La storia dell’umanità, come sappiamo, è una prospettiva peculiare all’occidente ispirato dal cristianesimo. Noi occidentali siamo abituati a fare la storia di tutto: questo perchè, consapevoli o meno, siamo innestati dentro una “storia della salvezza” di cui la tradizione giudaico-cristiana è, appunto, la testimone.
Solo questa storia della salvezza biblica ci rivela che le vicende dell’umanità si dispiegano attraverso un ritmo fatto di cadute dell’uomo e di redenzione attuata da Dio. Io credo che possiamo rilevare 4 cadute fondamentali dell’uomo con i conseguenti 4 atti redentivi di Dio.
1.
La prima caduta è quella più conosciuta ed è raccontata miticamente dai primi 11 capitoli della Genesi. Come sappiamo, anche il mito biblico non racconta un fatto accaduto nella notte dei tempi, ma dà emergenza a uno stato, a una condizione, comune a tutti gli uomini di tutti i tempi.
È una caduta raccontata in tre puntate ognuna delle quali sancisce un piano del rifiuto di Dio da parte dell’uomo. La prima puntata è Genesi 3, la consumazione del frutto della conoscenza del bene e del male, ed è la caduta originaria che pone nell’essere dell’uomo e del cosmo una ferita radicale: la separazione dalla Fonte della Vita con la volontà, da parte umana, di diventare padrone di sé. La seconda puntata è Genesi 4, il fratricidio di Caino: la separazione da Dio porta anche alla separazione dal fratello (Gen 4,9: “Sono forse io il custode di mio fratello?”) e la volontà di diventare padrone della vita altrui. La terza puntata è Gen 11, la torre di Babele: qui l’uomo vuole diventare ancora di più padrone del proprio destino diventando signore del mondo.
Sono cadute che portano nel cuore profondo dell’uomo una ferita radicale in quanto distorcono la sua relazione con Dio e dunque anche con sé stesso, con gli altri e col mondo. In tutti e tre i casi c’è l’inizio della redenzione da parte di Dio:
_ in Gen 3 la Sua ricerca dell’uomo: “Dove sei?” (v. 9), ma anche la promessa fatta al serpente tentatore: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (v. 15), da sempre interpretata come una sorta di proto-vangelo e, infine, il rivestire l’uomo con tuniche di pelli (v. 21);_ in Gen 4 l’appello fatto a Caino: “Dov’è tuo fratello?” (v. 9) e il segno di protezione imposto su di lui dal Signore (v. 15);
_ infine, in Gen 11 Dio interviene, confondendo i linguaggi umani perchè gli uomini non si capiscano fra loro e sia così limitata la loro ybris di fondazione di un unico grande impero mondiale.
Soprattutto però la redenzione che parte dal capitolo 11 della Genesi e tutti i seguenti capitoli e libri del Primo Testamento, è la lunga storia che comincia con la chiamata di Abramo (Gen 12) e dei patriarchi; continua con la liberazione del popolo dall’Egitto ad opera di Mosè (libro dell’Esodo) e si sviluppa poi per almeno un millennio, in cui c’è la storia di alleanza fra Dio e il suo popolo, più volte infranta dal popolo e sempre ripristinata dalla fedeltà di Dio. Lungo questa storia, sono incastonate le vicende dei profeti, che richiamano sempre il popolo e i suoi responsabili alla fedeltà a Dio, fino ad annunciare la venuta di un consacrato del Signore, un discendente del re Davide (vedi 2 Samuele 7,1-17, Isaia 7,10-15, Daniele 7,13-14), che fonderà l’alleanza con Dio su basi più profonde e solide che non l’alleanza del Sinai (vedi, solo a titolo di esempio, Geremia 31,31-34; Ezechiele 26,24-27).
Tutta la storia del Primo Testamento è dunque la storia del primo atto redentivo di Dio di fronte alla prima caduta dell’uomo: una storia in cui Dio ha scelto di salvare tutta l’umanità scegliendo prima un solo uomo, Abramo, e poi il popolo venuto da lui, Israele.
