Onore a Roger Waters, uno dei pochi artisti che negli ultimi decenni non sono piegati alla deriva nichilista e rinunciataria della cultura dominante, continuando invece a denunciare la violenza di un sistema di potere diventato ancora più pervasivo e distruttivo, per certi versi, rispetto agli anni ’70. Lo storico leader dei Pink Floyd, giunto alla soglia dei suoi 80 anni, testimonia di avere ancora una carica di energia contestatrice (ormai merce rara), non solo per le posizioni che ha preso pubblicamente sul conflitto russo-ucraino ma anche soprattutto per il tour che sta portando in giro per il mondo: “This is not a drill” (questa non è un’esercitazione), definito il suo primo tour di addio.
Sono stato alla prima data di Bologna, venerdì scorso, all’Unipol Arena, e mi sono trovato immerso in uno concerto di quasi tre ore in cui messaggio artistico e messaggio politico si intrecciano indissolubilmente in uno spettacolo fatto non solo di musica ma anche di scenografie e proiezioni su schermi alti tre metri, disposti a croce sopra il palco al centro dell’arena. Un’opera d’arte totale.
Subito prima dell’inizio dello spettacolo, la voce di Roger fuori campo avverte tutti gli spettatori: “se sei una di quelle persone che dicono ‘io amo i Pink Floyd ma non sopporto le posizioni politiche di Waters’ faresti meglio a fotterti a andartene al bar immediatamente”. Poi inizia il concerto, sulle note di Comfortably Numb, uno dei brani più celebri di The Wall, trasformata però in una sorta di ballata apocalittica, mentre sugli schermi giganti corrono le immagini di un’umanità ridotta a mandrie di zombie chini sui loro cellulari, in uno scenario di città devastate. Il messaggio è chiaro: siamo tutti anestetizzati, passivi e distratti, ci hanno resi “comodamente insensibili” (comfortably numb).
Come una sveglia arriva il ritmo martellante di Another Brick in The Wall, che cambia completamente l’atmosfera. Sugli schermi stavolta scorre una scritta rossa a caratteri cubitali: PROPAGANDA. E poi, subito dopo, l’avvertimento: “chi controlla la narrativa domina il mondo”. È con la propaganda che questo sistema costruisce i muri delle nostre prigioni mentali. È così che ci rendono anestetizzati.
Ma chi vuole tutto questo? Nell’intermezzo tra un brano e l’altro compaiono dei dialoghi, in stile fumetto:
A: Devono credere che siamo proprio stupidi!
B: Chi? A chi ti riferisci quando parli di “loro”?
A: Quelli che se ne stanno su negli attici, i fottuti oligarchi.
La canzone stavolta è The powers that be, i poteri che ci sono, che non hanno mai smesso di esserci: le oligarchie che dominano il mondo.
Durante il brano successivo, sullo schermo compaiono, una dopo l’altra, le facce di molti presidenti degli stati uniti, da Ronald Raegan a Joe Biden, passando per Obama e Trump. Ognuno ha scritto davanti alla faccia “WAR CRIMINAL”, criminale di guerra. Senza mezzi termini.
Ma non ci sono solo temi “sociali”. In una sezione del concerto dedicata a Wish You Were Here, Waters racconta la sua storia nei Pink Floyd, dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli ’80, e soprattutto della sua amicizia con l’altro fondatore del gruppo, Syd Barrett, il “diamante pazzo”, una delle tante menti geniali andate in frantumi cercando nelle alterazioni delle droghe un’alternativa a questo mondo. Il commento è diretto e penetrante:
“Quando perdi una persona a cui vuoi bene,
ti serve per ricordarti
che questa non è un’esercitazione.
Ed è così facile perdersi.
Non è vero?”
Un monito valido anche oggi che il sistema ci spinge sempre di più verso finte trasgressioni (ormai del tutto sdoganate) da un lato e poi dall’altro verso riflussi di depressione e nichilismo che rischiano di risucchiarci come buchi neri. È così facile perdersi.
La carica di energia torna con la parte dello spettacolo dedicata ad Animals, il concept album del 1977 ispirato al “La fattoria degli animali” di George Orwell, una visione distopica della società umana attraverso la metafora degli animali: durante “Sheeps” una pecora gonfiabile, simbolo del conformismo, vola sul pubblico. Ma sullo schermo, poco dopo, il gregge impara le arti marziali e comincia a combattere. Ancora una volta, scritte a caratteri cubitali: RESIST CAPITALISM.
E a proposito di resistenza e opposizione, sullo schermo viene proiettato il più famoso dei filmati diffusi da WikiLeaks, “collateral murder”, in cui si vede l’uccisione di civili da parte dell’esercito statunitense durante la guerra in Iraq, nel 2007. La proiezione si chiude con lo slogan: FREE JULIAN ASSANGE. LOCK UP THE KILLERS. Ovvero: liberate Julian Assange, rinchiudete gli assassini.
