20 Maggio 2023 – Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Verona
In questa conferenza condotta da Marco Castellani, gli esperti Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore, e Marco Guzzi, poeta e filosofo, dialogano e riflettono sulle differenze e le connessioni tra l’intelligenza artificiale e i limiti dell’ego, le pratiche di consapevolezza e la vera natura della coscienza.
Hanno guidato il dialogo domande cruciali come: Chi è l’Io umano? Ci sono rischi nello sviluppo delle intelligenze artificiali? Qual è la relazione fra l’intelligenza spirituale e la coscienza? E quali sono i passi realmente praticabili per una rivoluzione culturale?
Buona visione!
Finalmente l’attesa è terminata, superato il problema tecnico ho potuto godere questo bellissimo incontro.
Credo sia un pezzo di storia della nostra evoluzione che si mostra chiaramente.
Ringrazio Federico F. e Marco G. per la loro generosità, profondità, per il coraggio e la chiarezza con le quali hanno riflettuto con noi sul tema che a breve mostrerà tutta la sua pericolosità.
Ringrazio l’amico Marco C. che ha ben condotto l’incontro pur trovandosi a confronto di due pozzi di conoscenza iniziatica.
Spero sia solo l’inizio !!!
Bellissimo questo incontro, rivelativo di chi è l’essere umano! Parafrasando un titolo di un film degli anni ottanta, “Non ci resta che …..” e una nota frase di un noto imprenditore politico recentemente scomparso “…..scendere in campo”! Il campo quantico!
Alessandro, anche io ho avuto la netta sensazione che il “pensiero Darsi Pace” abbia tutta la profondità e la modernità per confrontarsi utilmente con gli accenti più interessanti della contemporaneità, come in questo caso con Faggin. Ma già leggendo il suo libro – preparandomi per l’evento – avevo avvertito delle importanti consonanze. Si è come aperta una strada che – a Dio piacendo – potrà approfondirsi ed arricchirsi.
Per il resto, in questi giorni mi torna sempre alla coscienza quella frase di Marco Guzzi, “Darsi Pace è un campo di eventi”, perché per me è stato verissimo. Appena un paio di anni fa che leggevo, d’estate, il primo libro di Faggin, non mi sarebbe mai venuto in mente che io avrei moderato un incontro con lui e Marco! Eppure è accaduto, grazie all’opera di molte persone, la maggior parte delle quali dentro Darsi Pace. Qui le vorrei ringraziare tutte, anche senza nominarle, perché con loro si è realizza una straordinaria opportunità di crescita, per me, ed insieme un’offerta utile per un pubblico vasto: in questo senso è confortante vedere la gran quantità di commenti ed il sorprendente numero di caricamenti del video su YouTube.
Ringrazio naturalmente e particolarmente Marco Guzzi di cui conosco bene l’umanità e la profondità di pensiero, e ringrazio Faggin che pure ha mostrato una disponibilità ed una umanità che mi hanno molto colpito.
Tutto questo, non tanto per dire “siamo stati bravi”, che questo poco dura, lo sappiamo (a me dura lo spazio di qualche ora). Piuttosto, per capire che abbiamo intercettato un “bisogno”, un bisogno potente di senso ed orientamento in questo mondo per molti versi “in fuga” accelerata, rispondendo per come possiamo, e questo riscalda e conforta assai di più.
Immensamente grazie a tutti, ai due Marco e al prof. Faggin, di questi interventi, che mi hanno letteralmente affascinato. Della realtà noi conosciamo pochissimo, quasi niente; il resto è invisibile. Tutto da esplorare.
Allo stesso modo in cui la Chiesa ha iniziato un percorso di conversione (ed è l’unica istituzione ad averlo fatto), vorrei tanto che pure la scienza odierna (o meglio, lo scientismo) abbandonasse la presunzione che nutre di sapere tutto – e, per giunta, seguitando a oggettivare.
L’invisibile è conoscibile attraverso uno “sregolamento di tutti i sensi”, avrebbe notato Rimbaud, frase famosa che poi è stata fraintesa lungo tutto il ‘900. Vale a dire una rottura, da dentro, di tutta la sensorialità ordinaria del corpo umano. Un suo scardinamento. Conseguibile facendo sì che a vedere, udire, odorare e gustare non siano più i 5 sensi così come normalmente li intendiamo, ossia come agenti per conto proprio; ma quei sensi che si lasciano invadere dalla Luce delle sfere superiori. Divenuti come dei canali vuoti, i sensi cominciano allora a vedere, ascoltare, odorare e gustare – e quindi conoscere – ciò che la Luce stessa che li invade vede, ascolta, odora e gusta.
Sarà un lunghissimo processo ma..
.. è già iniziato! Ed è questo che conta.
Un abbraccio, grazie di cuore ancora!
Simone
Grazie Marco Castellani, questo incontro tra Guzzi e Faggin è molto bello. La scienza sta finalmente mettendo a fuoco l'”hard Problem” e gli sviluppi di questa nuova attenzione sono molto interessanti per non dire esaltanti. Ti chiedo se conosci per caso il pensiero di quel grande scienziato che è Roger Penrose – Nobel 2020 per la Fisica -: <> ed ancora: Sembra che il punto di incontro tra teoria della relatività e teoria quantistica si trovi proprio nel modo in cui vengono generati momenti di coscienza, e ciò avviene ogni volta che ha luogo il collasso della funzione d’onda che descrive l’orchestra coerente di microtubuli nel cervello. Ciò avviene tanto più spesso quanto maggiore è la massa/energia associata ai microtubuli. Un’ameba impiega due ore per avere un momento di coscienza mentre un’umano riesce ad avere un momento di coscienza ogni sessantesimo di secondo.
Colpito da queste sue affermazioni ho letto il suo libro “La mente nuova dell’imperatore”, dove illustre tutto il suo cammino di ricerca. Dire che ci sono affinità con Faggin è riduttivo.. Dicono la stessa cosa e sono due grandi scienziati contemporanei.
Caro Luca, intanto grazie per i complimenti.
La teoria di Penrose, per quel poco che ne so, ha diversi punti di contatto con quella di Faggin. Entrambi ricercano l’origine della coscienza nel profondo della realtà fisica, o biologica. E’ molto interessante – e direi un segno dei tempi – che nessuno dei due si dichiari espressamente religioso nondimeno entrambi ipotizzano il prolungamento della coscienza oltre la morte fisica della persona “ospitante”. Di Faggin abbiamo il suo dettagliato resoconto anche di “esperienze mistiche”, non strettamente “confessionali” piuttosto ascrivibili a quella “mistica selvaggia” di cui ampiamente si tratta nel bel volume “Lo splendore trascurato del mondo” di Romano Màdera.
Dobbiamo certo essere molto cauti e non arrivare a conclusioni affrettate, ma c’è qualcosa sicuramente che si sta muovendo a livello di consapevolezza globale, qualcosa che non contraddice la religione ma ne esonda, in qualche modo, offrendo anche un approdo a chi non si senta vicino ai percorsi spirituali tradizionali (che vanno comunque sempre rinnovati per rimanere fedeli all’impeto dell’origine). Del resto lo Spirito soffia dappertutto, e basterebbe crederci davvero per capire a che vastità di esperienza e di coscienza siamo chiamati… e stavolta la fisica – un tempo rifugio dei “materialisti” – gioca un ruolo primario nell’esperienza spirituale.