“Imparare a navigare in un oceano di incertezze attraverso degli arcipelaghi di certezze” E. Morin
Sono un’insegnante che segue Darsi Pace da un decennio e sono “approdata” al gruppo Darsi Scuola su suggerimento di Lula. A questo “gruppo di studio e di azione” appassionato ed intenzionato a “condividere la visione di una scuola diversa” (Lula) ho presentato, il 20 aprile scorso, le idee sull’educazione e sulla riforma dell’insegnamento nel pensiero del sociologo e filosofo Edgar Morin. Per questo studioso infatti, l’educazione delle nuove generazioni costituisce un chiodo fisso, il filo rosso della sua opera soprattutto più recente. Il suo impegno nei dibattiti sull’acquisizione delle conoscenze fondamentali Dialoghi sulla conoscenza/Colloqui con alcuni liceali (2002) e sulle priorità da favorire è volto ad Educare per l’era planetaria (2003) e ad Insegnare a vivere (2014) nella nostra realtà complessa mediante un pensiero anch’esso complesso caratterizzato dalla “colleganza”- nostro neologismo per tradurre quello di “reliance”, creato a partire dai termini “relier” (collegare/legare) e “alliance” (alleanza)-. Questo è per lui l’intento che anima la sfida del XXI secolo, sfida che vogliamo qui raccogliere evidenziando gli spunti comuni con il nostro cammino di trasformazione profonda e di sete di creatività.
Frutto di una riflessione in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), il saggio I sette saperi necessari all’educazione del futuro (1999, tr.it. Raffaello Cortina 2001) pubblicato non a caso al volgere del XX secolo e dedicato in primis agli insegnanti e poi ai giovani, identifica ed esplicita sette problematiche fondamentali, ignorate o dimenticate secondo Morin.
I primi due Saperi si incentrano sulla conoscenza, non già uno strumento “pronto per l’uso” ma necessariamente oggetto di esame. Occorre infatti, interrogarsi sulla sua natura affrontando i rischi di errore e di illusione che “parassitano in permanenza la mente umana”. Per individuare Le cecità della conoscenza: l’errore e l’illusione (primo sapere) è necessario quindi “armare” ogni mente nel combattimento per la lucidità introducendo e sviluppando nell’insegnamento lo studio dei caratteri cerebrali, mentali, culturali delle conoscenze umane, i loro processi e le loro modalità di funzionamento così come le disposizioni psichiche e culturali che la minacciano di errore e di illusione. La proiezione delle nostre emozioni e della nostra affettività infatti, sopraggiungono a dispetto dall’esercizio del controllo razionale poiché esiste una stretta relazione tra intelligenza e affettività; la capacità emozionale essendo indispensabile all’attuazione di comportamenti razionali. La ragione non domina l’emozione ma esiste tra queste una relazione circolare di scambio (boucle: anello, occhiello) afferma Morin. Neppure la conoscenza scientifica, inoltre, è immune dall’errore e non è in grado, da sola, di trattare problemi epistemologici, filosofici o etici. L’educazione ha quindi per missione di rivelare le fonti di errore, di illusione e di cecità e di insegnare I principi di una conoscenza pertinente (secondo sapere) volta a promuovere la capacità di identificare i problemi globali e fondamentali nei quali inserire le conoscenze parziali e locali e a sviluppare l’attitudine naturale della mente a situare le informazioni in un contesto, insegnando metodi che permettano di cogliere le relazioni reciproche tra le parti e tra le parti e il Tutto in un mondo caratterizzato dalla complessità. La conoscenza frammentata in discipline, infatti, rende incapaci di stabilire connessioni tra le parti e il Tutto. I sistemi educativi forniscono tutt’ora conoscenze separate e compartimentate invece di prepararci ad affrontare la complessità del mondo, della vita, degli esseri umani, delle nostre società e della globalizzazione, mostrandoci la necessità di contestualizzare ogni informazione, avvenimento o conoscenza e insegnandoci a trattare i problemi fondamentali e globali considerando i loro caratteri sistemici, le interazioni e le “retro-azioni” dal tutto ad ogni sua parte.
