(Arcabas, Il figlio ritrovato)
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere nel deserto” (Dt.8,2)
Provo qualcosa di simile ad un sussulto allo stomaco, di pena e compassione, quando guardo alla mia storia. Come quando Gesù vedeva le folle stanche, sfinite e smarrite. Ero fuori di me, arrabbiato e confuso. Chiuso nel mio lager, vittima e persecutore al contempo, solo e senza respiro, con un’unica voce, a tratti assordante: “voglio morire”.
Ho tentato due volte il suicidio per poi risvegliarmi in un letto di ospedale. E poi i ricoveri in psichiatria, e poi il TSO e la Comunità. E poi le riprese. I tentativi di riscatto. I programmi e i sogni. E poi di nuovo l’inferno. Continuamente mi perdevo e continuamente ritornavo.
Non ho fatto altro che ritornare nella mia vita.
Grazie Signore di questo anno che mi sorprendo aver vissuto con Te. Dolcezza e gratitudine per la sorpresa di questa Vita. Tragica e meravigliosa. Si, nonostante tutto meravigliosa. Entrare su questa frequenza è come assaporare già qui il paradiso. Ciò che cura la ferita sono una grande dolcezza e il miracolo della gratitudine che nasce da uno sguardo dilatato.
Ci vuole uno sguardo grande, che superi tutto il male e che vada alla fine dei tempi per dire grazie per davvero, nonostante tutto.
Contare i giorni è abbandonarsi nelle Tue mani e benedire la Vita nonostante tutto, chiedendo la luce per vedere le pagliuzze dorate in mezzo, talora, al caos e al non senso. Le pagliuzze dorate dei doni e delle piccole gioie, le lievi chiarità.
Sorpresa di quante pagliuzze dorate ci siano state in questo anno. Piccoli gesti da nulla, ma che mettono tanto balsamo nelle ferite.
La luce di oggi arriva come un cono a sanare quel bambino che non attendeva altro da una vita. E ancora la sorpresa: nuove pagliuzze dorate emergono dal caos. Questo strato di lontananza e amarezza, dimenticanza e lamento inizia a cedere e liquefarsi. E nuovi ricordi sepolti da una vita, molto precisi da sentirne l’odore, riemergono. Piccole pagliuzze dorate di cura e di tenerezza.
Ti ringrazio Signore per avermi creato.
Nonostante tutto sono qui e oggi non ho livori, se non li coltivo. Com’è terribile la via del lamento; essa distrugge le cose più care e gli affetti più teneri. Non ha senso guardare a quello che è stato tolto; ringrazia la Vita per ciò che ti ha donato e affidati fiducioso ai suoi tempi e suoi modi.
Scegli la via delle pagliuzze dorate e della gratitudine. È vero, il male non si dimentica, è come l’umidità che sale, ma non ha spessore. Il bene si, esso ha spessore. Anche un grammo di bene ricevuto può spazzare via il male.
Quando senti che un qualcosa ti può aprire ad una cascata di male fermati subito. Non ci dialogare, ma aggrappati a tutto ciò che ti dà un grammo di pace. Aggrappati all’albero maestro della gratitudine, ricordati di tutto il cammino percorso e come un cercatore d’oro cerca e tieni davanti agli occhi le pagliuzze dorate che hai ricevuto in dono. Il bene è più profondo, il bene ha un corpo. Il male no, non ha sostanza. Ricorda e valorizza i piccoli dettagli nascosti nelle pieghe della tua storia.
È una operazione di dilatazione dello sguardo. E del cuore.
Non sei condannato all’insensatezza. Non c’è inferno, tenebra o angustia che non possa essere attraversato. Entra in contatto con l’intima fiducia e speranza che se anche tu dovessi finire all’inferno, se anche questa vita dovesse divenire un inferno, questa vita, per quanto derelitta, continuerebbe ad essere pregna di senso.
Tu sei disceso sulla terra per salvarmi, o mio Signore, e non avendomi trovato sulla terra sei disceso fino agli inferi per cercarmi. In questo fondo ci siamo conosciuti, ti sei chinato su di me e ho sentito le tue mani e le tue lacrime per la mia perdita. Qui ho scoperto la mia vera immagine.
È così, non si vive per davvero quando si nasce, ma quando siamo amati
Fratello mio, per quanto grande sia il tuo dolore, non disperare. Sorella mia, per quanto cattiva sia la tua situazione, non disperare. Tieni il tuo cuore aperto anche all’inferno.
Lo senti? Anche l’inferno è nella speranza.
Grazie per il tuo coraggio, per la chiarezza, per la tua sensatezza.
