Ho cominciato col chiedere loro se conoscessero il significato di questa parola e se avessero mai conosciuto qualcosa che fosse definibile tale. Dalle loro risposte è emerso subito che molti di loro confondevano invisibile con trasparente e infatti hanno tirato in ballo il vetro della finestra, l’acqua di una bottiglietta. Per prima cosa ho chiarito la differenza tra i due termini e le realtà cui ognuna di queste parole faceva riferimento. Più andavo avanti con la spiegazione più vedevo accendersi nei loro occhi la curiosità, che quasi si trasformava in gratitudine. Sì mi sembrava che mi stessero ringraziando di parlare con loro di questo: lo vedevo dalla luce dei loro occhi, anche di quelli apparentemente e solitamente meno attenti. E poi hanno cominciato a fare degli esempi: l’angelo custode, Dio, il nonno che è morto! Avevano capito che l’invisibile rimanda a qualcosa che esiste ma non si vede, a qualcuno che ci guarda, che si preoccupa per noi, anche se non lo vediamo. Nei giorni seguenti abbiamo continuato a parlare dell’invisibile, il loro interesse era grande. Dopo aver suonato un po’ con il corpo e con alcuni strumenti musicali, ho spostato la loro attenzione sull’invisibilità delle onde sonore, che abbiamo rappresentato con una linea ondulata che stavamo sperimentando in quei giorni.” Se premo l’interruttore, cos’ è che fa accendere la luce? “La corrente “mi ha detto una bambina. “E la vediamo?” ho chiesto.
“No “, mi hanno risposto “È INVISIBILE”. Anche i pensieri, ho aggiunto in seguito, non li vediamo, sono nella nostra testa e sono invisibili agli altri, ho aggiunto in seguito. Abbiamo concluso le attività su questo argomento con il racconto di G. Rodari “Tonino l’invisibile“e con alcuni giochi ad esso ispirati. Il loro entusiasmo riguardo all’argomento ha oltrepassato le pareti dell’edificio scolastico, perché alcuni di loro ne hanno parlato con i genitori, con grande meraviglia e piacere di questi ultimi. Inoltre a distanza di qualche settimana, uno dei bambini più vivaci e chiacchieroni, nel disegnare un albero autunnale che stava perdendo le foglie, ha disegnato attaccata ad un ramo una foglia che lui ha definito speciale… perché invisibile.
È stato meraviglioso poter condividere questa esperienza con i bambini, perché è da un po’ che mi risuona la frase che tante volte incontro nel mio lavoro di ricerca interiore: l’invisibile è più potente del visibile. Tante volte sento attraversare vibrante questa potenza nella mia vita di ogni giorno, ed è un’emozione e meraviglia continua. Mi capita di frequente di fermarmi a riflettere sulla potenza dell’invisibile nella relazione educativa. Da una parte mi porta a considerare l’invisibile quale sguardo con il quale guardo l’altro nella relazione, l’altro che può essere un alunno, un figlio, ma anche un collega, una qualsiasi persona che incontro sul mio cammino per la quale posso diventare educatore inconsapevolmente e che può diventare a sua volta educatore nei miei confronti. Il pensiero che nutro nei confronti di una persona, anche se per lei è invisibile influirà su quest’ultima indiscutibilmente, oltre a determinare il mio comportamento nei suoi confronti e che diventerà pertanto la manifestazione di questo invisibile. Diceva Goethe “Se tratti una persona per come è, ella rimarrà quella che è, ma se la tratti come se fosse quella che dovrebbe essere, diventerà quella che dovrebbe e potrebbe essere”. Pensiamo allora a quanto potere ha l’invisibile sulla vita di ognuno!
Non possiamo neanche essere tanto sicuri che quello che noi pensiamo degli altri non possa ricaderci addosso come un boomerang!
Nel nostro lavoro di ricerca personale, attraverso i laboratori nei gruppi Darsi Pace e Darsi Scuola lavoriamo senza sosta su e con l’invisibile.
Allenandoci a morire a noi stessi facciamo esercizio di abbandono e di svotamento nei confronti di questo invisibile eppure pesante materiale prodotto in quantità enorme dalla nostra mente. Ma a quale scopo facciamo tutto ciò? Per uno scopo di primaria importanza. Se quello che pensiamo è tanto importante da condizionare la nostra vita e quella degli altri, significa che lavorare su di essi è un lavoro fondamentale in qualunque relazione e soprattutto nella relazione educativa. I nostri pensieri il più delle volte sono frutto di meccanismi di difesa, di ferite non elaborate, quindi non dicono la verità, non sono autentici. Conseguentemente ci portano a manifestazioni altrettanto automatiche e reattive nei confronti della realtà.
In secondo luogo svuotarsi dei nostri piccoli pensieri invisibili ci apre all’Invisibile con la lettera maiuscola, alla sua Epifania dentro il profondo sé di ciascuno. Quel sé che guarito dalle ferite può aspirare ogni volta a divenire immacolato come il cuore di Maria, libero e accogliente, promotore di crescita e diffusore di nutriente amore nei confronti di ciascuno.
