Una certa vulgata vorrebbe farci credere oggi che la parola “oligarchia” sia un concetto vetusto, magari astratto e recuperato solo in chiave – come si dice – “complottista”. In realtà con questa parola noi intendiamo una cosa molto precisa: qualsiasi struttura umana (mentale o storico-politica) che faccia della vita umana stessa l’oggetto della propria consumazione cieca e parassitaria. Sul piano profondo, poco cambia che questo parassitismo devastante succhi l’energia dei nostri pensieri, del nostro umore, oppure le risorse economiche e naturali del pianeta.
L’essenziale oggi, il presupposto urgente di qualsiasi discorso sensato sul cambiamento del mondo, sta nel riconoscere in modo chiaro e molto concreto che cosa siano queste oligarchie, da chi siano composte, in cosa consista realmente il loro potere, la loro concezione del mondo, e quindi l’esito inevitabilmente suicidario-omicida del loro agire su vasta scala.
Nell’età della psicopolitica, qualsiasi residua separazione tra livello economico-politico e livello psico-esistenziale è infatti non solo fuori luogo, ma falsa e (più o meno coscientemente) collaborazionista. L’oligarchia c’è, e la novità è proprio che per esserci essa oggi si nutre di una precisa conformazione mentale e spirituale dell’essere umano, che ognuno di noi è chiamato in ogni momento ad avallare oppure a smascherare e confutare.
L’intento dell’ultimo libro della nostra collana, La politica di una nuova umanità, è proprio quello di tracciare un quadro semplice e chiaro della situazione apocalittica (e perciò stesso rivoluzionaria) nella quale oggi l’intera umanità globalizzata si trova a vivere, e di cui queste oligarchie sono tra le espressioni più palesi e distruttive.
L’evento che si terrà a Piacenza, all’Auditorium Sant’Ilario, venerdì 10 novembre alle ore 18:30, sarà un’occasione preziosa e importante per comprendere molto meglio l’entità veramente ultimativa ed estrema del nostro tempo. Si tratta del secondo evento del ciclo Le feste della nuova umanità (https://www.darsipace.it/lefestedellanuovaumanita/), col quale abbiamo già inaugurato a Palermo il 27 ottobre questo nuovo, straordinario anno della nostra missione.
Venite quindi in tanti! E portate i vostri cari, le vostre amiche, le persone che vi stanno a cuore e alle quale vorreste sinceramente fare del bene…
Vi prego, non sottostiamo all’imperativo miope di tutte le mille e ottime ragioni che ci dicono continuamente che “tanto non c’è niente da fare”, che “tanto siamo solo creature impotenti di un gioco fuori dalla nostra portata”.
Noi siamo qui, intatti e pronti alla Rivoluzione altra di una nuova e molto più gloriosa età della storia del mondo!
E siamo tutti, veramente tutti invitati!
Vi aspettiamo. A presto!
Di fronte alla morte ed alla sofferenza, specie quella innocente, siamo totalmente impotenti dal punto di vista umano. Siamo comunque sconfitti e perdenti.
Non comprendo a volte le motivazione dei deliri umani di onnipotenza.
Grazie
Bravo Luca!!!!!
Far circolare queste interpretazioni della realtà, questo nuovo linguaggio, queste parole e questi pensieri non distorti dalla falsità imperante, è il primo passo per quel cambiamento di coscienza cui aneliamo. Per noi e per questa umanità ferita dall’odio e dalla guerra.
Non facciamoci intimidire!
Paola
Ho visto ieri sera il bel film documentario su Giorgio Gaber, la cosa che mi ha colpito forse più di tutte è come emerge, nella parte finale della sua carriera artistica, la lucida consapevolezza di quanto tu scrivi, caro Luca. Quando ancora in molti erano incastrati (con sollievo dei veri “padroni del mondo”) nella sterile dicotomia ideologica destra/sinistra, lui indicava senza esitazioni il dominio del mercato e delle oligarchie, come unici vincitori in tutte le lotte ideologiche che avevano formato la modernità.
L’ho sentito incredibilmente vicino a quanto tentiamo di annunciare noi – e credo proprio che risentire oggi qualche sua coraggiosa canzone come “Polli di allevamento” o “Far finta di essere sani” non potrà che irrobustire questa sensazione…
Anche questo mi ha confortato, stiamo portando avanti, in modo ordinato e ragionato, quello che altri “grandi” avevano visto o intravisto: spesso in modo più rapsodico o parziale d’accordo, ma lo avevano ben intravisto.