Ho passato l’inferno e sono ancora viva e grata come te caro Paolo
Grazie caro Paolo,
grazie intanto per essere vivo dopo tutto questo e potermi fare arrivare questa testimonianza, che porta luce alle mie zone buie (lo dico dunque anche “egoisticamente”). Grazie per la tua squisita sincerità, che è un valore enorme.
La chiusura del tuo pezzo mi fa pensare al titolo “provocatorio” di un libro di un altro Paolo, don Scquizzato , “Padre nostro che sei all’inferno”. Capisco che non c’è luogo dove non possiamo essere ripresi, dove non può entrare luce, non possiamo essere riacciuffati, felicemente recuperati, tra un respiro e l’altro.
Il titolo del pezzo, invece, è sempre una delle cose più belle che si possano leggere – e scrivere.
Un abbraccio.
Un cuore alleggerito ringrazia per questo dono prezioso
Grazie Paolo per la coraggiosa e benefica condivisione .
Amen!
Grazie Paolo, fratello carissimo, per questa aperta e coraggiosa testimonianza, davvero molto edificante, soprattutto per chi – come te – ha passato l’inferno
Caro Paolo, grazie.
“Ci vuole uno sguardo grande, che superi tutto il male e che vada alla fine dei tempi per dire grazie per davvero, nonostante tutto.”
In questo anno, che è appena iniziato, mi propongo di coltivare questo sguardo, che tu chiami “grande”.
Lo sguardo della RiNascita costante.
Per saper dire “grazie per davvero, nonostante tutto”
Un abbraccio
Alessandra
Caro Paolo,
Non ti esprimo il senso di sorpresa che ho provato trovando il tuo post; nonché la risonanza, a partire da esperienze molto simili che abbiamo vissuto.
Leggo le tue parole benevole e piene di riconoscenza come se parlassero a me – e per giunta proprio in questo periodo di profonda tristezza inspiegabile.
“Ciò che cura la ferita sono una grande dolcezza e il miracolo della gratitudine che nasce da uno sguardo dilatato”. Parole di grande monito, a uno come me che troppo spesso si ritrova ad esser poco grato di quanto riceve.
Possa la Luce aiutarti, aiutar-CI a non chiudere mai il cuore.. neanche quando siamo all’inferno e, anzi, soprattutto all’inferno.
Un abbraccio, grazie infinite
Simone
Meravigliosamente bello.
Pura bellezza.
Grazie Paolo
Carissimi tutti, grazie per le vostre risonanze. Ho desiderato scrivere questo post, dopo tutti questi anni di silenzio, perché credo che in fondo gli aspetti più personali sono anche quelli più universali e quindi ognuno può in parte identificarsi leggendo queste parole.
C’è poi un desiderio, o meglio, una chiamata: incoraggiare gli altri alla vita. Sembra paradossale tutto questo, e mi riempie di sorpresa: io Paolo sono chiamato ad incoraggiare gli altri alla vita. Proprio in questo momento storico in cui c’è una soglia di dolore nel mondo incredibile, dove l’uomo soffre troppo e ha troppa poca gioia, dove sembra che comunque vincerà la morte…
E poi in fondo ho davvero la nausea della vecchia solita vita e dei suoi soliti discorsi
Bellissimo !!
Un gran bel dono, da leggere e rileggere
Possiamo salvarci e tendere una mano. Raccontarci delle pagliuzze dorate e…sentire l’amore.
Grazie caro Paolo
Meraviglioso quello che scrivi ed esprimi in ogni tua parola.Sarebbe un controsenso dire che le tue pene sono servite ad alleggerire le zavorre altrui ma anche mie ma la vita è bella anche per questo e ti ringrazio 😊
” Continuamente mi perdevo e continuamente ritornavo.
Non ho fatto altro che ritornare nella mia vita.”
BENTORNATO PAOLO, fratello e figlio amato (forse potresti esserlo visto che ho 77 anni) che comunichi la Gioia dell’eterno ritorno che ci affratella dilatandoci lo sguardo e il cuore.
Ti abbraccio con tanta gratitudine…
Giuseppina
Grazie Paolo per le tue parole, il tuo coraggio e la tua condivisione. Le tue parole sono stelle nel buio che spesso attraversiamo. Sono grata a Dio per questo anno passato con Lui , camminando dentro ad una vita che in questo momento sembra crollare intorno a me. Proprio ora in cui sentivo di essere entrata nella via giusta, tutto sta crollando…..malattia e altri problemi. E’ vero ciò che dici, la gratitudine ti libera, ti aiuta, ti tende la mano. Ho scoperto che ho veramente bisogno di parlare con anime come le vostre. grazie a tutti
Cari tutti, io sento che abbiamo di fronte a noi due scelte: o decidiamo di gestire noi la vita, e l’io che vuole gestire la vita arriva alla follia e all’autostruzione.