Grazie per questa profonda riflessione, che mi vede assolutamente in linea: liberarsi da tutto ciò che, invisibilmente ma efficacemente, ci colpisce e ci assedia, per abituarci a osservare ciò che rimane. Riuscire anche a insegnarlo mi piacerebbe da morire.
Grazie Antonella, una riflessione molto stimolante e che sfida avvincente portare “l’invisibile” a scuola!
Un abbraccio,
Dario
Grazie Antonella di aver ricordato ai piccoli ma anche a noi grandi quanto l’invisibile sia parte della nostra vita anche se se ne parla poco e quanto portare alla luce l’Invisibile, con la i maiuscola, sia una ricerca continua a cui aspirare…
Spesso i nostri figli sentono il peso concreto dei nostri pensieri invisibili su di loro. A volte mi raggiunge una invisibile gioia ! Che bel gioco questo di fare a gara per scoprire l’invisibile in noi ,attorno e tra di noi!
Ciao Antonella, che bella esperienza hai presentato e… che bel varco hai aprirto verso l’Invisibile!
Ora, però, rimane da tracciare e costruire il ricco percorso capace di nutrire la mente e lo spirito degli alunni e…
dare energia ai docenti ed ai genitori: un nuovo tipo di relazioni “guarite”, in grado di ricaricare tutti continuamente, durante il cammino, spesso faticoso.
Grazie per quello che hai proposto e… buon proseguimento, col sostegno di “tutti per tutti”.
Grandi.
Meravigliosi.
Grazie
Grazie, Antonella. Ho letto tutto d’un fiato la tua testimonianza, che regala un delicato gusto di bellezza! Risvegliare nei tuoi alunni (e forse anche in qualche genitore) il “senso” e lo sguardo verso le cose invisibili qui in Terra costituisce – senza dubbio – un grande passo nell’orientare le anime verso l’orizzonte della contemplazione. Come una coltivatrice di campi o una sapiente artigiana, stai lavorando per dissodare le zolle della non conoscenza e cesellare piccole opere d’arte. Contattando e sfiorando le sottili energie deposte nel cuore dei piccoli alunni, stai aprendo varchi al Mistero Luminoso della Vita. In questo tempo pasquale, le tue “parole” restituiscono il profumo del quel nardo prezioso versato sui piedi del Maestro……. promessa di Eternità.
Grazie di cuore a tutti voi per queste belle risonanze! Le vostre parole sono una carica di energia per lo spirito e uno stimolo a proseguire sul cammino intrapreso , che non è mai solitario.Un abbraccio
Davvero liberarsi di questi fardelli ci farebbe scoprire un mondo nuovo e potremmo diventare finalmente ciò che siamo, ci vuole una via d’uscita dal se ferito!
E’ fondamentale e meraviglioso far scoprire ai bambini e ai ragazzi che l’invisibile esiste ed è reale.
Due anni fa ho parlato con un bambino americano di 8 anni, cresciuto in una cultura rigorosamente “politically correct”, che mi diceva con assoluta convinzione e come una ovvietà, che lui credeva solo nelle cose concrete che vedeva e toccava.
Come pro zio ho avuto una stretta al cuore per questo bimbo che vedo una volta all’anno.
Quando l’ho rivisto l’anno scorso gli ho chiesto, con un sorriso, se riusciva a vedere e toccare l’amore che scorre tra lui e suo padre.
Mi ha risposto “no”.
Allora gli ho chiesto se questo amore c’era o no.
Mi ha risposto “sì”.
Ha scoperto che l’invisibile esiste ed è reale.
Io poi ho aggiunto che il Dio in cui io credo è Amore, ed esiste anche se non lo vediamo.
Oggi nelle scuole elementari-primarie, alle medie, alle superiori, è raro che qualcuno faccia scoprire queste realtà fondamentali, che sono in grado di salvare e dare alta qualità alle vite dei ragazzi.
Col pretesto che ci sono tante fedi e che la fede è questione privata, priviamo i ragazzi del meglio della vita.
Grazie, Antonella, e buon lavoro a Darsi Scuola.
Grazie, imparo continuamente nuovi approcci , siete una fonte di grande verità. Rimaniamo insieme. Donatella
Prima di tutto debbo ringraziarti. Questi pensieri sono profondi e mi aiutano a capire. Anche secondo me l’invisibile è più potente del visibile. I pensieri, le sensazioni incarnate che ci appagano o che ci spezzano il cuore, e che si accompagnano alla conoscenza del mondo e alla scoperta del nostro io misterioso, appartengono sempre all’invisibile. Viviamo immersi nell’invisibile perché, anche quella cosa misteriosa che chiamiamo realtà, diventa poi una parte di noi, co-creata dal nostro modo di sentire, di amare di soffrire e quindi diventa anche lei invisibile. La preghiera, la meditazione, la discesa nell’abisso infinito sono realtà dell’invisibile. L’invisibile quindi è il modo con cui l’io co-crea le realtà esterna e interna. Grazie