Venerdì 6 ottobre 2023 Marco Guzzi sarà presente a Forlì in occasione dell’anniversario della scomparsa di Annalena Tonelli e parlerà di “Nuove vocazioni per una Umanità Nuova”. Vi aspettiamo al Teatro Maria Graffiedi, Via Veclezio, 13/b – Forlì alle ore 20.30. L’ingresso è libero e la prenotazione consigliata a: info@annalenatonelli.it
Invitando chi può a partecipare, vorrei proporvi nel frattempo una riflessione sulla figura di Annalena Tonelli partendo dall’incontro pubblico che abbiamo realizzato lo scorso anno come Darsi Pace Emilia Romagna, dal titolo: “Giardinieri dell’anima e del mondo. L’eredità di Annalena Tonelli per una Nuova Umanità”.
Abbiamo tanto bisogno di maestri, di persone che ci indichino una strada per realizzare la nostra vita, nella verità, nella libertà e nella gioia.
Spesso capita che i maestri più grandi non abbiano nessuna intenzione di esserlo. Così è stato per Annalena Tonelli. Di sé amava ripetere questa frase di Teilhard de Chardin:
“Non sono, né voglio, né posso essere un maestro. Prendete di me ciò che vi aggrada e costruite il vostro edificio… io non desidero altro che di essere gettata nelle fondamenta di qualcosa che cresce.”
Annalena Tonelli (1943-2003) è stata un seme potente per la città di Forlì: qui è nata e qui è ancora vivissima la sua opera, insieme alle attività del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, da lei fondato nel 1963.
Anche se non l’ho mai conosciuta, la sua vita si è intrecciata molte volte con la mia. Vivo a Forlì da sempre, molte persone mi hanno parlato di lei fin da quando ero piccola, ho letto libri sulla sua vita e le pubblicazioni delle sue lettere. Poi dal 2019, da quando l’associazione Darsi Pace fa parte a Forlì del Centro per la Pace intitolato proprio ad Annalena Tonelli, il legame si è fatto ancora più stretto.
L’ultimo incrocio è stato un invito ricevuto la scorsa estate: “Volete organizzare voi, come associazione Darsi Pace, l’incontro cittadino di quest’anno per l’anniversario della scomparsa di Annalena?”
Abbiamo subito accettato. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello provare a raccontare in pubblico alcuni pensieri che in questi anni ci siamo scambiati, con diversi amici di Darsi Pace, proprio sulla sintonia tra la vita di Annalena e quello che cerchiamo di vivere nel nostro movimento: una sintonia profonda, nonostante la differenza dei carismi.
Il 14 ottobre 2023 si è svolto a Forlì questo incontro, che abbiamo registrato e che vi proponiamo anche nel link in fondo a questo post.
Tra i tanti semi che Annalena Tonelli ci ha lasciato, abbiamo provare a comunicarne uno che ci sembra fondamentale per noi, proprio in questo momento storico, in queste nostre vite di occidentali postmoderni, ipertecnologici e inconsciamente disperati.
Parlo di semi anche perché la stessa Annalena, pur non amando nessuna definizione di se stessa e della sua scelta di vita, si definiva però “giardiniera di uomini” (in riferimento ad uno scritto di Antoine de Saint-Exupéry – “Terra degli uomini”):
“Ho la certezza che esiste una felicità per ogni singola creatura sulla faccia della terra, meglio, una possibilità di felicità, una meravigliosa esaltante possibilità di aprire i propri boccioli chiusi e di fiorire alla vera vita: una smagliante luminosissima, incantevole fioritura! [i]
Leggendo le sue lettere, pubblicate dopo la sua uccisione nel 2003, la prima cosa che mi ha colpito è stata la sua grande libertà e creatività. E’ stata una missionaria, ma senza appartenere a nessuna congregazione religiosa, laica ma senza essere affiliata a organizzazioni governative o private: bianca, giovane e non sposata, decide di vivere in un mondo musulmano in cui tutto questo era motivo, come minimo, di disprezzo.