Oppure ci consegnano a Lui.
La seconda via è la più difficile.
Tempo fa’ lessi una storia su San Girolamo e il suo dialogo con il crocifisso che vorrei condividere. Più o meno fa così:
Girolamo, cosa hai da darmi? Naturalmente Signore i miei digiuni, la fame, la sete.
Non mi basta, cos’altro hai da darmi?
Certo, Signore, le veglie, la lunga recita dei salmi, lo studio assiduo della bibbia, il celibato…
Non mi basta, Girolamo cos’altro hai da darmi?
Alla fine sfinito Girolamo esclama: Signore, ti ho dato già tutto, non mi resta davvero più niente.
Il Signore risponde: Girolamo, hai dimenticato una cosa: dammi i tuoi peccati, affinché io ti possa perdonare.
Grande risonanza per queste parole di vita e di speranza! Grazie a Paolo e grazie a tutti! La sofferenza e la morte non sono le ultime parole…beato chi comprende questa verità’!
Come è difficile perdonarsi per-donarsi. Dopo due anni di Perdornarsi eccomi ancora qui, a giudicarmi ad esaminarmi e, spesso, a condannare le mie colpe, quelle vere e quelle supposte. Cosa è cambiato? Prima ero la colpa, il giudizio e la pena mentre ora vedo la colpa, scorgo il giudizio e sento la pena. Insomma comincio a vedermi meno identificato ma ancora in questo abisso in cui vago e che cerco di attraversare senza fuggire, impaurito certo ma capace di chiedere aiuto, di non nascondere la mia “infermità e il mio desiderio di cura. Le parole di Paolo sembrano tratte come da alcune pagine di un mio diario nascosto, di cui addirittura mi vergogno. Voglio meritare il mio castigo per essere caduto, per saperlo e per cadere di nuovo? Uno psicanalista un giorno mi parlò di auto-sabotaggio, una sorta di droga dell’ego allora mi dissi che vuole solo la distruzione e la morte dell’io che giace ancora in me, sebbene e nonostante. Stanotte ho sognato di spalare merda, lo facevo da solo mentre gli altri se ne stavano seduti a chiacchierare nei loro discorsi e più spalavo più merda rimuovevo e, ad un certo punto, quasi non credevo ai miei occhi nel vedere che i miei piedi erano finiti dentro l’acqua e che questa era pulita, chiara anche se stava sotto, ben nascosta ma era lì ed io ci stavo con i piedi dentro. Poi mi sono svegliato.
Caro Gennaro, sono con te. Sapessi. Anche dopo due anni di Perdonarsi certe attitudini interne fanno fatica a sciogliersi… Forse non è solo qualcosa di nostro, azzardo: è anche un clima culturale, siamo più abituati al giudizio e alle pene (o alle salvezze) che a lasciare veramente andare… quante volte invece che dirci “vai bene così, sei amato così come sei” sentiamo – da vari pulpiti – esortazioni a migliorare, migliorare… introducendo una tensione micidiale tra quello che sei e quello che “dovresti”…
Forse (diciamola tutta) è anche il modo di “narrare il Cristianesimo” che deve rinnovarsi, in molte parti?
Un tema enorme, lo so…
Poter condividere queste emozioni, questi dolori e’ già una cura, così come lo è il sentirsi accolti.
Forse il Cristianesimo ha finito, nel corso dei secoli, per essere narrato più che vissuto ma, come tu hai detto, è “un tema enorme” e si fatica, in questo oggi deturpato, a distinguere tra narrazione e racconto.
Grazie Marco
Grazie Paolo per aver fatto sciogliere, inaspettatamente, le mie calde lacrime, a volte spesso trattenute come pietre nel cuore.
Mi ha fatto bene!
Felicità
Cari tutti, è bello leggervi e di grande consolazione. Per gran parte della mia vita mi sono sentito un fallito. Lentamente, tra momenti di consolazione e di desolazione, sto imparando a perdonarmi per quello che non sono riuscito a fare e a essere e a non giudicarmi e non farmi condizionare.
Voglio lasciare l’ultima parola al Signore, tutto il resto oramai mi sembra chiacchera.
Vi ringrazio di cuore.
Caro Paolo,
noi siamo diventati amici in questo anno di grazia e come sono grata di camminare insieme a te!
Quello che dici è un distillato, un balsamo, un vademecum per tutti i viaggiatori che attraversano deserti: puntare e prendere la direzione = gratitudine, riconoscere le pagliuzze d’oro perché di queste siamo cercatori.
Fra le risposte dici: “C’è poi un desiderio, o meglio, una chiamata: incoraggiare gli altri alla vita. “.
