Sono innamorata del percorso Darsi Pace perché è un cammino molto serio ma allo stesso tempo un po’ “folle”, come io stessa mi sento.
Ogni lezione di Marco Guzzi è per me un viaggio, è la possibilità di spaziare nel blu oltremare della philo-sophia che gradualmente mi si svela in un processo iniziatico. Sfiora l’alchimia, le costellazioni, le argomentazioni di un Hillman (il molteplice contiene l’unità dell’uno senza perdere la possibilità dei molti), e riconosce il Cristo come salvatore e redentore del mondo.
L’incontro con Darsi Pace è stato per me salvifico: pur avendo fatto esperienze significative che mi hanno portato a fare forti scelte di fede e di vita, mi sono trovata a non essere in pace, a non trovare la mia stabilità, la mia vera collocazione.
Pensavo fosse colpa di questo, di quello e di me stessa. Nelle relazioni infatti avevo sempre vissuto il perdono come un moralismo, cioè come un dovere mio e degli altri, soddisfatto il quale ci saremmo sentiti tutti bravi e a posto. Ogni volta però funzionava solo in apparenza e non capivo il perché. Quando il problema era una grossa ingiustizia mi sembrava che il perdono fosse vigliaccheria: mi sforzavo di dire all’altro (magari in modo soft) la sofferenza che mi provocava, ma poi mi ritrovavo sempre a spiegare di nuovo le ragioni di quell’ingiustizia. Seppur raramente, per riconciliarmi mi capitava di fare appello a contenuti religiosi come l’amore di Gesù o della Madonna, ma subito questo mi faceva sentire dissociata. Nel caso poi di tradimenti che consideravo spirituali decidevo di abbandonare la relazione.
Durante il percorso settennale di Darsi Pace ho incominciato a decostruire questo schema mentale, senza che questo avvenisse però mai del tutto. Quando infatti si ripresentava una certa situazione per me cruciale, mi accorgevo di agire ancora (almeno in parte) secondo i miei codici difensivi. Eppure sapevo di aver fatto anche passi avanti in altre relazioni che rischiavano di chiudersi definitivamente: ero stata capace di accoglierle e di offrire all’altro uno spunto di ampiezza che aveva almeno in parte sciolto il nodo di incomprensione.
È stato durante il primo incontro dell’approfondimento Per donarsi, da me ripetuto per la seconda volta, che è veramente accaduto qualcosa che in me ha fisicamente fatto un “clic”, staccandosi una volta per tutte. È successo come se io non c’entrassi nulla, forse attraverso un’ulteriore comprensione di quelle parole che Marco proclamava con tanta passione.
«Il perdono è un evento mirabile, cosmico…», disse in quell’occasione.
Oltre a questo, anche il tornare e ritornare sugli esercizi, il dare nome molte volte a ciò che ho sentito in quella situazione difficile, mi ha portato ad una vera acquisizione del fatto che quei sentimenti di odio, di rabbia, di vendetta; tutti quei desideri di morte che vedo nell’altro sono veramente dentro di me (così come in ogni altra persona). Questo mi ha permesso di allargare la mia visione delle cose, e piano piano (o forse in un battibaleno) si è affacciato il Perdono.
Un’altra meravigliosa cosa che il percorso di Darsi Pace ha compiuto in me è ricucire i pezzi della mia vita che ancora tenevo in compartimenti stagni, a volte addirittura rinnegandoli con un senso di timore per il giudizio dell’altro. Ho imparato che la mia preoccupazione deve focalizzarsi piuttosto sullo stato interiore in cui io mi trovo, specie quello della separazione egoica, nel quale siamo persi nell’identificazione con le cose del mondo e del tutto dimentichi della dimensione spirituale. Ci è voluto molto tempo perché questa consapevolezza entrasse nella mia carne, ma più entrava più mi liberavo dalle mie paure.
Così ho potuto riprendere in mano certe esperienze e rileggerle in un nuovo modo, a partire dalla verità più profonda dell’anima.
Pensavo che il mio essere andata in India per sei mesi fosse stato solo una fuga, ma guardando con l’occhio di quello stato pacificato, oggi so che per me allora fu una questione vitale: mi sentivo occlusa, soverchiata da eventi familiari e sociali che mi facevano soffrire, e sentivo quindi il bisogno di fare esperienza di un mondo totalmente altro da quello occidentale (al quale non riuscivo in alcun modo ad adattarmi).
Su questa scia ho recuperato anche quella parte di me più ascetica e spirituale, che dopo la mia conversione al cattolicesimo aveva rasentato il bigottismo.