Era anche una donna molto colta, pragmatica e con grandi doti organizzative. Con cura si dedica allo studio delle tecniche migliori per realizzare la sua opera di “umanizzazione”: laureata in legge si mette a studiare medicina, inventa un nuovo metodo di cura della TBC, dimostra grandi doti di leadership, realizza opere importanti in tutti i contesti in cui si trova, dall’Africa alla Somalia.
Ma tutto questo è stato in lei solo l’espressione concreta di una profonda ricerca spirituale e di una fede radicale nel mistero dell’essere umano, un mistero che traspariva in modo più evidente e a volte scandaloso proprie nelle donne e uomini sofferenti, cui ha dedicato la sua vita. La fedeltà a questa umanità l’ha portata alla fede in Dio.
Annalena lo dice chiaramente nel suo ultimo discorso a Forlì il 30.06.2003:
“La passione invincibile per l’uomo mi ha portato a Dio.” “L’uomo mi ha fatto sentire questa sete di Dio.”
Questa sete spirituale non è qualcosa che possiamo tenere separato dalla sua opera concreta. Nelle sue lettere scrive spesso del suo bisogno di silenzio, di tempo per stare a cuore nudo dentro questa ricerca, fatta di ascolto e di preghiera, di letture e anche di dialogo profondo con gli amici. Costruirà un eremitaggio proprio a Wajir (Kenya) e lì sono state sparse le sue ceneri nel 2003, secondo la sua volontà. Un eremitaggio fisico come espressione di un eremitaggio interiore, che è stato per lei fonte di acqua inesauribile dentro il deserto: quello africano in cui viveva, ma anche dentro il deserto di un tipo di servizio durissimo e quasi disperato, nella sua marginalità.
Il rischio che noi oggi vogliamo denunciare, partendo proprio dall’esperienza di vita di Annalena, è quello di continuare a tenere separate queste due dimensioni, sia nelle nostre vite concrete sia a livello storico:
- la dimensione spirituale delle persone, che oggi è incredibilmente risvegliata, anche se spesso in modo caotico. La vita spirituale non è qualcosa di generico o evanescente, ma va coltivata con pratiche molto concrete, come quelle del silenzio, della meditazione, della preghiera. Tutte le grandi tradizioni spirituali della terra lo insegnano da sempre.
- la dimensione pratica, operativa, che agisce sul mondo e che arriva fino alla cultura e alla politica. E non a caso proprio la cultura e la politica oggi sono senza ossigeno, in debito di idee e di visioni.
Io nelle parole di Annalena leggo questo: la Fonte che cerchi è dentro, non importa quali siano la tua cultura o la tua fede religiosa. Tu come essere umano hai dentro la fonte dell’Assoluto e noi umani siamo qui su questa Terra per aiutarci a vicenda a coltivare e far crescere queste radici, cioè mettere le persone in condizioni di poter vivere in modo sempre più pieno la propria umanità, che è pratica, fisica, sociale ma anche – indissolubilmente e misteriosamente – spirituale, interiore, profonda, divina.
Questo è uno dei tanti semi che possiamo raccogliere dalla vita di Annalena, e questo è ciò che abbiamo cercato di raccontare attraverso le nostre voci. Possiamo imparare quotidianamente a diventare dei bravi giardinieri della nostra interiorità, della nostra mente, del nostro cuore, e da un giardino interiore più conosciuto e coltivato, anche noi potremo ripensare in modo diverso e fecondo il giardino, sempre più devastato, del mondo.
Volendo usare un termine a noi caro, potremmo dire che siamo tutti chiamati a diventare dei “mistici-tecnici[ii], cioè persone in cui la vita interiore, spirituale e quella pratica, competente e incarnata, si coniugano sapientemente insieme.