Ecco, insieme all’aver trovato finalmente la gratitudine, hai trovato anche il senso e il grande compito della tua vita, incoraggiare gli altri alla vita.
Hai dato parola a un grande compito a cui mi sento chiamata anch’io in questo tempo in cui tutti vaghiamo per nterminabili deserti. Posso subito girare questo tuo intervento a tanti miei amici giovani che faticano a dare adesione alla vita e che si possono ritrovare nella tua esperienza e so che insegnerà loro qualcosa di molto importante, che farà loro del bene.
Caro Paolo,
la tua testimonianza mi ha raggiunto in un momento di desolazione e di buio, in cui è arrivata improvvisamente una pagliuzza dorata,, una luce di speranza che mi ha spinto ad uscire dal mio ego ingombrante e credere che quello che tu ci hai comunicato è possibile. Grazie caro Paolo, e grazie a tutti gli amici che, con il loro narrarsi nella verità profonda di sé, ci aiutano a ricominciare, a fidarci, a credere nella Vita che continua a rinascere.
Caro Paolo,
la tua testimonianza mi ha raggiunto in un momento di desolazione e di buio, in cui è arrivata improvvisamente una pagliuzza dorata,, una luce di speranza che mi ha spinto ad uscire dal mio ego ingombrante e credere che quello che tu ci hai comunicato è possibile. Grazie caro Paolo, e grazie a tutti gli amici che, con il loro narrarsi nella verità profonda di sé, ci aiutano a ricominciare, a fidarci, a credere nella Vita che continua a rinascere.
Grazie Paolo per questa tua testimonianza! Anch’io mi sforzo d’essere felice e godermi le pagliuzze dorate in questo deserto! Gli inferi sono un fase del processo alchemico chiamata anche “nigredo” ! Gustiamola, direi!
Carissimo Paolo, le tue parole esprimono una profonda e commovente saggezza che proprio attraversando questa via di dolore che porta negli abissi del nulla, ti ha permesso di lasciarti ora plasmare dall’Amore con la A maiuscola! Anch’io mi sono sentita profondamente commossa dalla tua umile e sincera condivisione e, ti posso assicurare che hai toccato tasti sensibili ed esperienze personali che in modi diversi ma in un unico denominatore( la nostra fragilità umana) ci riguardano un po’ tutti da vicino! Quante vie sbagliate si percorrono prima di trovare quella giusta: la via del cuore unificato che porta in noi pace, gioia, liberazione, relazione con l’Uno, la fonte da cui tutto proviene.💫💫💫Ti mando un abbraccio grande grande e un augurio speciale di buon cammino, stupendo compagno di viaggio e cercatore di verità! In attesa di incontrarci presto 🌈🙏
Carissimi, anche nella Videoconferenza dei Veneti di Lunedì scorso ( -grazie Paola -) è emerso come anche un semplice esercizio di autoconiscimento può divenire un ” triduo pasquale”.
C’è la nostra rogna di partenza, anche un semplice imprevisto o una discussione a casa o sul lavoro o nel traffico…, e pian piano che ci ascoltiamo la discesa nel baratro…
L’ultima paura è quella di essere annientati in questo abisso. Annientamento del senso e del significato di tutto…
Se da questo punto impariamo a non fuggire, ricreando la solita struttura difensiva, ma chiediamo aiuto con tutto il cuore perché veramente consapevoli della nostra impotenza, questa richiesta di aiuto sarà ascoltata e riceveremo una parola inedita. È così! Questa è la Pasqua!
Ma fino a quando non saremi arrivati nelle profondità del nostro dolore e del nero più nero è difficile che arrivi questa Luce.
Quel che scrivi lo sento tanto vero, intrinsecamente poetico, profondo,denso e capace di creare lo sguardo ed il suono giusto per Vivere.
Grazie
Grazie Paolo, la letture di queste tue parole è stato un momento meraviglioso
Grazie !!
“Chiuso nel mio lager, vittima e persecutore al contempo”
Caro Paolo, sento che hai toccato il nodo radicale di ogni creatura umana, mio, tuo, di ognuno: imprigionati nei nostri lager costruiti con le nostre mani o che ci siamo lasciati costruire addosso, torturati e torturatori al contempo!
Risvegliati alla consapevolezza di essere chiamati a libertà!!! a riconciliare e unire in un abbraccio liberatorio vittima e persecutore, dentro e fuori di noi, coinvolti incessantemente in un affascinante e avventuroso cammino di liberazione dalla terra di schiavitù dell’io”servo” alla terra promessa dell’io”figlio”, amato e amante nell’orbita dell’amore divino…
Grazie, fratello e amico di cordata!