2.
La seconda caduta è il rifiuto, da parte di Israele (e in lui, di tutta l’umanità!), dell’inviato definitivo di Dio, Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, Verbo incarnato. È una seconda caduta, se vogliamo più grave della prima: perchè tale rifiuto è preceduto, come abbiamo scritto sopra, da secoli di preparazione. Il popolo d’Israele doveva essere pronto a riconoscere il suo Messia e a aderire al suo annuncio.
Romano Guardini, nella sua opera Il Signore, sottolinea il fatto che non era detto che il popolo dovesse rifiutare Gesù: in realtà, se noi leggiamo i vangeli, c’è un primo momento in cui il popolo lo accoglie e lo segue. Se tale atteggiamento fosse proseguito, sicuramente le cose sarebbero andate diversamente e Gesù avrebbe potuto instaurare il Regno di Dio in un modo non cruento. E invece presto i capi del popolo avversano Gesù e, piano piano, tutto il popolo, anche coloro che in un primo momento lo avevano seguito, lo abbandonano e lo disconoscono. A questo punto, dopo un rifiuto che si faceva sempre più profondo (appunto: la seconda caduta!), l’esito della vita di Gesù era già segnato: “cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” (Mc 8,31). Il Regno di Dio doveva essere inaugurato attraversando questo rifiuto: qui, l’atto redentivo di Dio in Gesù è stato la sua Pasqua, l’evento in cui il Figlio di Dio ha offerto sé stesso per amore, accogliendo in sé anche il rifiuto e portandolo a morire sulla croce. E poi risorgendo e tornando al Padre, portando con sé la nostra natura umana, purificata e glorificata nella trasfigurazione.
3.
La vicenda pasquale di Gesù si compie col dono dello Spirito Santo che inaugura i tempi della Chiesa, durante i quali il tipo di Regno inaugurato da Gesù doveva essere continuato e consolidato. Ma, dopo il rifiuto di Dio (prima caduta) e il rifiuto di Gesù (seconda caduta), si può dire che la terza caduta sia stata proprio il rifiuto della Chiesa. E questo rifiuto è accaduto su due fronti:
_ ad intra, cioè nella chiesa stessa. La chiesa ha presto abbandonato lo spirito del vangelo del suo fondatore e ha cominciato a perseguire ogni forma di potere terreno, dal punto di vista politico, economico, culturale (e anche militare a volte!). C’è stato cioè nella chiesa stessa, lungo i secoli, un tradimento della propria missione e del senso della propria presenza nella storia, al punto che possiamo arrivare a dire che la chiesa ha rifiutato sé stessa;
_ ad extra, proprio perchè la chiesa esercitava un potere coercitivo sui popoli e le coscienze, è cominciato un movimento di allontanamento e separazione dalla chiesa stessa del mondo e delle società umane, che hanno ricercato sempre più e in sempre più campi una propria indipendenza dall’incombenza ecclesiastica. È tutta la vicenda che, in occidente, va sotto il nome di modernità.
Qual è in questo caso l’atto redentivo di Dio?
Lo si può vedere in tutte le vicende delle vite dei santi, in cui lo spirito evangelico ha continuato a vivere; nelle realizzazioni più emancipative e positive della modernità stessa, aventi comunque una radice cristiana (pensiamo, solo per fare qualche esempio, alla medicina e alla democrazia) e, in ultimo ma non meno importante, il Concilio Vaticano II, che ha cominciato a recuperare, fra tanti passi avanti e molti passi indietro, la fedeltà al Vangelo.
4.