Fatte queste premesse Morin, nei cinque saperi conseguenti, sviluppa i contenuti prioritari da perseguire nell’insegnamento. Il primo tra questi è Insegnare la condizione umana (terzo sapere) ossia prendere conoscenza e coscienza dell’unità complessa della natura umana, nell’identità individuale e nell’identità in comune con gli altri esseri umani. La condizione umana dovrebbe essere oggetto d’insegnamento ricollegando ed organizzando le conoscenze oggi frammentate e “disintegrate” nella suddivisione in discipline quali le scienze naturali, le scienze umane, la letteratura e la filosofia. E’ necessario evidenziare il legame indissolubile tra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano. Il secondo si prefigge di Insegnare l’identità terrena (quarto sapere) riflettendo sulla realtà del destino del pianeta Terra, sulla conoscenza dell’evoluzione dell’era planetaria e il riconoscimento di un’identità terrena poiché con l’inizio della storia dell’era planetaria nel XVI secolo, grazie alla comunicazione tra continenti, tutte le parti del mondo sono divenute inter-solidali. Occorre tuttavia non occultare le dominazioni e le oppressioni che hanno distrutto e continuano a distruggere l’umanità, soffermandosi in particolare sul XX secolo -fase della globalizzazione dell’era planetaria- marchiato dalle crisi mondiali che lo hanno dilaniato- sottolineando come tutti gli esseri umani sono accomunati da uno stesso destino. La terza priorità essenziale è quella di Insegnare le incertezze e come affrontarle (quinto sapere). Infatti, sebbene le scienze ci abbiano fatto acquisire molte certezze, nel corso del XX secolo ci hanno rivelato innumerevoli campi di incertezza. L’insegnamento delle incertezze evidenziate nelle scienze fisiche, biologiche e storiche dovrebbe essere previsto così come quello dei principi strategici che permettono di affrontare avvenimenti rischiosi, inattesi ed imprevedibili a partire dalle informazioni acquisite nel corso degli eventi e poterne modificare il corso: “Occorre imparare a navigare in un oceano di incertezze attraverso degli arcipelaghi di certezze”.
Gli ultimi due insegnamenti hanno per scopo di fondare la comprensione reciproca e l’etica del genere umano. Insegnare la comprensione (sesto sapere) parte dalla constatazione che la comprensione è mezzo e fine della comunicazione umana ed è opportuno svilupparla tra gli esseri umani ad ogni età e ad ogni livello educativo riformando le mentalità. Essa è vitale per le relazioni umane, è quindi necessario identificare le barriere che la ostacolano e studiare l’incomprensione nelle sue radici -egocentrismo, razzismo, xenofobia- nelle sue modalità e nelle sue conseguenze. Questo studio costruirà basi sicure per una educazione alla pace. L’etica del genere umano (settimo sapere) evidenzia, nell’insegnamento, il carattere ternario della condizione umana, composto da individuo-specie-società, così da condurre ad una antropo-etica. Ogni evoluzione umana dovrebbe comportare lo sviluppo congiunto e sinergico delle autonomie individuali, delle partecipazioni comunitarie, della coscienza di appartenere alla specie umana. Da qui si perseguono due grandi obiettivi etico-politici: la democrazia come forma di controllo reciproco tra società ed individui e l’umanità in quanto comunità planetaria consapevole della sua Terra-Patria e intenzionata a realizzare una cittadinanza terrena.
Quali ri-sonanze e con-sonanze hanno per noi questi saperi fondamentali individuati da Morin?
Nei primi due saperi lo studioso inizia con il porsi interrogativi sulla conoscenza stessa mettendoci in guardia contro la ragione e l’affettività umane -entrambe fonti di errore e di illusione- per promuovere una conoscenza che sappia mettere “in relazione” -parola chiave anche per noi- il globale con il particolare e viceversa, studiando i meccanismi razionali ed emozionali individuali, collettivi e i processi culturali. Ecco qui le rispondenze con il nostro cammino formativo! I due livelli teorico-riflessivo di comprensione dell’evoluzione storico-culturale della nostra epoca e di ricerca di consapevolezza e lucidità personali attraverso la pratica degli esercizi psicologici di auto-conoscimento concretizzano, a partire da ognuno di noi nella realtà delle nostre vite, questi primi, necessari, saperi. Morin è cosciente del fatto che gli assunti scientifici sui quali fonda questi saperi sono provvisori e sfociano sui profondi misteri dell’Universo, della Vita e della nascita di ogni Essere umano, da qui discerne l’apertura di “una zona di indecibilità (un indécidable) nella quale intervengono le opzioni filosofiche e le credenze religiose”, zona da noi attraversata al centro del nostro percorso triennale con la conseguente decisione per la scelta di Cristo.
Per noi creare e sperimentare umilmente nella pratica un percorso organico -come quello del triennio di DP- contrasta le conoscenze frammentate nelle diverse discipline cogliendo il senso della nostra condizione umana e risponde, per quanto possibile nello spazio-tempo concessoci, al terzo sapere individuato da Morin. Questa condizione umana che ci accomuna in quanto uomini e donne aventi un’identità terrena (quarto sapere) che riconosciamo nella continuità e nell’evoluzione storico- culturale mondiale e planetaria, in particolare nel corso del XX secolo dilaniato da due guerre mondiali e segnato dai campi di concentramento. Di questo attestano alcune testimonianze significative di autori citati nel nostro percorso -Bonhoeffer, Hillesum, Weil tra tanti altri – che siamo liberi di approfondire.
