Wo die Ge-sànge wahr, und lànger die Frùhiinge schón sind, /
Und von neuem ein Jahr unserer Seele beginnt!
Dove i canti son veri e più a lungo belle le primavere
E di nuovo un anno dell’anima nostra comincerà!
Amo molto questi versi di Hölderlin. Come spesso avviene, la parola poetica autentica è capace di condensare, in poche righe, un universo.
“Dove i canti sono veri”, dove cioè la nostra coscienza si apre ad un’esperienza sinfonica e in accordo con la verità del nostro cuore, e più a lungo le primavere, e cioè le esplosioni di luce e di fioritura si dilatano, di nuovo un anno della nostra anima avrà inizio.
Già…tutto molto bello, ma, se siamo onesti con noi stessi, la percezione reale del nostro essere è, almeno in parte, quella di partire, sempre di nuovo, da uno stato di non-accordatura, e cioè di stonatura, dalla nostra sfasatura, dal nostro non-canto, dalla nostra non-verità, e dal nostro non-fiorire e quindi non-iniziare.
Per coincidenza in questi giorni mi sono imbattuto in queste righe di Ennio Flaiano:
«Dopo i sogni tranquilli e ormai prevedibili della notte, il risveglio porta sul mio letto le sue minacciose simbologie, nei sogni più abietti che la posta e i giornali mi suggeriscono. L’occhio, ancora debole e ferito dalla luce, beve questa visione e un brivido mi raggiunge sotto le coperte, un brivido tanto più assurdo se penso che sono sveglio, ben difeso dalle quattro mura, dal pavimento e dal soffitto, e non sto vagando nel limbo della notte.
Un calendario-omaggio che mi annuncia l’anno prossimo con la crudeltà di un creditore impaziente! E poi i giornali. In quale torpido sogno vegliato dallo scirocco ho mai vissuto attimi più densi di paura e di pietà, per me e per i miei simili, di quelli che vivo ben sveglio leggendo di stragi familiari, di omicidi efferati, di pazzie inevitabili, di disastri collettivi?[1]».
In queste righe uno scrittore come Ennio Flaiano ci ricorda che nell’essere umano, in ciascuno di noi, esiste qualcosa che sfugge alla comprensione dell’agire umano in base a criteri puramente utilitaristico-razionali o biologico-materialistici.
Esiste come un brivido, tanto più assurdo quanto più stiamo ben difesi dalle quattro mura della nostra casa o della nostra mente.
Questo brivido assurdo è connesso con l’assurdità malefica di un mondo dove il male sembra pervadere ogni cosa, rendendo ogni incontro e ogni relazione, in fondo, un impegno pesante.
Mi aveva colpito molto, gli anni scorsi, ascoltare il discorso di fine anno di Putin e di Xi Jinping. Al netto delle differenze fra Occidente e Oriente, è come se vi fosse un unico linguaggio. L’unica prospettiva di senso sul futuro è data dall’aumento economico, dall’avere raggiunto degli obiettivi tecnico-efficientistici, e dall’autocelebrazione dei propri meriti.
Come avevano ben compreso Alexandre Kojève e Carl Schmitt «il potere giungerebbe ad essere riposto-in modo meccanico e funzionalistico, grazie alla sovrastruttura ideologica prodotta autonomamente dal progresso tecnico, nelle mani di un anonimo apparato tecnocratico, centralizzato e invisibile. La pianificazione dettata dalle nuove élite non permetterebbe l’esistenza di elementi perturbatori della legittimità del progresso futuro.
Infine, non sarebbe più consentito porre questioni sull’organizzazione, sarebbero ammesse solo risposte alle domande di un questionario»[2].
Il rischio cioè di un mondo governato da un potere anonimo, impersonale, che mira a renderci falsamente soddisfatti e protetti, prospettando come orizzonte di speranza e di senso ormai solamente l’evitamento di un ipotesi peggiore (crollo economico, malattie virali, autocrazie illiberali). Oramai l’egemonia tecno-liberale non riesce più a promettere alcuna visione di futuro, ed è quindi costretta a ripiegare sulla difesa strenua dell’esistente e dello status quo.
È ancora possibile perciò concepire un’alternativa radicale all’esistente? E cioè riconnetterci ad una speranza di ricominciamento, di un nuovo anno che sia orientato ad una rinascita, personale e collettiva?
È ancora possibile concepire e vivere il tempo come dotato di una storia orientata verso liberazione reale del nostro essere, verso una realizzazione dei nostri desideri autentici, di relazioni radicate in una trasformazione gioiosa? È ancora possibile concepire una nuova età, nella quale la guerra non sia al centro della cronaca quotidiana e il sistema economico nelle mani di un’oligarchia cannibalica?
È ancora possibile vivere fiorendo e non solo finendo?
Nel 2023, come movimento Darsi pace, abbiamo tentato di dare una risposta concreta a queste domande, lanciando eventi in tutta Italia, chiamati appunto “La nuova Età”, e “Le Feste della Nuova Umanità”. Sentiamo infatti che il tempo è maturo per una nuova forma di aggregazione e di partecipazione trasversale, che fiorisca dal coinvolgimento integrale della nostra persona. Per questo il 2024 proseguirà con queste feste, e cioè con la celebrazione della nostra nascita, sempre più consapevole e viva, alla fioritura di una Nuova Umanità, il cui canto guarisce, ristora e libera.
[1] Articolo di Carlo Altini, Fino alla fine del mondo moderno. La crisi della politica nelle lettere di Carl Schmitt e Alexandre Kojeve, in Filosofia Politica, 2, 2003, p.222.
[2] E.Flaiano, La solitudine del satiro, Adelphi Edizioni, Milano, 1988, P.28.
È ancora possibile concepire un’alternativa radicale all’esistente?
Sicuramente sì, la liberazione e la trasformazione personali sono proprio di ognuno di noi. Bisogna, però, trovare il coraggio di ascoltarsi nel profondo e fare poi l’azzardo di rimettere e rimettersi del tutto in discussione. È un vero e proprio cammino di travaglio, di nuova nascita. Credo che sia fondamentale farlo in gruppi, o almeno con la propria compagna/compagno e non da isolati, perché i dubbi e anche le angosce della mente sono dure da smaltire.
Credo che molti di noi siano in questo cammino, speriamo di incontrarci sempre più numerosi per la via e di abbracciarci.
Grazie Francesco, credo sia possibile se lo vogliamo.
Buon anno nuovo
Caro Francesco, grazie per questi tuoi “auguri”, belli e ragionati.
Dicono il punto di lavoro, molto concretamente.
Mi sono permesso di “farli miei” in questo post, assieme a quelli di altri amici, compagni di cammino https://www.stardust.blog/2024/01/evolvere/
Un abbraccio,
Marco
Grazie Francesco per le tue vibrazioni incoraggianti!
Forse è possibile solo fiorire se si guarda meglio l’infinito cosmo custodito nello scrigno misterioso del corpo