L’Università è un luogo che, da sempre, dovrebbe oltre che custodire il sapere anche saperlo trasmettere alle nuove generazioni.
Invece, da decenni si è trasformato in un “esamificio” dove ciò che conta è il punteggio, il voto e la strizzatina d’occhio al giusto docente per poter fare carriera.
La visione economica neoliberista, dice Zhok, è entrata spudoratamente nelle università, modificando da cima a fondo le fondamenta di un sapere “universale” e impedendo, di fatto, al corpo docenti di esercitare una propria autonomia intellettuale.
La logica è quella di una “spinta dolce”, di un soft power che, subdolamente, costringe i docenti ad allinearsi al pensiero unico dominante, attraverso un ricatto più o meno esplicito.
Gli studenti, dal canto loro, come testimoniato da Bellaroto, per ricercare un sapere più autentico e meno vincolato rispetto a quello promosso dal sistema universitario, sono obbligati a ricercare in solitudine luoghi e libri che non vengono esposti in bella vista.
Questo, però, non è normale in un regime che si vanta di essere “democratico”.
Allora come fare per andare verso un nuovo sapere?
Come fare la rivoluzione, non violenta, per trasformare radicalmente l’Università?
Nell’ultimo nostro libro “La politica di una Nuova Umanità”, edito dalle Paoline, Bellaroto ha scritto un saggio dal titolo “La crisi dell’Università e la Rivoluzione dei saperi”.
Di ciò e di molto altro abbiamo parlato in questo bel confronto fra un Professore “antisistema” e uno studente decisamente poco allineato.
Buon ascolto!
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