Arriviamo all’ultimo atto di questa storia, alla quarta caduta e all’estrema redenzione. Qual è questa quarta caduta? È un po’ difficile definirla perchè ci siamo dentro. La potrei indicare così: è quell’estremo esito della modernità che ha portato e sta portando sempre di più l’uomo a rifiutare sé stesso. Potrei dire che la cifra della post-modernità sia il rifiuto dell’uomo, cioè il non riconoscere alla persona umana il suo valore, il ridurre la vita e la dignità umana al livello di qualunque altro essere e, a volte, anche a meno di qualunque altro essere. È questa deriva estremamente nihilistica dove al primato dell’umano si preferisce il primato del profitto e della rendita (neoliberismo o finanzcapitalismo che si voglia chiamare), dove l’umano viene considerato solo una risorsa come le altre, dove l’umano viene ridotto ai suoi funzionamenti psicoreattivi (se va bene) o addirittura alle sue capacità “meccaniche” di resilienza (se va male). Le estreme manifestazioni di questo rifiuto dell’umano, di questo annullamento del valore della persona, le possiamo ravvisare nel pensiero del transumanesimo e anche nelle varie challenge (sfide!) che molti utenti del web cavalcano (soprattutto fra i giovani) dove ci si mette alla prova in situazioni estreme, senza considerare i rischi per la propria vita e quella degli altri, o ancora nella cosiddetta maternità surrogata, paradossale eterogenesi dei fini di un movimento femminista che su tale questione non si esprime, condannandola come abuso mercificante del corpo della donna.
Insomma, senza allungare troppo la lista, mi sembra che la quarta caduta dell’uomo sia, dopo il rifiuto di Dio, di Gesù e della Chiesa, il rifiuto dell’Uomo e del suo mistero.
Il problema adesso è: qual è o sarà l’estremo atto redentivo di Dio di fronte a questa estrema caduta?
Potrei azzardare questo: dalla prospettiva di Dio la misura è colma. Arriverà un momento in cui Dio non permetterà più che l’uomo sfiguri sé stesso a oltranza e interverrà ponendo fine a questo mondo e alla sua storia. E lo farà solo per amore dell’uomo: il Dies irae sarà solo il segno dell’amore di Dio per la sua creatura, perchè non arrivi a farsi troppo male, seguendo quell’anticristo post-moderno che si contrappone al Cristo contrapponendosi a una vera immagine dell’Uomo.
Ora però, quando si cita l’anticristo è giocoforza chiamare in causa anche il katéchon: in greco, katéchon, significa qualcosa che trattiene, che frena. Nella teologia escatologica e apocalittica, indica un potere che tiene a freno l’avanzata dell’anticristo, prima della parusia di Cristo (se ne parla nella seconda lettera ai Tessalonicesi, 2,6-7). Cosa può essere oggi questo katéchon, che è a sua volta la manifestazione di un atto redentivo di Dio, prima dell’estrema redenzione della parusia?
Forse possiamo individuare questo potere in quella massa di persone che piano piano si sta svegliando e che ha compreso l’insostenibilità del sistema presente: forse lo possiamo vedere in quella (ormai) maggioranza che non va più a votare perchè non si sente rappresentata da nessun partito, tutti collusi col sistema; forse lo possiamo vedere nel movimento ambientalista che chiede un nuovo modello economico che non abusi delle risorse del pianeta; forse lo possiamo vedere in papa Francesco, che nella Laudato sii mette insieme il grido dei poveri col grido della terra… forse lo possiamo vedere anche nella nostra Carta della nuova umanità e in tutte le persone che vi si impegnano, dove si delineano i tratti della rivoluzione del XXI secolo… forse ci sono anche altre manifestazioni odierne del katéchon, ma la domanda a questo punto è: se tutte queste manifestazioni fallissero il loro compito storico di frenare l’anticristo; se l’anticristo continuasse dunque irrefrenabilmente a deformare e distorcere l’uomo fino a livelli sempre più brutali e insopportabili per il cuore di Dio… allora, davvero, rimarrebbe solo l’estremo atto redentivo della parusia del Cristo?
“Vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati.
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto.
Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24,21-27).
immagine: “L’Anticristo” particolare del ” Giudizio Universale” di Luca Signorelli – cappella San Brizio, duomo di Orvieto
Grazie Massimiliano per questo tuo intervento sulla fine dei tempi! Alla luce del cammino spirituale in Darsi Pace appena concluso mi piacerebbe avere un commento su un intervento tenuto al Festival Biblico di Vicenza dal padre gesuita Jean Louis Ska, biblista e teologo belga, specializzato nel Pentateuco! Ha studiato filosofia a Namur (Belgio), teologia a Francoforte (Germania) ed esegesi biblica al Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove ha conseguito il dottorato in sacra Scrittura nel 1984. Nel 1964 è entrato nella Compagnia di Gesù. Tiene corsi sul Pentateuco nel Pontificio Istituto Biblico dal 1983. L’incontro aveva come titolo: “Genesi 3; ma il serpente aveva ragione o torto?!” Grazie e buon cammino! Marco Maria p.s. link dell’incontro: https://youtu.be/Qr_kKKo0-8g
Grazie
Molto interessante la riflessione e largamente condivisibile. Mi permetto una breve domanda riguardante questo misterioso katechon… . Potrebbe essere semplicemente legato alla presenza della Madre di Dio sulla terra (vedasi apparizioni mariane) che soprattutto in questi ultimi due secoli si sono succedute con il loro epilogo in terra di Bosnia?Chi si è recato in quella terra sperduta, come il sottoscritto, ha potuto constatare che effettivamente è un luogo benedetto da Dio in grado di cambiare profondamente i cuori. Apparizioni che durano da oltre quarant’anni e che per altro (come detto proprio dalla Vergine Maria) sono le ultime sulla terra. Ricordo un espressione di San Giovanni Paolo II a proposito di Medjugorie che diceva “di essere la speranza del mondo”. E ancora non abbiamo visto nulla della sua potenzialità ( vedasi la tematica dei segreti che saranno rivelati al mondo intero). Preghiamo quindi, vigiliamo sempre, pronti a cogliere da qualunque parte venga il soffio dello Spirito. Grazie e ancora grazie per tutto quello che fate.
Grazie Massimiliano,
per questa sintesi molto chiara e utile.
Chiara perché mette in luce alcuni passaggi fondamentali, che spesso rimangono nel dimenticatoio.
Utile perché, tracciando un filo riassuntivo della nostra storia (sempre in atto), ci aiuti a individuare un senso o direzione del nostro presente.
Un caro saluto.
Stafano
L’inquietante domanda finale, lasciata a se stessa, risveglia in me più le mie paure egoiche che – la fondata Speranza di una sapiente e misericordiosa Giustizia divina- dato che nella descrizione di Mt.24, 21-27 periremo tutti in malo modo, eletti compresi, per il cui merito sarà solo abbreviata “la tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà “ . Parrebbe dunque che a fronte di questa situazione di perenne cadute dell’uomo, Dio si stanchi e decida uno sterminio secondo l’immagine di un Dio terribile dell’A.T.
Perciò il mio ego spaventato, corre ai ripari e ricorre a Luca 21, 25-28 :
“ Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Ecco dunque come restare cristiani vivi nella storia : verticali nella fede in Cristo, col capo e la mente rivolta al cielo interiore, non tracciando itinerari per morire di paure, per quel che accade sulla terra e accadrà. Solo chi persevera nella fede, vede già ora la sua liberazione, come nei nostri umili esercizi di auto-conoscimento si impara la sorpresa e la gioia delle nostre piccole liberazioni e nella condivisione si cresce nell’Unità e nell’Amore. Ad una Liberazione totale della storia umana, quella più grande, credo ci pensi lo Spirito del Cristo in vari altri modi non sempre a noi chiari.
Sento di dover chiarire le mie osservazioni precedenti, che iniziano sempre in ascolto del mio proprio ego, per poi metterlo da parte per scendere più in profondità. Ringrazio anche Massimiliano per il suo utile e ottimo lavoro riassuntivo della narrazione biblica del mito della caduta dell’essere umano dal primo Adamo a tutte le generazioni successive, e che dice della nostra tendenza o ingenuità umana, di cadere e di ferirci sempre in ogni situazione, quando crediamo di lanciarci in volo fidando solo in noi stessi, per prendere ciò che vogliamo invece di disporci a ricevere ciò che ci sorprende e libera. Un caro saluto a tutti.