La carica rock della musica e dei testi si fonde alle immagini proiettate in un unico messaggio di denuncia e di resistenza: contro l’imperialismo, il consumismo, il razzismo, la distruzione delle culture e la dittatura dei miliardari (quelli che hanno aumentato i loro profitti del 27% durante la pandemia, come ricorda un titolo di giornale sullo schermo). Siamo arrivati a Money, il celebre brano di Dark Side of the Moon.
In chiusura, Waters lancia un appello sulla guerra in corso, che sta portando a un massacro di civili per colpa di leader politici che non si parlano e che non vogliono alcuna pace. Riceve moltissimi applausi. Prima dell’ultimo brano ricorda lo spettro della bomba atomica: diciamo a gran voce che nessuno di noi vuole questo. Non vogliamo farci distruggere. Poi saluta il suo pubblico in un clima di festa e di commozione.
A fine spettacolo, ancora eccitato, resto un po’ solo in mezzo alla folla che defluisce dall’arena, e pensando mi chiedo: ma com’è possibile che ci sia tutta questa violenza così assurda nel mondo? Che cosa ci spinge, caro Roger, a creare muri, a odiarci a vicenda, a ucciderci, ma anche a credere alla propaganda, a non reagire al male, a restare passivi e addormentati mentre subiamo, oppure a organizzarci in piccole oligarchie che devastano la terra e schiacciano l’umanità? Com’è possibile che questa violenza, che tu giustamente denunci senza mezzi termini, sia così forte nel mondo, nonostante sia così assurda?
Poi mi sono venute in mente le parole di Etty Hillesum e del suo Diario, che sto leggendo in questi giorni:
“Jan chiedeva con amarezza: cosa spinge l’uomo a distruggere gli altri? E io: gli uomini, dici – ma ricordati che sei uomo anche tu… Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e strappar via il marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza prima aver fatto la nostra parte dentro di noi.”
Denunciamo la violenza degli uomini senza mezzi termini, perciò, ma ricordiamoci che siamo uomini anche noi, e che il principio del male è in ciascuno di noi. E facciamo la nostra parte. Solo così potremo portare un cambiamento reale e inarrestabile nel mondo.
Vi aspettiamo a Milano per la terza tappa del tour della Carta della Nuova Umanità: “Pace è rivoluzione”. Appuntamento al Teatro Faes alle ore 17:30.
Grazie Andrea per questa puntuale bellissima condivisione di questo evento musicale artistico culturale politico umano di rivolta, di “sveglia”. Questo meraviglioso genio che è Waters, con l’immediatezza dell’arte della musica delle immagini dei contenuti , ci dona la percezione precisa della grande menzogna, e lo fa da sempre direi. “Il re è nudo” da molto molto tempo ormai. Che emozione leggere la tua testimonianza, ho cercato subito un video del concerto, e sai che ti dico?Farò di tutto per andare il 28 a Bologna. La sveglia mi è suonata da un pezzo, ma questo evento mi darà una ricarica fortissima. Grazie Andrea❤️, perché a fine concerto il tuo pensiero è andato a Etty, al cuore dell’uomo e della questione, perché è da lì che parte ora e sempre di nuovo la nostra rivoluzione evolutiva, grandeee. Onore davvero a Roger Waters e allo Spirito che soffia potente nella musica.
Senza parole, articolo spettacolare. Grazie
Quello che mi colpisce, se non vado errando, è che qui c’è un superamento del ‘rifugio droga’. Anche i concerti del 68/70 portavano meravigliose canzoni poetiche, politiche, contro la guerra del Vietnam, ma abbracciavano la droga senza realizzare che essa stessa, faceva parte del piano di distruzione delle menti .
Grazie Andrea che ci riporti alla nostra costituzione antropologica dove il male esiste come radice da estirpare….
Un saluto da Spello.
Bianca
Bellissimo articolo, Andre! Sapevo delle posizioni di Waters ma quello che ci racconti in questo articolo è davvero incredibile! Menomale che ancora esiste qualcosa che non ha paura di esprimere una voce dissenziente dalla propaganda dominante! Molto bella e puntuale anche la tua conclusione, ed è quella che fa la differenza vera d’altronde!
Grazie caro Andrea, senza tanti giri di parole: questo articolo mi ha commosso.
Amo Roger da decenni, prima con i Pink Floyd e poi in una produzione solistica di grande creatività. Una della prime cose che regalai alla mia Paola, appena fidanzati, è stato il long playing di “Pros & Cons”, un capolavoro assoluto, per me, un concept album strabiliante nei testi e nella musica. Eravamo, pensa, nel lontano 1984.