Questo nuovo orizzonte di unità penso abbia avuto origine nelle pur brevi esperienze di integrità della mente di cui è stata maestra per me la pratica meditativa. Quando mi metto seduta e – ascoltando il respiro – lascio che tutto scorra, arriva il momento in cui sento che i pensieri si dileguano e la mente è unificata.
Ed è proprio da questa inedita condizione pacificata, in cui il percorso Darsi Pace mi sta accompagnando, che trova posto anche la mia passione per la realizzazione della Nuova Umanità: quella ricerca di verità, di giustizia che sempre ha animato la mia vita.
È la Rivoluzione non violenta che grazie al movimento l’Indispensabile, insieme a Marco e a Paola, sta già germinando, ed è forse la concretizzazione di tutto ciò che ho sempre atteso.
Darsi Pace è la mia base sicura, come il lapislazzuli nel misticismo orientale, come l’immagine di Cristo nel firmamento azzurro.
Cara Bianca, grazie di cuore per questa luminosa testimonianza… la vedo brillare come un meraviglioso intarsio di lapislazzuli, limpidi e colorati, rassicuranti… ed è così bello – e per me necessario – quel “senso di casa”, di riparo da questo pazzo mondo occidentale in rotolamento continuo tra strilli di guerra e consigli per gli acquisti… quel mondo che in fondo ti suggerisce di comprare e consumare, perché, “ma che altro pensi di poter fare?”
Grazie perché me lo hai fatto di nuovo gustare, questo prezioso senso di casa, mentre leggevo.
E con questo senso, ogni nuova rivoluzione – ogni confutazione di parole errate – ritorna possibile.
Un abbraccio.
Marco
Grazie del tuo contributo, caro Marco !
Si’ come tu dici la rivoluzione ritorna possibile perché non ci rivolgiamo più all’ altro da arrabbiati, in quello stato separato, egoico bellico che appartiene allo stesso fuoco, ma in uno stato pacificato che conosce come siamo fatti e in questo senso può capire anche il nemico e proprio per questo puoi dirgli: quello che stai facendo è follia, fermati e semmai lui o loro sono ormai nell’area di Satana accerchiarli con movimenti di pace, di non violenza sempre più ampi fra canti e preghiere sapendo che Cristo ha già vinto e noi in Lui e prima o poi loro cadranno.
Un forte abbraccio
Bianca
Grazie per la bellissima testimonianza .
Darsi pace è un gruppo unico che facendo i lavorare su noi stessi opera una rivoluzione culturale non indifferente .
La pace prima in noi e poi nel mondo
Io sono felice di avervi incontrato e ti ringrazio nuovamente di cuore per la tua esperienza
Cara Franca grazie,
non so a che annualità tu sia ma posso assicurarti che di anno in anno è una scoperta di cambiamento integrale e radicale della nostra vita. Perche’ essendo un triplice percorso: psicologico, spirituale e culturale investe tutta la nostra vita e sin dai primi anni, soprattutto se si frequenta fisicamente e si fanno le condivisioni degli esercizi in gruppo, senti che è un nutrimento appagante ogni volta da cui…il cambiamento.
I tutor inoltre ci sono veramente prossimi, sia sul blog, che agli incontri a Roma e regionali. C’è una grande accoglienza, una benedizione di Dio.
Aspetto di rin-contrarti..
Un abbraccio
Bianca
Cara Bianca, ti ringrazio per questa bella testimonianza, e per l’accostamento di quei due aggettivi iniziali: “serio” e “folle”. Descrivono benissimo le dimensioni portanti del nostro lavoro.
Un abbraccio
Antonietta
Sono sempre stata affascinata dalla tua chiarezza cara Antonionetta sul percorso di Darsi Pace e su come lo sai presentare e far gustare, una tutor doc e anche un’ amica confidenziale…
Con riconoscenza ed affetto
Bianca
Grazie Bianca per queste parole.
“L’incontro con Darsi Pace è stato per me salvifico: pur avendo fatto esperienze significative che mi hanno portato a fare forti scelte di fede e di vita, mi sono trovata a non essere in pace, a non trovare la mia stabilità, la mia vera collocazione. ” Con queste parole ricordo il mio primo approccio a DP .E’ stato anche per me cosi, il desiderio di trovare una Pace doveva passare da un lavoro personale e continuo su di sè. Quando me ne dimentico lo vedo, vado fuori di me e il mio egoico riprende forza mandandomi in confusione. Grazie Bianca perché con queste parole mi riporti sulla strada . Oggi poi , più che mai, sono solo i folli che costruiscono!