Guardavo un film su Netflix in questi giorni, chiamato “Generazione 1000 euro”. Il protagonista è un trentenne matematico con un dottorato, che però non riesce a trovare un incarico in università ed è quindi costretto a ripiegare ad un impiego, precario, per una azienda di marketing.
Ha una relazione insoddisfacente con la sua fidanzata e vive in un appartamento condiviso con altri due ragazzi, assieme ai quali lotta per rientrare, ogni mese, nelle spese ordinarie. Ad un certo punto la vita lo mette davanti ad una scelta.
Al lavoro, nonostante sia insoddisfatto, ottiene una promozione e ha la possibilità di avanzare nella carriera; a livello sentimentale è combattuto fra due ragazze, la prima arrivista e narcisista, la seconda pura di cuore, che ha il sogno di diventare insegnante.
Dopo varie peripezie decide di lasciare il lavoro e la prima ragazza, optando per la seconda e per tentare nuovamente il concorso. La scena finale è tuttavia emblematica. Si sveglia una mattina con la sua ragazza di fianco, e dice fra sé “non so se mi rinnoveranno il contratto, non so cosa farò fra sei mesi, non ho idea di come sarà il mio futuro, guadagno 940 euro al mese”. Si alza dal letto, fa un sorriso, e il film finisce.
Mi è sembrato emblematico di qualcosa di profondo che sta avvenendo nelle generazioni come la mia, ma forse più in generale a tutti noi.
Il bivio è quello fra una forma di adattamento al sistema di potere dominante, e il rifiuto deciso delle sue logiche. Per il protagonista questo rifiuto non si tramuta in qualcosa di più ampio e profondo, e cioè in una contestazione radicale di questo sistema, che è la vera causa della sua situazione, ma in una forma di accettazione quasi liberatoria.
Il sistema non si può cambiare, allora accettiamolo per come è.
La rivoluzione è un sogno adolescenziale, ormai siamo adulti, e non possiamo fare nulla di dirompente per trasformare questa situazione.
Ecco questo mi sembra il punto decisivo. Sia sul piano personale che su quello collettivo questo sistema vince perché ci convince che non c’è più niente da fare, che il modello proposto sia in fondo l’unico possibile.
Un lavoro precario, relazioni fluide, i tuoi consumi e piaceri quotidiani, ma non c’è niente aldilà e non c’è niente al di fuori di questo.
Quello che tu desideri, ovvero una connessione con gli altri inserita in un progetto di ricreazione liberante del mondo, e cioè la rivoluzione, è una chimera, noi ti diamo dei sostituti.
Ora, personalmente, guardando la mia vita, io mi sento di oscillare fra questi due poli. Ma posso dire con certezza che quello che sto sperimentando, grazie al lavoro che facciamo nei gruppi e alla speranza che mi infondono le parole di Marco, è che è vero proprio il contrario:
non c’è bellezza nella mia vita, non c’è gioia, non c’è slancio al di fuori di una dinamica di contatto continuo con una sfera che non è di questo mondo, e che mi porta a desiderare di cambiare la realtà in cui vivo.
A lottare per cambiare un sistema oligarchico e suicidario che in fondo ci rende tutti schiavi.
Per questo Democrazia è Rivoluzione, e per questo a Napoli proveremo a vivere, tutti assieme, nuovamente, una tappa di Insurrezione della nostra Umanità Nascente!
A mano a mano che,…caro Francesco ”lavorando “all interno di Noi,aumenta la Conoscenza/Coscienza che ci permette di liberarci da queste strutture/dinamiche egoiche così faticose e subdole …almeno nella mia esperienza….ad oggi, Sento e Credo….quando avviene….nel mio Quotidiano….che è una Buona strada ,Onesta e Reale (perché vedo risultati concreti) ….che Sento il desiderio di percorrere perché ci Ri unisce,prima con Noi stessi …ed inevitabilmente con gli Altri…credo abbia a che fare con lo Spirito e la sua Guida.un Abbraccio ed un Grazie,Grande a Tutti Voi di Darsi Pace.Giovanni dp(1 a.)
La pratica di questi anni in Darsi Pace, per me è stato anche il lento, combattuto ma inesorabile “spostamento” mentale dall’attitudine “non si può cambiare realmente nulla” a quella della possibilità della rivoluzione, del cambiamento reale.
Lo definisco per gioco (ma non troppo) un mio ringiovanimento, se si può dire, perché ben ricordo come diversi decenni fa, questa “rivoluzione” la sentivo non solo possibile, ma vicina (anche se i suoi caratteri li mutuavo un po’ dal clima del momento).
Ma io credo, anche un ritorno al cristianesimo vero (almeno in questo aspetto).
Il Salmo di oggi dice “Cantate al Signore un canto nuovo”. Un canto nuovo!
Ma quante volte l’ho letto e pronunciato, senza pensarlo?
Nuovo, la novità è cambiamento: non è acquiescenza, non stasi.
È nel nostro specifico cristiano: quando mai un buddista lo direbbe?
E chi lo spera davvero? Lo crede?
Viva dunque la rivoluzione,
ovvero viva questa rivoluzione!
Daje Napoli!
Un abbraccio.
È vero Francesco quello che dici, e certo non solo per le generazioni piú giovani ( anche se le piú interpellate!) La scelta è sempre tra un potere- sistema costituito …con tutte le sue assicurazioni, privilegi, e premi
( di carta!) … e l’ ignoto, in ogni sua forma che puó dare alla nostra vita. Ti auguro di scegliere sempre, secondo la libertá che lo Spirito incondizionato sta insegnandoti.
Brunella