Annalena è stata proprio così: una grande “mistica-tecnica”, un esempio che ci ispira nella direzione di una Nuova Umanità, necessaria per realizzare mondi più vivibili, e cioè autenticamente umani.
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GIARDINIERI DELL’ANIMA E DEL MONDO: L’EREDITA’ DI ANNALENA TONELLI PER UNA NUOVA UMANITA’
Incontro svolto a Forlì il 14 ottobre 2022
Antonietta Valentini (responsabile prov. Darsi Pace Forlì) in dialogo con:
Francesco Cunial (sacerdote, formatore gruppi Darsi Pace)
Luca Vitali (sacerdote missionario, studioso della vita di Annalena Tonelli e praticante dei gruppi Darsi Pace)
Andrea Saletti (Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, nipote di Annalena Tonelli).
Nella foto: Annalena Tonelli dipinta dall’artista Franco Vignazia (2023)
[i] A. Tonelli, Lettere dal Kenya 1969-1985, EDB, 2013, p. 47
[ii] M. Guzzi, La nuova umanità. Un progetto politico e spirituale, Ed. Paoline, 2005, pag. 112.
Grazie Antonietta,
bellissimo articolo, l’ho letto con grande piacere.
Ti abbraccio
Maila
Grazie Antonietta, proprio un bell’articolo.
Sei riuscita mirabilmente a farmi capire come mai Annalena è importante per me, ora.
Un abbraccio,
Marco
È vero carissima Antonietta…la fonte che cerchi è dentro…lasciamola crescere e uscire per capire che amarsi e amare è più semplice e aiuta TUTTI.
Grazie
Grazie, Antonietta. Quanta vita in queste riflessioni!
Annalena Tonelli è un’anima grande che ha saputo coniugare la spiritualità con l’impegno culturale, sanitario e sociale.
Ha una valenza profetica l’invito di Annalena ricordato da un nipote:”Firmate contro la guerra, ma prima cercate la pace dentro di voi”.
E’ la sua spiritualità che ha reso nuovo e potente il suo afflato per gli ammalati e gli ultimi, fino a fare evengelicamente “miracoli” per i ciechi, e per i colpiti da tubercolosi e Aids.
Ma nelle pubblicazioni su di lei ho colto una reticenza nel porre le domande più naturali e fondamentali su chi e perchè ha ucciso Annalena, come invece giustamente ci si chiede quando vengono uccisi personaggi grandi come M.L.King, o J.F. Kennedy.
Non penso che sia stata uccisa perchè curava i ciechi o i tubercolotici, ma è stata assassinata nel 2003 dopo che nel 2000 e nel 2002 aveva parlato in Somalia delle mutilazioni genitali delle bambine ed aveva ottenuto grandi risultati: infatti molte donne che le praticavano avevano rinunciato pubblicamente a questo crimine orrendo.
La sorte di Annalena anche in questo è stata come quella di Graziella Fumagalli e di Leonella Sgorbati, e per tutte si accenna fugacemente ai loro assassini come islamisti fanatici.
“Caritas in veritate” ci porta a perdonare come hanno fatto queste tre martiri, ma io credo che si debba dire anche che per Annalena l’ultima causa scatenante il martirio stia proprio in questa sua grande battaglia per la difesa delle bambine e la libertà delle donne.
Mi sembra mio dovere dirlo, e spero che questa sua battaglia per la dignità della donna un giorno venga riconosciuta anche dai laici e dalle femministe.
E ringrazio la femminista Ritanna Armeni che, proprio in questi giorni di settembre, ha riconosciuto che, di fronte ai crimini contro le donne commessi da maschi di cultura islamica, molte donne europee tacciono per una sorta di “razzismo inconscio”.
Grazie e buon lavoro, care amiche ed amici di Forlì e della Romagna.
Grazie cara Antonietta, un post molto ricco e valida fonte di ispirazione. Un abbraccio