Ma ancora indietro. Tu non puoi ricordare quando uscì The Wall, ma io ricordo ancora bene l’impressione incredibile che mi fece quel disco. Eravamo all’inizio degli anni 80 e quello che arrivava dai Pink erano due dischi di una creatività immensa, e anche un afflato di denuncia che già allora, nell’edonismo reganiano, era terribilmente fuori moda ma terribilmente vera. E suggestiva, in fondo. Perché la voglia di rivoluzione ce l’abbiamo nel cuore, forse l’ha messa Lui, anzi senz’altro, e non possiamo addormentarla fino in fondo.
Per sei mesi almeno, lo ascoltai tutti i giorni. Mi meraviglio che mia mamma non mi abbia buttato fuori di casa!
Questo tuo articolo è scandalosamente sincero, nelle domande che “osi” fare a chiusura e che nessuno osa, nei grandi giornali. Per questo è prezioso. Nell’epoca della parcellizzazione tu non hai paura a fare domande “di senso” e questo è veramente bello. La chiusura poi con uno degli altri miei amori, la Etty, questa ragazzetta impertinente libera e profonda che amerò per sempre, è la ciliegina sulla torta.
Ho anche pensato, ma accidenti, io un movimento che mette sul suo sito i miei amori, io non lo mollo.
Mica sono (del tutto) matto!
Grazie!
Grazie, Andrea, per questo bellissimo articolo, molto illuminante e coinvolgente!
Andrea ha detto bene e il rimando alla Hillesum è quanto mai appropriato. Come spesso ormai accade, mi capita di parlare da testimone e l’articolo di Andrea è davvero un piacere da leggere perché ha scritto quello che pensavo e sentivo quando da giovanissimo ascoltavo i Pink Floyd. Waters rappresenta un po’ l’anima vera, l’essenza di quella che era e sarebbe dovuto essere e rappresentare la musica rock, ovvero quell’urlo di dolore che con la consapevolezza e la coscienza poi si trasforma in grida di gioia, in canto e rivoluzione. Riprendere oggi quel filo, così come ha fatto Andrea è quel fondamento emozionale che può tornare a parlare ai e a far parlare i giovani in un linguaggio a loro familiare e che, mai come oggi, hanno bisogno di riferimenti che possano loro aprire gli orizzonti che sognano. Grazie Andrea!
Buongiorno,
Congratulazioni per l’articolo, il quale evoca in chi legge, pur non avendo partecipato al concerto, una atmosfera che trasporta l’anima in quell’energia creativa entusiasmante!
In questi ultimi anni si è sentito parlare di Rogers, dei suoi tour ma in maniera sempre frammentaria, per quel che ho potuto appurare incompleta (ovviamente da parte di ‘sappiamo chi’:) ; qui invece vi è un grande coinvolgimento che sprona ‘a far visita a degli amici di prima gioventù’. Sarebbe bello che tanti altri giovani, ed anche soprattutto giovanissimi, anziché ascoltare soltanto ‘ i soliti cantanti più in auge’ del momento, influencers etc, guardassero indietro proprio incontrando uomini come questo ed iniziando un percorso come quello del giovane gruppo de l’indispensabile …
Grazie e un caro saluto,
Giorgia
Sì grazie Andera, per “caso” dall’inizio del conflitto, mi sono capitati all’orechio alcuni vecchi brani dei Pink Floid e mi sono sentito nel profondo questa domanda, ma come è possibile? queste cose sono stete dette e cantate in tanti modi e in tante forme d’arte.
Grazie per aver ricordato le parole di Hetty Hillesum, prorpio questa che citi è la strada, che in darsi pace cerchiamo di percorrere, praticare, condividere, insieme a molti milioni di persone che pur confuse e ferite, sentono nel cuore proprio questo.
un caro saluto
Stefano
Semplicemente GRAZIE di cuore, caro Andrea, per questo articolo di cosi’ ampio respiro e per i relativi commenti intergenerazionali!
Un caro saluto e a presto a Sacrofano!
Giuseppina Nieddu
Ciao Andrea, convintamente mi sento di ricalcare pari pari il commento potentemente sintetico di Francesco:
“Senza parole, articolo spettacolare, grazie!”
Grazie a tutti per i bellissimi commenti.
Questo post non era neanche “previsto” nei miei piani ma il concerto è stato di una tale forza artistica e politica che ho dovuto scrivere una recensione, e sono contento che abbia animato un bel confronto.
Tra l’altro, per chi fosse interessato, segnalo che il 25 maggio sarà trasmessa in diretta nei cinema, anche in Italia, una data del tour, e qui si possono acquistare i biglietti: https://www.thisisnotadrillfilm.com/
Costa un po’ più di un normale film, però ve lo consiglio, io sono tentato di andarci per rivederle tutto lo spettacolo.