Per essere in grado di prendere coscienza delle incertezze sempre più manifeste negli ambiti delle scienze e della storia e di affrontarle preparando le menti agli eventi inattesi (quinto sapere), la pratica della meditazione, con la sua quiete e lentezza, ci pacifica facendoci concentrare sul nostro spazio interiore del qui ed ora per poi elevarci con la preghiera. L’auto-esame ripetuto delle distorsioni e dei mascheramenti del nostro io egoico ci aiuta inoltre a prendere umilmente coscienza della nostra complessità e a com-prendere l’Altro, ad aprirci a lui/lei con maggiore generosità, tolleranza ed empatia secondo l’auspicio espresso da Morin nel sesto sapere: insegnare la comprensione umana è di vitale importanza per assicurare la solidarietà e la pace. Questo richiede, secondo lui, una riforma delle mentalità e, di conseguenza, dell’educazione. Riforma del pensiero che impariamo a sperimentare dal principio del nostro cammino con la meta-noia, rovesciamento della nostra mente. Infine, l’antropo-etica caldeggiata da Morin nell’ultimo sapere si incarna attraverso la trasformazione progressiva di ciascuno di noi nella politica, nella cultura, nella società e nello spirito del mondo.
Adesso tocca consapevolmente a noi ri-creare il mondo ed insegnare a viverci!
Complimenti per questo bellissimo articolo Antonella. Grazie per averci presentato in maniera così chiara e precisa il pensiero di E. Morin ed averlo riletto nell’ottica del nostro percorso in Darsi Pace.
Grazie di cuore Antonella per questo articolo così accurato e ben scritto. Ho vissuto l’esperienza della tua lezione in prima persona e si è trattato di un dono prezioso. Il tuo approccio “didattico”, se così si può dire, era già un’incarnazione di una nuova antropo-etica. Mi ha colpito molto il modo in cui accoglievi le nostre considerazioni integrandole immediatamente al tuo discorso, trasformandolo, innovandolo. Trasferendo a tutti la vitale esperienza organica di vivere un processo di apprendimento vivo e in costante evoluzione. Grazie di cuore, cara Antonella!
GRAZIE, Antonella! La Luce di Lula è espansiva e continua a diffondersi e a in-segnarci, a più voci attraverso il nostro prezioso percorso di Darsi Pace che ci guida a ri-creare consapevolmente ed eticamente il mondo.!
Giuseppina Nieddu
Un sapere che non è mai dato ma processo, che non si ferma al già ma guarda sempre al non ancora, che spinge in avanti, profetico insomma, che trasformando le certezze calcificate in dogmi muta anche il suo soggetto. La conoscenza del XXI secolo promette bene! Grazie di cuore Antonella per avercene dato un assaggio
Carissima Antonella, grazie per questo tuo articolo, molto bello e, mi viene da dire, così necessario. Non solo ci restituisci limpidamente la prossimità del pensiero di Morin al cammino perpetuo di Darsi Pace, ma dà ulteriore voce all’anelito di cambiamento radicale dei nostri paradigmi educativi, dei nostri modi di dare forma a noi stessi in questo tempo di trapassi estremi. Tornare a interrogare l’uomo, abbracciare la complessità relazionale e processuale della vita e della mente: “la riforma di pensiero richiede una riforma delle istituzioni che richiede a sua volta una riforma di pensiero. La condizione è che da qualche parte possa apparire una devianza fruttuosa che possa disseminarsi e diventare tendenza” (E. Morin).
Ancora grazie.
Cara Antonella,
di quell’incontro appassionato sul pensiero di Morin mi risuonano alcune suggestioni. Chi sono io? Sono il prodotto di incontri aleatori, improbabili, inattesi. Insegnare le incertezze, immaginare delle strategie per affrontarle. Occorre imparare a navigare in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze, attendere l’inatteso per affrontarlo. Insegnare la comprensione: è mezzo e fine della comunicazione umana (mutua comprensione). Per far questo, bisogna studiare dove ha origine l’incomprensione, i suoi meccanismi. Insegnando in un liceo linguistico mi ha interessato il documento di Morin che citavi “Come la molteplicità delle lingue potrebbe rafforzare l’Europa”, come ogni paese dovrebbe proporre a scuola l’insegnamento della lingua con cui confina il proprio paese. E ancora: il nuovo spunta continuamente, le parole figliano, il sapere è un processo da dentro a dentro. Sapere aude, sapere come sapore,qualcosa di buono. Divengo umano, più che sono umano. Il carattere polisemico del termine esprit, non solo spirito, ma anche mente. E il conoscere come combattimento per la lucidità. Bellissimo. Grazie di cuore, cara Antonella.