Viviamo un tempo vertiginoso e potenzialmente rivoluzionario. Abbiamo chiavi interpretative che possono aiutarci a comprendere meglio ciò che sta succedendo sui vari livelli dell’esperienza umana? La politica è ancora in grado di governare i processi di disumanizzazione tecno-digitale sempre più invasivi e penetranti? In che senso possiamo parlare di Principio messianico in riferimento al termine rivoluzione?
Partendo da queste domande radicali, che vengono puntualmente ignorate dagli apparati culturali dominanti, si è articolato questo nuovo evento di confronto fra Marco Guzzi e Fausto Bertinotti. Pur provenendo da scuole di pensiero differenti, entrambi su molti temi hanno tentato di trovare un punto d’accordo comune, e dare vita a un dialogo molto interessante dal titolo Pace e Rivoluzione pubblicato con l’Edizioni Mariù (2023) a cura di Giulio di Donato.
Come stiamo imparando a riconoscere dalle tante emergenze del quotidiano, la sfida di oggi è, e non può non essere, di natura antropologico-spirituale. Infatti, è un’intera soggettività umana, quella che noi chiamiamo egoico-bellica, ad essere sull’orlo del collasso verticale. Non sono soltanto le forme estrinseche della sua azione operativa nel mondo ad andare in frantumi, ma è proprio l’io umano che sembra non sapere più chi è. Da qui l’esigenza politica e culturale di parlare ad un livello più alto rispetto alle problematiche di tipo sociale o economico, le quali, pur essendo importantissime, sono comunque il riflesso di criticità ben più vaste e profonde.
Per riuscire a vivere in modo creativo e appassionato questo tempo, senza farsi schiacciare dal Sistema della menzogna e della guerra, bisogna certamente ripartire dalla politica e della forza “spirituale” insita nella nostra Costituzione, come dice Bertinotti. Ma bisogna, altresì, integrare questa giusta intenzione con approfondimenti teorici, e pratici, che tengano conto del livello psicologico ed esistenziale del passaggio in atto, sottolinea sempre Marco Guzzi. Inoltre, pensare di poter fare la rivoluzione facendo a meno di un senso escatologico-messianico, significa non conoscere ciò che ha animato tutte le rivoluzioni del passato. Significa non conoscere, o far finta di non conoscere, il senso “politico” fecondo dell’azione messianica nella storia.
Da questo ennesimo incontro, tenutosi a Roma il 17 maggio, con la partecipazione anche del regista Marco Bellocchio e del direttore dell’Osservatore romano Andre Monda, emerge chiaro come la rivoluzione non-violenta che stiamo tentando di incarnare sia, in realtà, una dinamica permanente che coinvolge tanto l’interiorità quanto l’esteriorità dell’essere umano. Il tempo delle grandi, e sanguinarie, rivoluzioni novecentesche è fortunatamente terminato. Ora bisogna chiedersi: è possibile rianimare quell’energia di contestazione e di rifiuto del sistema dell’oppressione, senza agire in modo altrettanto egoico-bellico, paranoico e autolesionistico? È possibile recuperare l’anelito messianico-evangelico come azione politica di pace e trasformazione del mondo, senza perdere le innumerevoli conquiste della modernità e senza cadere tragicamente nella illusione di una visione totalitaria? Di questo, e di molto altro, hanno discusso Marco Guzzi e Fausto Bertinotti in questo bell’incontro che qui vi riproponiamo.
Buona visione!
P.S. Vi aspettiamo giovedì 13 luglio 2023 ore 17:30 a Firenze – Palazzo Vecchio Salone de’ Dugento per un nuovo incontro di presentazione del libro con i relatori Marco Guzzi, Fausto Bertinotti e Dimitri D’Andrea. Posti limitati — gradita prenotazione all’indirizzo email rossella.giambi@comune.fi.it
Link video:
www.youtube.com/watch?v=OD–oenvrhA&t=1641s
Info. per acquistare il libro:
https://www.edizionimariu.it/prodotto/pace-e-rivoluzione/
Firma la Carta della Nuova Umanità:
www.cartadellanuovaumanita.it
Faccio parte di un comitato politico che ha tentato in modi diversi di dare il suo contributo al cambiamento di questa realtà che stiamo vivendo, allo stesso tempo frequento un gruppo di ricerca spirituale un po’ improvvisato ma fiducioso. Due intenti contemporanei e paralleli che puntano allo stesso traguardo ma purtroppo sempre separati.
Ho visto realizzarsi in questa carta un mio sogno, finalmente la possibilità di unire questi due aspetti della ricerca umana, il ponte che collega e fonde ciò che finora è stato – volutamente? – separato. Vorrei proporre questa nuova opportunità ai miei compagni di viaggio ma lo farei più facilmente se potessi presentare un programma, e non solo un manifesto. Sono certa che troverebbe molte adesioni ma poi come possiamo partecipare? Cioè, in pratica, da dove si comincia insieme? Potete darmi qualche dritta? Grazie, Valentina
Il programma, cara Valentina, lo procreaimo passo dopo passo …. grazie. Marco
Questo confronto che andrà componendosi in una più ampia visione “ri-evoluzionaria”, mi si passi questo strano vocabolo che vorrebbe rappresentare questa unione, indispensabile oggi più che in passato, tra rivoluzione ed evoluzione, una liberazione interiore per la trasformazione del mondo, come viene interpretata e perseguita nei gruppi DarsiPace, ormai fattosi movimento. Questo è ancora un lavoro del tutto inedito, nonostante il molto parlare, spesso a sproposito, che si fa nell’area del cosiddetto dissenso di “lavoro spirituale”. Si tratta, secondo me, di un processo inedito in quanto ne sento parlare troppo spesso in termini “religiosi” o “ideologici” che mancando di operare quel lungo, meticoloso e faticoso, ma essenziale, lavoro su se stessi, si avvicinano ad un vago ed indefinito “processo di formazione” che ricorda più L vecchie scuole di Partito o le catechesi passive di vecchia memoria. La Carta della nuova umanità è uno strumento, anzi, un documento che non pretende di tracciare rotte o programmi o progetti politici di sorta. Questa Carta è al contempo umile e altissima, a mio modesto parere, perché parla direttamente al cuore di ognuno, parla di questo sentire comune che ci dice che siamo tutti prigionieri, tutti cattivi e pertanto eredi legittimi di quel desiderio di sovranità che alberga in noi. La sfida è proprio quella di avere questo intento come bussola e non un binario già tracciato per noi. Grazie
Grazie, caro Gennaro, perché mi sembra che tu abbia colto l’essenziale della nostra iniziativa. Un abbraccio. Marco