P.s. il riferimento finale a Etty Hillesum mi sembrava necessario, specialmente qui su Darsi Pace, perché quello è forse l’unico tassello che manca a Roger Waters (e infatti molti mi facevano notare, nei commenti su facebook, che lui è da quarant’anni in guerra con gli altri ex-membri dei Pink Floyd…): si può denunciare – ed è sacrosanto e anche raro oggi –
tutto il male che c’è nel mondo, ma se non si capisce che questo male ha una radice spirituale (la separazione egoica) non si capisce né come sia possibile che il male sia così forte e né si può sperare di superarlo in qualche modo. Si può gridare “pace! pace!” o denunciare la guerra ma si resta nell’ideologia. Ecco, mi sembra che Etty invece trovi le parole giuste per affrontare la radicalità del problema, come facciamo anche noi nei gruppi: liberazione interiore e trasformazione del mondo.
Un abbraccio a tutti, e a presto.
Andrea
Bellissimo posto il tuo Andrea, e ottimi i commenti! Grazie grazie davvero. Un saluto caro a tutti da Fabio
Caro Andrea,
sì, ho visto anche io i commenti su Facebook relativi alla “guerra” interna ai Pink Floyd, come dar loro torto? Inoltre, molte volte Roger fu accusato di comportamenti “dittatoriali” nel gruppo (pare che buttò fuori Richard Wright dall’ultimo album che fece con i Pink, “The Final Cut” per esempio). Ricordo ancora sul retro di copertina, la frase che toglieva ogni dubbio: “Pink Floyd are…” e lo storico tastierista, infatti, non c’era.
Con tutto che senza il suo genio i Pink, secondo me, si sono un po’ persi. Hanno iniziato a far canzoni, per carità, anche interessanti, ma senza quel mordente nella muscia, quella poesia nei testi, che la sua presenza nel gruppo garantiva.
Il riferimento ad Etty è proprio quello che stacca la tua appassionata cronaca dalle recensioni che si possono leggere su vari giornali, perché osi di più, vai in effetti alla radice del problema, come dici nel commento.
E comunque, pensavo stamattina, “Comfortably Numb” sentitela nella versione originale del disco del 1980. L’assolo lancinante di David Gilmour alla fine del brano è una delle cose più belle che ha prodotto il rock nel secolo scorso: è veramente un grido straziante, un grido di domanda, un grido accorato e profondo. Sublime.
Anch’io, caro Marco, non rinuncerei mai alla versione originale di Comfortably Numb, con l’assolo incredibile di Gilmour… e infatti bisogna ammettere che se i Pink Floyd da un lato hanno perso il mordente di Waters, anche lui ha dall’altro lato perso tanto musicalmente, andandosene. E la differenza tra un gruppo come quello e un insieme di “turnisti”, pur bravissimi, che suonano per un autore, purtroppo nei live un po’ si sente. Per quanto lui continui a definirsi “the creative force behind the golden years of Pink Floyd”, anche gli altri erano forze creative, magari diverse. Passo e chiudo 😉
Carissimo Andrea, per quanto mi riguarda hai toccato completamente il segno. Esattamente lo stesso stato d’animo che ho vissuto a partire dalla “festa” del 25 aprile. Un misto di commozione e lutto per la tragedia assoluta della condizione umana, al di sotto di tutte le parti, e un bivio che ci conduce sempre di più all’abisso della Croce. È un Appello assordante che chiama dal Silenzio che nei nostri cuori ci ostiniamo a non ascoltare.
Quindi grazie della tua testimonianza.
Un grande abbraccio, Luca.
Era un po’ che non leggevo i post del sito. Confermo la mia totale ammirazione per gli indispensabili giovani de “L’indispensabile”. Siete magnifici, ragazzi.
G.R.A.Z.I.E. di esistere ..tutto verissimo!…. ognuno ha la possibilità di divenire il cambiamento che vuol vedere nel mondo …. il 20/21 febbraio 2024 l’alta corte del regno unito si pronuncerà sull’estradizione di Julian Assange benché non sia degna nemmeno di allacciargli i sandali.
Questo uomo giusto che con estremo coraggio a permesso che si portassero alla luce i crimini di guerra e non solo… Lui un nuovo Cristo perseguitato e messo in croce per aver rivelato la verità al mondo, Lui emblema di una nuova umanità …. libertà per Julian Assange … ci vorrebbe un miracolo e io voglio credere ai miracoli ….Liberiamolo , liberandoci , con un canto che è come una preghiera in unità con lo spirito della nuova umanità : libertà per Julian Assange ( 20 a Milano piazza del liberty ore 17.00 )
Perchè Lui è tutti noi: