da quel luogo di massima disperazione che la “luce che punge”, come una puntura di beatitudine, inizia a farsi strada. Quella è la via per incontrarla, che io pure sappia non ne esistono altre.
    Un caro abbraccio e grazie ancora!
    Simone

  3. Grazie Andrea di questi profondissimi versi e del tuo commento, la poesia è luce che scava dentro e che libera il cuore. Buona Risurrezione!

  4. Claudio Rampazzi dice

    Grazie Andrea per questo tuo dono Pasquale. Non conoscevo La Pietà, ne l’esperienza di trincea di Ungaretti. Mi ha molto colpito l’immagine di un uomo che difronte ad una possibile morte, nel frastuono della guerra, riesca a dare ascolto alla Parola che invece necessiterebbe di silenzio. Ma forse anche oggi, per chi sa ascoltare, è possibile sentirsi in trincea. “La ferita si fa feritoia”, da lì entra la Luce e possiamo guardare verso il vero nemico che ci abita. Il tuo commento mi è piaciuto quanto la poesia, complimenti. Buona Pasqua!

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